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Autore: Uzzaah    09/03/2014    5 recensioni
Immaginatevi un vecchio, al crepuscolo della sua esistenza, seduto su di una sedia del suo appartamento che ripensa alle azioni che ha compiuto in tutta la sua vita, agli atti che sono stati caratterizzati dal rifiuto, dalla mancanza di volontà di essere portati a termine ed alle conseguenze che tutto questo ha comportato. Alle sue spalle il mare. La melodia dell'Albero degli Impiccati come sottofondo musicale. Solo che il protagonista di questa song fiction non è il vecchio; è Gale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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ENTRAPMENT

 

Verrai, verrai,

all'albero verrai,

ove ti dissi “Corri, se ci vuoi liberare?”

 

La guerra esplode intorno a me. Le finestre del mio animo sbattono rumorosamente, i vetri vanno in frantumi. Forse è stato il vento sollevato dall'arrivo inaspettato del nostro Hovercraft nel cielo di Capitol City o magari la visione dei soldati scelti del Distretto 13 cadere, come Tributi nell'Arena, sotto il fuoco nemico; gente che fino al giorno prima ti chiamava semplicemente Soldato Hawthorne e per la quale oggi sei diventato più di un compagno, una persona a cui affidare la propria vita. Un amico. Non so darmi una risposta. Perciò corro. Semplicemente corro. Mi sento un Tributo anche io, nell'attimo immediatamente successivo al conto alla rovescia, che si getta a capofitto nel bagno di sangue alla Cornucopia. Questi sono i miei Hunger Games. Eppure corro alla ricerca di una libertà che non è la mia: perché tutto quello che sto facendo non è per me. E' per lei. So che non è la situazione più adatta, mentre mi acquatto carponi, striscio di soppiatto sull'addome e mi rialzo in piedi per uscire dalla linea di fuoco, per farmi sfuggire un sorriso amaro dalle labbra. Ma questo è tutto ciò che ultimamente riesco ad ottenere da lei.
Ho perso così tanto fiato dai polmoni da non accorgermi che il mio respiro affannato è l'unico suono che mi circonda. Mi volto alle mie spalle: non riesco nemmeno più ad indovinare i rumori della battaglia. Questo silenzio mi assorda. Mi sembra di aver fatto saltare in aria le provviste dei Favoriti anche io. Scuoto la testa, come per scacciare dei fischi immaginari dall'orecchio, e ritorno al mio obiettivo principale. Davanti a me si profila una serie di celle di un grigio talmente sporco, slavato persino per essere acciaio. Sbircio attraverso le feritoie di un paio di porte ritrovando me stesso all'interno: il riflesso del vuoto che riempie ogni mio atrio e ventricolo e che il cuore, pompando vigorosamente, immette nel torrente sanguigno. Da un po' di tempo è diventato l'alimento principale delle mie cellule.
Alla terza porta mi fermo di colpo, ipnotizzato da ciò che vedo attraverso l'alternanza di sbarre e spazi vuoti. Rimango interdetto per un momento, la voce ridotta ad un groppo troppo denso per risalire: uno stomaco avvezzo alla fame come il mio non può abituarsi subito alla sensazione di avere la pancia piena. Alla sazietà. I miei occhi mi rimandano l'immagine di tutto ciò che non sono: non tanto un ragazzo picchiato a morte, con i capelli talmente incrostati di sangue che si potrebbe affermare che la loro sfumatura naturale sia il rosso, ma la gentilezza, la riflessione, qualcuno in cui puoi ritrovare casa in qualsiasi momento. Impreco sottovoce mentre sparo alla serratura della porta. Al corso mi hanno detto che sono dotato di buona mira. Però adesso ho bisogno di premere il grilletto due volte affinché la porta si spalanchi, cigolando, verso l'interno. Lui si gira con un lamento soffocato, i nostri sguardi si incrociano intensamente. So esattamente cosa sta pensando: “Tra tutte le persone che potevo veder comparire sulla soglia, proprio tu?”. Digrigno i denti, solo per una frazione di secondo. Spero che il mio gesto gli risulti essere impercettibile, che le sue palpebre viola semichiuse non glielo facciano cogliere. Non capisce che è proprio lui il problema. Che non è Katniss, ma lui che non si rende conto dell'effetto che può fare.
Dopo aver visto in che stato lo hanno ridotto, non rispondo più dei comandi senzienti del mio cervello: il mio braccio si tende automaticamente in basso, verso di lui. Le nostre mani si incontrano; la sua presa è debole, non tanto però da non farmi percepire da quel contatto un segno di riconoscenza, gratitudine. Non riesco a guardare la sua faccia un minuto di più. Ho troppa paura di ritrovarci tutto ciò che ho perso o che non ho mai avuto davvero. Mentre faccio leva per tirarlo su, chiudo gli occhi.

 

Verrai, verrai,

all'albero verrai,

cui hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?


 

Quando li riapro sono un rifugiato del Distretto 2, benché la guerra sia terminata. I flashback della Missione di Salvataggio di Peeta lampeggiano ancora nel mio campo visivo. Mi prendo la testa tra le mani cercando di calmarmi e ascolto il ritmo pulsato del sangue sulle tempie. Come quel giorno, un gusto amaro mi impregna il sorriso. L'ho realizzato solo adesso. Nel momento in cui gli ho premurosamente dato la mia mano ho afferrato un futuro che non mi apparteneva e mi sono buttato alle spalle il mio passato, la nostra amicizia fiorita dal verde dei boschi. Ora è cenere nel vento, come i resti del Distretto 12.
L'aria del mio appartamento è diventata troppo satura. Rivedo davanti ai miei occhi le scene della vita quotidiana di Katniss, di quando l'avevano rinchiusa dentro quella stanza, dopo l'omicidio della Coin. Non vedo alcuna differenza tra me e lei. Prendo la giacca e mi catapulto fuori dalla porta, un gesto meccanico per cercare di non impazzire. Vorrei solo riuscire a trovare il modo di ricominciare a cantare, come ha fatto lei.

Non appena muovo i primi passi mi mischio alla polvere marrone che oramai è diventato il colore caratteristico di questo Distretto. Dopotutto, nonostante i nostro sforzi di volontari, questo resterà sempre un territorio minerario. Ogni cosa cui passo davanti è un ricordo legato a lei: i terreni di montagna per i quali siamo andati a caccia insieme, il capannone in cui abbiamo appurato la strategia per domare l'Osso. Un pensiero mi inchioda al suolo. L'Osso. Mi rendo conto di trovarmi alle sue pendici. La Montagna svetta sopra di me, troppo grande e terribile per calcolarne con precisione l'altezza. Sento la consapevolezza congelarmi le vene come se mi avessero iniettato una sostanza paralizzante. Tu lo sapevi fin dall'inizio, eh Catnip? Sapevi perfettamente che un giorno le parti sarebbero state invertite: che mi sarei trovato io prigioniero dentro quest'incubo di roccia. Hai cercato di avvertirmi, lo so bene. Ma forse dovevo finire nella mia stessa trappola per sperimentare cosa realmente sia la negazione della libertà. Non mi sono mai messo nella testa delle mie vittime, quando costruivo i miei congegni. Però, ora più che mai, mi sento come la piccola Prim: realizzo di essermi trovato nella posizione del soccorritore anche io. Perché, nell'attimo in cui sono corso da Peeta per trarlo in soccorso, si è innescata la bomba che ha fatto saltare in aria tutto il mondo per come lo conoscevo. E adesso non riesco più a rimettere insieme i miei pezzi. Sono irrimediabilmente spezzato, murato vivo dentro la montagna. Una voce dentro di me infierisce, mi sputa addosso che questo è il destino che merito. Che non dovrei sognarmi neanche lontanamente di paragonarmi a Prim. Non ne sono degno. Io non sono innocente.

 

Verrai, verrai,

all'albero verrai,

di corda una collana, insieme a dondolare?


 

Giro i tacchi e procedo nella direzione opposta a quella che avevo intrapreso. Tocco il legno massiccio della porta della mia casupola. Una volta il contatto con questo materiale così familiare mi avrebbe portato un po' di sollievo. Ora nulla potrebbe più farmi questo effetto. Spingo la porta e me la richiudo immediatamente dietro le spalle, la schiena pesante appoggiata contro lo stipite. Io non sono la Ghiandaia Imitatrice. Assaporo il battito accelerato del mio cuore, lo sguardo fisso sul lampadario della cucina. Si, è vero che ho una buona mira. Ma sono sempre stato più bravo con i cappi. Mentre mi libro in aria, il canto mi muore in gola.





 

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------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Angolino dell'Autrice


Buonasera cari lettori^^ Eccomi qua dopo che i fan di Gale mi avranno maledetta con spergiuri e scongiuri in tutte le lingue del mondo dopo aver versato una cascata del Niagara di lacrime mentre invece gli Haters del personaggio avranno alzato i forconi per me e osannato il mio nome gridandolo al cielo, come un branco di Intrepidi (ogni riferimento alla saga di Divergent è puramente casuale v.v).

Pensavo sarebbe stato carino chiarire la mia posizione verso questo povero pupazzetto maltrattato, per gli amici Gale: scritta così sembra che io mi sia sadicamente divertita a massacrarlo psicologicamente sino a spingerlo all'atto più estremo, appunto al suicidio. Non vi nego che per un certo verso non sia così (potere della Rowling, della Collins, di Martin a me! Bwahahahaha +_+). No dai facciamo prendere al discorso una piega seria ( seeeeh): nel primo libro consideravo il personaggio di Gale molto interessante, lo vedevo persino adatto ad un futuro con Katniss. Oh andiamo, pucciosità di Peeta a parte, chi non ha pensato che gli Innamorati Sventurati del Distretto 12 dovessero rimanere tutta una commedia, una messa in scena? Dopotutto non è per questo che erano stati concepiti? Che diritto ha un ragazzo venuto fuori dal caso di accaparrarsi il cuore di Katniss? Possono gli Hunger Games sconvolgerti la vita a tal misura? Beh alla fine del libro la risposta è, inaspettatamente si. Lei non è disposta ad uccidere Peeta. Non solo perché una volta tornata al Distretto 12, tutti la denigrerebbero. Ma perché non vuole perdere il ragazzo del pane. Penso che questo sia un punto fondamentale. L'inizio dell'ascesa di Peeta e dell'abisso di Gale agli occhi di Katniss.
Gale, dopotutto, si rovina da solo dal secondo libro in poi. Vi giuro lo odiavo, se il libro fosse stato scritto dal suo punto di vista l'avrei accantonato (no, dai, forse no xD). Provavo una sorta di istinto omicidio ( l'hai già sfogato, mi pare, no???). Perché all'improvviso si assiste ad uno sterminio di massa dei neuroni del suo cervello. Diventa un completo deficiente. Cioè voi, alla molto probabile ipotesi che il Presidente Snow abbia iscritto nella lista delle persone da uccidere la vostra famiglia e la donna che ami cosa fareste? Accettereste l'incito di lei di scappare nei boschi, fidanzato mediatico a parte, giusto? NO, lui invece NO. Lui RIMANE. Senza un PIANO. Senza uno straccio di progetto. Senza un bel niente di niente. E' stato lui ad innescare tutto. A mettere a rischio tutto per un'ideale per il quale non aveva nemmeno un programma preciso in mente. Sarebbe bastato anche solo l'appoggio del suo Distretto. Cioè da soli non si va da nessuna parte. Ma lui può. Bah...
Da questo punto, ma soprattutto nel Canto della Rivolta si svela, almeno a mio parere, la natura di Gale: una natura incostante, tormentata, che ha una punta oscura incancellabile. E questa stessa natura si riflette nel carattere e nell'animo di Katniss. Loro sono uguali. Uno crea una bomba che uccide non solo i nemici, ma anche, in seconda battuta, i soccorritori giunti sul luogo a prestare il loro aiuto. Lei, d'altro canto, vota per organizzare un'altra Edizione degli Hunger Games con figli, nipoti dei personaggi di maggior rilievo di Capitol City. Solo che lei è stata punita per questo, seppur precedentemente. Lui non poteva restare impunito. Non poteva. Nonostante ciò sento che il mio odio non può essere il solo sentimento che prevale pensando a lui. Questo perchè, in fondo, lo comprendo. Dopotutto vedere la persona che ami amare qualcun altro credo sia uno dei dolori più strazianti che possa esistere. E' un silenzioso tormento per l'anima. Per questo la fine della sua amicizia con Katniss mi ha lasciato un vuoto incolmabile. Pari al vuoto che hanno lasciato nel mio cuore le morti di Cinna, o di Prim o di Finnick. E' una sensazione di perdita irreparabile. E che ci crediate o no ho iniziato a scrivere la storia senza avere in testa il suo suicidio finale, Non mi era passato in mente nemmeno una volta. Volevo solo dargli una lezione. Farlo soffrire, non ucciderlo. E' stato uno sviluppo che è venuto da solo, gradualmente. E ci sono stata male per questa scelta. Ma sentivo che doveva essere così. Era giusto così. E che non si dica che gli scrittori non provano dolore per i propri personaggi! Ho provato un'immensa pena per Gale... anche se lo odiavo. Credo che se la storia vera l'avesse voluto realmente morto ci avrei persino pianto sopra. E poi avrei pensato che giustizia era stata fatta. Non sono molto normale, no.

In ultimo una piccola spiegazione dell'inserimento dell'Albero degli Impiccati. Lasciamo perdere il fatto che questa canzoncina rende il clima ancora più inquietante. E tralasciamo il dettaglio che in ogni strofa, ognuno ci può leggere quello che vuole (non intendo fornire un'interpretazione univoca, anzi piuttosto, datemi le vostre, ditemi cosa ha suscitato voi nei commenti!). L'unica cosa che dirò è che all'inizio la fan fiction non era stata minimamente pensata con questa struttura da Songfic. Però è successo, in maniera piuttosto indipendente dalla mia volontà. Il fatto che Gale fosse presente quando Katniss la canta... non so l'ho sempre percepito come una sorta di presagio. E visto che il tema si prestava non ho fatto altro che cogliere l'occasione al volo!

Bene ora, anche se posso avervi suscitato un certo terrore folle... RECENSITE, RECENSITE, RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH!!! Un ringraziamento particolare va a 1D_we_love_4ever , che segue sempre le mie storie con grande attenzione e si butta in elogi ed apprezzamenti che magari mi sopravvalutano e suscitano un certo rossore sulle mie guance. Sei una grande! Sono i lettori come te che spronano a dare del proprio meglio ed andare avanti. Il tutto condito con un pizzico di rispetto reciproco^^

Hasta la vista miei cari!

  
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