Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Smaugslayer    07/03/2014    6 recensioni
A volte da un incontro orribile nascono ottime idee...
tratto dalla storia:
"No. Era tutto sbagliato.
Una volta a casa, accese il computer e, mentre aspettava, cominciò a riflettere –cosa che non faceva più da molto tempo.
“Sono stata troppo timida” si rimproverò; “Dovevo impormi di più. Essere più disponibile.
Caliente. Se solo…”
Fu così che le venne un’idea. Aprì un foglio di Word e iniziò a scrivere."
NOTA IMPORTANTE:
Tutta la One-Shot è una parodia delle fanfiction romantiche e idiote.
Motivo per cui, pur adottando un tipo di narratore esterno, il punto di vista è quello della protagonista in entrambe le “versioni” (capirete) e quindi riporta i suoi pensieri e le sue sensazioni per quanto sconclusionate esse siano.
E ora passiamo alla storia…
Ps: leggere la parte di Harry con la voce di Antonio Banderas dona un certo pathos alla vicenda.
Genere: Comico, Fluff, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTA IMPORTANTE:
Tutta la One-Shot è una parodia delle fanfiction romantiche e idiote.
Motivo per cui, pur essendo il narratore esterno, il punto di vista è quello della protagonista in entrambe le “versioni” (capirete) e quindi riporta i suoi pensieri e le sue sensazioni per quanto sconclusionate esse siano.
E ora passiamo alla storia…
Ps: leggere la parte di Harry con la voce di Antonio Banderas dona un certo pathos alla vicenda.
 
 
 
No. Era tutto sbagliato.
Una volta a casa, accese il computer e, mentre aspettava, cominciò a riflettere –cosa che non faceva più da molto tempo.
“Sono stata troppo timida” si rimproverò; “Dovevo impormi di più. Essere più disponibile.
Caliente. Se solo…”
Fu così che le venne un’idea. Aprì un foglio di Word e iniziò a scrivere.
 
Si chiamava Hope Forhard e aveva sedici anni. Non era molto alta, un metro e una tic-tac in effetti; aveva un corpo ben proporzionato, fianchi sottili, le curve al posto giusto, ma odiava il suo aspetto. Aveva lunghi capelli biondi e fluenti, setosi come la seta, e occhi lucenti come la luce. Aveva un sottile nasino alla francese e labbra sottili e carnose.
Molti ragazzi le andavano dietro, ma lei non li filava. Lei aspettava il vero amore.
Una sera, poco dopo il suo arrivo a Londra, andò a una festa organizzata da una sua compagna di classe. Alla festa c’erano anche 5 ragazzi. Lei iniziò a parlare con uno di loro, Harry, che aveva occhi come il mare in tempesta e morbidi ricci neri.
Ad un certo punto decise di uscire in giardino a fumare una sigaretta e lui la seguì.
 
Sì, come inizio era buono, e seguiva anche la realtà dei fatti.
 
“Hope, giusto?”
Lei annuì.
“Io sono Harry” si presentò. Dopo una pausa, aggiunse “Ti vedevo prima, alla festa.”
Si fermò per accendersi una sigaretta. La brace proiettava ombre drammatiche sul suo volto scarno. “Ballavi” proseguì “E cantavi Last Friday night con una voce da far invidia a Celine Dion. Era da tempo che non vedevo qualcuno spensierato come te. Sembravi così felice e innocente…”
“Io sono innocente, Harry.”
“Hope, io ho avuto un passato molto difficile, ma quando guardo te… so che posso fidarmi.”
“Parlami del tuo passato, io posso aiutarti.”
“Prima voglio sentire qualcosa di te.”
“Non è giusto, te l’ho chiesto prima io!”
“Hai ragione. Io…
“No, lascia perdere. Non voglio saperlo se non me lo vuoi raccontare.”
“No, io…”
“So riconoscere il momento di farmi da parte.”
I loro volti erano molto vicini. Hope annegava nell’azzurro degli occhi di lui.
Lui le prese il mento e con l’altra mano le accarezzò i capelli.
Hope sentiva i fuochi d’artificio nella pancia. I brividi le scorrevano per tutto il corpo come una fiamma sottile. Era come se al mondo esistessero solo loro due.
Lui le mordicchiò il labbro inferiore, quasi per chiederle il permesso, e poi la baciò. Il suo alito sapeva di alcool, sigarette, gomma da masticare alla menta e qualcos’altro, qualcosa di perfetto e inebriante.
Hope si aggrappò a lui con tutte le sue forze.
Quando si separarono, lui la guardò allucinato.
“Hope, baciandoti ho capito” disse “Non può esserci nulla di così bello in tutto il resto del mondo, e io voglio provarlo per sempre, voglio sentirti mia per sempre… promettimi che resterai con me, qualunque cosa accada.”
“Te lo prometto, Harry.”
 
Il problema? Forse la sua fervida (si fa per dire) immaginazione si era spinta un po’ oltre, fatto sta che le cose erano andate in modo un tantino diverso…
Per scarsa pietà dei vostri occhi, vi offriremo anche la versione originale (quella vera), tanto patetica da spingere Hope a modificarla…
 
“Hope, giusto?”
Il ragazzo le sorrise e i suoi occhi verdazzurri si illuminarono.
Hope si strinse nello scialle di flanella e diede un calcetto a un sassolino con la punta della ballerina di coccodrillo. Annuì.
Il ragazzo si sedette sulla panchina accanto a lei. “Io sono Harry” si presentò. Dopo una pausa, aggiunse “Ti vedevo prima, alla festa.”
Si fermò per accendersi una sigaretta. La brace proiettava ombre drammatiche sul suo volto scarno. “Ballavi” proseguì “E cantavi Last Friday night in falsetto con una voce da far invidia a Lana del Rey. Era da tempo che non vedevo qualcuno spensierato come te. Sembravi così felice e innocente…”
Hope si sistemò la minigonna argentata, scoprendo un po’ la coscia.
“Dunque, volevo dirti…” esordì lui.
“Sì?” Hope sbatté un paio di volte gli occhi, sperando che le ciglia finte non si staccassero.
“Che hai del punch sulla maglietta.”
“Ah sì? Ti ringra…. Aspetta, cosa? Punch?”
“Sei così dolce…” mormorò lui, scostandole una ciocca di capelli dal volto e avvicinandosi a lei. “Così pura…”
“Guarda che non c’era punch alla festa.”
Harry ridacchiò.
Lei arrossì, grata di tutte quelle attenzioni, e si accostò ancor di più a lui. “In realtà credo che il tuo amico Louis mi abbia sborrato addosso.”
“Oh, probabile. Sai, sentivo che era appiccicoso, ma al buio non vedevo il colore.”
Rimasero in silenzio per un po’. Le sensazioni si sormontavano nella mente di Hope, che non riusciva più a gestirle.
Harry le fece piedino. “Ehi” disse piano.
“Sì?”
“Vuoi fare un tiro?”
Hope prese la sigaretta che lui le porgeva e aspirò. Quando gliela restituì, le loro dita si sfiorarono.
Lui le afferrò un polso. “Hope… che mani morbide hai…” Si scostò un ricciolo dalla fronte e la guardò intensamente negli occhi. “E i tuoi occhi… sono così belli… azzurri come quelle statuine smaltate che si vedono a Chinatown…”
“Oh, Harry, come sei gentile.” Hope si appoggiò alla sua spalla e inspirò il suo odore: sapeva di muschio bianco, deodorante scadente e trasgressività.
“Harry, Harry…”
“Dimmi, bellissima.”
“No, niente, mi piaceva il suono del tuo nome. È strano, no? Haaaarry. Harryyyyyyy. Senti che suoni buffi che fa. Sai che in italiano si dice Enrico?”
“Sei italiana?”
“Mia madre lo era, e io ho sempre vissuto lì. Poco tempo fa però lei è morta e io sono venuta a stare da mio padre.”
“Dev’essere stata molto dura.”
“Sì, ho iniziato a tagliarmi e sono diventata dipendente dalla cocaina, ma ho seguito un percorso di riabilitazione e ora sono serena, non ho più pensieri suicidi e ho deciso che non mi drogherò mai più. Ho superato il lutto.”
“Quando è successo?”
“Ah, abbiamo fatto il funerale domenica scorsa. Harry, c’è un’altra cosa che vorrei dirti.”
“Cioè?”
“Vuoi essere il mio ragazzo?” Hope lo guardò con occhi dolci e si mordicchiò un labbro, poi prese una mano di Harry e se la mise sulla tetta.
Lui esitò (continuando a tenere la mano ben salda sul seno di lei). “Io… Hope… non posso… vedi… il mio passato…”
“Di verdure?”
“No! Cioè. Anche quello. Ma in questo caso no… il mio passato…”
“Sei stato traumatizzato da piccolo? Violentato?”
“No, sai, il mio passato… tutto… il mio passato…” mormorò lui, descrivendo ampi cerchi con le dita. “Il mio remoto… passato…”
“Ehi, Harry?”
“Dimmi.”
“Se siamo in Inghilterra, perché parliamo in italiano?”
Harry scattò in piedi, allontanandosi da lei. “Tu sei così pura e innocente e ingenua e candida e genuina e autentica, Hope! Non capisci! Il mio passato è il mio passato!”
“Harry, io passato aiut… cioè potei… cioè posso aiutarti!”
“No, Hope! È finita! Io ti amo, ma non ti meriterò mai! Io mio passato crea una voragine troppo grande fra noi!”
Detto questo, scappò via in lacrime, seguito da uno stormo di piccioni.
 
 
FINE.
Un applauso ai sopravvissuti (anche a quelli che non sono morti dopo la totale mediocrità di: Il suo alito sapeva di alcool, sigarette, gomma da masticare alla menta e qualcos’altro, qualcosa di perfetto e inebriante.)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice:
*Alla fiera della banalità / per due soldi / una fanfiction sugli 1D mio padre comprò…*
E il risultato di un paio d'ore di supplenza è stata questa specie di falsa fanfiction che, oltre ad essere la parodia di sé stessa, è anche basata sulla parodia di un falso fatto reale.
Ha un senso? Probabilmente no.
Spero comunque che vi sia piaciuta…
Ho pensato di chiamare la protagonista Hope perché a quanto pare si chiamano tutte così, e ho “adorato” fin da subito il suo personaggio: una ragazza pura e innocente con la minigonna, le scarpe di coccodrillo e lo scialle di flanella.
Certo, scrivere cazzate è decisamente più difficile quando sono imposte, ma ho fatto del mio meglio (decisamente poco)…
Sarò felice di ricevere recensioni :D
Ps: la frase “I brividi le scorrevano per tutto il corpo come una fiamma sottile” l’ho presa da un carme di Catullo. Perdonatemi… chiaramente Hope non è così esperta di letteratura latina.
 
 
 
 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Smaugslayer