Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: MystOfTheStars    28/06/2008    5 recensioni
..un'altra mia allucinazione mentale su cosa potrebbe essere di Kurogane e Fay dopo un ipotetico finale di TRC. Ma stavolta è triste.
Quel Kurogane e quel Fay sono davvero anime gemelle? O forse...?
In ogni caso, sempre KuroXFay.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ashura Oh , Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve ^__^
Rieccomi... e inizio ringraziando di cuore - ma di cuore davvero - tutti quelli che hanno commentato il primo capitolo di questa fiction... sia qui che sul LJ... grazie davvero!!
Vi lascio alla storia, comunque..



*...L'incantatore...*


Capitolo II




Kurogane aspettava vicino all’ingresso delle stanze della principessa. L’alba non era sorta da molto, e corridoi del palazzo erano silenziosi.
La luce del sole si faceva pian piano strada attraverso le finestre, colorando di un rosa tenue le pareti bianche. Era un’alba limpida, serena, con il sole che si alzava piano dalle colline boscose intorno al castello. Uno spettacolo che avrebbe rasserenato qualsiasi animo tormentato dal nero della notte.
Ma Kurogane aveva vegliato, nel suo turno di guardia, e le tenebre non erano qualcosa che potesse spaventarlo… erano un nemico da controllare e tenere a bada.
I suoi occhi fissi sul buio, i suoi sensi pronti a percepire il minimo rumore nell’oscurità lo avevano aiutato a tenere a bada i pensieri e le emozioni che gli si agitavano dentro.
Li aveva tenuti il più lontano possibile e non aveva cercato di farci chiarezza… c’erano solo pochi punti saldi che continuavano a tornargli in mente, e attorno a questi, un marasma di confusione…
Il mago era morto. Il giovane che era arrivato a palazzo la sera prima non era che il suo alter ego dimensionale… quanti ne avevano incontrati, nel loro viaggio? Persone che condividevano l’aspetto e l’anima, ma… che non erano le stesse.
Eppure… Kurogane aveva imparato ad essere sincero, rispetto ai suoi sentimenti. E sì, sapeva di essere sconvolto. Perché rivederselo davanti così… all’improvviso…
Osservò la porta vicino a lui. Avrebbe aspettato lì fino a che Tomoyo non fosse uscita. Non si sentiva affatto stanco, nonostante la nottata passata in bianco… e poi, non sarebbe riuscito a dormire, in ogni caso.

Ma non dovette aspettare tanto.
Sentì dei passi, al di là della parete sottile, e poi la porta si aprì lentamente, lasciando uscire una delle ancelle. Questa sobbalzò non appena vide il ninja, immobile contro la parete.
“Di’ alla principessa che voglio parlarle.” disse, secco.
L’ancella, che si stava avviando a fare una qualche commissione, annuì in fretta e ritornò dentro. Un momento dopo, era di nuovo sul corridoio, facendo cenno a Kurogane di entrare.

Il ninja entrò a passo deciso nell’anticamera.
Gli appartamenti di Tomoyo erano ancora in penombra, ma alcuni luccichii alle pareti sottolineavano la ricercatezza dell’arredamento: finissime porcellane, e due grandi specchi dalle cornici intarsiate.
La principessa gli venne incontro avvolta in una lunga veste da camera rossa, dove i ricami floreali sembravano intrecciarsi alle lunghe ciocche di capelli scuri che, sciolti, si spandevano sulla sua schiena e sul suo petto come una coltre morbida e splendente.
“Buongiorno, Kurogane.” Gli disse con un sorriso.
La miko non poteva saperlo, ma quelle erano le ultime parole che lui avrebbe voluto sentirle pronunciare, come saluto.
“Principessa Tomoyo…”
“So perché sei qui stamattina. - rispose lei annuendo – lasciami il tempo di vestirmi, e ne parleremo meglio passeggiando in giardino, finché è ancora fresco.”
Kurogane annuì e uscì ad aspettarla.
La notte prima, non aveva avuto il tempo di parlarle… Certo, non poteva mettersi a disquisire con lei finché stava seduta sul suo scranno, ma anche dopo, quando aveva cercato di chiederle qualcosa, lei lo aveva zittito con un autorevole gesto della mano. Maledizione, pensò, delle mani così piccole, eppure dei gesti che non lasciavano mai spazio a nessuna replica.

Tomoyo non ci mise molto a uscire, il che lo sorprese… solitamente, le ancelle impiegavano una vita a prepararla. Non era bravo a valutare quel tipo di cose, ma gli parve che l’acconciatura della principessa fosse meno accurata del solito, e che portasse un numero minore di gingilli tra i capelli… che avesse voluto sbrigarsi per parlare con lui?
Si avviarono verso l’uscita per il giardino interno, mentre due delle dame di compagnia, composte e silenziose, li seguivano a diversi passi di distanza.
Una volta usciti all’aperto, vennero accolti dal profumo delle foglie umide di rugiada e dal cinguettio degli uccelli. Un merlo zampettò sul vialetto davanti a loro, e sparì saltellando in un’aiuola.

Il ninja osservò apertamente la principessa, aspettando che parlasse. Ma Tomoyo sembrava avere difficoltà a trovare le parole. Alla fine, esordì con un “Sappiamo bene che tutto ciò che accade è hitsuzen.”.
Kurogane serrò le labbra. Odiava quella frase.
“Tu probabilmente vorrai chiedermi se avevo previsto qualcosa del genere… ma, come ben sai, la risposta è negativa. Non posso più vedere nei sogni, né avevo mai sognato che a palazzo sarebbero arrivati loro, Kurogane.
Ma se nulla accade per caso, a questo mondo… e non solo… allora sono certa che nemmeno quest’incontro è privo di un significato.”
Il ninja pestò il piede con troppa foga, camminando. La sapeva la storia dell’hitsuzen e compagnia bella, maledizione.. l’aveva sentita fino alla nausea. E inevitabile di qua, e non è un caso di là…
“Sarebbe troppo sperare di capirne il significato, non è così?!” fece alla fine. Ma non c’erano fastidio o rabbia nella sua voce, c’era semmai uno sfondo di frustrazione.
Se è hitsuzen, a che serve pensarci, porsi dei problemi, tentare di cambiare la situazione o anche solo di fare qualsiasi cosa…?
“Kurogane! – esclamò Tomoyo fermandosi improvvisamente, e squadrandolo per bene – Niente accade per caso… ma questo non significa che noi dobbiamo stare a guardare il corso degli eventi, e subirli passivamente! L’hitsuzen esiste solo perché esistiamo noi, le nostre scelte e le nostre azioni. Qualsiasi significato abbia ciò che accade, siamo noi a doverglielo trovare.” disse, con una certa allegria che stupì il ninja, che tutto si sentiva fuorché allegro.
“Ah… e comunque – continuò riprendendo a passeggiare – sapevo il nome dei due gemelli… anche se naturalmente non ero sicura che fossero davvero loro… che fai, ti fermi?”
Kurogane la stava guardando male, ma in due passi le fu di nuovo accanto.
“Non prendertela – continuò la principessa, sempre di buonumore – ma non me la sentivo davvero di anticipartelo… insomma, non potevo esserne certa io per prima e… non volevo darti troppi pensieri.”
“…pensieri?”
“Beh… Kurogane, come avresti passato queste ultime settimane sapendo che stavi per rivedere Yuui?”
“Quello.. insomma, uno di quei due… no, nessuno di quei due è il mago.” rispose asciutto Kurogane.
Tomoyo assentì. Forse era presto per spingere oltre il discorso…
“In ogni caso, avresti potuto controllarti un po’ meglio, ieri sera… a quel tuo gesto, le guardie stavano per scattare e arrestare quel poverino…”
Il ninja corrugò le sopracciglia, spazientito “Se volevate che mantenessi la calma, forse avreste potuto lasciarmi il tempo di prepararmi psicologicamente… e magari, per una volta, dirmi cosa stava per succedere.”
“Era un incantesimo fatto per divertire, Kurogane… non voleva certo farmi del male!”
Il ninja scosse la testa. Lo sapeva benissimo… ma non era la prima volta che vedeva quella magia, e nell’altra occasione, il mago aveva usato quell’essere alato per attaccarlo, mentre difendeva Ashura-o…Tuttavia, prima che potesse rispondere alla principessa, da qualche parte del giardino provenne una voce squillante, affatto sconosciuta, che parlava in una lingua incomprensibile.
Gli occhi del ninja, sotto il pesante elmo che portava, si incupirono.
La stessa Tomoyo sentì il cuore saltarle nel petto, ma si controllò… ed anzi, le venne un’idea.
“Kurogane… credo mi farebbe piacere parlare a tu per tu con il capocomico della compagnia… non è che potresti mandarlo a chiamare? Io lo aspetterò nelle mie stanze.” disse, sempre allegra, e senza aspettare la risposta del ninja tornò sui suoi passi.
Kurogane la osservò allontanarsi, alquanto contrariato… poteva aver perso la sua capacità di vedere nei sogni, ma sicuramente aveva conservato quella di agire in modo imprevedibile e misterioso.

Il ninja proseguì svogliatamente lungo il viale. Un ordine della principessa era un ordine, anche se proveniva da un capriccio del momento, ma ciò non cambiava il fatto che sapeva chi si celava dietro ai cespugli fioriti di quel giardino, e che lui non aveva nessuna voglia di incontrarlo e di parlargli.

La voce tornò a squillare, più vicina. Sembrava allegro.
Ma stavolta Kurogane udì anche un’altra voce. Più profonda, ma molto delicata e musicale. Il tono era pacato, ma il ninja ne riconobbe immediatamente il timbro… istintivamente, aveva di nuovo messo mano all’elsa della spada, ma si trattenne.
No, quell’Ashura non aveva sicuramente compiuto stragi né era in procinto di strangolare il mago o di cercare di farsi uccidere da lui… lo sapeva… razionalmente, ne era consapevole. Ma nella sua mente quella voce si legava indissolubilmente alla parola nemico.
“Kurogane!” esclamò Souma raggiungendolo silenziosamente alle spalle. La ninja gli si fermò accanto. “La principessa Tomoyo mi ha detto che avrei dovuto accompagnare una persona alle sue stanze… e che avrei dovuto venire con te.”
Kurogane annuì brusco e riprese a camminare. Prima si era fermato senza rendersene conto.

Finalmente, i due ninja svoltarono l’ennesimo di quel giardino labirintico, e si trovarono davanti ad un piccolo laghetto su di cui passava inarcandosi un grazioso ponte di legno intarsiato.
Il sole si era alzato, e le piccole onde che increspavano l’acqua, create dalla brezza mattutina, sembravano tante frammentate linee di luce.
Sul ponte, Ashura e Yuui – sì, perché nel suo cervello quelle due figure erano indissolubilmente legate a quei nomi – stavano osservando la superficie del laghetto, e si voltarono immediatamente quando sentirono i passi dei due ninja sulla ghiaia del viale.
Il ragazzo biondo si staccò immediatamente dal parapetto a cui era appoggiato, ed esclamò “E’ il cagnone rabbioso!!” correndo a rifugiarsi dietro Ashura, che lo aveva redarguito con lo sguardo.
Kurogane aggrottò le sopracciglia, mentre sentiva un vago nervosismo pervaderlo.. gli sembravano secoli che non provava quell’irritazione così.. così.. fastidiosa… e quel cretino non solo gli aveva dato del “cagnone rabbioso”, ma aveva parlato apposta nella lingua di Nihon perché lui potesse capirlo.
“Buongiorno, signori. Stiamo cercando il capocomico della compagnia.” esordì con garbo Souma, rivolta ad Ashura, ignorando tranquillamente l’espressione scavolata sul viso del compagno.
“Buongiorno a voi! Il capocomico… beh, sono io in persona.”
“La principessa Tomoyo gradirebbe parlarle… vorrebbe seguirmi fino alle sue stanze?”
“Ma certamente.” annuì Ashura con un sorriso tranquillo. Si allontanò insieme a Souma, dopo aver fatto un breve cenno al giovane mago.
Il ragazzo lo osservò allontanarsi con uno sguardo eccessivamente preoccupato, poi rivolse un sorriso smagliante a Kurogane, che non si era mosso e aveva sempre un’espressione piuttosto arrabbiata.
Bene – pensò il ninja, racimolando quel poco di calma che gli era rimasta, come preparandosi ad un combattimento – era ovvio che Tomoyo voleva solo quello – metterlo a tu per tu con il mago… no, il suo alter ego… insomma, chiunque fosse… beh, se era questo che lei voleva, l’avrebbe fatto.
“Non te la sarai mica presa perché ti ho chiamato cagnone, vero?” fece quello tutto giulivo, saltando a sedere sul parapetto del ponte.
In ogni caso, era sorprendente la somiglianza… no… erano proprio uguali…
“E’ che ieri sera mi hai davvero ricordato un grosso cane da guardia che si mette ad abbaiare per un nonnulla!”
…parlava con un accento strano… i suoi occhi celesti lo osservavano da sotto la frangia spettinata… due occhi azzurri… no, in fondo, gli somigliava soltanto.
“Parli, oltre ad abbaiare?” chiese con aria perplessa, piegando la testa da un lato.
“Piantala di paragonarmi ad un cane.” Fu la secca risposta.
“Aww… beh, hai un nome?”
“Sì, ma preferisco non dirtelo.”
“…mmh… allora potrei chiamarti Fido…?”
“E smettila! Non occorre che tu mi chiami in alcun modo.” odiava, odiava il fatto di ritrovarsi davanti quell’idiota che sembrava divertirsi. Perché no, lui non si stava divertendo nemmeno un po’.
“Tu, piuttosto… sei Fay o Yuui?”
Il giovane lo guardò sorpreso, ma si esibì subito in una mezza linguaccia.
“Segreto! – annunciò, divertito ma anche un po’ seccato – Dovresti saperlo che non è prudente rivelare il proprio vero nome al primo che capita, no? E poi, nemmeno tu mi hai detto il tuo, signor cane!”
Kurogane lo osservò, scontroso. A quell’occhiataccia, il biondino sembrò raddolcirsi.
“Però… non so, tu chi preferisci che sia, io?” ammiccò.
Kurogane sentì che qualcosa, in un’imprecisata parte del suo essere, andava in frantumi.

Chi preferirei che fossi tu…?

Ma al suo solito, reagì con un moto di stizza. Doveva essere Yuui. Non credeva che anche il fratello gemello dell’idiota potesse essere così antipatico.
“Mmh.. anche se in effetti sono un po’ ingiusto, in questo… - continuò l’altro ammiccando – in fondo io conosco il tuo nome.”
Allo sguardo minaccioso del ninja, il ragazzo biondo rispose con un’alzata di spalle “La tua principessa ti ha richiamato, l’altra sera… ti chiami Kurogane, giusto?”
“Tsk.” Fu l’unica risposta del guerriero, che si voltò a guardare il lago.
Il biondino lo osservò con aria interdetta. “Sembri un po’ stressato, sai? Hai fatto troppi turni di guardia extra a causa dei festeggiamenti…?”
“Ma non dire idiozie. E’ che la gente come te mi da sui nervi.”
La replica arrivò dopo qualche attimo. “Oh.. mi dispiace.” Il ragazzo scivolò giù dal parapetto e cominciò ad avviarsi con passo silenzioso lungo le assi del ponte.
“E adesso dove te ne vai?!” esclamò Kurogane, sorpreso. Il tono dell’altro era sembrato davvero dispiaciuto.
“Beh, ti dò fastidio, no? Tolgo il disturbo.” fece l’altro, incerto. Il sorriso canzonatorio gli era sparito dal viso.
Kurogane respirò a fondo. Tomoyo gli avrebbe fatto la ramanzina se avesse saputo che aveva fatto andare via il giovane per la sua scortesia. “Sei Yuui, forse?”
Come se n’era andato, il sorriso riapparve sul volto del ragazzo come una fiamma, mentre accennava due passi di danza verso il ninja “Che importa, scusa? Non riusciresti a distinguerci… però puoi chiamarmi Yuui, se vuoi! Magari sono proprio Yuui, ehehe!”
Kurogane tentò di ignorare l’arrabbiatura. Un dialogo normale, era questo quello a cui doveva mirare. Anche se sicuramente l’arte della conversazione non era una cosa in cui eccelleva.
“Quell’incantesimo di ieri… è magia vera, non è così? Non è una semplice illusione.”
Di nuovo, Yuui – beh, in ogni caso, nella mente del ninja quel viso si associava indissolubilmente a quel nome… tanto valeva chiamarlo così, no…? – sembrò stupito dalla sua affermazione.
“Già, magia pura. Ma non era affatto pericolosa, in ogni caso… non userei mai un incantesimo rischioso durante uno spettacolo, credimi!” rispose con foga… un po’ eccessiva.
Kurogane lo osservò. I suoi occhi rossi, così fissi nei suoi, sembrarono fare impressione all’altro, che subito distolse lo sguardo, mentre un sorriso furbo tornava a regnargli sul viso.
Con un piroetta, batté le mani e l’uccello di fuoco della sera prima si materializzò improvvisamente sopra la sua testa.
“E’ una fenice!” esclamò mentre questa gli si posava sulla mano.
Le piume sembravano ardere di un fuoco interno, composte da filamenti che sembravano altrettante lingue di fiamma.
“E’ dello stesso scarlatto dei tuoi occhi!” disse Yuui, che per un momento si era ritrovato ad osservare il bagliore che quelle piume riflettevano nelle iridi del ninja.
Fece volare l’uccello sul laghetto “E’ una creatura magnifica, no? Così aggraziata eppure maestosa… ma anche così fragile…” mosse le mani e la fenice si tuffò verso la superficie del lago. Sfiorò appena l’acqua, e svanì in uno sbuffo di fumo, generando una serie di piccole onde.
“Ma sai… il bello della fenice, è che rinasce ogni volta!” rise, voltandosi.
Kurogane seguì il suo sguardo e vide che l’uccello era dietro di loro, appollaiato sul parapetto, intento a lisciarsi le penne.
Lo sguardo del ninja si incupì per l’ennesima volta. Quello non era un essere vivente, era una magia, solo per questo poteva spegnersi e riaccendersi così. Una vita vera, invece…


>>> <<<


…una vita vera non è un’illusione, e non la si riporta indietro con la magia.
Yuui lo sapeva, eppure quei giochetti con gli incantesimi gli piacevano comunque.
Entrò nella stanza che condivideva con Fay. Il suo gemello era seduto alla finestra, e osservava fuori con aria assorta.
“Ho incontrato un tipo un po’ strano, prima… sai, voleva sapere chi ero. Ha pure indovinato che sono Yuui. Ma tanto non importa, no?”
Si avvicinò a Fay e lo abbracciò, e poggiò il volto sulla sua spalla “Può credere quello che vuole… ma non può distinguerci…”
Una mano di Fay si alzò ad accarezzare i capelli del fratello… perché loro due erano una persona sola, e niente li avrebbe divisi.




*...to be continued...*




Bene... ehm.. sì, comunque, riguardo a ciò.. un po' di tempo fa, avevo chiesto su un forum che cosa ne pensavano di questa possibilità... ovvero del fatto che esistessero un Nihon!Yuui nonchè un Valeria!Kurogane... mi era stato risposto che Yuko, (ma non ricordo il capitolo) dice che esistono delle "anime uniche" e probabilmente Kurogane e Fay appartengono alla categoria.. però, non è che venga detto chiaramente...

..e no, non stavo dimenticando i ringraziamenti per Adrienne <3333
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: MystOfTheStars