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Autore: bic    09/03/2014    0 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’emicrania del dopo sbornia sembrava regnare per tutta la corte: nessuno dei partecipanti alla festa aveva il viso sereno e riposato. A differenza del giorno prima il cielo era nuvoloso e minacciava pioggia. Mi avvolsi nel mantello ed uscii, cercai un salice e ne incisi la corteccia, tornai nella cucina dove Tiana stava redarguendo aspramente Tilly per aver trascorso la nottata con uno dei garzoni di stalla.
Cercai di non farmi notare e recuperai un pentolino di rame, attinsi acqua fresca dal pozzo e preparai un decotto di salice e carciofo con una grattata di zenzero. Aveva un sapore disgustoso, però migliorò in poco tempo nausea, mal di testa e sonnolenza.
Visto che con me aveva funzionato ne preparai anche per la regina e salii nelle sue stanze.
Bussai, ma non ottenni risposta, così attesi ancora, bussai nuovamente, ma immaginando che la regina dormisse ancora lasciai il vassoio con il bicchiere e l’ampolla fuori dalla porta. Stavo per andarmene quando vidi la porta che si apriva e il re mi si parò davanti avvolto solo in un lenzuolo. Le mie guance probabilmente assunsero la tinta dei miei capelli  e sentii le orecchie incendiarsi: - Ho-ho portato un decotto per la regina … per i postumi, scusate . – Balbettai e corsi come se fossi rincorsa da una muta di cani. Ovviamente visto che non stavo guardando dove stavo andando e continuavo a darmi della stupida per aver fatto una figuraccia simile, non mi resi conto di chi stava arrivando dall’altra parte del corridoio e ci andai a sbattere contro.
- Lo fai solo con me o è tua abitudine schiantarti contro le persone? – La voce di Flake era impastata e, sollevando lo sguardo, vidi che aveva l’aspetto di uno che aveva passato la notte a dare di stomaco. – Fra l’altro dove la trovi tutta questa energia? –
- Sembri un cadavere che cammina, hai un aspetto disgustoso.
Lui sbuffò: - Ieri sera mi sembrava che la pensassi diversamente. – Arrossii.
- Se vuoi cercare si sembrare un essere umano prima delle dodici vieni con me in cucina, ti preparo un decotto e ti tiro anche su il morale, anzi, chiama anche Caleb, ieri l’o visto fuori gioco, il che per un omone come lui è pazzesco, dovrebbe reggere molto meglio l’alcol.
- Ma hai visto quanto ha bevuto?
Mentre parlavamo ci eravamo incamminati lungo il corridoio e trascinai in cucina almeno una decina di uomini più o meno giovani che avevano l’aspetto di essere finiti sotto la macina di un mulino.
Tiana vedendo quell’ammasso di rottami strinse i denti e non fece commenti solo perché il principe era con loro.
- Tiana,  posso usare la tua cucina per un po’? Perché non vai a riposarti? Una mezz’ora basterà e tu sei in piedi dalle cinque per infornare il pane.
La donna sorrise: - Coraggio, fate quello che dovete, ma mi raccomando, quando avete finito ripulite ogni cosa.
 Gli uomini si gettarono alla rinfusa sulle panche intorno al tavolo ed io cominciai a trafficare alacremente con le erbe. Il decotto fu pronto in mezz’ora e mentre gli uomini lo sorbivano mostrando disgusto ad ogni sorsata io risistemavo ogni cosa come richiesto da Tiana.
Vidi che pian piano tutti iniziavano a stare meglio, il colorito verdognolo lasciava il posto a quello roseo di sempre e mi sembravano meno malfermi sulle gambe, perciò li feci uscire tutti dalla cucina e, mentre finivo di sistemare il paiolo di rame, mi sentii allacciare un paio di braccia intorno alla vita.
Mi voltai di scatto e Flake mi sollevò il mento baciandomi lentamente: - Volevo essere sicuro che non avessi cambiato idea.
Arrossii lievemente negando con il capo, poi mi sciolsi dall’abbraccio: - Potrebbe arrivare qualcuno da un momento all’altro.
- La nostra quindi deve restare una relazione clandestina?
Annuii: - Ci sono troppe richieste della corte a cui non voglio sottostare e soprattutto non voglio che lo sappia tua madre, quella donna mi odia.
Flake sorrise: - Ma piantala, non è vero, è solo una donna molto apprensiva, severa che non è mai stata amata e che ha solo me e Coil. Desidera solo vederci felici.
Io ne dubitavo, ma non avevo intenzione di mettermi in una posizione di svantaggio. Non avrei mai vinto contro sua madre, perché sapevo che nessun uomo che si fosse messo apertamente contro mio padre avrebbe mai potuto pensare di costruire un rapporto con me.
Gli presi la mano, era il primo contatto spontaneo da parte mia: - Se vuoi puoi dirlo a tuo fratello e spiegagli anche le motivazioni per cui preferiamo che la notizia non venga diffusa, anche perché mi sa che la regina non si farà ingannare a lungo: è una donna molto perspicace e stranamente con lei non riesco assolutamente a mentire, nemmeno mettendo in mostra la mia proverbiale faccia di bronzo.
Mi diede un rapido bacio sul naso e si allontanò fischiettando. Mi voltai e colsi fugacemente lo sguardo sornione di Tiana che cominciò a cantare una allegra filastrocca per bambini.
 
Nei giorni successivi alla festa della vendemmia le attività ripresero normalmente: al mattino continuavo a studiare da autodidatta, mentre il maestro forniva esaustive lezioni ai giovani di corte. Le lezioni di combattimento e tiro al pomeriggio erano l’unico momento in cui potevo scambiare due chiacchiere con Gianfar e Luke, a meno che Flake non pretendesse di allenarsi con me, cosa che capitava sempre più spesso, tra l’altro.
Flake ed io non avevamo molto tempo da trascorrere insieme, ogni tanto disertavamo lo studio per una bella cavalcata che ci conducesse il più lontano possibile da sguardi indiscreti. Amavo cavalcare al mattino quando il terreno era duro e l’erba bianca di brina lasciava sollevare piccoli cristalli di ghiaccio che creavano una nebbiolina tutto intorno, sembrava di essere  immersi in una nuvola.
Era una mattina tersa e fresca quando Flake mi mostrò un luogo incantevole, quasi ai confini del parco: si trattava di un piccolo lago con una grotta; aveva un che di davvero fiabesco, sembrava uno di quei paesaggi in cui la bestia che il cavaliere deve sconfiggere si trova nei meandri più profondi o arroccata nell’oscurità: sulla superficie del lago una fitta foschia impediva di capire dove finisse l’aria ed iniziasse l’acqua e si aveva l’impressione di vedere la grotta attraverso una cortina di fumo.
- Nessuno sa come mai ci sia questo laghetto qui, ho il sospetto che i miei antenati abbiano deciso di costruire il palazzo qui vicino proprio per sfruttare le acque di questo laghetto, ha una fonte sotterranea, prova a metterci dentro la mano. – Disse ad un tratto trascinandomi giù da cavallo praticamente di peso.
Un po’ scettica attraversai con il braccio quella cortina fumosa e sfiorai l’acqua: era calda.
Avevo visto una cosa simile solo una volta:- Nei pressi della residenza dei genitori di Gianfar, c’è un insieme di piccole pozze che emettono acqua calda anche d’inverno, ma sono molto più piccole di questa!
Lui sorrise e cominciò a svestirsi: - Ma cosa fai? - Dissi arrossendo e girando il capo dall’altro lato.
- Non ti facevo così timida. – Ridacchiò finendo di sfilarsi la camicia.
- E infatti non lo sono – gli ringhiai contro – Solo che non mi va di prendermi una polmonite, non ho niente da mettermi di asciutto.
- Spogliati, allora. – rispose con fare fintamente innocente – con la cortina di nebbia che c’è credi che sarei in grado di vedere qualcosa?
Ci riflettei: era un sacco di tempo che non facevo un bagno come piaceva a me, altro che tinozza. Un tuffo, qualche bracciata, mi mancava la libertà di avere uno specchio d’acqua a mia completa disposizione.
Cominciai a svestirmi, giunta ai calzoni li sfilai velocemente, avrei voluto togliermi anche la camicia, ma ricordai le parole di Gianfar di qualche tempo prima: perché all’epoca avevo riso della sua rettitudine ed ora non riuscivo a decidermi a svestirmi del tutto? Facevo il bagno con Luke da quando eravamo bambini. Fu allora che capii: non sarei mai stata in grado di essere così sciolta con Flake perché sapevo che lui mi guardava in maniera diversa rispetto a Gianfar e Luke.
Ringraziai che quel giorno avessi deciso di indossare una camicia rossa e non bianca e cominciai ad immergermi.
Quando l’acqua mi raggiunse la vita mi sentii trascinare e Flake mi abbracciò: - Peccato, speravo che togliessi anche questa, disse sfiorando la camicia.
- Ecco, continua a sperare, dissi sollevandomi ed immergendogli il capo nell’acqua.
Mi immersi e cominciai a nuotare, l’acqua mi dava una sensazione di libertà simile solo a quella che mi dava il cavalcare a briglia sciolta.
Quando riemersi mi guardai intorno: di Flake neppure l’ombra. Lo chiamai una, due, tre volte, quel cretino voleva sicuramente farmi uno scherzo, aspettai ancora qualche secondo poi cominciai a preoccuparmi.
Ad un tratto mi sentii strattonare per un braccio: - Idiota, mi hai fatto prendere un colpo!
Però nessuno rispondeva, mi resi conto che Flake mi aveva seguito, ma non riusciva a riemergere, con le ultime energie doveva aver raggiunto il mio braccio, ma la sua presa si stava facendo sempre più debole. Con tutte le mie forze lo trascinai a galla, era così pesante che temetti di non farcela, riuscii a far riemergere la sua testa, gli allacciai un braccio sotto l’ascella e poi cominciai lentamente a trascinarlo verso riva, ero sfinita, non sentivo più le braccia e l’unica cosa che mi spingeva a muovermi era il timore che Flake non riuscisse a riprendere conoscenza. Cercai di dirigermi verso la grotta. Riuscii ad issarlo a riva con la forza della disperazione, ma aveva le labbra blu e non respirava.
Gli salii a cavalcioni e cominciai a spingere sul suo torace per far uscire l’acqua.
Gli aprii la bocca e ci soffiai dentro tutto il fiato che avevo, ripetei l’operazione più volte fino a quando finalmente non cominciò a tossire e sputacchiare.
Lo tirai su e lo abbracciai scoppiando in lacrime.
- Non farmi mai più uno scherzo simile – dissi scostandogli i capelli dal viso e baciandogli le labbra tremanti.
Lui annuì e mi strinse: - Grazie - sussurrò con voce malferma. - Dovevo rischiare di morire, perché mi baciassi tu?
Cercai di capire se stava scherzando, ma mi resi conto che in realtà stava tremando come una foglia:- Hai freddo?
Annuì: - Raggiungi il mio cavallo, nella tasca c’è un involto con degli abiti asciutti, li avevo presi per te in caso avessi deciso di fare il bagno vestita.
Maledissi a mezza voce la mia stupidità e corsi dai cavalli, recuperai gli abiti, l’involto che aveva portato dal palazzo ed anche un po’ di legna secca trovata qua e là.
Accesi un piccolo falò nella grotta. Lui si infilò camicia e mantello, mentre si sfilava i calzoni fradici per cambiarli con quelli asciutti mi voltai dall’altro lato.
Mentre lui era impegnato con quell’operazione mi sfilai la camicia con la velocità di una saetta e mi infilai quella trovata nell’involto, fissai il mantello sulle spalle, poi infilai i calzoni e mi sedetti dall’altra parte del falò.
- Guarda che non ti mordo. – disse spalancando le braccia.
- Hai solo da provarci - risposi accovacciandomi tra le sue gambe. Mi posò un bacio sulla nuca: - Mi è venuto un crampo, ti sentivo chiamare, ma non riuscivo a raggiungerti, ho avuto davvero paura di non vederti più.
Appoggiò il capo sulla mia spalla. Respirava ancora faticosamente e gli passai una mano in mezzo ai capelli.
- Quando questi saranno asciutti torniamo a palazzo, voglio che il maestro ti dia un’occhiata.
- E come giustifichiamo il fatto? – non mi piaceva la sua voce roca.
- Diciamo che per farti vedere ti sei buttato in acqua e che hai preso un crampo, così io mi sono tuffata per soccorrerti e senza il mio prezioso intervento ora il re sarebbe figlio unico.
- Ma così ci faccio la figura dell’idiota! – sbuffò contrariato.
- E infatti è quello che sei, ma si può sapere perché non sei uscito quando hai iniziato a sentire che il muscolo ti dava problemi?
Flake sollevò gli occhi al cielo, ma sapeva che avevo ragione: - E va bene, mi atterrò alla tua versione dei fatti. – Concluse tossicchiando.
Al palazzo ci beccammo comunque entrambi una bella lavata di capo perché, anche se tutti avevano accettato il mio racconto, il re e la regina continuavano ad essere piuttosto scettici.
A Flake fu prescritta un’intera settimana di riposo e a me fu concesso di tenergli compagnia solo un paio di re al giorno e sotto la severa sorveglianza del Maestro che non perdeva mai l’occasione di farmi infuriare, così me ne andavo ogni giorno inesorabilmente sbuffando e sbattendo la porta molto prima che la visita fosse conclusa.
 
Stavo scendendo le scale con un libro in mano, l’avevo appena preso dalla biblioteca reale e, visto che la giornata era soleggiata, avevo deciso di andare a rincantucciarmi nel mio angolino e trascorrere le ore prima del pranzo immersa nella lettura di quel pazzesco libro in cui si narravano battaglie, costumi ed usanze di un altro popolo vissuto molti anni prima.
Sfogliavo le pagine soffermandomi ogni tanto su un gradino per leggere un paragrafo, poi tornavo a camminare, arrivai alla fine delle scale e stavo per intraprendere quelle che portavano al camminamento di guardia quando mi sentii afferrare per il polso, mollai il libro ed estrassi immediatamente lo stiletto facendolo finire sotto la gola di chi mi aveva imprigionato il braccio: - Calmati, volevo fari una sorpresa; il maestro mi ha appena concesso di uscire.
- Sei un idiota, ogni giorno che passa mi rendo conto che gli dei quando dovevano distribuire il cervello hanno deciso di fare un’eccezione con te! – Ero furiosa, avrei potuto fargli del male e lui lo prendeva come uno scherzo.
Infilai lo stiletto nel fodero e mi divincolai dalla presa.
Flake mi seguì in silenzio: - E smettila di comportarti come un cane bastonato, sono contenta che ti abbiano concesso l’ora d’aria.
Mi andai a sistemare sotto il torrione di guardia, in quel posticino tranquillo che era diventato la mia sala lettura personale e mi apprestai a continuare il paragrafo che avevo lasciato a metà sulle scale. Flake si sistemò al sole accanto a me. Non era ancora in splendida forma, aveva le occhiaie ed era pallido, ma si sarebbe ripreso presto. Con gli occhi chiusi e l’espressione rilassata senza il suo solito ghigno sardonico si intravedevano ancora tratti dei suoi lineamenti infantili.
Piano piano scivolò nel sonno ed appoggiò il capo sulla mia spalla. Mi spostai e lo portai ad appoggiare la testa sulle mie gambe coprendolo poi con il mantello. Il fatto che fosse in via di guarigione non significava che dovesse beccarsi un’infreddatura.
Senza nemmeno rendermene conto, presa dalla lettura, cominciai a passargli le mani tra i capelli come facevo quando accarezzavo il pelo di Ocean mentre studiavo.
Sentii un mugugno soddisfatto e scostai il libro. Flake aveva ancora gli occhi chiusi, ma sul suo volto si era dipinto un sorrisetto: chiaramente si era svegliato molto appagato dalla posizione e dal mio modo di fare.
- Non farti troppe illusioni, hai solo preso momentaneamente il posto di Ocean.
Allungò il braccio e mi mise una mano dietro la nuca fino a che le mie labbra non arrivarono a sfiorare le sue.
Gli concessi quella carezza e poi mi stiracchiai: - Sarà quasi ora di pranzo, smettila di usare le mie gambe come un cuscino e alzati, pigrone.
Flake ghignò: - Il Maestro sarà furioso, avevamo lezione, raccontami un po’ dio cosa parla quel libro, mal che vada gli dico che mio fratello mi ha consigliato di leggerlo.
- L’ha scritto uno storico, parla di uno dei popoli al di là del mare, delle loro guerre e delle loro usanze.
- Un libro sui barbari? Interessante!
Annuii e mi lanciai in una spiegazione dettagliata delle usanze di quel popolo lontano, ero così intenta a parlare che non mi accorsi nemmeno che eravamo arrivati alla sala da pranzo, eppure c’era qualcosa di anomalo: era raro che la regina non si presentasse a tavola.
Mi avvicinai al tavolo e domandai a Lady Syria come mai la regina fosse assente: - Era molto stanca e non si sentiva di scendere, deve essersi sentita poco bene stanotte, sai malesseri femminili.
La cosa non mi convinceva, lasciai Flake lì e saltando i gradini a due a due come facevo di solito arrivai fino agli alloggi della regina. bussai: - Maestà?
- Altair, cosa ci fai qui, vai a mangiare, io non mi sento bene!
La guardai, in effetti aveva un incarnato che dire pallido era un eufemismo, era così bianca che rasentava il verde.
- Se chiedessi a Tiana di preparare un decotto di limone e salvia? Sicuramente vi rimetterebbe a posto lo stomaco, da quanto tempo state così?
La regina trasse un profondo sospiro: - Già ieri non mi sentivo bene, ma oggi sto anche peggio. Questa nausea mi sta uccidendo ed è davvero un peccato perché oggi arriverà il tuo nuovo maestro e avrei voluto essere presente per le presentazioni, ormai la lista dei maestri si sta talmente assottigliando che non so dove potremmo trovarne uno adatto a te.
- Non preoccupatevi, prometto che questo non lo farò scappare come gli altri. – sorrisi. Poi aggiunsi: - vediamo se è bravo, fatte le presentazioni ve lo porterò qui: se è una persona capace sicuramente sarà in grado di capire quale malessere vi da questi disturbi e troverà un rimedio migliore dei salassi del nostro caro Maestro che da quel che ne so e in materia di anatomia non è poi così poco, non sono sempre il rimedio migliore.
La regina sorrise: - Ora vai, o farai tardi per il pranzo.
Rimasi distratta per tutto il tempo ripensando alla regina e risposi a monosillabi anche alle domande di Caleb.
Nel pomeriggio parlai con il maestro d’armi: gli comunicai che il mio maestro sarebbe arrivato in giornata e domandai di essere esonerata dagli allenamenti per quel pomeriggio. L’uomo annuì ed io mi ritirai sulla torre di vedetta , non ci volle molto prima che vedessi apparire da una strada laterale che arrivava alla piazza del mercato un mulo carico di mercanzie trascinato da un uomo che non poteva che essere un maestro: camminava incespicando mentre leggeva un piccolo libro.
Scesi dal torrione ed avvertii la servitù che il nuovo maestro stava arrivando.  furono loro a premurarsi di avvisare il sovrano che mi raggiunse nel cortile principale proprio mentre si aprivano le porte del cortile interno.
Il maestro aveva un aspetto dimesso: i suoi abiti erano puliti, ma consumati e lisi sui gomiti e sulle ginocchia.
Quando fu abbastanza vicino mi resi conto che era molto giovane, non aveva più di venticinque anni ed aveva un aspetto molto sereno.
Lasciò la sua cavalcatura nelle mani di uno stalliere dopo aver tratto le bisacce che notai essere piene di libri.
Si inchinò al cospetto del re: - Maestà, il mio nome è Phoenix, vengo dalle terre al di là del mare. Sono onorato di trovarmi al cospetto di questa corte.
- Benvenuto maestro. Questa è la vostra allieva, Altair Warran, è un osso duro, nessuno degli altri maestri ha resistito per più di una settimana con lei.
Sbuffai:- Solo perché insultavano la mia intelligenza o credevano di potersi approfittare di me perché sono giovane.
Il maestro si voltò verso di me: - Non temere Altair, non ho nessuna intenzione di sottovalutarti o di insidiarti.
Quel maestro mi stava simpatico, era un tipo deciso e non mi dava l’impressione di ritenermi un’inetta per il semplice fatto che fossi una donna.
Mi caricai su una spalla una delle bisacce e feci per accompagnarlo ai suoi appartamenti.
Il re fu stupito da quel gesto di cortesia: - Maestro, vi attendiamo per la cena, se vorrete rinfrescarvi e riposare sono certo che nei vostri alloggi troverete tutto ciò che potrà esservi utile .
Una volta giunti di fronte al suo appartamento posai la bisaccia: - Maestro, la regina non si sente bene, potrei chiedervi di accompagnarmi a farle visita?
- Sei preoccupata Altair?
Annuii.
- Bene, allora fammi strada, cercherò di dissipare le tue ansie.
Bussai alla porta degli appartamenti della regina e ci fu concesso di entrare, la giovane donna aveva un aspetto molto più sano rispetto alla mattina ed era seduta su una sedia a ricamare.
- Maestà, questo è il nuovo maestro.
Il giovane si inginocchiò di fronte alla regina: -  Phoenix dei mari del Sud, per servirvi maestà.
Mi ritirai in silenzio per non essere invadente ed attesi pazientemente che arrivasse la sera per poter controllare se la regina sarebbe scesa a cenare.
  
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