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Autore: kbonny    08/03/2014    1 recensioni
ATTENZIONE SPOILER 6X17
Il ritorno a casa di Kate
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Prendo un profondo respiro. Uno, due, tre volte.
Ancora non riesco a credere che quella donna ha appena fregiato e dissanguato l’uomo che stava per diventare il mio assassino. E per di più non mi ha ucciso, mi ha guardata, mi ha detto due parole e se né andata silenziosa così come era arrivata.
Ma al diavolo, non voglio pensarci ora! In questo momento voglio solo vedere Rick e stingermi a lui.
Mi alzo a fatica e cerco qualcosa che mi permetta di togliere le corde che mi imprigionano le caviglie e le mani. Quasi tremando mi avvicino al corpo senza vita del mio “rapitore” e frugo nelle sue tasche. Trovo un coltellino e con un po’di sforzo riesco a liberarmi. Lo perquisisco totalmente nella speranza di trovare un cellulare che però non ha con sè. Probabilmente l’ha lasciato nella sua auto.
Già, la sua auto. Chissà dove si trova; sono talmente stordita e senza forze che ho perso il senso dell’orientamento, e non capisco da dove siamo arrivati, e il buio certo non aiuta.
Ok, Kate. Così non va! Respira e concentrati!
Chiudo gli occhi e aguzzando l’udito sento a stento dei rumori. Sembra qualcosa che si muove; forse delle auto. Ascolto in assoluto silenzio e…sì, sì, sono proprio auto! Quindi vuol dire che c’è una strada qui vicino.
A passi lenti mi dirigo verso la fonte di quei rumori lontani. Le gambe sono pesanti che e a mala pena mi reggo in piedi, così afferro un bastone e sorreggendomi ad esso riprendo a camminare.
Sto arrivando amore mio. Ti prego aspettami.
Dopo quella che mi sembra mezz’ora, il bosco si dirada e vedo distintamente dei fari sfrecciarmi davanti lo sguardo stanco. Accelero il passo, per quanto possibile, e mi ritrovo sul ciglio di una strada deserta, e che sembra anche non molto frequentata.
Ovvio, Kate. Sono le 11.00 di sera, non puoi pretendere che ci sia traffico a quest’ora. Ok…che faccio?
Il mio istinto mi dice di andare a sinistra, così mi muovo in quella direzione.
Devo continuare a muovermi, visto che sono ancora zuppa d’acqua, ho sudato, la temperatura notturna è alquanto fredda e se mi fermassi congelerei in un attimo.
Improvvisamente due luci fanno capolino ai miei occhi diventando sempre più grandi man mano che si avvicinano. Sventolo con decisione il braccio libero, l’altro saldamente ancorato al bastone. L’auto rallenta e tiro un respiro di sollievo quando mi si ferma a fianco e vedo uscire il viso barbuto di un vecchietto dall’aria gentile e simpatica.
-Cielo, signorina. E tutto a posto? Si sente bene?- mi chiede avvicinandosi a me.
-Si, la prego, sono un agente di polizia. Ho bisogno di fare una telefonata urgente- dico con un filo di voce.
Il tizio mi guarda dispiaciuto – Mi dispiace, non l’ho con me. Però salga. A cinque minuti da qui c’è la mia stazione di servizio e il bar è sempre aperto-.
-La ringrazio- mormoro riconoscente e salendo dal lato passeggero dove il vecchio ha aperto lo sportello.
Mi assopisco appena circondata dal calore e l’andatura dell’auto.
Appena arriviamo l’anziano signore mi aiuta a scendere e sorreggendomi mi accompagna all’interno del bar completamente vuoto.
-Maggie, vieni presto, questa signorina è della polizia. Deve telefonare- dice a gran voce facendomi accomodare su un divanetto appoggiato ad una parete.
Vedo una donna avvicinarsi, anch’essa di una certa età, e mi guarda preoccupata –Oh, mio dio, signorina. Lei ha bisogno di un medico!- esclama premurosa guardando il livido che ho sulla fronte e il mio corpo che trema come una foglia.
-Per favore- la supplico- devo chiamare il mio distretto- La vedo annuire, allontanarsi e tornare con un portatile. Appena afferro l’apparecchio digito freneticamente il numero di Esposito. Al secondo squillo mi risponde.
–Javi, sono io-
-Beckett! Dove sei? Cos’è successo? Sei ancora con quella gente?- mi chiede con ansia mentre lo sento trafficare al di la del telefono.
-Javi, sto bene. Sono uscita da la. Però dovete perquisire subito quella casa.- Dico indicando il posto esatto in cui recarsi. Nel frattempo sento la tua voce in sottofondo e mi vengono le lacrime agli occhi.
-Kate, ascolta. Dove ti trovi ora?-
-Io…- mi blocco e con lo sguardo chiedo aiuto alla signora di fronte a me. Mi sorride e mi fa cenno di passarle il telefono. Dice il nome e l’indirizzo del bar e poi mi ripassa il telefono.
-Javi, per favore, passami Rick- E finalmente sento la tua voce. – Kate. Grazie al cielo sei viva!- la tua voce è quasi disperata.
-Rick, sto bene. Non preoccuparti.- ti dico con voce tremante – Mi dispiace per la nostra serata. Dovremo recuperarla- continuo abbozzando un sorriso ripensando ai progetti che avevamo in mente e che sono saltati.
-Tranquilla. Ne riparliamo quanto torni. Ti ripasso Javi. Ti amo-
-Ti amo anche io-
Sento nuovamente Esposito – Allora Kate. Ho mandato due squadre a setacciare la casa. In più una volante che è in zona sta passando a prenderti per portarti a casa. Saranno lì in 10 minuti-
Mentre attendo i colleghi, i due vecchietti mi accudiscono come una figlia. Il marito, Matt, mi ha preparato una cioccolata calda, e Maggie, la moglie, mi ha medicato le due lievi ferite sul viso e mi ha passato una pesante coperta sulle spalle.
Quando la volante arriva, i due agenti si accertano delle mie condizioni, mi danno una felpa asciutta e si accingono a riportarmi al distretto. Ringrazio calorosamente l’anziana coppia e lascio il bar.
Il viaggio è infinito. Ogni istante in cui chiudo gli occhi, la mente ritorna indietro di un paio d’ore e la paura mi assale, ed ogni volta che gli riapro vedo te Rick, che mi inciti a non mollare. Sei dentro di me in un modo che non avrei mai creduto possibile e per un attimo penso che la nostra canzone sia perfettamente azzeccata, perché “You are in my veins”. Intanto la mia testa è tutto un susseguirsi confuso di immagini e flash finché le luci intense della città notturna mi riportano al presente.
Giungiamo al palazzo del distretto e varcato l’ingresso ho l’impulsiva voglia di scattare alle scale, di salire in fretta e arrivare da te, e sembra quasi che la debolezza e il dolore siano svaniti in un istante. Ma mi lascio invece guidare dai colleghi che mi sospingono all’ascensore. Le porte si chiudono e lentamente prendiamo quota. Ho un nodo in gola. Mi trattengo, non voglio piangere, ma non so quanto il cervello riuscirà ad opporsi alle emozioni.
Le porte si aprono come se in distretto mi desse il bentornato. Mi guardo attorno, finché vedo i tuoi occhi. Sei nella sala relax e dentro di esso leggo paura, sollievo, disperazione.
Dio Rick, quanto mi sei mancato.
Ed è un attimo. Ti vedo scattare schizzare fuori dalla stanza e correre verso di me. Ed io sforzandomi faccio lo stesso. Sento le tue braccia avvolgermi forte ma con delicatezza e le tue labbra baciarmi la testa incessantemente. Rick, stavolta ho davvero creduto di non vederti mai più, di non poterti più abbracciare. E mentre mi stringo a te, non riesco più a trattenermi e inizio a piangere a singhiozzare. Mi culli come una bambina, massaggiandomi la schiena, ondeggiando appena e sussurrandomi all’orecchio – Shh, piccola. È tutto finito. Ora sono qui-
Vorrei dirti che sei sempre rimasto accanto a me, che non sono mai stata sola, che la tua presenza dentro di me mi ha dato la forza di sopravvivere, ma lo farò dopo. Ora voglio solo godermi il tuo abbraccio e il tuo amore, per il resto ci sarà tempo più tardi.





Ciao a tutti.
Ritorno con i miei soliti missing, stavolta ambiantato verso la fine della puntata 6x17. Ho provato a immaginare come Kate sia tornata a casa dopo essere stata "salvata" da un potenziale futuro nemico, descrivendo anche i pensieri che correvano nella sua mente, e con un unico scopo: quello di riabbracciare Rick.
Buona lettura e alla prossima
Bonny
  
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