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Autore: Bertu    07/03/2014    10 recensioni
Non l’ho mai ammesso a nessuno, ma… Zeffiro mi piace. Ha un qualcosa che mi rallegra e mi fa sorridere. Mi piace vederlo scherzare con la sorella, vederlo animarsi quando parla della sua più grande passione, gli scout. Mi piace che vada bene a scuola e non nascondi i suoi bei voti dietro alla parola “fortuna”.
Mi piace che ascolti buona musica.
Mi piacciono gli occhi azzurri come quelli di Zac Efron e quei capelli biondi come Alex Pettyfer. Mi piacciono molte cose di lui. Cose che non ho mai ammesso con nessuno, per molto tempo nemmeno con me stessa…
E, in questo momento, mi piace vederlo là, su quei gradoni.
Mi piace che mi guardi. Anche se non so perché, mi fa piacere.
Lo vedo alzarsi e, passi lenti e misurati, venire verso di me. Mi fermo, smetto di fare quegli stupidi esercizi e lo guardo dritto negli occhi.
Sono così azzurri.
Così belli… e così timidi.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LA TIMIDEZZA DEGLI OCCHI ZEFFIRO

 

Sento il pavimento sotto le punte delle scarpe.
Non devo appoggiarmi sui talloni, devo stare in posizione. Tra poco arriverà la palla e un buon libero sa che deve essere pronto a qualsiasi cosa. Scattare in avanti, correre all’indietro, spostarsi a destra o a sinistra.

Non so se sono una brava giocatrice. So solo che mi impegno e che do sempre il mio massimo. Così come la maggior parte delle mie compagne, anche se sono in panchina perché hanno litigato con la figlia dell’allenatore.

Prima che l’arbitro fischi mi volto verso di loro.
Ale si sta mangiando le unghie mentre Jen stringe i pungi intrappolando la stoffa dei pantaloncini. Ci terrebbero a vincere, in fondo perdiamo sempre.
Vincere sarebbe importante e sarebbe il regalo perfetto per Dani.

Oggi è il suo compleanno e vincere sarebbe un bel regalo.
O, almeno, io la penso così.
Nello spogliatoio ha detto che i suoi genitori avrebbero portato delle paste e delle pizzette per festeggiare.

Sui gradoni ci sono anche delle sue compagne di classe, ma il loro tifo non ci sta aiutando a vincere. C’è anche suo fratello, ho visto il suo ciuffo biondo di sfuggita.
Se l’avessi osservato più attentamente avrei potuto vedere i suoi occhi.
Sono azzurri.
E sono bellissimi.

Passano i secondi.
Passano i punti.

Sento la punta della treccia che mi solletica il collo e la il tutore della caviglia stringere dopo aver fatto un movimento brusco.
Guardo la figlia dell’allenatore sbagliare e regalare la vittoria alle avversarie.

Il mio cuore si stringe ancora e reprimo tutto quello che vorrei dirle.
Non voglio litigare. Non ora e, soprattutto, non con lei.

Abbiamo perso.
Di nuovo.

L’allenatore ci rimprovera e come sempre dice che abbiamo giocato male, che non si siamo impegnate, che non ci mettiamo né il cuore né la testa.
Per me non è così, ma non posso e non voglio dire nulla.

In silenzio tutte iniziano ad andarsene, mentre io rimango lì, vicino alle panchine e alle spalliere. Mi siedo e inizio a fare gli esercizi per la schiena.
Allungarsi.
Distendersi.
Inspirare.
Espirare.

Gli occhi bassi, mi guardo i calzettoni bianchi che mia sorella mi ha regalato per Natale. Lei dice sempre che sono bravissima, che avrei vinto l’MVP, che avrò un futuro tra le farfalle della YAMA.
Mi dice tante cose la mia Bugiolla. Ma io non le ho mai detto che la sua fantasia corre troppo.
Mi tolgo le scarpe, le ginocchiere e il tutore e inizio a fare gli esercizi per la caviglia. Mi giro verso i gradoni. Se ne sono andati via tutti. C’è solo Zeffiro.
Lui.
Il suo ciuffo biondo.
I suoi occhi azzurri.

Mi sta guardando, il che è strano. Adesso, in questa palestra che con il passare degli anni è diventata la mia seconda casa, ci siamo solo io e lui.

Non l’ho mai ammesso a nessuno, ma… Zeffiro mi piace. Ha un qualcosa che mi rallegra e mi fa sorridere. Mi piace vederlo scherzare con la sorella, vederlo animarsi quando parla della sua più grande passione, gli scout. Mi piace che vada bene a scuola e non nascondi i suoi bei voti dietro alla parola “fortuna”.
Mi piace che ascolti buona musica.
Mi piacciono gli occhi azzurri come quelli di Zac Efron e quei capelli biondi come Alex Pettyfer. Mi piacciono molte cose di lui. Cose che non ho mai ammesso con nessuno, per molto tempo nemmeno con me stessa…
E, in questo momento, mi piace vederlo là, su quei gradoni.
Mi piace che mi guardi. Anche se non so perché, mi fa piacere.

Lo vedo alzarsi e, passi lenti e misurati, venire verso di me. Mi fermo, smetto di fare quegli stupidi esercizi e lo guardo dritto negli occhi.
Sono così azzurri.
Così belli… e così timidi.

Quando ci ritroviamo da soli parliamo poco. Mi tra di noi non c’è quel silenzio assordante, che implora di essere rotto.
Il nostro silenzio è ricco di sguardi e di significati. O almeno così ho sempre pensato e… e sperato. Un po’ imbarazzato, ma un silenzio che ha qualcosa da dire.

Mi piace la timidezza di Zeffiro, quel lasciarsi andare solo con le persone che conosce.
Mi piacciono i suoi occhi, così azzurri e timidi. Introvabili.

Si avvicina a me e ci guardiamo negli occhi.
Castano nell’azzurro.
Io e lui.

I suoi occhi si addicono al suo nome.
Zeffiro. Il nome del nonno, un nome particolare, un nome tutto suo.
- Hai giocato bene - mi dice, cercando di superare la timidezza che lo avvolge.
- Grazie - rispondo guardandomi le scarpe da ginnastica di un rosa fin troppo appariscente.

Il silenzio sta diventando pesante. Non sapevo cosa fare... in fondo lui era soltanto il fratello di una mia amica, non mi aveva mai parlato così.
Da soli.
Guardandomi negli occhi.
- Ci sono le paste per il compleanno di mia sorella... Ne vuoi una? -
Annuì e ci dirigiamo in giardino.
Insieme.
Io e i suoi occhi magnetici.
Occhi timidi.
Occhi color Zeffiro.

***

I genitori di Dani avevano sistemato paste e pizzette su un tavolo al centro del giardino fuori dalla palestra.

Mi stringo le braccia, rimproverandomi di non aver preso la felpa nello spogliatoio.
È la fine di febbraio e uscire solamente indossando la divisa è stato un azzardo.
Ci sediamo su una panchina ai margini del giardino, sotto un pino.

Rabbrividisco quando un alito di vento soffia tra i rami, facendomi venire la pelle d’oca.
- Ecco… tieni -
Zeffiro si toglie la sua felpa grigia, porgendomela. Ha le guance rosse e lo sguardo imbarazzato.
Chissà quando deve essergli costato fare un gesto del genere.
Eppure l’ha fatto lo stesso. Per me.
Gli sorrido e lo ringrazio.

Ci guardiamo così, negli occhi.
Indosso la sua felpa. Mi sta leggermente lunga di maniche, ma con un piccolo risvoltino è perfetta.
Lui mi sta guardando, come se volesse dirmi qualcosa o se aspettasse una mia parola per rompere il ghiaccio.
Poi si alza dicendomi che va al tavolo a prendere qualcosa da bere e una bottiglia di coca.
- Vuoi una mano? -

Lui mi sorride scuotendo la testa.
- Non muoverti. Due secondi e sono di nuovo da te -
Le sue guance arrossiscono, così come le mie. Non avevo mai visto un ragazzo arrossire.
È bello.
Mi piace.
Forse perché è Zeffiro e quindi mi piace tutto di lui.

Dopo poco è di ritorno.
Prima di arrivare da me è stato fermato da una ragazza che so essere la sua ex.
Cerca di rubargli una patatina, ma lui scuote la testa. Mi indica con un movimento del capo, la saluta e poi si risiede sulla panchina.

- Mi dispiace per te e Martina – gli dico addentando una pizzetta.
Zeffiro scuote la testa e alza le spalle.
- Avrei dovuto dar retta a mia sorella. Lei aveva capito già dall’inizio che voleva solo… come posso dire… fare esperienza. E mi aveva già indicato qualcun altro, un qualcuno che credeva fosse più adatto a me -
Fa una piccola pausa e poi torna a guardarmi negli occhi.

- Una ragazza che mette passione in quello che fa, proprio come me -
Pausa.
- Una ragazza dolce, con la testa sulle spalle, ma con il coraggio di sognare -
Pausa.
- Una ragazza che conosca il valore dei sentimenti. Il valore dell’amicizia. Il valore dell’amore -
Pausa, ma più lunga delle precedenti.

- Nel caso tu non lo abbia capito… sto parlando proprio di te –

Per un attimo sono rimasta immobile. La pizzetta a metà del suo viaggio tra il piatto e la bocca, la mandibola che toccava il pavimento e un’espressione pietrificata.
Il mio cuore, al contrario, correva come un matto. I battiti accelerati, lo sentivo premere incessantemente contro il mio petto, come se volesse uscire e gettarsi tra le braccia del ragazzo dagli occhi azzurri.

Zeffiro, il ragazzo dagli occhi azzurri e timidi mi stava chiedendo di…
Mi toccò la mano sopra il ginocchio, parzialmente coperta dalla stoffa della sua felpa.
Sapevo di dover dire qualcosa, che era il mio turno di parlare. Ma non riuscì a spiccicare una mezza vocale. Il sogno che avevo tenuto segreto da tutto e da tutti si stava avverando e io non riuscivo a pensare a nulla.
Anzi, avevo così tanti pensieri che mi ronzavano in testa che facevo fatica a seguirne uno solo.

- Vuoi uscire con me? – sussurro così lievemente che inizio a credere che non abbia sentito.
- Sì –
- Perché? –
Sapevo che mi stavo tirando la zappa sui piedi. Sapevo che non avrei mai più avuto un’occasione come quella. Sapevo di star sprecando l’opportunità di dare il mio primo bacio a colui che veramente era destinato ad averlo.

Ma dovevo saperlo.
Perché io? Cosa aveva visto veramente in me?
E perché tutto così, all’improvviso?

Lo osservo in silenzio mentre sposta il piattino e si avvicina di più a me.
Così vicino che può sentire il mio cuore battere all’impazzata.
Supera la timidezza e dai suoi occhi capisco che quello che sta per dirmi non è facile.

- Vedi… io ti osservo da anni, da quando ti ho visto giocare per la prima volta con Dani. Che poi tanti anni non sono… Vi siete conosciute solo tre anni fa. Beh, io ti osservo attentamente da tre anni. Ti guardo impegnarti su quel campo, chiedo tue notizie a mia sorella cercando di non dare mai nell’occhio. Ho cercato nelle altre quello che sapevo avrei trovato in te: tenacia, sicurezza, simpatia, affetto e fiducia verso il prossimo. Martina mi ha fatto aprire gli occhi. Non posso andare cercando queste caratteristiche in ragazze che non sono te, perché anche se le avessero… non sarebbero te. Perché io voglio te.
Voglio che ti mi abbracci dopo una partita, sia che abbiate perso o vinto.
Voglio che sorridi quando senti la mia voce.
Voglio che indossi le mie felpe, perché a te stanno meglio.
Voglio essere il primo a sapere il voto di una verifica o di una interrogazione.
Voglio offrirti un gelato o un the.
Voglio trascorrere ore e ore parlandoti al telefono.
Voglio tutto di te. Le cose che ami e i piccoli difetti che credi d’avere.
Voglio una possibilità con te, un qualcosa che mai potrò sprecare –

Gli strinsi la mano.
Gli occhi azzurri brillavano, ma per la prima volta non di timidezza.
Brillavano di speranza.

Gli sorrido.
- Sì -
Non è solo lui a volerlo.
Sono anche io a desiderarlo.

 

Nda :D

Ciao a tutte girls :)
Questa OS è dedicata al grande amore platonico che spero che diventi realtà prima della mia morte :)
Purtroppo i fatti narrati non sono mai accaduti, ma io shippo questa OTP con tutto il mio cuore.
Che altro dire? Se vi è piaciuto il mio stile, date una spulciata al profilo :)
Ho appena pubblicato una nuova long e mi piacerebbe sapere che ne pensate :D
Aggiungetemi su fb ( https://www.facebook.com/bertu.efp ) oppure su ask ( http://ask.fm/BertuEfp ) :D
Se vi va, lasciatemi una recensione *^*
Un bacione :)
Robi

   
 
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