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Autore: a_marya    07/03/2014    1 recensioni
Alexis ha una missione da compiere, affidatagli dal padre naturale: recuperare i capitoli di una storia scritta dallo stesso, prima che fosse assassinato. Quella storia, infatti, contiene informazioni preziose che qualcun altro, da qualche parte nel mondo, intende usare per smascherare l'Organizzazione, un gruppo di fanatici responsabili di molti omicidi, tra cui quello del padre di Alexis. Ma recuperare quelle pagine è tutt'altro che semplice: con l'Organizzazione sulle sue tracce, Alexis deve fare di tutto per restare nell'ombra, se vuole proteggere se stessa e coloro che le vogliono bene. Ma restare nell'ombra non sarà più possibile, quando l'enigmatico Alex e il brillante Giulio entreranno a far parte della sua vita e allora non le resterà che lottare per difendere se stessa e la memoria dei suoi genitori naturali...
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Questa storia ha inizio in una ombrosa giornata di fine settembre. Fa ancora piuttosto caldo, l’estate è finita da poco, ma il cielo è coperto di nuvoloni neri che nascondono la luce del mattino. Ha inizio con la telefonata inaspettata di un impiegato del servizio postale, il giorno del mio sedicesimo compleanno. C’è un pacco per la signorina Alexis Libuori, mi avverte con voce annoiata.
Poco più tardi sono nell’ufficio del mio padre adottivo ad aprire una scatola di cartone, senza riuscire ad immaginare di cosa possa trattarsi.
Ho specificato “padre adottivo” perché è uno degli elementi chiave per poter comprendere quello che sto per scoprire. Prima di procedere quindi, vorrei spiegare alcuni fatti riguardanti la mia storia.
Sono figlia di un’artista americano, Jon Blendell, e di un’insegnante italiana, Debora Carraro. I miei si sono conosciuti ad un convegno sulla storia dei simboli precristiani ad Atlanta e lì si sono innamorati e sposati. A pochi mesi dal loro inaspettato matrimonio hanno avuto me. Due anni dopo, mentre eravamo in macchina, mio padre ha perso il controllo dell’auto e ci siamo schiantati contro un tronco. Io sono andata a sbattere contro il sedile di mia madre e ho perso conoscenza. I miei genitori sono morti.
Per un motivo che nessuno fino ad ora aveva capito, nel testamento che mio padre aveva redatto poco prima dell’incidente affidava la sua unica figlia non alla sua famiglia né a quella di sua moglie ma ad una coppia di italiani che avevano conosciuto durante il viaggio di nozze e che non avevano più visto né sentito da allora.
Quella coppia però mi ha accettata ugualmente e da allora Rosa e Stefano sono i miei genitori e io sono la loro figlia. Ed è così che ci siamo trattati, da genitori e da figlia. Mai come estranei costretti a stare insieme dal destino.
Tornando al presente, quando apro il pacco vedo che contiene un album di fotografie, alcuni libri, una cartelletta chiusa piena probabilmente di fogli e due buste da lettera, una indirizzata a me, l’altra ai miei genitori adottivi.
Nella lettera indirizzata a me, mio padre, quello vero, morto quattordici anni prima, mi dice che spera che io sia cresciuta bene, che sia una ragazza forte perché ha bisogno della mia forza per completare la sua missione.
Diversi giorni dopo la mia nascita, il mio defunto padre scrive di aver ricevuto una telefonata da un suo caro amico d’infanzia, con cui aveva perso ogni contatto, e si sono accordati per un incontro faccia a faccia. In quell’incontro l’amico dimenticato, Richard Drake, ha raccontato a mio padre di essere un agente dei servizi segreti americani impegnato in una grossa indagine su una misteriosa serie di incidenti sospetti.
Drake ha continuato, dicendo di aver scoperto che tutti quegli incidenti avevano un elemento in comune, un antico simbolo romano inciso su misteriose pietre laviche di origine sconosciuta, e di aver fatto risalire questa catena di omicidi ben mascherati a un’organizzazione segreta, quasi una setta massonica a giudicare da ciò che aveva scoperto, ma che non poteva più continuare quell’indagine perché tutti i documenti che era riuscito a trovare erano scritti in un antico codice che lui non conosceva.
Drake ha chiesto quindi a mio padre di studiare attentamente il fascicolo che aveva portato per lui per aiutarlo a decifrare quei messaggi e a continuare le indagini prima che quella gente lo trovasse e lo uccidesse.
Subito dopo aver consegnato il fascicolo nelle mani di mio padre, Drake si era però accasciato sul tavolo, colpito alla schiena dal proiettile di un sicario professionista che nessuno avrebbe mai trovato e arrestato.
Mio padre è fuggito e da allora si era interessato all’indagine impegnandosi a fondo nella traduzione di quei simboli. Cinque mesi dopo aveva tradotto quasi tutti i messaggi e la verità che aveva scoperto era così mostruosa da sfiorare il surreale: l’organizzazione era formata da persone che si credevano i successori di un’antica setta di centurioni romani con lo scopo di portare a termine la missione dei loro antichi predecessori: distruggere il mondo di Roma. In termini moderni voleva dire distruggere quasi tutta l’Europa, parte dell’Asia e alcune zone dell’America dove, secondo quei centurioni, i romani erano sbarcati, molto prima di Cristoforo Colombo.
Mio padre non aveva le risorse per capire chi fosse questa gente né come intendessero portare a termine quegli abominevoli propositi ma sapeva che doveva fare qualcosa e così era andato a parlare della sua scoperta con alcuni dirigenti dei servizi segreti americani di cui Drake gli aveva fornito i nomi. Da quel momento mio padre era stato vittima di troppi incidenti perché fossero coincidenze e aveva dovuto cominciare la vita del fuggitivo, trascinando me e mia madre un po’ ovunque nel mondo, ben sapendo che non sarebbe riuscito a fuggire per sempre.
Così aveva trovato un altro modo per cercare di fermare i folli progetti dell’Organizzazione: aveva scritto tutta la storia sottoforma di romanzo, poi ne aveva nascosto ogni capitolo in uno dei quadri che aveva dipinto lui stesso e li aveva venduti tutti.
Aveva preparato tutto così che io, quindici anni più tardi, potessi pubblicare la sua opera e smascherare l’intera setta, con la speranza che l’Organizzazione non fosse già riuscita a raggiungere il suo scopo.
Troppo sconvolta per affrontare il tutto da sola sono corsa a parlare con i miei genitori adottivi. Anche a loro mio padre aveva spiegato la situazione, pregandoli di assistermi in quest’opera così difficile e di provvedere alla mia preparazione con il fondo (immenso) che aveva aperto per me in Svizzera sotto falso nome, così che quando fossi stata abbastanza grande avrei potuto cercare quei quadri e pubblicare la sua storia. Aveva anche spiegato che tutte le prove della loro adozione erano state fatte sparire e che per tutti in America l’unica figlia di Jon Blendell era morta con lui nell’incidente fatale.
Per settimane aveva faticato ad accettare la situazione ma alla fine mi ero arresa. Mio padre aveva bisogno di me, anche se era morto, e io non lo avrei deluso. D’accordo con i miei genitori adottivi avevo contattato quindi la donna che mio padre aveva scritto potermi aiutare a prepararmi alla mia nuova vita segreta, ma un uomo mi aveva comunicato che quella donna era morta pochi giorni prima, di malattia.
Da allora quell’uomo, Juno, si era preoccupato di insegnarmi tutto quello che c’era da sapere sulla storia e sull’arte della difesa, preparandomi mentalmente e fisicamente all’eventualità che un giorno chi aveva ucciso mio padre trovasse anche me. Nel frattempo, per una maggiore copertura, io e Juno abbiamo escogitato un modo per far credere a tutti, ma in realtà ai servizi segreti, che quella donna fosse ancora viva, per poter accedere ai suoi dati e alle sue infinite possibilità senza che qualcuno si insospettisse.
A diciannove anni ho comprato il primo quadro di mio padre ed escogitato un altro modo per pubblicarlo restando nel più totale anonimato. Da allora, sono anche io un’agente segreto, anche se nemmeno i servizi segreti lo sanno.
  
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