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Autore: SunnyBaudelaire    09/03/2014    3 recensioni
Calzona.
È la mia prima fanfic!
Ambientazione: decima stagione. (ho visto gli episodi disponibili in italiano quindi se qualcosa è cambiato nella fanfic non risulterà!)
Callie e Arizona hanno già ricominciato una nuova vita dopo la loro separazione.
Cosa ne pensa Callie di tutto questo? Ma soprattutto, riuscirà a stare lontano dalla sua ex-moglie?
Fatemi sapere se vi piace, grazie :)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LE STRADE DOPO UN BIVIO NON SONO SEMPRE A SENSO UNICO


Non riuscivo ad ignorarla.
Mi aveva fatto del male, era vero. Mi aveva tradito più volte e non mi aveva trattato con rispetto. Non era stata assolutamente sincera. Mi aveva incolpato di aver perso la gamba. Aveva riversato tutti i suoi problemi su di me e io, come una spugna, li avevo assorbiti. Avevo impiegato ore, giorni, settimane, mesi per espellerli e altrettanto tempo per concedermi a qualcun altro. Non era stato affatto facile. Il matrimonio per me, nonostante i tradimenti di mia moglie, era comunque sacro. Non volevo tradire mia moglie perché lei aveva tradito me. Ma non era solo per questo: la passione, il modo in cui mi capiva e quello in cui mi vedeva erano difficili da rimpiazzare. Ero stata convinta per molto tempo di non riuscire a essere felice di nuovo.
Il mio migliore amico non poteva stare al mio fianco per aiutarmi ad affrontare la perdita subita. Mark non c’era più. Su chi potevo contare? Forse su Meredith e Derek, forse su Cristina.. in fondo anche lei aveva perso Owen, qualcosa in comune l’avevamo. Forse avrei potuto ricominciare con lei.. scossi la testa e cancellai quest’ultimo pensiero dalla mia mente.
Il suo sorriso abbagliante mi accecava. I suoi capelli biondi erano luminosi come non mai. Aveva messo il vestito rosso e mi sorrideva, guardandomi intensamente. I suoi bellissimi occhi azzurri mi mettevano in ginocchio. Avevo già il fiato corto. Il desiderio mi assaliva a ondate, insieme a quelle di panico e alla rabbia.
Nell’ultimo periodo, per distrarmi, mi ero occupata di qualsiasi cosa.
Avevo cacciato gli specializzandi dalla mia sala operatoria, mi occupavo io di qualsiasi operazione, anche di semplice routine. Mi ero presa cura di Sofia. Ma non riuscivo a guardarla senza che mi ricordasse Arizona. Non perché le somigliasse fisicamente, ma perché avevo molti flashback: quando la prendeva in braccio, quando la portavamo al parco, quando mangiavamo tutte insieme… la mia mente sganciava ricordi come bombe, alcune esplodevano, altre no, altre ancora esplodevano tutte insieme dopo essersi accumulate.
Alzai lo sguardo verso Arizona. Lei attendeva una mia risposta, e io non ricordavo nemmeno la domanda.
Dovevo riconoscerle che aveva capito di aver sbagliato, e si era subito pentita dell’errore commesso.
Mi mordicchiai le labbra nervosamente.
-Credi che avrai tempo oggi per l’appuntamento?
Ah, già. Terapia di coppia. Credeva che avrebbe risolto le cose?
-Non ne sono sicura. Forse ho un intervento nel pomeriggio. –risposi, cercando di fare l’indifferente.
-Calliope- mi chiamò, cercando di attirare la mia attenzione.
Sollevai lo sguardo finché incrociai il suo. Dannazione. Non riuscivo a sostenerlo.
Mi prese le mani e osservai come le sue mani stringessero le mie, cercando di risultare rassicuranti, come se mi volesse consolare.
-Per noi non è ancora finita.- disse, e mi guardò speranzosa.
‘’Lo spero’’ dissi a me stessa.
-Ok. Senti.- le dissi- spero di riuscire.-
Mi vidi improvvisamente mentre mi avvicinavo, la baciavo e la stringevo a me. Avrei voluto farlo ma sfortunatamente era passato, la nostra vita era andata avanti e ci eravamo separate. Avevamo incontrato un bivio e avevamo preso strade diverse.
La salutai e mi avviai verso il mio ufficio. Ero ancora scossa e camminavo barcollando. Sentivo ancora il suo sguardo fisso su di me.
Improvvisamente inciampai sui miei stessi piedi e caddi.
-Callie!- Arizona era già lì, pronta a soccorrermi.
-Sto bene.- le dissi freddamente, cercando di rialzarmi.
-No. Tu non stai bene.- affermò lei. Ma brava, ottima intuizione, ma di chi era la colpa? Le lanciai uno sguardo inquisitore.
-Lo so che è colpa mia.- ammise subito lei. Mi offrì la mano e mi aiutò ad alzarmi. –ma prego che mi perdonerai, prima o poi. C’è ancora una speranza.-
Dio. Quanto mi mancava. Potevo avvertire il suo profumo sul mio viso e il suo camice sfiorarmi la pelle, sotto i vestiti.
Sbuffai, e mi passai una mano tra i capelli. Avevo bisogno di prendere aria.
La sua vicinanza mi impediva di pensare lucidamente.
La guardai. –grazie- sussurrai, posandole la mano sulla sua spalla.
Arizona sorrise e annuì. –ci vediamo oggi.- e ci salutammo definitivamente, almeno per qualche ora.
Ma non passò molto tempo prima che la rivedessi. D’altra parte i nostri reparti era no confinanti.
 
Due ore dopo entrai nel magazzino del mio reparto. Ero stravolta; Sofia mi portava via molte energie. Era buio.. cercai a tentoni una sedia, mi ci fiondai e tentai di rilassarmi, ma qualcuno aprii improvvisamente la porta.
Mi rialzai in piedi di scatto. Un paio di occhi azzurri mi scrutarono da dietro le mensole di ferro, stracolme di strumenti e attrezzature da sala operatoria.
-Callie!- esclamò Arizona, sorpresa.
Feci un salto dallo spavento, colta di sorpresa. Sapevo benissimo che quelli erano i SUOI occhi, non ce n’erano altri così. Eppure speravo che non fosse davvero lei.
-Ciao, Arizona- la salutai, sedendomi di nuovo.
Lei fece capolino da dietro gli scaffali con la testa. Mi sorrise e mi guardò.
-Mi servirebbero le coperte termiche…-disse lei.
-Non ho la minima idea di dove possano essere- risposi, fredda.
-Dietro di te- affermò lei prontamente, indicando un punto alle mie spalle.
Feci per alzarmi, ma Arizona mi bloccò mettendo una mano davanti a sé, facendo segno di fermarmi. Mi disse che potevo restare seduta, che avrebbe fatto in un attimo.
Fu un attimo che sembrò non finire mai.
Lentamente, appoggiò le sue coscie alle mie ginocchia, sfiorandomi il naso con lo sterno. Il suo seno lambiva la mia testa. Inspirai profondamente.
Avvertii, per la seconda volta quel giorno, il suo profumo inebriante.
Persi totalmente in controllo della mia mente.
Prima che prendesse la coperta, le strattonai il camice e feci in modo che si sedesse sulle mie gambe. Lei si fece improvvisamente seria e mi studiò, leggendomi l’anima con un semplice sguardo.
Si alzò e per un istante pensai che avesse deciso di andarsene, invece chiuse velocemente la porta a chiave e tornò subito da me.
Mi prese il viso tra le mani e io, senza alcuna esitazione, la baciai. Lei rispose al bacio e poi avvertii il suo sorriso sulle mie labbra. Anche io sorrisi, Arizona mi aveva offerto un macete per la giungla dei miei pensieri, che da qualche tempo mi tormentavano notte e giorno.
Non sapevo come sarebbe andata a finire, né se saremmo state due persone diverse all’uscita da quella stanza; sapevo solo che il tempo dalla nostra litigata a quel giorno sembrava essersi dissolto nell’aria. 


 
  
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