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Autore: Jeles    07/03/2014    1 recensioni
Pirandello sosteneva che l'essere umano indossa costantemente una maschera, e per quanto noi ci vediamo come "una" persona, a seconda di chi ci guarda vestiamo i panni di diversi e più individui. Perciò non vedremo mai la realtà della vita.
Eppure Joel non la pensa così.
Nei meandri della mente di una comune ragazza, apro a voi una profonda riflessione sulla tematica della maschera della vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era un forte chiacchiericcio di sottofondo, mentre dall'aula vi era un via vai continuo di studenti che parlavano, urlavano, bisbigliavano e si prendevano la comodità di mangiare stando sull'uscio della stanza. Tuttavia quel momento di pausa allegra non poteva durare: difatti quando uno dei ragazzi aveva avvistato la professoressa avvicinarsi, aveva avvisato i compagni, e ognuno si era avviato al proprio posto, stando composti e seduti, lasciando giusto qualche bisbiglio che riempiva l'atmosfera della classe.
E Joel era tra tutti la ragazza più composta, con una postura da poter definire regale, un sorriso ammaliante, un profumo dolce e attraente, e uno sguardo pieno di vita. Perché Joel era perfetta. Simpatica, intelligente, carina, aveva tutte le qualità di una ragazza che si faceva notare ed amare. Non era un robot di latta, o un burattino rigido, era una femmina di 15 anni dall'aria colta e una forte vitalità che sapeva dare gioia e soddisfazione a chiunque, e a tutti piaceva esattamente così com'era. La migliore della classe in ogni materia, persino i professori la adoravano, e non esitavano ad informare sua madre di quanto volessero che ogni studente fosse come lei, ma ahimé, era impossibile ovviamente.
Comunque una volta che Joel era stata avvisata insieme agli altri dell'arrivo della professoressa, si sistemò al contempo al proprio banco, e con un sorriso leggiadro attendeva l'arrivo della docente.
Ben presto nell'aula si era fatto silenzio, e non appena l'insegnante aveva varcato la soglia, Joel si era alzata prima di tutti per darle il saluto, e così avevano fatto gli altri di seguito come delle marionette. La professoressa sorrideva orgogliosa verso Joel, dopodiché con un cenno di mano invitava tutti a riaccomodarsi, e prese un bel respiro prima di proferir parola.
- Buongiorno a tutti ragazzi! So che oggi vi aspettavate una lezione su D'Annunzio per terminare finalmente la sua biografia, tuttavia vorrei fare un piccolo passo avanti per trattare di Pirandello. Prego prendete i vostri libri e andate a pagina 194. -.
I ragazzi sfruttarono questa richiesta per parlottare tra loro e creare quel poco di rumore tra gli zaini e i libri che facevano un forte tonfo contro i banchi per avere qualche minuto di svago, ma era terminato subito quando tutti avevano finito di prepararsi, e prima tra tutti c'era Joel, ovviamente, che con un tono sorpreso stava chiacchierando con i compagni di banco entusiasta dell'autore scelto quella mattina.
La professoressa aveva ripreso subito la parola, prima che quel mormorio continuo potesse divagarsi troppo.
- Pirandello è uno scrittore nato il 1867 ad Agrigento. Egli ha scritto romanzi, poesie, e novelle, e lo ritroveremo in testi famosi come “Il fu Mattia Pascal” e in “Uno, nessuno, centomila”. -.
L'insegnante di lettere proseguiva con costanza la sua spiegazione, descrivendo brevemente l'infanzia e la crescita di Pirandello, e Joel come una degna studentessa modello scriveva ogni parola della donna, con mano rapida ed una scrittura da invidiare. Tuttavia aveva smesso di scrivere ad un certo punto, attirata dall'argomento aperto, ed osservava la docente portando una mano sotto il mento, mentre il braccio opposto lasciava le dita giocherellare sul suo banco.
- Pirandello era un uomo assai colto, e il tema di cui trattava molto spesso era la crisi esistenziale, centrato sul contrasto tra realtà e finzione. Secondo lui, noi indossiamo sempre una maschera per ogni situazione, perciò non siamo “una sola persona”, ma più individui. Ed essendo sempre mascherati, non siamo mai in grado di vedere la vita vera... -.
Nel volto di Joel si era acceso un sorriso, al che la ragazza aveva prontamente alzato la mano.
- Si, Joel? -.
- Ecco.. mi affascina l'idea che aveva Pirandello. Sono d'accordo anch'io che tutti noi indossiamo delle maschere, tuttavia non mi trovo d'accordo con la sua ultima affermazione, ovvero che non siamo in grado di vedere la vita vera. Secondo me, per quanto noi assumiamo maschere di diverso genere, possiamo sempre vedere la vita attraverso quelle. Certo, è ovvio che se fossero degli occhialetti colorati vedremo tutto colorato, e questo può davvero distorcere la nostra visione! Tuttavia una volta appresa la natura della maschera, ed averla accettata, siamo in grado di escluderla ed osservare i nostri dintorni a mente lucida anche quando la indossiamo. D'altronde, se noi portiamo una maschera, vuol dire che ci appartiene, no? E' una parte di noi inscindibile. -.
La professoressa era rimasta di stucco, ed annuiva alle parole di Joel lasciando trapelare nel suo volto un'espressione sorpresa.
- Il tuo ragionamento non fa una piega, ma anche questo tuo pensiero può benissimo essere frutto di una tua maschera. La maschera non è solo un volto che trucca le nostre reazioni e il nostro comportamento: così come possiamo fingere di sorridere con qualcuno, possiamo benissimo mentire a noi stessi attraverso un pensiero che non è definibile nostro, ma originario da una maschera. -.
Joel cominciava a sospirare.
- Lei ha detto bene, possiamo fingere un pensiero attraverso una maschera, ma ha dimenticato un dettaglio. La parte in cui definisce l'origine della maschera: è nostra. Può essere una maschera brutta e sporca, e noi possiamo averla ottenuta dopo un trauma che ci fa pensare a delle cattiverie, ma è diventata parte di noi, e quello che dovrebbe essere il suo pensiero diviene automaticamente il nostro. Inoltre, non importa il comportamento o la reazione che abbiamo. Ciò che vediamo con i nostri occhi è quello che ci riporta a terra, ed è comune a tutti; il pensiero che sfruttiamo, invece, può benissimo essere tenuto sotto controllo da ciò che noi siamo veramente, basta accettare e conoscere la natura delle nostre maschere per conviverci. -.
- Sono parole semplici da dire, Joel, ma nemmeno noi conosciamo la quantità di maschere che possediamo, né siamo in grado di capire se durante quel ragionamento le abbiamo escluse tutte o in realtà ne abbiamo sfruttata una! Tu per esempio, sei in grado di toglierti la maschera e mostrare la vera te? -.
Joel aveva sorriso a quella domanda, tuttavia non era un e dolce sorriso innocente, quel ghigno sinistro nascondeva un'aura misteriosa, e forse un pò inquietante.
- Ma certo che ne sono in grado. -. Si era alzata in piedi, mantenendo quel sorriso enigmatico, e stando di fronte al suo banco aveva lanciato letteralmente uno sguardo dall'alto verso tutti i suoi compagni. Qualcuno si era messo a ridere, e bisbigliava su come fosse effettivamente brava a recitare Joel, ma lei non sembrava affatto della stessa idea.
La docente aveva posato una mano sul proprio mento, ed aveva poi allungato un braccio per accennare un gesto verso Joel.
- Prego allora, mostraci il tuo vero carattere! -.
Sorrise verso gli studenti, e così anche gli altri si erano tutti voltati verso Joel per assistere alla sua performance. Nel frattempo lei si era sfilata il suo fiocco elegante dal capo, e l'aveva lasciato in balia dell'aria pesante di quell'aula chiusa.
- ... Sin da quando ero bambina, ho sempre assunto carattere e particolarità di ogni persona che conoscevo e che mi piaceva. Pensavo di essere una persona influenzabile, ma mi sbagliavo, perché integravo alla mia personalità un pizzico delle personalità degli altri. Se dobbiamo parlare in numero di maschere, aggiungevo a quella che era la mia maschera più imponente che ho assorbito da mia madre, altre piccole maschere che sono cresciute e che hanno assunto una “forma”. Mia madre non finì mai le scuole superiori, e mi impose quell'amore per lo studio e quella mentalità materialista affinché io potessi divenire quella che lei non era mai divenuta. Mi trovai in balia delle sue emozioni, incontrollabili, ma poi capii. Quelle emozioni che provavo ogni volta che temevo di fallire non erano le mie. Facevano parte della maschera più grande della mia mente. Man mano che compresi quel sentimento, mi abituai al cambio di maschera, o comportamento se preferite, tant'è che riuscii a mantenere stabile e lucida la mia mente pulita. La verità è che chi è perfetto vive sempre in un mondo pieno di tristezza dettato da coloro che lo spingono a fare ciò che non vuole, ma io no, non sono così...! -.
- Joel..! Ehm.. Basta così, mi sembra che tu stia sforando un pò troppo dal contesto, ti ringrazio, ma ora puoi sederti. -.
Le aveva lanciato un quieto sorriso. Quel sorriso così falso che avrei voluto strapparglielo di bocca e divorarlo, al che sbattevo le mani contro il banco.
- Finalmente ho l'occasione di smascherarmi, non sprecherò questa opportunità per una sua scelta egoista! -.
Mi ero infuriata, e tendevo verso la docente una risata scellerata, mentre oramai ella insieme ai compagni di classe intorno avevano cominciato a spaventarsi, qualcuno osava ancora bisbigliare in un momento cruciale, ma non me ne importava.
- Ho sempre pensato che questo mondo popolato da inetti come voi fosse decisamente il posto sbagliato per me. Perché dovrei abbassarmi a tanto? Io sono superiore, ho una mente pulita, non ho mai permesso che delle maschere la sporcassero, perché loro sono un'arma, la mia arma. -.
Avevo sfilato dalla tasca un coltello da cucina affilato e appuntito, stentavano a credere che potevo averlo nella tasca di una gonna.
- Forse non l'avete capito, ma nel preciso istante in cui avete a che fare con me, avete varcato la soglia del mio mondo. -.
Agitavo minacciosa quel coltello, più che altro lanciandolo in aria e riprendendolo dal manico nello stesso modo, persino quel gesto sembrava perfetto.
- Allora, da chi dovrei cominciare a scuoiare il volto? Da te? O forse da te? O... da lei, signorina? -.

Non appena avevo puntato il dito sulla professoressa, quella si era messa a strillare, a chiedere aiuto, aveva tentato di aprire la porta della classe, ma invano. La sua disperazione non raggiungeva nemmeno la mia pietà.
- Inutile agitarsi. Vuole che le ricordi dove siamo? -.
Avevo puntato lo sguardo sulle finestre, e così avevano fatto tutti, lasciando stampati nel loro viso un'espressione bianca di terrore e angoscia: un incubo. Fuori dalle finestre quel quadro brillante composto da sole e nuvole era sparito senza rendersene conto, ed era stato rimpiazzato da un dipinto scuro e violaceo, il cui terreno non era altro che un baratro senza fondo, e la classe sembrava proprio sull'orlo di questo infinito abisso.
- Ve lo ripeto. Siete nel mio mondo ora. Non avreste dovuto farmi arrabbiare. Desidero i vostri volti, e non esiterò un istante a impossessarmene. Salutate Joel da parte mia! -.

Ricodo che insieme ad uno schizzo di sangue, l'inquadratura si fece buia, e poi vidi tutto nero.

Mi svegliai di soprassalto da quel comodo e accogliente letto, ansimando come se avessi visto un fantasma, ma mi calmai subito, non appena voltai lo sguardo sul fianco. Vicino a me dormiva con il volto di un angioletto il mio ragazzo, e sorrisi divertita a quella visione. Lentamente decisi di alzarmi da quel letto, e mi avviai verso il bagno con passo silente. Presi lo specchio appoggiato sul comodino per specchiarmici, ma non appena inquadrai la mia figura lo gettai a terra con forza, lasciando quel vetro lucido frantumarsi in pezzi sul pavimento bagnato.
- Amore? Cos'è successo? -.
Sentii dei passi provenire dalla stanza accanto. Raccolsi velocemente lo specchio e qualche pezzo stando attenta a non ferirmi, e assunsi il migliore dei miei sorrisi, per poi recarmi verso di lui.
- Niente tesoro, mi è solo caduto lo specchio! -.

In quello specchio vidi me stessa. Una tipica ragazza adulta con i capelli fuori posto, tipici di una persona che si era appena alzata dal letto. Ma notai anche quello sguardo. Quell' espressione. Era la stessa espressione arcana che aveva Joel, la maschera bianca.

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Ciao a tutti ragazzi, io sono Celestite, autrice della storia.
Questa è la mia primissima opera di stampo psicologico che sforno, e spero proprio che sia ben riuscita. Sono sicura che a qualcuno ha lasciato qualche punto di domanda, o delle riflessioni in attesa di conferma. Beh, non statevene lì impalati! Se siete interessati, potete lasciarmi una recensione o un messaggio sul pensiero che avete avuto al riguardo, sul vostro punto di vista, o sulle vostre ipotesi.
Io sono sinceramente curiosa di conoscere le vostre idee e i vostri pensieri, perché sono sicura che si creerebbe una discussione molto interessante.
Vi aspetto, alla prossima!
  
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