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Autore: Dorobestiola    08/03/2014    1 recensioni
{Perché la RinHaru è bella, bellissima, anche quando non c'è.
Rin si svegliò di soprassalto.
Il dolore al petto che provava quella mattina era esploso, e adesso lo sentiva ovunque. In bocca, nelle dita, negli organi interni, alla bocca dello stomaco, un dolore che gli schiacciava l'intestino come se fosse stato chiuso in una pressa.
Aveva sognato Haruka. Come quando erano bambini. Sognava spezzoni della giornata trascorsa, poi correva a dirlo all'amico.
Stavolta era qualcosa che non sarebbe mai successo, e certamente non sarebbe andato a dirlo al diretto interessato. Spalancò gli occhi.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Matsuoka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rin si svegliò di soprassalto.
Il dolore al petto che provava quella mattina era esploso, e adesso lo sentiva ovunque.
In bocca, nelle dita, negli organi interni, alla bocca dello stomaco vuoto, un dolore che gli schiacciava l'intestino come se fosse stato chiuso in una pressa.
Aveva sognato Haruka. Come quando erano bambini.
Sognava spezzoni della giornata trascorsa, poi correva a dirlo all'amico.
Stavolta era qualcosa che non sarebbe mai successo, e certamente non sarebbe andato a dirlo al diretto interessato.
Spalancò gli occhi, aprendoli al buio.
La mano sinistra andò a tastare il pavimento dall'altra parte del letto, dove si ricordava di aver posato il cellulare. Non appena le sue dita lo incontrarono, lo portò davanti al viso e sbloccò la tastiera.
Il display lo informava che erano le tre e mezza di notte, sabato otto agosto.
Solo allora schiuse le labbra e fece schioccare la lingua impastata, passandosi una mano fra i capelli recentemente tagliati. Aveva seguito un antico consiglio, dato da un vecchio amico, secondo il quale i capelli corti sono più comodi sotto la cuffia.
Odiava svegliarsi nel cuore della notte.
La piscina era chiusa, e girare per i corridoi per conciliare il sonno, a mo' di anima in pena, non gli si addiceva. Quindi doveva rigirarsi nel letto sempre più caldo, come una fornace, dove prendere sonno era pressoché impossibile. Si vedeva già il mattino dopo, con due occhiaie spaventose e la testa posata sul banco, quando una fitta fin troppo nota lo distolse dai suoi filosofici pensieri da insonne.
Gli sembrava di aver gli organi a pezzi. Invece erano tutti interi, 'alloggiati nei loro scomparti' come soleva dire sua madre quand'era più piccolo.
La fonte del dolore era sconosciuta. Sembrava un semplice dolore astratto, come quello che si presenta quando ci dimentichiamo di svolgere un compito importante. Lui non aveva dimenticato proprio nulla, e anzi era più vicino alla realizzazione del suo sogno di quanto non lo fosse mai stato in vita sua.
«... cazzo.»
L'imprecazione rotolò giù dalle sue labbra quasi senza che potesse accorgersene.
 
'Hai una chiamata persa.'
 
'Hai un nuovo messaggio.'
 
'Hai un nuovo messaggio in segreteria telefonica.'
 
Come aveva fatto a non notarli subito?
Il mittente del messaggio era sua sorella. Non si curò neanche di leggerlo; di certo sarebbe stato un SMS asciutto come una comunicazione di servizio, concluso con un 'ti voglio bene ♡' o altre cazzate simili.
Il messaggio in segreteria era di quello che aveva segnato in rubrica come Makoto.
Premette un tasto, posò il cellulare sul cuscino e rimase in ascolto.
 
"Spero vivamente per te, Nagisa, che questo sia il numero di Rin. Makoto si arrabbierà sapendo che gli abbiamo rubato il cellulare.
Ah? Perché?
Comunque, Rin. Il nostro team parteciperà alle provinciali. Sappiamo che la Samezuka ci sarà e... speravamo solo di poterti vedere.
Visto, Nagisa? L'ho detto. Ma non verrà lo stesso.
Per me verrà! Oh diamine, il messaggio è...
Quello è il cell---"
 
Nel complesso, era un messaggio senza senso.
Rin rimase pietrificato.
Haruka. Haruka gli aveva lasciato un messaggio in segreteria telefonica. Da quel che aveva capito, era stato costretto da Nagisa, ma non importava.
Un sorriso, il primo vero sorriso da un po' di tempo, gli increspò le labbra.
« Stavolta sarai tu a piangere, Haruka.»
Il dolore era scomparso.
   
 
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