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Autore: Chaser921    27/06/2008    2 recensioni
Harry e Ginny trascorrono spesso del tempo a rilassarsi sotto l'albero vicino al lago. Così come facevano anche i genitori di Harry, ed entrambe le coppie lasciano i loro segni sull'albero. L'albero ricorda...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The tree by the lake

Traduzione di tonksgiuly


Era la fine di maggio, e anche se i tempi erano bui e pericolosi, le stagioni e la terra rimanevano per la maggior parte com’erano sempre state. Una leggera e calda brezza soffiava attraverso il parco di Hogwarts. Appiattiva l’erba, faceva svolazzare le foglie del Platano Picchiatore, e scompigliava i capelli degli studenti che erano sgattaiolati all’aperto per godersi un po’ di sole. Soffiò verso l’alto da sud, poi cambiò direzione e soffiò lungo le rive del lago, facendo frusciare i rami di uno dei grandi alberi che crescevano lungo la riva.


Primavera…


L’albero vicino al lago allungò impercettibilmente i suoi rami verso il sole, le sue foglie si spiegarono entusiasticamente. Sorrise tranquillamente a sè stesso e al loro ardore, ricordando quando fosse vecchio.

Era stato piantato accanto al lago di Hogwarts decadi, forse persino secoli fa. Era stato lì per così tanto tempo da non ricordare più le sue origini; tutte le sue primavere, estati, autunni e inverni si susseguivano in una catena di lunghi anni tranquilli. Fatta eccezione per quelli più recenti. Gli ultimi trent’anni restavano nella memoria dell’albero, perché il mondo si era incupito ed era diventato freddo, e a volte lui si preoccupava per i suoi studenti. Ma non oggi. Oggi era un giorno come quelli prima dell’oscurità: gioioso e caldo e pieno di promesse.

Anche se riusciva a mala pena a ricordare le sue origini, ricordava molti degli umani che si erano rifugiati sotto i suoi rami. Come farfalle, radiose e passeggere, gli svolazzavano attorno, dandogli un senso di contentezza e della giustizia del mondo.

C’erano sempre stati studenti ad Hogwarts e ce ne sarebbero stati sempre. Alcuni tornavano con il passare degli anni come insegnanti, o mandavano i loro figli dopo essersene andati. L’albero ricordava una coppia che gli aveva trasmesso felicità in modo particolare, dato che gli avevano personalmente lasciato sopra i loro segni, così come aveva fatto loro figlio. L’albero sorrise tra sé mentre la sua mente tornava indietro, verso tempi più felici…

La prima volta che l’albero aveva incontrato la coppia, i due stavano litigando furiosamente, su cosa di preciso, non ne era certo. Ma era chiaro che non si piacevano.

James Potter, tu e i tuoi amici siete un pericolo pubblico! Siete arroganti, immaturi e completamente egoisti! Se dovessi beccare te o i tuoi amici a programmare qualche altro scherzo, lo giuro, io…”

Tu cosa? Ci fai espellere? Ho una notizia per te, solo il preside lo può fare, e non mi sembra incline a farlo!”

L’albero sobbalzò alle grida che risuonavano sotto di lui, anche se agli studenti che stavano sotto di esso, sembrò semplicemente che i suoi rami si agitassero a causa di un'improvvisa brezza. Le voci appartenevano ad un ragazzo e ad una ragazza, entrambi gridavano a squarciagola. Guardò attentamente verso il basso attraverso i sui rami, curioso, e vide una testa dai lunghi capelli rosso scuro fronteggiarne un'altra coperta da scompigliati capelli neri. Mentre guardava, la rossa si allontanò velocemente, e l’albero vide che era una giovane femmina umana, una ragazza. La testa nera la seguì e mentre si allontanava, l’albero vide che apparteneva ad un ragazzo che sembrava avere la stessa età della ragazza. Lunghi anni passati ad osservare studenti gli avevano insegnato che James era un nome maschile per gli umani, quindi il ragazzo doveva essere il James contro il quale la ragazza stava urlando.

Oh, Evans, andiamo!” l’albero sentì il ragazzo supplicare prima che entrambi i ragazzi andassero troppo lontano perché lui potesse sentirli.

L’albero scrollò i suoi rami più alti, come se stesse scuotendo la testa.

Giovani!


Col passare del tempo, comunque, mentre l’albero osservava, i due studenti divennero amici, forse anche migliori amici. E poi, un giorno, mentre la primavera si trasformava in estate, i due si incontrarono sotto i suoi rami e si scambiarono un bacio.

L’albero osservò incuriosito, perché quella era una cosa che non aveva mai sperimentato. Non aveva mai toccato un altro albero, e questa era una delle poche cose che invidiava agli umani. Sembravano mettere così tanto in quel bacio, fondendosi come se fossero un solo essere.

Infine si separarono, e camminarono verso il castello prima di prendere strade diverse.

Ma poi, il ragazzo tornò. L’albero lo sentì salire velocemente lungo il suo tronco e sui suoi rami come uno scoiattolo. Si mosse piano, e l’albero resse facilmente il suo peso mentre il ragazzo si arrampicava più in alto. Finalmente, il ragazzo raggiunse un punto a metà del tronco e si sistemò lì. L’albero sporse i suoi rami verso di lui per vedere cosa stesse facendo, ma prima che potesse capirlo, sentì un dolce, acuto dolore sulla pelle di uno dei suoi rami.

Rabbrividì. Il ragazzo stava incidendo qualcosa sulla sua corteccia, ma non era qualcosa di superficiale e senza senso. Il ragazzo stava incidendo il suo amore per la ragazza, in modo che rimanesse anche molto tempo dopo che loro avessero lasciato la scuola.

Qualche giorno dopo, l’albero sentì due figure arrampicarsi su di esso, e sorrise tra sé. Sembrava che James avesse portato Lily a vedere la sua opera, per farle vedere cosa avrebbero lasciato dietro di loro.

Poco tempo dopo, la giovane coppia lasciò Hogwarts, e l’albero non li rivide più. Ma vide loro figlio, e la sua ragazza somigliava tanto a sua madre. Infatti i due ragazzi somigliavano tanto alla coppia precedente che l’albero li distinse grazie alla sottile differenza nel loro aspetto, o avrebbe cominciato a pensare a loro come a Lily e James. I capelli della ragazza erano più chiari, più come il rosso del fuoco, e lentiggini le ricoprivano il viso e le braccia, mentre gli occhi del ragazzo erano diventati di un verde acceso, e aveva una cicatrice sulla fronte. L’albero li osservò con piacere mentre crescevano e si trasformavano, come i loro genitori, in giovani alberi, giovani adulti. Osservava mentre diventavano amici, poi migliori amici, e poi amanti. E un giorno, tornarono a rifugiarsi sotto i suoi rami così come fecero Lily e James così tanti anni prima.

Un’altra volta, l’albero sentì una piccola, leggera figura arrampicarsi sul suo tronco, e sorrise, guidando gentilmente la ragazza verso il punto in cui James aveva lasciato il segno del suo amore per Lily, diciannove anni prima.

Harry! Harry, guarda questo!” chiamò la ragazza. Il ragazzo si voltò e fissò la ragazza attraverso i rami. L’albero li spostò di lato in modo che il ragazzo potesse vedere, anche se ad Harry sembrò che il vento li avesse semplicemente allontanati.

Cosa c’è, Ginny?” gridò in risposta, facendo un passo verso il tronco e poggiandoci una mano sopra, pronto ad arrampicarsi per raggiungerla.

Vieni a vedere!”

Le fu accanto in un attimo, aiutato dall’albero lungo la sua scalata, i rami che gli si mettevano tra le mani e che formavano gradini per i suoi piedi come avevano fatto per la ragazza.

Cosa c’è?” ripeté, questa volta a voce più bassa. Lei non rispose, ma gli prese la mano e la poggiò su uno dei rami più piccoli che spuntavano da quello sul quale erano seduti.

Lì erano incise le iniziali JP+LE, circondate da un cuore storto. Harry sorrise.

I miei genitori,” sussurrò, e si voltò verso Ginny. “Loro sono stati qui.”

Lei gli sorrise.

E ora ci siamo noi,” sussurrò lei.

Lui fece un largo sorriso e si chinò verso di lei, tenendo una mano dietro la sua testa mentre con l’altra si aggrappava al ramo. L’albero ferveva in anticipazione mentre il ragazzo la attirava a sé, e rabbrividì felicemente quando le loro labbra si toccarono. Vicini com’erano, riusciva a sentire il calore nell’aria intorno a loro.

Si baciarono per parecchi minuti, poi si separarono riluttanti per riscendere lungo il tronco e tornare al castello.

Ma l’albero sapeva che il ragazzo, come prima, sarebbe tornato successivamente… e tornò.

Qualche giorno dopo, Harry sgattaiolò verso l’albero e si arrampicò di soppiatto sui rami per lasciare il suo marchio accanto a quello che aveva lasciato suo padre. Ora l’albero era doppiamente marchiato, e sentiva la forza dell’amore in quei due marchi, irradiarsi profondamente dentro di lui.

L’anno seguente solo uno dei due tornò sotto l’albero, e lei era triste, e in qualche modo sminuita dall’assenza del ragazzo. L’albero si chiese dove fosse andato, e si preoccupò per lui, perché il mondo era diventato oscuro e spietato. Quando finalmente le stagioni cominciarono a cambiare, sparì anche la ragazza, e l’albero si trovò sveglio e vigile come non era mai stato, mentre gli studenti che si riparavano sotto di esso cominciavano a diminuire e il male cominciava a scivolare lentamente lungo i confini della foresta e le sponde del lago. I giovani alberi vicino al lago stavano cominciando a spaventarsi e cercavano il conforto del vecchi albero, ma quest’ultimo non riusciva a darne. Anche lui era spaventato per il futuro di Hogwarts e dei suoi studenti.

L’albero si riscosse dai suoi ricordi e tornò al presente mentre la luce nel cielo si andava affievolendo. Era il crepuscolo, quasi notte, e mentre il cielo si trasformava lentamente da blu a nero, il senso di disagio che si andava sviluppando da mesi, raggiunse il livello massimo e si trasformò in paura. Maghi Oscuri attraversavano la foresta come fantasmi, portando con loro un esercito di giganti, lupi mannari e vampiri. Gli alberi rabbrividirono mentre gli esseri malvagi camminavano sotto i loro rami, e provarono ad ostacolare il loro passaggio, ma non servì a nulla.

L'esercito dell'Oscurità portava torce e lanterne per illuminare il loro cammino, e mentre si avvicinavano al castello cominciarono a incendiare gli alberi per spaventare i loro nemici. Le fiamme lambivano la vecchia foresta, guadagnando lentamente terreno intorno agli alberi. Alla fine il fuoco si fece strada verso il lago, dove strisciò lungo la sponda finché tutto non ebbe preso fuoco, persino il grande albero che aveva fatto da riparo a così tanti studenti.

Quando il fumo e il fuoco cominciarono a inghiottire l'albero, quest'ultimo vide un gruppo di vampiri abbandonare la foresta in fiamme e seguire un mago dal volto pallido lungo le rive del lago e verso il castello. Si fermarono sotto l'albero, gli occhi luccicanti come rubini, e si voltarono con espressioni fameliche verso la loro guida.

Il nostro viaggio ci ha indeboliti. Dobbiamo mangiare,” disse un vampiro a voce bassa. Il mago sussultò e arretrò verso il tronco di un albero, forse pensando che le fiamme avrebbero tenuto lontani i vampiri. Ma essi continuarono ad avvicinarsi.

Abbiamo bisogno di rimetterci in forze per combattere. Dobbiamo mangiare,” disse un altro vampiro con un tono leggermente più alto, e il gruppo cominciò a mormorare mentre si avvicinavano alla loro vittima. Il mago era rannicchiato a terra accanto all'albero adesso, stava piagnucolando.

Dovresti essere contento di poterci dare forza,” sogghignò un terzo vampiro, la luce del fuoco che danzava sui suoi lineamenti maligni.

Il tuo sacrificio ci aiuterà a servire il tuo signore, e noi prosciugheremo la vita del ragazzo che lo ha sfidato nel castello.

Le parole del terzo vampiro perforarono il velo di dolore che avvolgeva l'albero, ed esso si destò furiosamente quando realizzò che queste creature stavano minacciando il suo incarico. Giurò a se stesso che gli avrebbe impedito di raggiungere i ragazzi, anche a costo di venire distrutto nel tentativo.

L'albero cominciò a dondolarsi, e il terreno cominciò a sgretolarsi intorno alle sue radici. Il suo tronco scricchiolò sinistramente, e i suoi rami iniziarono ad agitarsi in un vento inesistente. I vampiri nei prati gli lanciarono uno sguardo veloce, ma erano così concentrati sulla loro preda da non prestare molta attenzione all'albero.

E quello fu il loro errore.

L'albero prese forza dal terreno sotto di lui, e raccolse le forze per un ultimo, potente sforzo mentre la sua vista cominciava ad oscurarsi a causa del fuoco. Adesso oscillava più velocemente, e temeva che le sue bruciature potessero trattenerlo dal distruggere le creature.

Un forte vento sembrava fischiare arrabbiato intorno all'albero, e torreggiava sui vampiri mentre loro cominciavano ad attaccare il Mangiamorte. La luce proveniente dal fuoco che stava strisciando sopra l'albero illuminava le loro brutte facce, e rese l'albero ancora più determinato a fermarli. Furono le ultime cose che vide prima di strapparsi dal terreno e cadere, immobilizzandoli con i suoi rami e inchiodandoli sotto di sé dove, anche loro, bruciarono.

Mentre l'aria echeggiava delle grida dei vampiri, la mente dell'albero tornò al pensiero dei suoi studenti, contento di dare la propria vita per proteggerli.



La mattina successiva alla battaglia, Harry Potter si svegliò nel suo dormitorio con un sussulto e afferrò la sua bacchetta. Cercò a tentoni i suoi occhiali e li inforcò, spostando le lenzuola... e poi si rilassò, le sue dita allentarono la presa intorno alla bacchetta. Era finita. Era libero. Libero di fare ciò che voleva per il resto della sua vita. Sorrise e tirò giù una gamba dal letto.

Libero di stare con Ginny.

Si vestì in fretta e corse giù verso la Sala Grande. La sua mano afferrò automaticamente un pezzo di pane tostato mentre i suoi occhi cercavano Ginny... ed eccola lì, seduta al tavolo di Corvonero a chiacchierare con Luna. Si diresse verso di lei, masticando con aria assente un pezzo di toast, inghiottendo a mala pena prima che lei alzasse lo sguardo verso di lui e sorridesse.

Ciao, Harry,” disse piano. Lui sorrise nervosamente incerto su cosa dire ora che era lì. Alla fine, disse: “Ehm... pensi che potremmo... ehm... fare una passeggiata o qualcosa del genere?”

Lei annuì, apparentemente divertita dal suo imbarazzo, e chiese: “dove vuoi andare?”

Lui scrollò le spalle.

In nessun posto in particolare.”

Che ne dici di andare al lago, allora?”

Lui annuì e lei si alzò in piedi, mormorando delle giustificazioni a Luna, la quale annuì solennemente e rivolse ad Harry un sorriso sognante. Lui la salutò con la mano mentre usciva con Ginny dalla Sala Grande.

Si tennero per mano mentre camminavano in silenzio verso il lago, contenti semplicemente di stare insieme.

Harry non aveva mai avuto bisogno di dire molto a Ginny; lei riusciva a capire lui ed i suoi stati d' animo.

Era una bella giornata, luminosa e calda.

Infatti, faceva così caldo che Harry si tolse la giacca e la se la appese ad un braccio mentre raggiungevano la riva del lago, dirigendosi verso il loro albero preferito. Solo l'anno precedente avevano trovato le iniziali dei genitori di Harry incise sull'albero, ed Harry sorrise al ricordo di quel giorno.

Aveva inciso le iniziali sue e di ginny accanto a quelle dei suoi genitori, ma non aveva ancora avuto l'occasione di mostrarle a lei.

Poco dopo averle incise era arrivata l'ultima chiamata da Silente e l'albero e le sue incisioni erano scivolati fuori dalla sua mente. Ma andava bene. Poteva mostrargliele oggi. L'albero era una parte di Hogwarts, ed esso, così come il castello, sarebbe sempre stato lì.

Le sue riflessioni vennero interrotte da un grido allarmato di Ginny, e lui alzò lo sguardo, preoccupato, mentre lei sfilava la sua mano da quella di lui e cominciava a correre verso la riva.

Con il sangue che gli pulsava nelle orecchie mentre infilava una mano in tasca in cerca della bacchetta, scrutò la riva in cerca di qualche Mangiamorte.

Ma non vide nessuno. Tutto quello che vide fu un'albero bruciato e annnerito, caduto sulla riva, metà dei suoi rami erano immersi nell'acqua sporca. Delle foglie e dei ramoscelli erano disseminati per il terreno intorno ad esso, e diversi rami si erano staccati completamente e giacevano come arti amputati.

Un enorme cratere si apriva dove le sue radici si erano liberate, e chiazze di sangue secco macchiavano il suo tronco e il terreno intorno ad esso.

E poi capì...

Era il loro albero, l'albero dei suoi genitori.

Cominciò a correre anche lui, una sensazione di nausea gli saliva per la gola mentre raggiungeva il tronco. Si fermò bruscamente accanto a Ginny, che era in ginocchio accanto all'albero, le punte delle dita di una mano accarezzavano la sua corteccia. Pezzi di carbone si sgretolavano sotto le sue dita e lei tirò indietro la mano annerita.

Una distruzione così insensata!” disse in un tono basso e arrabbiato, mentre serrava la mano in un pugno.

Era solo un albero, non avevano motivo di... di sradicarlo in questo modo! Non era nemmeno vicino al castello!”

E poi, tutta la rabbia sembrò abbandonarla mentre si alzava e si spolverava le ginocchia. Harry le posò una mano sulla spalla, ed entrambi stettero lì senza parlare, finchè Harry non ruppe il silenzio.

Da dove pensi che venga il sangue? Voglio dire, non vedo nessun corpo...”

Ginny scrollò le spalle. “Non lo so... Credo che dovremmo guardare dall'altra parte.”

Fecero il giro dell'albero e Ginny trattenne bruscamente il respiro. Un braccio annerito spuntava da sotto l'albero, un Marchio Nero chiaramente visibile sull'avambraccio pallido. Entrambi tirarono fuori le bacchette, solo per precauzione, anche se il braccio non si muoveva. Harry fu il primo ad avvicinarsi, e lo punzecchiò con la sua bacchetta. Rimase immobile.

Credo che sia morto... chiunque fosse,” disse al di sopra della sua spalla a Ginny. Lei si mise dietro di lui e scrutò il braccio.

Sembra... sembra che l'albero sia semplicemente caduto... ma perchè non si è tolto di mezzo?” disse lentamente, e scosse la testa. “Non ha senso.” Harry alzò le spalle.

Non lo so. Forse è stato un incantesimo o qualcosa del genere.”

Sospirò, e improvvisamente si sentì molto stanco, come se tutto il peso che aveva sentito scivolare via dalle sue spalle quella mattina gli fosse improvvisamente caduto di nuovo addosso.

E' cambiato tutto,” disse piano, “persino questo.”

Ginny annuì e gli avvolse un braccio attorno alla vita. Lui si voltò e seppellì il volto nei capelli di lei metre la avvicinava a sé, inalando il familiare profumo di fiori. Questo, almeno, non sarebbe cambiato. Questo era suo.

Sollevò la testa e guardò nuovamente l'albero, gli occhi che lo esaminavano per tutta la sua lunghezza e che esitavano sui rami che ricoprivano il terreno attorno ad esso.

E' strano,” disse Ginny dolcemente. “Non dovrebbe sconvolgere tanto, sai? Voglio dire, è soltanto un albero. Ma era qualcosa che è sempre stato lì. Anche nel giorno più brutto, potevo venire qui fuori e sedermici sotto o arrampicarmici, e tutto sembrava andare un po' meglio. E poi abbiamo trovato i segni di tuo padre...” la sua voce si spense e lei sospirò.

Harry annuì in senso, d'accordo con le sue parole, e le prese la mano. La trascinò più vicino di qualche passo ad uno dei rami che giacevano al fianco dell'albero. Credeva di avervi visto sopra dei segni, segni familiari che erano stati incisi sul legno. Si inginocchiò accanto al ramo e lo voltò, in modo che i segni fossero perfettamente visibili, e sorrise.

Guarda,” sussurrò. “E' ancora qui. Il fuoco non ci è arrivato.”

Ginny si inginocchiò accanto a lui e percorse le incisioni con i polpastrelli. Le sue labbra si curvarono in un sorriso mentre voltava la testa per guardarlo.

Ecco quel conforto,*” rispose in un sussurro, e gli diede un bacio leggero sull'angolo della bocca.




*NOTA DELLA TRADUTTRICE: la frase “ecco quella speranza” nella fanfiction originale è “there's that silver lining”, che è un richiamo al “regalo di compleanno” che Ginny ha dato a Harry nel settimo. Infatti, nella versione inglese dice “There's the silver lining I've been looking for” (“è proprio quello che speravo” nella versione italiana). Siccome “silver lining” significa “motivo di speranza”, “motivo di conforto”, l'ho tradotto così.

  
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