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Autore: _LenadAvena_    07/03/2014    1 recensioni
"Venti giorni" le aveva detto "Tra venti giorni sarò di nuovo a casa".
E Clara, passati esattamente venti giorni, era lì ad aspettare.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Venti giorni" le aveva detto "Tra venti giorni sarò di nuovo a casa".
E Clara, passati esattamente venti giorni, era lì ad aspettare.
 
"Oh Capitano, mio Capitano!" mormorò tra sé e sé, appunto, il capitano della nave. Cercava di darsi forza, e di darne alla sua ciurma. O a quel che ne era rimasto, per lo meno.
"Capitano! Capitano, continuiamo ad imbarcare acqua, e le vele sono bloccate!" disse il primo ufficiale "Le onde sono troppo alte, e il vento è troppo forte: se non le abbassiamo subito, ci schianteremo diritti contro la scogliera!".
Il Capitano non sapeva cosa bene cosa rispondergli. Gli disse di tirarle giù, anche strappandole se fosse stato necessario.
Doveva assolutamente tornare a casa, l'aveva promesso. E poi lo doveva a tutti i ragazzi che erano con lui, su quella nave, a rischiare di morire. E a Clara. La sua Clara, che lo stava aspettando.
 
Se qualcuno fosse passato sulla battigia, avrebbe sicuramente notato una ragazza, in piedi, sulla scogliera. Aspettava.
Però, con quel tempaccio che s'era presentato, nessuno s'azzardava a uscire di casa; infatti, nel tragitto da casa sua Clara aveva visto un enorme confusione: madri che ripescavano i figli dai giochi che stavano facendo in strada, o che toglievano i panni stesi, e padri che sprangavano porte e finestre per evitare che il vento le spalancasse. In molti l'avevano guardata in modo strano, come se fosse pazza, e meravigliati che il vento non l'avesse ancora portata via. Forse era l'abito a tenerla ancorata a terra, lungo, ampio e soprattutto pesante rispetto alla sua figura sottile.
Ora Clara era lì, ferma, lottando contro il vento, il viso rivolto verso il mare in tempesta: cercava - e sperava - di scorgere una nave tra la schiuma e i lampi, ma ancora non v'era traccia.
Era troppo buio.
 
"Signore, ci stiamo avvicinando troppo alla scogliera! Ci schianteremo!" urlò un marinaio.
"Nossignore!" rispose il Capitano "Ce la faremo ragazzi, ve lo giuro!"
L'ultima parte l'aveva sussurrata, più che altro, come se stesse parlando da solo.
"Forza, con quei secchi, dobbiamo sbarcare più acqua possibile! Veloci, veloci!" strillò poi. Voleva aiutarli, ma era l'unico a poter governare il timone in quelle condizioni.
Continuava ad impartire ordini a destra e a manca, ma ormai stava perdendo fiducia anche lui. Non riusciva a vedere niente, se non l'ombra delle rocce in lontananza. Che, in realtà, non erano poi tanto lontane.
Riusciva anche a vedere i contorni del faro, che però era spento. Perché era spento? Era rotto, forse?
Poi si ricordò che il faro del suo villaggio non era mai stato messo in funzione, perché non ce n'era mai stato bisogno: il loro porto era davvero piccolo, e tutte le navi attraccavano nel paese vicino.
Che, tuttavia, era distante almeno una decina di chilometri, e non ce l'avrebbero mai fatta a raggiungerlo.
Era davvero troppo buio.
 
Improvvisamente, un guizzo catturò l'attenzione della ragazza sulla scogliera: il profilo di una nave avanzava diritto verso di lei.
Il primo pensiero che ebbe fu: "E' tornato". Sorrise.
Poi, però, si rese conto che l'imbarcazione brancolava praticamente nel buio, non sapeva che direzione prendere e le onde erano troppo forti per far sì che rallentasse. Non c'era nessuna fonte di luce.
Luce.
Clara si voltò, e cominciò a correre sulle rocce: doveva arrivare il più velocemente possibile al faro. Corse a perdifiato, e non si fermò davanti alla rampa di scale che le si presentò davanti. Continuò a correre, salendo fino in cima, finché non vide la postazione destinata al guardiano. Che non c'era mai stato.
Mettendo le mani tra la povere, spinse più e più bottoni, ma nessuno era quello giusto. Era disperata, ma non piangeva. La sua determinazione era più forte: lui doveva tornare.
Continuò a provare e riprovare, finche urtò il gomito contro una levetta; nel giro di dieci secondi il faro si accese, la luce inondava il cielo, il mare e tutt'intorno.
 
Il Capitano stava urlando imperterrito comandi alla sua ciurma, quando la luce  lo accecò. Interdetto, non capì da dove provenisse, poi capi. Il faro s'era acceso.
"Grazie, Clara" pensò, e subito girò a tutta forza il timone, in direzione della luce. Sentiva gli schiamazzi dei suoi ragazzi, sentiva che gridavano di gioia perché ce l'avevano fatta. Erano tornati a casa.
Con un po’ di fatica, a causa della pressione forte e continua dell'acqua, riuscì ad approdare, giusto sotto il faro.
Ordino a tutti di scendere il più velocemente possibile, mentre gettava l'ancora; lui fu l'ultimo, e appena alzò lo sguardo, la vide. Clara. La sua sorellina.
 
Non appena si assicurò che il faro funzionasse a dovere, Clara si precipitò giù per le scale. Sentiva il cuore che quasi le volava fuori dal petto, ma questo non la frenò, e continuò a scendere sempre più veloce.
Nemmeno il tempo di mettere piede fuori dalla costruzione, che lo vide. Suo fratello era là, era tornato, era con lei.
Si osservarono per un po', sorridendo. Avevano gli stessi occhi, uguali al mare in quel momento.
Si corsero in contro, e si abbracciarono, mentre alle loro spalle i marinai correvano per tornare dalle proprie famiglie.
Stettero così per tanto tempo, sotto la pioggia, senza parlare: ci sarebbe stato tempo per le parole.
  
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