Amore ad alta quota
- Nara –
Il
ragazzo assorto nello studio delle carte presenti sulla scrivania si girò verso
di loro. Squadrò le due persone che erano appena entrate nell’ufficio, poi
portò svogliatamente la mano destra alla fronte.
-
Generale –
- Avevo
giusto bisogno di lei – disse il ragazzo tornando a guardare i documenti sulla
scrivania – guardi qui. Ho notato… -
- Lasci
stare quelle carte ora – lo interruppe autoritariamente l’uomo che aveva di
fronte – Devo parlarle di un’altra cosa –
La ragazza
che fino a quel momento era stata in disparte fu invitata a farsi avanti. Stava
guardando attentamente il ragazzo che il generale Namikaze aveva chiamato Nara. Era giovane, poteva avere al massimo diciotto anni, e dovette ammettere che era anche
tremendamente affascinante. Aveva lunghi capelli neri raccolti in un codino,
due occhi scuri dall’espressione annoiata e indossava una divisa nera.
Quest’ultimo particolare richiamò sua attenzione.
No, non poteva essere lui. Quel
ragazzino non poteva essere…
- Sabaku,
le presento Shikamaru Nara, generale di brigata aerea e… suo diretto superiore –
I due
ragazzi si guardarono negli occhi per qualche attimo, poi entrambi sbuffarono
sarcasticamente.
-
Yondaime, io dovrei lavorare con una donna? – chiese Shikamaru annoiato
- E
questo ragazzino sarebbe un generale? – ribatté Temari incredula
I due
ragazzi continuarono a guardarsi con espressione di sfida, fino a quando Yondaime non intervenne per calmarli.
- Nara,
la donna in questione ha un nome. Si chiama Temari no Sabaku ed è il nuovo
colonnello della tua sessione.
Sabaku,
lei eviti di mancare di rispetto al suo superiore. Questo ragazzino ha venti
anni e un quoziente intellettivo pari a 200.
Ora
vedete di collaborare, io devo andare ragazzi – concluse il generale in tono
categorico.
Temari
scattò immediatamente sull’attenti, mentre Shikamaru si limitò ad un saluto
scomposto, portandosi la mano alla fronte.
- Non te
lo hanno insegnato a metterti sull’attenti in presenza
di un tuo superiore? – sbottò la ragazza.
Shikamaru
si strinse nelle spalle.
- Qui lo
sanno tutti che sono pigro. E’ ora che lo impari anche tu, dato che a quanto pare dovremo lavorare insieme- rispose lui in tono
piatto.
-
Perfetto. Dovrò lavorare con un ragazzino pigro che oltretutto è mio superiore
– disse Temari in tono esasperato, buttandosi su una sedia.
Shikamaru
la guardò torvo.
-
Perfetto. Dovrò lavorare con una donna, che è già di per
se una seccatura e oltretutto è anche antipatica – la canzonò il ragazzo – E
poi basta con questa storia del ragazzino, non mi sembra che tu abbia l’aria di
donna vissuta.
Temari
era allibita, non era facile trovare un ragazzo in grado di tenerle testa.
Forse dopotutto, quella situazione non era così terrificante come le era
sembrato, anzi poteva addirittura diventare interessante.
- Ho 22
anni, compiuti il mese scorso – disse Temari con espressione altezzosa.
-
Capirai, io ne compirò 20 domani. Ora, potremmo pensare a lavorare? – Shikamaru
accennò al mucchio di carte sul tavolo.
Temari si
alzò e si avvicinò alla scrivania, ma non aveva voglia di mettersi al lavoro.
In fin dei conti, era appena arrivata.
Si
avvicinò a Shikamaru, che era già concentrato sui quei fogli che stava
studiando prima del suo arrivo, e gli mise entrambe le mani sulle spalle per
raggiungere la sua altezza.
-
Generale, mi porta a fare un giro nella base? – gli chiese Temari con le labbra
vicino al suo orecchio.
-
Scordatelo. E ora aiutami per favore, qui ci sono i dettagli per
l’esercitazione di domani –
Temari
sbruffò e poi iniziò di malavoglia a dare un’occhiata a quel dannato foglio.
Shikamaru
alzò la testa per osservarla, mentre lei era intenta a leggere. Era bella, e
terribilmente sfacciata, il più seccante genere di donna esistente.
Temari si
accorse che lui la stava fissando e si lasciò sfuggire un
leggero sorriso di compiacimento.
-
Dobbiamo lavorare, generale Nara – gli disse guardandolo negli occhi.
Uno a
zero per lei.
-
Andiamo, seccatura – si avviò alla porta dell’ufficio e lei, colta alla
sprovvista, lo seguì velocemente.
Era il genere di donna per cui si facevano eccezioni, quello a cui non sapeva dire
di no.
L’ambiente
all’esterno era in continuo fremito. Centinaia di persone circolavano
nell’immensa base, decine di aerei venivano preparati
per l’esercitazione del giorno dopo.
Un
ragazzo biondo stava controllando le carte di volo, ma si mise subito sull’attenti quando i due si avvicinarono.
-
Generale Nara -
- Capitano.
Come procedono le operazioni? –
-
Benissimo – disse il ragazzo con un sorriso – ho appena contattato la pattuglia
acrobatica. e’ tutto pronto per domani –
- Aerei
acrobatici? – chiese Temari a voce alta, entusiasta.
-
Generale, chi è la signorina? – chiese Naruto incuriosito da quella figura
nuova.
Shikamaru
fece per aprire bocca, ma Temari lo anticipò.
- Sabaku no Temari, colonnello dell’Aeronautica militare, e tuo
superiore – si presentò divertita porgendogli la mano – sono stata appena
trasferita qui -
- Uzumaki
Naruto, capitano della sezione e figlio del generale Namikaze. Le piacerebbe
vedere le frecce tricolori da vicino? – chiese il ragazzo sorridendo – Generale, è possibile? –
Shikamaru
si sarebbe dovuto opporre, ma non aveva alcuna voglia di discutere con quella
ragazza. Inoltre, aveva intuito che non si sarebbe fatta scoraggiare tanto
facilmente, dunque si strinse nelle spalle e si avviò al seguito di Naruto e
Temari.
Arrivarono
ad un grande spiazzale dove si trovavano i leggeri aerei acrobatici.
Temari
non stava più in se dall’entusiasmo.
- Che
meraviglia, non ne vedevo uno da anni – disse la ragazza che guardava
quell’ammasso di ferraglia con gli stessi occhi di un bambino che vede la neve
per la prima volta.
Shikamaru
la guardava divertito e sorpreso allo stesso tempo. Stavolta la sua geniale
intuizione aveva sbagliato, quella ragazza aveva anche un lato sensibile a
quanto pareva.
- E’
possibile pilotarlo? Ho il brevetto – disse voltandosi speranzosa a guardare
Shikamaru.
- E’
pericoloso – disse lui secco. Stavolta era deciso a non lasciarsi convincere,
ma non aveva fatto i conti con i mezzi persuasivi di Temari.
-
Uzumaki, puoi andare. Qui ci penso io – disse Shikamaru subito dopo.
- Comandi, generale. Arrivederci colonnello, è stato un
piacere – disse Naruto sfoggiando il suo sorriso.
E
Shikamaru senza rendersene conto si infastidì. Possibile che fosse geloso? Di una ragazza terribilmente seccante e
oltretutto conosciuta un ora prima? No, decisamente
non era possibile.
- Ma mi
stai ascoltando? – sbottò la ragazza di fronte a lui guardandolo diritto negli
occhi.
Era cosi
assorto in quei stupidi pensieri che non si era reso conto che lei stesse
ancora cercando di convincerlo.
- Ho
detto di no, Temari – Shikamaru arrossì lievemente.
- Da
quando abbiamo tanta confidenza? – Temari sorrise maliziosamente.
Si era
lasciato sfuggire il suo nome, due a zero per lei.
Maledì ancora una volta quegli stupidi pensieri, poi si affrettò a trovare una
giustificazione.
- Dovremo
lavorare insieme. E’ opportuno entrare in confidenza – Shikamaru disse la prima
cosa che gli passò per la mente. Diamine, non sapeva neanche se lei si
ricordasse il suo nome.
- Bene, Shikamaru. Magari stasera mi inviterai
anche a cena? – lo schernì lei, soddisfatta.
Poi si
diresse verso l’aereo più vicino e iniziò a contemplarlo dal basso. Shikamaru
la raggiunse, per poi pentirsene.
-
Scommettiamo che tu sali su quell’aereo con me – disse ad un tratto lei in tono
serio.
Shikamaru
la guardò annoiato.
- E quali
sarebbero i termini della scommessa? -
- Se tu
sali con me su quell’aereo, io accetto l’invito a cena di stasera. Se non sali
beh, sei un codardo. Ecco tutto – disse Temari furba.
Shikamaru
ci pensò un attimo.
Non
poteva tirarsi indietro da una scommessa con una donna, e non poteva lasciarle
pensare di essere un codardo. Però… Lui su quel rottame infernale avrebbe
passato i minuti più brutti della sua esistenza, lo sentiva.
- Io,
soffro le altezze – inventò Shikamaru.
- Beh, in
questo caso non fa niente – disse Temari con finto tono rassegnato – Ragazzino piagnone.
Shikamaru
la guardò torvo, poi prese la sua decisione.
Temari aveva vinto di nuovo.
-
Andiamo. E stasera mi devi una cena, seccatura
–
Salirono
nel piccolo aeromobile biposto, presero i caschi e allacciarono le cinture.
-
Generale, si prepari a passare i minuti più divertenti della sua vita – disse
Temari felice, mentre si preparava al decollo.
E chissà
perché, quelle parole non gli piacquero affatto.
Dopo
circa mezz’ora, Temari decise che per quel giorno poteva bastare. Anche perché
non riusciva a divertirsi pienamente, con quel ragazzo apatico affianco. Non
aveva detto una sola parola, né aveva dimostrato entusiasmo, se ci fosse stata
una statua al suo posto sarebbe stata la stessa cosa. Fece l’ultimo girò
acrobatico e iniziò la picchiata.
Una volta atterrati, entrambi si tolsero i caschi e Temari era già pronta a
rivolgergli una delle sue frasi pungenti, ma quando si girò verso di lui e vide
che era bianco come un lenzuolo si preoccupò seriamente.
-
Shikamaru, stai bene? – gli chiese avvicinando il viso a quello di lui.
- Come ti
sembra che stia, seccatura? – rispose ironicamente con un filo di voce.
- Io,
pensavo che non dicessi sul serio quando hai detto di
soffrire le altezze –
- Infatti non soffro le altezze, soffro le acrobazie ad alta
quota – confessò Shikamaru.
Temari
scoppiò a ridere.
- E cosa
pensavi che lo guidassi a fare un aereo del genere? Per stare sola con te ad
alta quota? – disse Temari sorridendo, mentre Shikamaru riacquistava lentamente
il suo colorito naturale.
– E
perché non me lo hai detto lassù, invece di arrivare in queste condizioni a
terra? – continuò la biondina.
- Ti
stavi divertendo – rispose lui semplicemente.
Temari fu
stupita da quella risposta. Non immaginava che fosse stato male tutto quel
tempo solo per farla divertire, era stato così romantico. Senza averlo
premeditato, accorciò ulteriormente la distanza tra i loro volti e posò le sue
labbra su quelle di lui.
Shikamaru
restò pietrificato, quello non avrebbe potuto prevederlo neanche con il suo
geniale quoziente intellettivo.
Dopo aver
riacquistato coscienza delle sue azioni, chiuse gli occhi e si lasciò andare a
quel bacio morbido con quella ragazza che conosceva solo da un’ora, e che già
gli sembrava di conoscere da sempre.
Lei per
prima allontanò le labbra dalle sue, che non volevano lasciarla andare. Gli sorrise dolcemente, e per la prima volta notò quanto
fosse bello quel suo sorriso spontaneo.
- Grazie
per avermi lasciato divertire, Shikamaru. Ci vediamo qui stasera alle 8, la
scommessa l’hai vinta tu – gli disse scendendo per prima dal piccolo aereo.
Shikamaru
la guardò andare via. Era successo tutto così in fretta, e gli era anche
piaciuto, cazzo. E se davvero quello, era un colpo di fulmine?
Smise di
farsi domande e scese anche lui dall’aereo, con una sola certezza:
Non aveva affatto vinto lui,
quella seccatura l’aveva fottuto.
Continuava
a fumare nervosamente da dieci minuti, poggiato alla sua mini nera. La stava
aspettando, davanti all’imponente ingresso della base aeronautica, in piena
periferia, e due cose lo preoccupavano. Era dannatamente in anticipo, ed era
dannatamente nervoso. Possibile che quella seccatura, in così poco tempo aveva sortito quell’effetto sul suo carattere apatico? Smise
di pensare quando la luce accecante di due fari gli
arrivò diritta negli occhi. Una macchina bianca si fermò proprio davanti a lui,
e dallo sportello posteriore ne uscì la ragazza che stava tormentando i suoi
pensieri. Shikamaru la guardò avvicinarsi con la sua andatura scomposta, quasi
mascolina, e notò ancora una volta quanto fosse bella,
con quei jeans attillati e quella camicia bianca leggermente sbottonata.
- Hai
fatto bene a venire in taxi – buttò lì Shikamaru
- Perché?
– chiese lei accigliata.
Shikamaru
si pentì di quello che aveva appena detto. Non poteva dargliela vinta anche
stavolta, non poteva dirle quello stupido pensiero che aveva fatto, non poteva
dirle che la voleva accanto a lui, forse per sempre.
- Pensa
se ti avessero aggredito, mentre eri in macchina da
sola, lungo questa strada deserta. Mi sarebbe toccato venirti a salvare, e non
ne avevo voglia sinceramente – disse con tono annoiato.
Si
diresse verso la macchina, seguito da lei.
- Dove mi
porti, ragazzino? – disse lei, continuando a chiamarlo in quel modo con
irriverenza.
-
Ristorante, pizzeria, trattoria, bar? Per me è uguale –
Temari ci
pensò su un attimo.
- Uhm,
sai cucinare? – gli chiese lei con naturalezza.
Shikamaru
si voltò incredulo verso di lei.
- Cosa
hai in mente, seccatura? – rispose perplesso.
- Casa
tua. Non mi piace mangiare fuori – disse lei con la sua faccia tosta.
Quel ragazzo le aveva fatto
perdere la testa da subito, e ora avrebbe fatto di tutto per prenderselo.
Partì
spedito, diretto verso casa sua, e verso chissà quale avventura che lo
aspettava, quella sera.
-
Attento, un gatto nero – gridò all’improvviso Temari.
Shikamaru
frenò di botto, facendo stridere le gomme dell’auto. Si lasciò andare contro lo
schienale, imprecando a bassa voce. Poi si girò a guardarla, sul suo viso
quell’irritante ghigno furbo.
- Scusi
generale, la ho spaventata? – disse con finta aria innocente, gli occhi verdi
spalancati.
Le piaceva provocarlo per vedere
le sue reazioni.
Shikamaru
continuò a guardarla per qualche secondo, poi lei scoppiò a ridere e ne
approfittò per baciarla. Erano ore che aspettava solo il momento di poter di
nuovo unire le loro labbra, ma non era come il bacio di prima, era più
passionale. Poggiò entrambe le mani ai bordi del suo sedile, lei si abbandonò
lungo lo schienale, si abbandonò a quel bacio che le aveva letteralmente tolto
il fiato.
Stavolta
fu lui il primo ad allontanarsi, rimise in moto e ripartì, lanciandole ogni
tanto occhiate fugaci che lei ricambiava maliziosamente.
Arrivarono
alla piccola villa poco lontana dal centro della città, Shikamaru estrasse le
chiavi dalla tasca ed aprì il cancello per lasciarla entrare. Arrivati
all’ingresso, Temari si fermò ad ammirare la stanza, perfettamente arredata in
stile moderno.
- Bella
casa, ragazzino. La hai arredata tu? – chiese Temari
- Mi ha
aiutato mia madre – rispose Shikamaru dalla cucina – In effetti, ha deciso
tutto lei. Per fortuna, ha dei buoni gusti –
- Capisco
–
Raggiunse
Shikamaru in cucina, che stava cercando tra gli sportelli qualcosa da poter
mangiare quella sera.
- Cucini
tu, seccatura. Sei tu che sei voluta venire qua, a me secca cucinare – disse
Shikamaru categorico, mettendosi a sedere sul divano.
- Povera
futura moglie – rispose sarcasticamente Temari.
Si
avvicinò a lui di soppiatto e iniziò a mordicchiargli il lobo dell’orecchio.
- Shika,
ma io non ho fame – gli sussurrò maliziosamente.
Shikamaru
la prese per un braccio e la attirò accanto a se sul divano. Si guardarono
negli occhi con i loro visi a pochi centimetri l’uno dall’altro, poi fu lui a
sussurrare.
- Neanche
io ho fame –
La baciò
di nuovo, con voglia, con passione. Non riusciva a fare a meno della morbidezza
di quelle labbra carnose.
Temari
finì distesa sul divano, portò le mani sulla schiena di lui, attirandolo ancora
di più a se.
Le mani
di lui viaggiavano sul suo corpo, lungo le gambe fasciate da quel jeans perfettamente
aderente, lungo quella camicia scollata che lasciava intravedere il seno
prosperoso, non sapeva ancora se poteva osare.
Temari
portò le mani al bordo dei suoi jeans, giocando sensualmente con la cerniera.
La tirò giù, e gli fece capire cosa era che lei voleva.
Le loro
bocche continuavano a cercarsi vogliosamente, i loro corpi si muovevano
freneticamente in quello spazio troppo ristretto, gli unici rumori che si
udivano in quella casa silenziosa erano i loro sussulti, i loro sospiri, i loro
nomi pronunciati di tanto in tanto ansimando. Poi, entrambi esausti, si
coricarono uno affianco all’altro. I loro corpi, ancora accaldati dopo l’amore,
erano resi ancora più appiccicosi dal loro contatto. Si addormentarono così, in
quella scomoda posizione, abbracciati per tutta la notte.
Si
svegliarono a mattinata inoltrata, nonostante la luce del sole filtrata
attraverso l’ampio balcone avesse già illuminato tutta la stanza da un pezzo.
- Shika –
chiamò lei dolcemente.
Il
ragazzo rispose con un grugnito assonnato.
-
Dovremmo andare. E’ tardi, e devo passare da casa a prendere la divisa –
Silenzio.
- Cazzo, oggi
c’è l’esercitazione. Te lo ricordi o no, generale?
– sbottò Temari, spazientita.
Fece per
alzarsi, ma Shikamaru la bloccò.
- Secondo
te, noi ci amiamo? – disse lui con voce ancora impastata di sonno, ma con tono
serio.
Temari
scoppiò in una risata cristallina, poi tornò seria.
- Non lo
so, ragazzino. Ma a questo ci penseremo poi, abbiamo tutta la vita davanti no?
– disse Temari allegra.
-
Dimenticavo – disse Temari scoccandogli un bacio a fior di labbra - Buon
compleanno, tesoro -.
- Sei una
seccatura fantastica, Tem – le gridò Shikamaru, deciso finalmente ad alzarsi.