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Autore: _Lith_    06/03/2014    0 recensioni
Lei non era fatta per rispondere alle domande, ma per strapparle in mille coriandoli di parole sprecate.
Lei non regalava certezze. Ti soffiava in volto la verità come il primo bacio di una madre.
Lei lo aspetta sotto l’albero rosso.
La "fine" vista con gli occhi di un bambino. Non è cruenta, non è crudele. Ma incarna solo ciò che noi vorremmo che fosse.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Illustrazione personale
 

...This is what I brought you may forget me.
I promise to depart just promise one thing,
Kiss my eyes and lay me to sleep*

 
Lei non era fatta per rispondere alle domande, ma per strapparle in mille coriandoli di parole sprecate.
Lei non regalava certezze. Ti soffiava in volto la verità come il primo bacio di una madre.
Lei lo aspetta sotto l’albero rosso.
 
I - Meringhe al Limone
La prima volta che l’aveva vista gli erano venute in mente le meringhe al limone che sua madre era solita cucinare la domenica pomeriggio: una volta pronte le ammucchiava in una piramide ordinata su un piatto finemente decorato. Nella loro posa sembravano maestose e perfette.
Ma lui non c’era mai cascato.
Non era solito osservare le cose da lontano superficialmente. Da vicino tutto aveva un altro aspetto, nulla poteva sfuggire al suo occhio attento. Ed ecco quindi l’irregolarità di molte cose.
Le meringhe che sua madre impilava non erano tutte uguali, in molte lo zucchero formava delle crepe, lasciando una scia di briciole dolci sul bordo del piatto. Inoltre la costruzione della piramide aveva reciso molte delle punte arricciate dei ciuffi di uova e zucchero.
La prima volta che l’aveva vista non aveva potuto fare a meno di pensare alle meringhe di sua madre. Alla loro fasulla perfezione che nascondeva fragilità ed estrema delicatezza.
Ma quanto amava il loro profumo di limone…Quanto amava ciò che di loro non poteva essere visto.
 
La prima volta che la vide gli sembrò fosse fatta di zucchero. Se avesse provato a toccarla sarebbe crollata in polvere di glassa ai suoi piedi?
Ma…Vorrei scoprire comunque che profumo ha…pensò avvicinandosi a lei timidamente.
Era seduta su una coperta giallo canarino di lana, distesa sull’erba del Parco.
C’era luce ovunque, eppure lei se en stava seduta da sola all’ombra di un Acero dalle foglie rosse.
Rosse, come i suoi capelli. Ed aveva gli occhi neri come la corteccia scura dell’albero che la sovrastava.
Era davvero un bella bambina.
“Sei venuto a vedere com’ero?” gli chiese la bambina prima che lui potesse proferir parola.
Aveva la voce che risuonava come campanelle d’oro e d’argento.
“Non lo so esattamente perché sono qui, però penso di aver intuito qualcosa…Solo…Adesso volevo scoprire se profumavi di limone”
La bambina gli fece cenno di prendere posto accanto a lei sulla coperta battendo una manina diafana sul giallo vivo. Lui obbedì e lei gli porse una delle sue ciocche di capelli colo fiamma.
“Annusa!”
Lui portò delicatamente la soffice matassa all’altezza del viso e inspirò profondamente.
“Avevo ragione sai?”
“Su cosa?”
“Sapevo con certezza che profumavi di limone”
Lei sorrise scoprendo una fila di piccole perle bianchissime e lui aggiunse ancora “Mi piace il limone…”
“Ora però dovresti tornare indietro”
“Lo credo anche io…La mamma sta chiamando”
“Vai allora!”
 
   
 
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