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Autore: 365feelings    08/03/2014    2 recensioni
CROSSOVER LE 5 LEGGENDE/FROZEN, PITCH/ELSA
Un cuore di ghiaccio è un cuore spaventato.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: kuma_cla
Titolo: About frozen hearts and shadows
Prompt: Ebbi un sogno che non era completamente un sogno (prompt orfani di piscinadiprompt); Elsa/Pitch, Frozen heart (Carnevale delle lande di Maridichallenge); 131. Incubo (La sfida dei duecento prompt)
Limitazione: 10) Una storia incentrata sui sogni dove appaia e sia rilevante almeno uno dei seguenti oggetti: un ciondolo, un coltello, una piuma, una sigaretta.
Rating: verde
Genere: angst, malinconico, introspettivo
Avvertimenti: pre-het(?), crossover (Le 5 leggende/Frozen)
Note: • scritta per il LIMITAPROMPT della piscinadiprompt.
• La piuma e la fatina sono chiaramente un richiamo a una delle assistenti di Dentolina. Come tutti i bambini ha perso uno dei suoi denti da latte, ha trovato la piuma e il mondo dei sogni ha fatto il resto. Magari con lo zampino di Sandman.
• Pitch sfrutta la paura di Elsa per entrare nei suoi sogni: lo fa da sempre, quasi, solo che al risveglio lei non ricorda chiaramente. In questo particolare missing moments ha all'incirca undici.
• È la prima volta che utilizzo questi personaggi e volevo scrivere qualcosa di concreto sulla ship, ma ho finito per descrivere un momento che precede il realizzarsi della coppia. Quindi molto probabilmente aggiungerò qualcosa a questa storia, un sequel diciamo.




È di nuovo in quel prato verde, riconosce i fiori colorati e il rumore del ruscello che scorre da qualche parte tra gli alberi. Non sa come ci sia riuscita, a tornare, ma non importa: si gode il sole e il cinguettare degli uccelli camminando a piedi nudi.
Si rende conto di tenere in mano qualcosa e quando controlla trova la piuma verde che ha scoperto vicino al cuscino la sera prima. La osserva con attenzione, ammirandone i riflessi dorati. Non ha animali e non sa come ci sia finita una piuma simile in camera sua, magari è di una fata o di qualche altra creatura magica. Come lo pensa, davanti a sé appare un essere grande quanto il suo pugno, dal volto umano e il corpo ricoperto di splendide piume colorate.
«Cosa sei?» chiede curiosa, ma non ottiene risposta: la creatura si limita a sorridere e a piroettare nell'aria. Elsa la segue correndo e ridendo. Il prato diventa una collina dalla cui cima si vede il mare, poi il pendio declina in una valle rigogliosa. Ora segue il percorso del ruscello, lo attraversa giocando con l'acqua e all'improvviso si ritrova a bordo di una nave. La fatina (ha deciso che si tratta di una fata) è sempre con lei, sulla sua spalla mentre osserva un tramonto incendiare il cielo, davanti a lei mentre la conduce alla scoperta di una grotta.
Si lascia scivolare distesa ed è nuovamente nel prato verde. In mano ha ancora la piuma, ci gioca distrattamente.
Sarebbe bello se ci fosse anche Anna, pensa e senza rendersene conto diventa triste. Si sente di nuovo sola e la fatina che vola le attorno diventa nervosa.
«Che succede?» chiede, alzandosi a sedere. Sopra di sé il cielo ha iniziato a scurirsi.
Qualcosa le bagna il volto: neve. Ancora neve.
Il ghiaccio sembra tormentarla anche lì — lo sa bene che è un sogno, null'altro che un sogno destinato a dissolversi con l'alba.
Anche la temperatura si abbassa e più fa freddo più la creatura sembra soffrire. Elsa la prende in mano, cerca di scaldarla, ma non sa come fare. Si sente prendere dal panico e nel frattempo la neve aumenta. Ormai il respiro si congela nell'aria e il tremore che scuote la creatura si fa più debole: Elsa avverte un ultimo frullio di ali e poi più niente. Con un grido lascia cadere il corpicino e tiene gli occhi chiusi, non ha il coraggio di guardare.
Retrocede di un passo, la neve che le arriva alle caviglie, e si scontra contro qualcuno. Alza lo sguardo e si trova ad osservare le iridi gialle di un uomo ammantato di nero, sul volto un sorriso irto di denti aguzzi. Sobbalza e si allontana, l'istinto che le dice di fuggire.
«Non sei un po' grande per credere alle fate?» le chiede e la sua voce è miele, fastidioso, venefico miele.
Si volta per cercare la creatura e sta per gridare ancora, temendo di trovare il suo cadavere, ma sul suolo innevato non c'è niente. Torna a guardare l'uomo in nero: rigira tra le mani la sua piuma verde, il colore è sbiadito e ha l'aria sciupata, ma è la stessa che teneva in mano lei. Sentendosi osservato, le sorride un'altra volta.
«La rivuoi?»
«È mia» gli risponde, in tono accusatorio.
«È vero» conferma «Ma me l'hai data tu».
«Non è vero!» grida «Ridammela e vattene, non ti voglio qui».
«Ma mi hai fatto entrare tu» le dice, il sorriso che si piega verso il basso e sul volto un'espressione dispiaciuta «Ecco tieni».
Le tende la piuma, ma quando Elsa la prende scopre che è diventata nera.
«Non è più bella?»
La ragazzina non sa cosa rispondere: prima era di un intenso verde smeraldo, mentre ora è color della notte, lucida e ammaliante. L'uomo coglie la sua incertezza e sorride ancora.
«Ecco guarda» e con una mano le indica un punto alle sue spalle, quando si volta trova dei corvi neri che volano tra gli alberi spogli. L'inverno ha raggiunto anche quell'angolo di sogno e dello scenario colorato di prima non rimane che un unico colore.
Bianco a perdita d'occhio, persino il cielo, ora schiaritosi, ha assunto una tonalità slavata. 
L'unica nota di colore, considera, è l'uomo: una macchia nera in mezzo tanto candore, così simile a un incubo.
Ha detto che è stata lei a farlo entrare, ma non se lo ricorda. Non è vero, sta mentendo, riflette. Più ci pensa, però, meno ci crede.
Lo guarda cercando di mascherare l'incertezza che la assale, vuole essere coraggiosa e fronteggiarlo. Ma più osserva le iridi gialle, più inizia a credere che sia in grado di leggerle nel pensiero, addirittura di influenzarlo.
Troppo tardi, risuona una voce nell'aria senza che nessuno dei due abbia parlato.
«Lo hai sentito anche tu?»
«Cosa?» chiede lui, fingendo di non comprendere. Elsa esita, poi gli dice che non è niente, se lo è immaginato.
«È morta, non è vero? La fatina».
«Pensi ancora a lei?» e per un istante sembra arrabbiato.
«Non dovrei?»
«È il tuo sogno».
«Tutto questo ghiaccio, lo ho portato io, non è così?»
«Non ti piace?»
«Non molto» ammette «Sono stanca di tutto questo ghiaccio».
«È un peccato» considera l'uomo e le si avvicina, porgendole una mano. Sul palmo tiene un cristallo di neve. «Non è bellissimo? Lo hai fatto tu, sai?»
«Ti ho già incontrato, non è vero?» gli chiede invece. Ci pensa da un po', ormai, e ha la sensazione di aver già avuto a che fare con quell'uomo. Il suo sorriso, il suo sorriso le dice qualcosa. Il suoi modi di fare non le sono estranei. E quello che prova, in sua presenza, lo ha già provato in passato.
«In un altro sogno» aggiunge.
«Sei una ragazzina molto intelligente» le risponde, sorridendo compiaciuto. Elsa non sa se sia davvero un complimento, ma non può impedirsi di arrossire.
«Come fai?» gli chiede ancora «Come fai ad essere qui? A tornare?»
«Sono qui perché lo vuoi tu, torno perché mi apri tu la strada».
«Io non sono certa...come posso fare una cosa di cui non sono capace? Di cui non mi ricordo?»
«È il tuo cuore» le dice enigmatico, prendendole il mento tra le mani e osservandola a fondo, come se potesse leggerle l'anima «Il tuo cuore» ripete «In fondo lo sai anche tu, qual è la risposta».
Un cuore di ghiaccio è un cuore spaventato, bisbiglia la voce. Poi il sogno perde consistenza: dapprima scompare la neve, quindi il cielo, infine il volto dell'uomo.


Quando si sveglia è di nuovo nel suo letto e nella stanza non c'è nessuno. È ancora notte e la pallida luce della luna le permette di vedere la brina con cui ha inavvertitamente ricoperto le lenzuola e il pavimento.
Ancora una volta ha perso il controllo sui suoi poteri, considera amaramente, e si gira dall'altra parte del letto.
Ha fatto un sogno strano, ricorda, ma i dettagli sono già fumosi nella sua mente e più li rincorre più questi svaniscono. Resta l'impressione di aver incontrato qualcuno, una persona già conosciuta in passato — il frammento di un sorriso serpentino rimane incastrato tra la memoria e l'oblio. Ma è solo un sogno, solo un sogno, si ripete, e lentamente si riaddormenta.
Un cuore di ghiaccio è un cuore spaventato. E un cuore spaventato è un cuore nelle mie mani.
   
 
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