Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: __iriis    09/03/2014    2 recensioni
"Tutti avrebbero saputo, avrebbero amato la sua canzone che parlava di sua figlia, di quella piccola creatura che gli aveva completamente cambiato la vita.
Farah, come c’era scritto sui fogli di quel testo.
Farah, la sua bambina.
Farah, la sua felicità."
-
Enjoy (:
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Farah. 



E anche quella mattina Amira si era svegliata male, con la “luna storta” come si suol dire. Ma non era affatto colpa sua. Lei non poteva controllare quegli sbalzi d’umore, non da quando portava in grembo la sua creatura di soli sette mesi. L’unico lato negativo dell’essere incinta, assieme alla nausea che fortunatamente era passata da un pezzo.
Sbuffò, gettando all’aria le lenzuola calde, e si sgranchì le gambe e le braccia. Facendo attenzione, come ogni volta in cui si alzava e si sedeva, infilò le ciabatte ai piedi e si chiuse in bagno per una buona mezz’ora.
Ne uscì totalmente diversa, era quasi rinata sotto il getto d’acqua che aveva lavato via tutta la preoccupazione dei giorni precedenti. Quella mattina il suo ragazzo/futuro marito sarebbe rientrato dall’America e non poteva esserci gioia più grande per lei che aveva trascorso la maggior parte dei suoi mesi di gravidanza da sola. Ora voleva solo passare del tempo con il suo papy.
Scese in cucina, reggendosi per bene al corrimano e lì si preparò un buon cappuccino con tanto di schiuma e cannella. Prese un croissant vuoto dalla dispensa e consumò la sua colazione seduta all’isola della cucina.
Si guardò intorno, interamente immersa nel silenzio più religioso. Quella casa che Louis aveva comprato era decisamente troppo grande per loro due. Non avevano deciso spontaneamente di iniziare a voler mettere su famiglia, ma dopo cinque anni passati insieme, in giro per il mondo, tra tour, conferenze, premiazioni e tappeti rossi, adesso Amira voleva dedicare un po’ di tempo a loro e l’arrivo di quel bambino sarebbe stato la coronazione del loro amore. Lo sapeva, lo sentiva dentro di se che nulla mai sarebbe andato più storto nella sua vita. Dall’infanzia in orfanotrofio ad una casa di lusso troppo anche per lei. Il suo uomo l’aveva salvata, in tutti i modi in cui una donna può essere salvata. Le aveva dato tutto quello che non aveva mai avuto, in particolare l’amore incondizionato che era diventato come ossigeno per lei.
Con il sorriso dipinto sulle labbra, mentre continuava a pensare a lui e al suo viso che presto avrebbe rivisto, la donna dai lunghi capelli neri corvino ritornò in camera da letto e si vestì.
Ormai contava le ore che la separavano dal suo Tomlinson e non dovette neanche aspettare tanto. Non appena finì di infilarsi la maglia lunga e larga, che per lei era già un enorme faticata, il campanello di casa trillò, mandandole il cuore all’aria.
Quanto avrebbe voluto essere di nuovo una ragazzina di diciassette anni in quel momento non lo sapeva neanche lei. Era consapevole solo del fatto di star scendendo quelle odiose scale come una bambina che ha appena iniziato a camminare.
Impiegò due minuti all’incirca, ma Louis non se ne sarebbe andato. L’avrebbe aspettata, sempre,  anche se ci avesse messo un eternità.
«Buongiorno raggio di sole!» Aprì la porta, e dopo settimane finalmente era di nuovo lì, davanti ai suoi occhi che luccicavano dalla gioia.
Louis stringeva tra le mani un enorme mazzo di rose rosse, saranno state pressappoco un centinaio e lei adorava incredibilmente le rose rosse. «Non so quante siano, ma comunque sia, sono tutte per te. La mia Principessa.» fece qualche passo avanti, lasciando le valigie dietro di se e accolse tra le braccia Amira. Unì le loro labbra in un bacio che avevano tanto aspettato, sognato.
«Così mi fai morire.» ridacchiò lei, mentre con le iridi azzurre fisse in quelle di Louis , si teneva il pancione dove il suo scricciolo aveva iniziato a scalciare. Non erano ancora a conoscenza del sesso, ma l’avrebbero scoperto presto.
«E’ cresciuta tantissimo!» esclamò il ragazzo, chinandosi sulle ginocchia una volta che fu in casa. Iniziò a sorridere come un demente e appena scoprì la pancia di Amira iniziò a riempirla di baci ed a sussurrare frasi dolci. Ma la cosa che lei amava di più era la voce di Louis che cantava canzoni la notte prima di dormire, accarezzandole il ventre.
«Sono passate quattro settimane Toms, è normale che sia cresciuta.» rispose con ovvietà, sorridendo a sua volta nel guardarlo diventare tutto matto di fronte al pancione. Gli accarezzò i capelli scompigliati e successivamente il viso ruvido ricoperto dalla barba.
«Va a farti una doccia, io ti aspetto proprio lì.» disse Amira indicando il divano che ormai aveva preso la forma del suo sedere a furia di passarci le intere giornate. Ma dopo tutto, cosa avrebbe dovuto fare? Era pur sempre una donna incinta con la costante voglia di mangiare.
Il ragazzo si tirò su e raccomandandole di fare attenzione, come sempre, salì a farsi una doccia rilassante dopo il lunghissimo viaggio.
Ami prese un pacchetto di patatine dalla scorta che aveva fatto in settimana e se lo portò sul divano. Accese la televisione e non curante di ciò che passava sullo schermo iniziò a sgranocchiare.
 
***
 
«Riguardo a quello che ha detto il dottore? Niente patatine, niente cibo spazzatura, niente di niente?» Si sentì colta in fragrante, come una bambina con le mani nel barattolo della nutella, solo che le sue erano nella seconda busta di patatine, al gusto di paprika tra l’altro. Cose che avrebbe solo dovuto guardare e aspettare di mangiare dopo aver partorito. «Queste cose gli fanno male amore.» disse premuroso Louis prendendole il sacchetto dalle mani e gettandolo nella spazzatura, seguito da tutti gli altri che erano stati ingenuamente nascosti nel forno.
«Ma se mi viene voglia di mangiarle cosa posso farci?» si lamentò Amira, corrucciando le labbra.
«Affoga la tua voglia, sennò il nostro bambino nascerà sotto forma di patata!» Lei scoppiò a ridere e si tenne la pancia per una stupida fissazione che le potesse cadere.
«Sei pronto? Alle undici il dottore ci aspetta.» Lou l’aiutò ad alzarsi dal divano e amorevolmente le infilò le comode UGG.
«Certo. Io spero sempre che sia un maschietto.» disse lui, con gli occhi che già gli brillavano dalla gioia.
«Se anche fosse, non insegnerai a mio figlio a giocare a calcio.» rispose lei dura, scuotendo la testa.
«Mio figliò dovrà crescere con la convinzione che da grande diventerà famoso, come il suo papà, che avrà tante belle ragazze, come il suo papà, e che con i soldi che guadagnerà potrà comprare una bellissima casa dove poter vivere con l’unica bella ragazza che riuscirà a rubargli il cuore.» terminò la frase aprendo la porta di casa ad Ami, che divertita e quasi emozionata allo stesso tempo, finse disgusto.
«Ti hanno servito dolcezza a colazione sull’aereo?»
«Okay, mi rimangio quello che ho detto. Fa conto che mi sia fermato ad “una bellissima casa”.» In tutta risposta Amira gli diede uno schiaffo sul braccio ma il suo sorriso la tradiva.
«Dì ad Harry che deve ridarmi il cappello che gli ho prestato mesi fa!» disse ad un tratto, ricordandosene improvvisamente. Erano in macchina, e fortunatamente non avevano ancora incontrato nessun paparazzo.
Amira li odiava con tutta se stessa.
«L’avrà combinato uno straccio amore, te lo ricompro.» disse Louis guardando la strada e guidando attentamente, ma senza lasciare la mano alla ragazza.
«No! Lo rivoglio, e se me l’ha rovinato gli strappo tutti i capelli. Oh si, lo faccio e come.» un ghigno cattivo apparve sulle sue labbra, e il pensiero di cosa avrebbe potuto fare ad Harry l’eccitava come non mai.
Erano diventati come cane e gatto nel corso degli anni, dal primo giorno in cui si erano incontrati c’era sempre stato quel qualcosa che li portava a battibeccare ogni volta che si incontravano, ma se c’era qualcuno del gruppo al quale Amira avrebbe dovuto confidare un segreto, quello era proprio Harry.
«Siamo arrivati.» Louis spense il motore e uscì dall’auto, affiancando poi la sua amata.
«Sono leggermente nervosa.» confessò Amira, quando misero piede nello studio medico privato.
«Non ti biasimo piccola.» sospirò il ragazzo e unì le loro mani, mentre stavano accomodati nella sala d’attesa di quello studio che tutto sembrava tranne che medico. Ogni volta pagavano tantissimo e forse quello era uno dei medici più bravi ed importanti di tutta Londra, ma per Louis i soldi non erano di certo un problema. Lui voleva solo il meglio per loro due.
«Signore e Signora Tomlinson.» Anche se non erano ancora sposati, e la segretaria, accanita di gossip, era a conoscenza di ciò si ostinava a chiamarli così. Non che la cosa desse fastidio ai due, ma così iniziavano ad abituarsi pian piano a quello che sarebbero diventati un giorno.
«Ciao Amira, da quanto tempo!» la cosa che la ragazza più amava di quel medico era proprio la sua calma, la sua spensieratezza e la sua simpaticità. In sette mesi che lo conosceva non aveva ancora avuto modo di sentirsi a disagio, nemmeno per una volta. «Louis, che piacere rivederti! Com’è andata in America?»
«Alla grande dottore.» Louis sorrise sornione e strinse la mano all’uomo col camice.
«Grandioso. Ora vediamo un po’ cosa si dice nella tua pancia, okay?» disse rivolgendosi alla mora, che annuì tesa come una corda di violino.
Amira si stese sul lettino e lentamente, con estrema dolcezza, il dottore iniziò la sua ecografia.
I due ragazzi aspettavano pazienti mentre con professionalità l’uomo controllava attentamente ogni minima cosa. Infine, con un enorme sorriso, si voltò verso di loro e, fiero, esclamò un: «Sarà una bellissima bambina!»
Gli occhi si riempirono di lacrime, ad entrambi, e con tutto l’amore che li legava dai tempi di Midnight Memories, Louis prese tra le sue mani tremanti il volto di Amira e mai come in quel momento si era sentito più completo.
«Sarà una bellissima principessa, proprio come te amore mio.» Le aveva dato quel soprannome, scontato è dir poco, ma che per lui significava tutto. Amira, principessa in lingua ebraica. Non sapeva perché le avessero affibbiato quel nome i suoi genitori biologici, ma fatto sta che aveva iniziato ad amarlo solo dal giorno in cui aveva conosciuto il Tomlinson della band.
 

Un po’ di tempo dopo …
 

«Ragazzi eccomi!» aveva annunciato Louis entrando in studio di registrazione.
Aveva passato le ultime settimane concentrato sul testo di una canzone, la sua canzone. Adesso era finalmente arrivato il momento di registrare e l’adrenalina era alle stelle. Si sentiva pronto, per annunciare al mondo intero sua figlia, la cosa più preziosa che da pochi giorni era entrata a far parte della sua vita. Tutti se n’erano innamorati, ma nessuno più di lui e sua moglie. Adesso erano Mr e Mrs Tomlinson a tutti gli effetti. Aveva chiesto ad Amira di sposarlo quando avevano soggiornato qualche giorno a Parigi. E non si era inginocchiato dinanzi a lei sull’ultimo piano della Torre Eiffel, ma bensì sotto la pioggia, nel bel mezzo della strada, sotto gli occhi di tutti.
«Ce l’hai?» chiese Harry, posizionandosi avanti al microfono e mettendo bene le cuffie sulle orecchie. Louis annuì e distribuì ai compagni le copie del testo che aveva scritto lui, senza l’aiuto di nessuno. Tutta farina del suo sacco.  E nulla andava cambiato. Non una virgola o una vocale. Avevano già provato tutti insieme giorni fa, riuniti a casa Styles, e mai erano stati più d’accordo su qualcosa.
«Allora si inizia.» Daddy Payne diede l’okay al loro produttore, che fece partire la base registrata in precedenza.
Tutti avrebbero saputo, avrebbero amato la sua canzone che parlava di sua figlia, di quella piccola creatura che gli aveva completamente cambiato la vita.
Farah, come c’era scritto sui fogli di quel testo.
Farah, la sua bambina.
Farah,
la sua felicità.








     -Writer's corner.
Buondì a tutte e soprattutto buona domenica (:
Non so da dove sia uscita fuori, soprattutto di domenica mattina. Sarà che Lilac mi sta contagiando con la sua mania per le OS domenicali, e anche i suoi sogni non sono da meno. La dedico a lei, che mi ha ispirato e che lo fa tutti i giorni, costantemente. 
La dedico a lei perchè è tutto ciò che di buono c'è in questo mondo, e se potessi scegliere per lei un secondo nome, sceglierei proprio Farah. Perchè si, lei è la mia felicità. 
Spero vi sia piaciuta e cosa più importante, recensite, ovviamente u-u ma se vi va potete passare anche dalla mia ff in corso che trovate sul mio profilo e da quella di Lilac, che troverete sul suo. <3
   
    Iriis

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: __iriis