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Autore: DeboraEverdeen    07/03/2014    0 recensioni
Alice non aveva mai conosciuto il mare. Suo padre le impediva di ammirarne la bellezza, una bellezza maledetta in grado di cancellare ogni cosa.
"Alice non aveva mai visto il mare. Quando ne sentiva parlare, chiusa fra le alte montagne fra cui aveva sempre vissuto, chiedeva: ”Ma è tanto più grande del lago del ghiacciaio?.” “Mille volte di più”, le rispondeva suo padre."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice aveva 8 anni, occhi scuri, misteriosi e profondi e suo padre, Giacomo, era l’unica persona della sua vita.
“Papà, dov’è la mamma?” domandava a volte con insistenza, con un tono di voce così sofferente
 ed innocente che riusciva quasi a lacerare e a fare a brandelli il cuore di un padre che non avrebbe mai voluto rispondere a determinati quesiti. E allora, con freddezza, Giacomo soleva replicare: “Si trova nel mare.” Alice non aveva mai visto il mare. Quando ne sentiva parlare, chiusa fra le alte montagne fra cui aveva sempre vissuto, chiedeva: ”Ma è tanto più grande del lago del ghiacciaio?.” “Mille volte di più”, le rispondeva suo padre.
Giacomo era uno scrittore. Non aveva mai pubblicato un libro, ma quando sua figlia gli chiedeva quale fosse il suo lavoro, egli le diceva che fosse salvare le persone attraverso le parole. In realtà non aveva mai potuto salvare nessuno con esse. Si limitava a riportare le sue sofferenze e a dare vita alla carta con l’aiuto dell’inchiostro e di ciò che conservava fra i cocci frantumati della sua esistenza.
Il tempo passò, passò per Alice che, crescendo, iniziò a sognare che dietro quelle montagne ci fosse qualcosa di più. Sognava che aldilà di quel recinto di rocce ci fosse la salvezza, ma non avendo la possibilità di andarsene dal luogo in cui viveva, si limitava a guardarvi oltre soltanto grazie alla sua fervida immaginazione. Come per Alice, gli anni passarono anche per Giacomo, ormai 45enne. Egli pensava di essere già un vecchio barbuto, incapace di insegnare a vivere al meglio a sua figlia, incapace di ritrovare egli stesso una valida motivazione per essere ancora nel mondo terreno.
Giunse il giorno del quindicesimo compleanno di Alice, che decise di non chiedere come regalo qualcosa di strettamente materiale. La giovane ragazzina chiese al padre di spiegarle cosa rappresentasse il mare per lui. Stupito dall’imprevedibile richiesta e con il cuore colmo di disperazione, delusione e amarezza, Giacomo cominciò a piangere e le sue lacrime si trasformarono in frasi. Non una sola parola uscì dalla sua bocca.
Quasi come per magia quell’uomo fece danzare la sua penna e scrisse: ”Dicono che il mare sia una cura. Dicono anche che il sale bruci le ferite, ma chi ama il mare, sa che l'amore - soprattutto verso di esso - può curarle. Il mare trascina con sé tutto ciò che si ha, il mare non finisce, il mare ritorna a bagnarti i piedi a riva, ma quando ritorna non è più lo stesso. Cambia costantemente, come cambiano le persone. Il mare è una persona - un'anima oserei dire - che porta con sé tutto: storie, ricordi, baci e abbracci e ti bagna con essi all'improvviso. Il mare cancella le orme - quest'è vero - ma può riportarti ciò che hai perduto e talvolta il solo guardarlo, ti spinge a camminare ancora, a lasciare nuove orme nella riva di un destino che dura troppo poco per essere rivisto, ma che bisogna vivere con la consapevolezza che ogni cosa dura un istante. Sta a noi catturare i momenti che viviamo: con gli occhi, con le fotografie, con la scrittura. Io e tua madre quel mare l'abbiamo visto con gli occhi di chi ama. Noi quel mare l'abbiamo visto mentre rifletteva la luce delle stelle, mentre si imponeva burrascoso, come i sentimenti che ci univano. E il mare ha visto noi e ha trascinato con sé la nostra storia. Ha portato via tua madre, l’ha inghiottita con ferocia. All’inizio pensai che se un'onda avesse ribagnato il mio corpo, i miei pensieri e il mio cuore, magari lei sarebbe tornata, forte come una tempesta, impetuosa come solo una passione sa essere. Ciò nonostante ho sempre avuto paura che ti innamorassi del mare e che esso ti trascinasse via con sé, come fece con tua madre. Ho sempre pensato che tenendoti lontana da esso, i ricordi non ti avrebbero distrutta interiormente. Ma ogni giorno che passa rivedo lei in te, rivedo il mare nei tuoi occhi castani e la profondità di quell’ amore riflessa nelle tue pupille. Sai, in realtà io con le parole non ho mai salvato nessuno, ma forse tua madre mi ha donato la mia vera salvezza. Sei tu, Alice. E non meriti di esser imprigionata tra mura di roccia. Meriti di conoscere il mondo, quello di cui non avrei voluto più far parte dopo la scomparsa del mio primo ed unico amore. Meriti di conoscere anche il mare, perché un giorno lo riconoscerai negli occhi di qualcuno, come capitò a me. E non importerà il loro colore, Alice. Non importerà.”
  
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