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Autore: Ashura_exarch    08/03/2014    4 recensioni
Cosa fareste se veniste trasformati in pokemon? Nessuno saprebbe rispondere con certezza, nemmeno i pokemon stessi saprebbero cosa fare se venissero trasformati in umani. Matt ed Allyn sono due studenti di Litiopoli, nella regione di Annor, e durante una gita nel bosco succede loro qualcosa di inaspettato.
Nonostante non sia riuscito a finire di leggere "Il signore degli anelli", sono rimasto affascinato dallo stile di scrittura di Tolkien, che descrive tutto per filo e per segno. Per questo nella mia storia non troverete né descrizioni mancate né salti temporali. Per cui buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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13. Rapimento

Quando mi svegliai il sole stava tramontando. Quanti giorni erano che era iniziata questa storia? Non avevo nemmeno provato a contarli, ma almeno una settimana doveva essere passata.
La sfera era esattamente dove l'avevo lasciata, lucida e quasi brillante. Rimasi a guardarla per un po'. Doveva essere per forza un sogno. Allyn non poteva essere rinchiuso in quella palla. Più la mia mente cercava di dissuadermi e più io me ne rendevo conto. Se non liberavo il mio amico ero solo.
Solo. Quella parola mi spaventava terribilmente. Cosa avrei fatto, da solo, in un mondo ostile che non conoscevo? Almeno con Allyn eravamo in due, e questo mi rincuorava, ma adesso come potevo fare? Dovevo trovare un modo di liberare il mio amico alla svelta, o poteva finire molto male.
La presi in mano, e la esaminai attentamente. Era una pokeball normale in tutto e per tutto, nessun tratto che la caratterizzasse. Provai a premere il bottone, ma non successe nulla. Riprovai, e ancora niente. Tentai, tentai e tentai, ma la pokeball non accennava a volersi aprire. Eppure l'avevo visto fare migliaia, se non decine di migliaia di volte, possibile che fosse così difficile?
Cercai qualcos'altro che non fosse quel maledetto pulsante, qualche interruttore nascosto, ma nulla. La superficie della pokeball era perfettamente liscia, senza nessuna imperfezione.
A notte fonda ero ancora là che provavo. Tentavo, senza nessun risultato. Alla fine decisi di lasciar perdere e di sgranchirmi le gambe. Lasciai la pokeball di Allyn su una roccia, con l'intenzione di tornare subito. Mi volevo solo rinfrescare un po' e camminare, perché le gambe mi si erano addormentate. Mi mantenni comunque nei pressi del fiume per non perdere di vista la pokeball.
Ad un tratto, mentre osservavo gli alberi, mi parve di sentire una melodia. Prima era debole, ma man mano che il tempo passava era sempre più forte, e uno strano torpore si impossessava di me. Lì per lì non ci feci caso, pensai che fosse solo il frutto della mia immaginazione e della stanchezza, ma quando le mie gambe si piegarono lasciandomi in ginocchio capii che era vero. Provai a rialzarmi, ma la musica non accennava a cessare, e così pian piano scivolai nell'incoscienza. L'ultima cosa che ricordo fu una sbiadita macchia rosa che veniva verso di me.
Non so quanto rimasi addormentato, so solo che mi svegliai legato ad un albero dalla testa ai piedi.
Quella situazione mi sembrò terribilmente simile a quella dell'incontro con gli Ariados. E forse era anche peggiore. Lì per lì non me resi conto, ma correvo un pericolo enorme.
Una cosa mi restò bene impressa in mente. Avevo gli occhi aperti, ma non riuscivo a vedere nulla. Era come essere cieco. Non riuscivo a vedere nemmeno le ombre. Vedevo solo bianco, ma un bianco spento, come se qualcuno avesse cancellato l'ambiente attorno a me. Eppure gli occhi erano aperti, lo sentivo, perché ogni tanto battevo le palpebre. Dedussi che ero all'aperto, perché una brezza mi solleticava.
Tentai di liberarmi, ma le corde erano troppo strette. Non provai nemmeno a prenderle a morsi come aveva fatto Allyn, primo perché non conoscevo Morso, e secondo perché mi spaventava l'idea di quello che avrebbe potuto succedere. In effetti successivamente mi dissi che ero stato troppo schizzinoso. Poteva anche essere una corda velenosa, o che so io.
Provai un po' a divincolarmi, ma i legacci erano troppo stretti, tanto che mi lasciavano a malapena respirare. A quel punto, immobilizzato com'ero, cominciai ad esaminare attentamente la situazione. Ero seduto, legato ad un albero (potevo sentire la corteccia irregolare sulla schiena), con i piedi anch'essi legati, ero cieco, non sapevo dove ero e (cosa che mi spaventò molto) avevo lasciato incustodita la pokeball di Allyn in riva al fiume. E se l'avesse trovata qualche pokemon, o qualche allenatore? O se peggio l'avesse trovato la tizia di prima?
In quella situazione, assurdo a dirsi, il mio cervello cominciò a divagare in maniera infantile. Sapevo che ero in pericolo, visto che non mi ero certo legato da solo, ma in quel momento la cosa mi lasciava alquanto indifferente.
La foresta si muoveva attorno a me. Sentivo il frusciare delle fronde degli alberi mosse dal vento, sentivo il calore del sole sulla mia pelliccia, sentivo lo scorrere lontano dell'Azzurrasponda e sentivo lo scricchiolio delle foglie schiacciate da dei passi. Dei passi. Dei passi?
Qualcuno stava venendo verso di me. Non mi azzardai a dire nulla, nemmeno a chiedere aiuto. Poteva benissimo essere quello che mi aveva rapito, e le mie invocazioni gli sarebbero state indifferenti. I miei occhi morti continuavano a vagare, sperando di trovare anche una minima traccia di colore, ma invano. Il mio aguzzino si accorse che ero sveglio proprio perché avevo gli occhi spalancati.
- Ben svegliato. Dormito bene?
- Chi sei? Dove sono?
- Queste cose non hanno importanza. Adesso mangia.
Sentì che mi spingeva a forza delle bacche in bocca. Per poco non strozzai, e quando finalmente mandai giù il boccone riconobbi il sapore aspro delle baccaprugne. Capì subito le sue intenzioni: mantenermi in forze, forze non tali da potermi liberare. Evidentemente gli dovevo servire a qualcosa.
- Perché non posso vedere?
- Tutto a suo tempo, caro, tutto a suo tempo. Aspetta e vedrai. Si fa per dire, he he.
Con quella fastidiosa risata se ne tornò da dove era venuto.
- Aspetta! - gridai - Fermati!
L'unica sua reazione fu quella di andarsene ridendo più forte.
Dovevo proprio essere finito in un bel posto.
  
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