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Autore: Daisy_of_light    09/03/2014    10 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER DALLA NONA SERIE!
One shot ispirata a un ricordo d'infanzia di cui parlano Dean e Sam. Chi ha visto l'episodio forse ha già capito di che cosa parlo!
"Nella sua mente, Dean cominciò a rivivere quel lontano pomeriggio del 1988."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'A Big Brother's Tale'
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Note dell'autore: ciao a tutti!! Sono tornata con un'altra One shot! questa vola sull'infanzia di Dean e Sammy! L'ispirazione è partita dal piccolo momento bromance che c'è stato nell'episodio 9x15, quindi avverto che potrebbero esserci degli spoiler! Per cercare di facilitare la lettura, ho deciso di segnare in corsivo le parti tratte direttamente dall'episodio, mentre la altre, in carattere normale, sono tutto frutto del mio cervello pazzo! XD Ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno e/o recensiranno la mia OS! Ci si vede alla fine dell FF! Buona lettura! 
Disclaimer: No, i personaggi non sono miei e nemmeno Supernatural! Magari lo fosserooo!! 




A BIG BROTHER'S MEMORY


-Mi chiedo da quando il video virale è passato da “cucciolo di scimmia cade da un albero” a “Candid Camera Killer!-
Qualcosa, nelle parole di Sam, fece scattare un ricordo in Dean. All’improvviso, rivide se stesso, a nove anni, vestito da Superman, giocare con un piccolo Sammy/Batman, nel capanno dietro alla chiesa e alla casa del Pastore Jim.
Con un sorriso, Dean disse:-Sai quale video sarebbe diventato virale, se lo avessimo ancora? Quando tu avevi cinque anni? Eri vestito da Batman e sei saltato giù dal capanno. Pensavi di poter volare!-
Sam sorrise e annuì, ribattendo:-Dopo che tu sei saltato per primo!-
Dean esclamò:-Ehi, avevo nove anni! E poi ero vestito da Superman, okay. Tutti sanno che Batman non può volare!-
-Io non lo sapevo! Mi sono rotto il braccio!- rispose il fratello, ricordando anche le conseguenze di quell’azione.
Dean  sorrise e disse:-Lo so bene! Cavolo! Ti ho portato al Pronto Soccorso sul manubrio della bici!-


Nella sua mente, Dean cominciò a rivivere quel lontano pomeriggio del 1988. I due piccoli Winchester, quel giorno, erano stati lasciati da soli nella casetta di Padre Jim. Una caccia improvvisa era stata scoperta da Caleb a qualche ora di distanza, in una cittadina lì vicina. Per raggiungere i due amici in mattinata, John Winchester aveva guidato per tutta la notte, attraversando due stati, con i due bambini addormentati sul sedile posteriore dell’Impala. Aveva progettato di lasciare i suoi figli  con una babysitter. Mai avrebbe potuto prevedere che in quella benedetta città dove viveva Padre Jim, non si riuscisse a trovare una bambinaia degna di fiducia e che fosse disposta ad accettare una lavoro all’ultimo minuto. Combattuto tra il senso del dovere e l’essere un padre, John decise di lasciare i piccoli a casa da soli. Si fidava di Dean. Stava crescendo bene e avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo fratellino. Non avrebbero corso nessun pericolo. Si era promesso di ritornare entro sera, quindi sarebbero stati da soli solo per qualche ora. Non sarebbe successo nulla di grave…John Winchester si rese conto quella sera di aver sbagliato. Riscuotendosi dai suoi pensieri e dal presentimento negativo che gli gravava sulle spalle, il cacciatore decise di partire, mettendo davanti a tutto l’incolumità delle persone che doveva salvare. Lasciò a Dean un numero di emergenza, nel caso fosse successo qualcosa:
 
-Mi raccomando, Dean, quello è il numero di un altro cacciatore, Bobby Singer… la casa è protetta, ma chiama se noti qualcosa di strano…le solite cose. Calo della temperatura improvviso, rumori non definiti, interferenze, la luce che va e viene! Qualsiasi cosa! E soprattutto…- -Tieni d’occhio Sammy! Lo so, papà! Non preoccuparti!- fece Dean con un sorriso, anticipando la solita raccomandazione dell’uomo. John sorrise, arruffò i capelli di Dean e uscì dalla casetta.
Dean si girò verso il fratellino che, seduto su una sedia nel cucinino, si guardava le scarpe. Sembrava triste. Dean poteva immaginare come mai: dopotutto, avrebbero passato l’ennesimo pomeriggio rinchiusi tra quattro mura a guardare della tv spazzatura e ad annoiarsi. All’improvviso, gli venne in mente un’idea! Si avvicinò al fratellino e si inginocchiò davanti a lui, cercando di incontrare i grandi occhi da cucciolo del piccolo.
-Ehi, Sammy…ti va se, dopo pranzo, ci vestiamo da supereroi, prendiamo la bici e andiamo a giocare nel capanno di Padre Jim?-
Il bambino non rispose subito alla proposta. Dean sapeva che Sam si stava trattenendo dal gioire, ma poteva già prevedere che cosa gli stava per dire il suo fratellino.
-Papà non vuole che usciamo da soli…- fu, come sospettava Dean, quello che disse Sammy.
-Ma papà non c’è adesso e il capanno è qui dietro, quindi, per una volta, possiamo disubbidire a papà!-
Sam alzò la testa ad un tratto, un sorriso radioso gli illuminava il volto. Saltò al collo di Dean, abbracciandolo stretto, esclamando contento:
-Grazie, Dean! Grazie, grazie! Sei il miglior fratellone del mondo!-
Dean rise e ricambiò l’abbraccio, dicendo:
-Lo so! Sono fantastico!-
I due bambini si separarono e Dean si mise all’opera con il pranzo, immerso nei suoi pensieri: forse era rischioso uscire dalla casa. Dopotutto lui sapeva che cosa si celava nell’ombra, ma era giorno e c’era molta luce, oltretutto aveva la certezza che il capanno fosse sicuro. Lui stesso, con Padre Jim, aveva passato un pomeriggio, un anno fa, a renderlo sicuro. Poteva essere un buonissimo rifugio per qualsiasi cacciatore. C’era un altro problema: se il loro papà fosse venuto a conoscenza del fatto che gli avevano disubbidito, sarebbe stato in guai seri. Come se gli leggesse nel pensiero, la voce di Sam spezzò il silenzio:
-Sei sicuro, Dean? Se papà viene a sapere che non abbiamo seguito i suoi ordini, si arrabbierà! E io non voglio che se la prenda con te!-
Dean si girò verso di lui, si avvicinò, posandogli il patto con la pasta davanti e dicendo:
-Allora vorrà dire che non glielo diremo, ok? Sarà il nostro segreto, Sammy! Sei disposto a coprirmi le spalle?-
Sam lo guardò dritto negli occhi, una determinazione che non apparteneva a un bambino di cinque anni. Con gravità, il fratellino decretò:
-Certo che ti copro le spalle! Lo farò sempre!-
Dean sorrise e gli scompigliò affettuosamente i capelli, dichiarando:
-Allora adesso mangiamo! Poi andremo a giocare!-
Sam, con un sorrisone, si avventò sulla pasta, cominciando a mangiare con gusto, mentre Dean lo osservava, pensando: “Non mi piace disubbidire agli ordini di papà e, forse, mi caccerò nei guai per questo, ma Sam si merita un po’ di svago! Finchè non verrà a sapere in che cosa consiste il vero lavoro di papà, io farò di tutto per dargli un’infanzia normale!”
Dopo pranzo, i due bambini si diressero verso il borsone con le loro poche cose e, dal fondo, estrassero i costumi che il loro papà aveva comprato per l’halloween dell’anno precedente. Dean fece per avventarsi sul costume da Batman, lasciando a Sammy quello da Superman, come sempre, ma il più piccolo decise di fare i capricci:
-Dean! Per una volta voglio fare io Batman! Dai! Lasciamelo!-
-Ma, Sammy! Lo sai che io sono Batman! Tu hai quello da Superman che è figo lo stesso! Anche se meno di Batman! Eh eh eh!-
-Ma uffa! Non è giusto! Anche io voglio essere Batman per una volta! Eddai, Dean! Per favore!- Sammy aveva sfoderato i suoi occhi da cucciolo, un’arma micidiale, ma Dean non voleva cedere:
-Sammy! Insomma! Comunque non mi entrerebbe quello il vestito da Superman e a te quello da Batman starebbe grande!-
-Non dire cavolate, Dean! Non pensare di essere tanto più grande di me solo perché hai quattro anni di più! E poi le calzemaglie sono elastiche! Vedrai che ti entra!-
Vedendo che Il fratellone non voleva cedere, Sammy propose furbescamente:
-Allora ti sfido alla morra cinese! Se vinco io, mi dai il vestito da Batman, se vinci tu, te lo lascio!-
Dean sorrise e accettò la sfida, mettendosi in posizione. Non era la prima volta che risolvevano le cose a quella maniera e, adesso che ci pensava, fino ad ora, aveva sempre vinto Sammy. Ma questa volta lo avrebbe fregato. Batterono il pugno della mano destra sul palmo della sinistra per tre volte e poi Dean lanciò le sue amate forbici, mentre Sam sasso.
-Ho vinto io! Vuol dire che io farò Batman!- esclamò contento Sam, prendendo l’abito in questione e cominciando a metterselo. Dean era ancora sconvolto dalla vittoria del fratelli: ancora una volta, la piccola peste aveva vinto! Ma perché succedeva ogni volta?  Scosse la testa, rinunciando ad arrabbiarsi e decise di infilarsi quel benedetto vestito da Superman. Dopotutto, una scommessa era una scommessa e quindi doveva pagarla. Una volta indossato, Dean dovette ammettere che il suo fratellino aveva ragione: sebbene John avesse preso il costume per il più piccolo, anche a Dean non calzava male. Magari gli stava un po’ corto sulle gambe, ma con i calzini e gli stivali, non si notava, mentre le maniche gli arrivavano appena più su dei polsi. Pensava potesse andare peggio. La stessa cosa pensava di Sammy con il costume da Batman. Gli stava un po’ largo, ma non era male. Anche il piccolo sembrava soddisfatto. Un sorrisone gli era comparso sul volto mentre si infilava l’ultimo stivale. A Dean venne in mente un’altra idea:
-Ehi! Sammy! Ti va se prendiamo anche la videocamera di Padre Jim? Così possiamo farci anche dei video!-
-Ma se poi Padre Jim lo viene a sapere e lo dice a papà? Oppure se papà vede il video?-
Dean sorrise e rispose:-Stai tranquillo, Sammy! Anche se Jim lo scoprisse, non ci tradirebbe mai! E il video potremmo nasconderlo qui in giro e guardarcelo quando papà non c’è! Sarebbe troppo pericoloso portarcelo dietro!-
Sammy sembrò convincersi dell’idea, quindi, 5 minuti dopo, armati di bici e borsa contenete la merenda (sebbene fossero a pochi metri di distanza dal monolocale, non avevano intenzione di sprecare del tempo per tornare in casa a prendere da mangiare) e la videocamera, raggiunsero il capanno. Mentre Sammy cominciava già a correre a destra e a sinistra simulando un combattimento contro nemici immaginari, Dean aveva deciso di posare la videocamera su un tavolo lì vicino, in modo che riprendesse tutta l’area del capanno. Avviò la registrazione e si unì al suo fratellino per il gioco. Prese la bici e cominciò a correre lungo tutto il perimetro del luogo, mentre Sammy cercava di stargli dietro a piedi. Poi, ogni tanto, Dean scendeva e cominciavano a rincorrersi. Oppure facevano finta di appostarsi per fare gli agguati ai nemici dietro agli scatoloni che il Pastore aveva lasciato lì. Un’ora passò felice nelle risate cristalline di Sam e ciò faceva veramente felice Dean. Avevano così poche occasioni per divertirsi così. Era bello, per una volta, sentire le risate continue del suo fratellino. Un bambino di cinque anni si meritava quella spensieratezza, quella spensieratezza e innocenza che a lui erano state strappate quando aveva 4 anni, con quella notte in cui aveva visto bruciare sua madre sul soffitto della cameretta del fratellino. I pensieri cupi vennero spazzati via da Sammy che gli tirò la manica della calzamaglia e gli chiese:
-Dean! Posso salire sulla bici?- Dean ridacchiò e gli scompigliò i capelli, rispondendo:
-Certo! Aspetta che ti abbasso la sella, altrimenti non riuscirai nemmeno a salirci!-
Si diresse verso la bicicletta e abbassò il sellino. Subito Sammy ci salì e cominciò a correre in lungo e in largo. A Dean, nel frattempo, venne un’idea: decise di arrampicarsi sulla trave orizzontale che andava da una parete all’altra del capanno, a sostegno del tetto. Erano quasi tre metri di altezza, ma lui non aveva paura, anzi, si gasava. Prese una scala che era addossata a una parete e salì con agilità. Una volta in cima, urlò:
-Sammy! Guarda qui!- Il fratellino frenò la bici e guardò il maggiore in cima alla trave che decretò:
-Siccome, per oggi, sono Superman, questo vuol dire che so volare!-
Prima che Sam potesse dire qualcosa, Dean si lanciò in avanti, facendo svolazzare il mantello. Per un bambino normale, attutire la caduta da tre metri, forse sarebbe stato difficile, ma non per un ragazzino come Dean: ad appena nove anni, il ragazzino stava già subendo un addestramento militare da parte del padre che gli aveva già insegnato a come cadere senza riportare danni. Appena i piedi impattarono con il terreno, Dean fece una capriola in avanti e si fermò, in ginocchio, con un ghigno, guardando il fratellino che, con un sorriso entusiasta, batteva le manine. Gongolando un po’, si diresse verso la telecamera, certo di aver girato una bella scena e decidendo che fosse il caso di fermare la registrazione per fare merenda. Si accorse, dal silenzio che era calato, che stava succedendo qualcosa. Si girò e vide che il fratellino si stava arrampicando un po’ goffamente sulla scaletta.  A Dean si gelò il sangue nelle vene. Un po’ nel panico, urlò:-Sammy! Scendi! Non sei grande abbastanza per saltare da lì! Rischi di farti male seriamente!-
Sam non l’ascoltò. Una volta in cima, si sporse guardò giù: erano quasi tre metri, ma non dovevano essere tanti nemmeno per lui! Ce la poteva fare! Lui voleva essere come il suo fratellone! Bastava imitarlo!
-Sammy!- lo chiamò Dean –Dai! Scendi! E poi Batman non sa volare! Lui è un essere umano!-
-No! Batman sa volare! Tu sei riuscito a volare!- rispose, cocciuto, il piccolo.
-Sam! Non dire sciocchezze! Scendi! E poi, io sono Superman oggi! È normale che sappia volare!- concluse con un ghigno Dean.
Senza stare lì a controbattere ancora una volta, Sam saltò in avanti e il cuore di Dean si fermò. Vide la scena come al rallentatore: i piedi di Sammy toccare terra, il suo goffo tentativo di rotolare via per finire, in modo quasi comico, col cadere in avanti. Per evitare di sbattere la faccia a terra, mise in avanti le braccia, solo che il braccio destro raggiunse il terreno per primo, quindi tutta la violenza dell’impatto si scaricò su quello. Dean stava per scoppiare a ridere di fronte alla goffaggine del fratello, ma un rumore simile ai rami quando si spezzano riecheggiò nel capanno e la reazione di Sammy fu quasi immediata: un urlo di dolore si levò dalle sue labbra, mentre cadeva su un fianco, stringendosi il braccio.
–SAMMY!- ruggì Dean correndo dal fratellino, capendo che si era fatto male e seriamente. si inginocchiò accanto a lui e cominciò a tempestare il piccolo di domande:
-Sammy! Come stai? Ti sei fatto male? Che cosa è successo?- Sammy piangeva, incontrollabile, mentre si stringeva il braccio contro il corpo. Dean capì quello che poteva essere accaduto grazie ai vari insegnamenti che il suo papà aveva già cominciato ad inculcargli: il braccio aveva ceduto contro la forza del colpo e probabilmente si era rotto. Lo capì soprattutto dal fatto che Sammy lo teneva piegato, probabilmente perché il raddrizzarlo gli causava troppo dolore. Nonostante la grave situazione, Dean mantenne il sangue freddo, dimostrando, ancora una volta, di essere quasi troppo maturo per un ragazzino della sua età. Sapeva di dover portare Sam in ospedale, ma prima doveva riuscire a calmare il piccolo o si sarebbe sentito male a forza di piangere. Gli pose una mano sulla schiena e cominciò ad accarezzargliela con movimenti circolari, mentre cercava di tranquillizzarlo:
-Ehi, fratellino…calma…lo so che fa male, ma se continui così, finirai per stare peggio…calma, Sammy, vedrai che tra poco il dolore diminuirà…calma, fratellino, respira piano…-
Le parole di Dean, sommate alle sue carezze riuscirono a calmare il bambino e a fermare il pianto.
-Va un po’ meglio?- chiese il fratello maggiore, preoccupato.
Sammy annuì, restando comunque immobile, terrorizzato all’idea che il dolore potesse ritornare forte.
Dean sorrise dolcemente e si prese qualche altro secondo per pensare a cosa fare. Doveva immobilizzare il braccio del fratellino e portarlo al Pronto Soccorso. Poteva chiamare un’ambulanza, ma farlo significava correre a casa visto che il telefono più vicino era lì. Idea esclusa. Avrebbe dovuto lasciare Sam da solo e in quel momento era l’ultima cosa che voleva fare. Lo avrebbe portato in bici. L’ospedale non era lontano e lui conosceva la strada. Ce l’avrebbe fatta. Determinato come non mai a prendersi cura del fratello, decise di darsi da fare. Per prima cosa, decise di spiegare tutto a Sammy:
-Ehi, fratellino…ascoltami…- Gli occhini da cucciolo del piccolo incrociarono quelli verdi e grandi del fratello maggiore che iniziò ad esporre la situazione:
-Sammy, probabilmente ti sei rotto il braccio e quindi dobbiamo andare in ospedale…-
-Ma io non voglio, Dean! Non portarmici!- ribattè il piccolo mentre le lacrime ricominciavano a riempirgli gli occhi.
-Ehi, ehi, ehi! Lo so che non vuoi, ma il tuo fratellone, per quanto fantastico sia, non può fare nulla contro un braccio rotto, quindi dobbiamo andarci per forza! Vedrai che andrà tutto bene! Ti fidi di me, vero?-
-Sempre!- Di nuovo, la determinazione di Sam stupì Dean. Si sentiva ancora più determinato nel proteggere quel bambino che riponeva la più estrema fiducia in lui. Gli scompigliò teneramente i capelli e disse:
-Allora ascolta…adesso ti aiuto ad alzarti seduto e ti lego il braccio intorno al collo con il mantello,ok?-
Sammy annuì e, con l’assistenza di Dean, venne seduto. Poi il fratellone si staccò il mantello da Superman e lo ridusse, fino a creare una fascia che legò dietro il collo del bambino, per sostenergli il braccio piegato. I movimenti scatenarono altre fitte di dolore che fecero piangere silenziosamente il piccolo. Dean, una volta finito il suo lavoro, si accorse delle nuove lacrime e pose le sue mani sulle guance di Sammy, asciugandole con i pollici, mentre diceva:
-Ehi, fratellino…coraggio, vedrai che starai bene…non piangere…non piangere…-
-Dean…fa male…- rispose Sammy, tirando su con il naso.
-Lo so, Sammy…lo so,ma se continui a piangere finirai col sentirti male…- Dean cercò di risollevare il morale del bambino, esclamando:-E poi…Batman non piange!-
-Tu sei Batman, Dean!- rispose Sammy, asciugandosi gli occhi con la mano sinistra.
-Lo so, fratellino, ma, per oggi, io sono Superman e tu sei Batman e se Batman piangesse ogni volta che viene ferito, che figura ci farebbe?- ribattè Dean con un ghignò. Sam gli fece la linguaccia come risposta, ma poi sorrise e Dean tirò internamente un sospiro di sollievo; Sammy sembrava essersi calmato abbastanza.
-Hai freddo?- chiese improvvisamente il fratello maggiore, guardando il piccolo che scosse la testa, negando.
-Bene. Allora resta seduto qui per qualche secondo mentre recupero la borsa, la videocamera e la bici.- ordinò Dean alzandosi in piedi e correndo a destra e a sinistra del capanno. Si accorse che la videocamera aveva ripreso tutto fino ad adesso ed esclamò:
-Sai, Sammy, la videocamera ha ripreso il tuo bel gesto atletico! Sarà da ridere rivedere la tua faccia mentre cadi! C’è stato un momento in cui avevi davvero un’espressione stupida! E poi te l’avevo detto che batman non sa volare! Ahahahahah!- La risposta da parte di Sam arrivò forte e chiara:
-Cretino!- rispose con un sorriso. Aveva capito che la presa in giro da parte di Dean era il suo modo per cercare di alleggerire la situazione. Poi, però, un problema si fece largo nella mente del bambino: il loro papà. Se un braccio rotto significava per forza ospedale, voleva dire che papà sarebbe venuto a sapere che Dean lo aveva portato fuori a giocare e quindi il suo fratellone sarebbe stato punito per aver disubbidito. No. Questo non doveva succedere. Immerso nei suoi pensieri, Sammy non si accorse che Dean era ritornato da lui e si era inginocchiato, chiedendo:
-Ehi, Sammy…tutto ok? Ti sei incantato?-
Sammy incontrò i suoi occhi con sguardò serio e profondo e Dean si ritrovò a pensare che quello non era lo sguardo di una bambino di cinque anni. Le parola che pronunciò il suo fratellino lo stupirono ancora di più:
-Non diremo a papà quello che è successo oggi! Non voglio che tu venga punito perché mi hai portato a giocare fuori! Non voglio! Gli diremo che eravamo in casa a giocare e che se sono caduto! Si arrabbierà lo stesso, ma almeno con entrambi!-
Si aggrappò quasi con disperazione al braccio di Dean, mentre i grandi occhioni da cucciolo tornavano ad inumidirsi di lacrime. Dean rimase basito dalla reazione del bambino e capì che Sammy intendeva veramente coprirgli sempre le spalle. Il fratello maggiore, rendendosi conto che l’affetto che provava per il fratellino era ricambiato totalmente dal più piccolo, fece fatica a trattenere le lacrime di commozione e abbracciò Sammy, sussurrandogli all’orecchio:
-Va bene, Sammy…racconteremo una bugia a papà…butterò via il video. Nessuno verrà a sapere quello che è successo veramente oggi…sarà il nostro segreto, fratellino…-
Sam ricambiò la stretta con il braccio sano e sorrise, rispondendo:
-Grazie, Dean…sei davvero il miglior fratello maggiore del mondo…-
 
Il Dean trentacinquenne ritornò al presente, in quella stanza d’albergo, sorridendo al fratellino troppo cresciuto che si ritrovava di fianco, mentre il ricordo di tanti anni fa gli diffondeva un calore piacevole nel petto. Si ricordò anche, oltre al viaggio in bicicletta fino all’ospedale con fratellino sul manubrio, dove i medici avevano confermato una frattura dell’omero, il momento in cui aveva buttato il video che testimoniava l’accaduto, mentre aspettava che finissero di ingessare Sammy. John, una volta ricevuta la chiamata di Dean dall’ospedale, era corso, preoccupato, dai figli che gli raccontarono la loro versione ufficiale dei fatti che i due bambini aveva accordato: qualcosa che aveva a che fare con il saltare sul divanetto e su una brutta caduta di Sam. Morale della favola: una volta accertatosi che i suoi figli stessero bene e che Sammy non avesse nulla di più grave di un osso rotto, i due bambini  ricevettero una ramanzina di un’ora buona sul comportamento responsabile, su come si giocava e su altre cose. Per quello che ne sapeva, il Dean adulto era parecchio sicuro che John non avesse mai sospettato nulla su quello che ra accaduto veramente. Quello che gli riscaldava il cuore ancora adesso, comunque, era lo stupendo rapporto che aveva avuto con il suo fratellino.
-Bei tempi!- si ritrovò ad esclamare il Dean del presente, prima di sorseggiare la sua birra.
Poteva immaginare che anche Sam si fosse ricordato delle stesse cose e, improvvisamente, tutto quello che era accaduto negli ultimi tempi, soprattutto dalla faccenda di Gadreel in poi, gli fecero scemare il sorriso dal volto.
L’affermazione:-Sì, lo erano.- di un Sam serio e distaccato lo lasciò riflettere brevemente sul fatto che avrebbe fatto di tutto per riavere indietro quel rapporto così speciale che aveva sempre avuto con il fratellino, prima che qualcuno bussasse alla porta e che la sua mente ritornasse a concentrarsi sulla caccia attuale. 

FINE

 
Note dell'autore (ancora...): Vi prego, non linciatemi! XD Prima di tutto, mi voglio scusare se avete trovato errori di battitura e/o altri errori di ogni genere. Vi assicuro che non sono stati intenzionali, ci mancherebbe! Spero anche di aver impaginato decentemente! Forse ho fatto sembrare i piccoli Dean e Sam troppo maturi per essere dei bambini di nove e cinque anni, ma credo che, quando si tratta di Winchester, si parli di bambini al di fuori dei canoni. Sappiamo tutti che Dean ha perso la sua infanzia quella notte del 2 novembre del 1983, mentre Sammy l'ho sempre immaginato come un bambino precoce per la sua età. Naturalmente questa è una mia versione della cosa. Mi sono dovuta inventare di chi era il capanno e ho avuto altri problemi con la tecnologia del 1988, quindi un grazie devo rivolgerlo a lilyy e a Recel Winchester per avermi aiutato.
Ringrazio anche Terry Winchester 88 che, ancora con la mia OS precedente, mi ha convinto a pubblicare le mie storie. Un ringraziamento speciale a nala91/Cristy, l'amica di tante avventure che mi sostiene sempre! XD
Un altro grande ringraziamento va a tutti quelli che hanno latto e/o recensito la mia OS precedente e, naturalmente, grazie a tutti quelli che hanno letto e/o recensito questa FF! Grazie a tuttiiiiii!!! Ciao Ciao XD 
(PS: forse ho fatto una marea di ringraziamenti, ma sono tutti sinceri e sentiti!). 


 
  
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