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Autore: ketyblack    09/03/2014    4 recensioni
La periferia di Tokyo non era mai stata un quartiere allegro, anzi, il più delle volte diventava un covo di barboni e di mafiosi che abitavano però nei quartieri alti e che facevano ronde per controllare il lavoro delle proprie ragazze, il centro del traffico della prostituzione, talvolta anche minorile. C’erano poche giapponesi che battevano, la maggior parte erano russe, polacche, tutte alte flessuose e bionde, un genere non molto frequente nella popolazione del Sol Levante…
In questo ambiente, non molto favorevole all’allevamento di figli, erano cresciuti, insieme, sempre, essendo uno la famiglia degli altri un gruppo di ragazzi, un po’ strani per certi versi, ma sicuramente amici fraterni.
Il sole stava facendo capolino tra le colline in campagna, le sveglie suonavano, spaccavano i timpani e rompevano decisamente le scatole alle anime assopite, soprattutto all’unica donna del gruppo, Konan, peccato che a lei il campanello che spaccava i timpani…
Rieccomi dopo quasi un anno di assenza, è la prima ff che scrivo sull'Akatsuki e l'ho voluta rendere a modo mio, spero vi piaccia e che recensirete in molti! Un bacione!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Six guys and their band: Akatsuki
 
Mi scuso per i pallini vicino ai dialoghi ma l'html di efp non mi tiene i trattini, nervoso!! Evviva, dopo tanto tempo, mi scuso sempre enormemente, riesco ad aggiornare! Sono una ritardataria cronica, perdonatemi! Ma bando alle ciance, godetevi il nuovo capitolo!
 
Capitolo 3: What’s going on?

 
A Konan non era sfuggito nulla, aveva visto Pain mentre parlava con l’Haruno, una delle ragazze più odiose della scuola. Sperava di non doverci passare del tempo insieme, già doveva sopportare quell’oca della sua amica biondo platino che continuava a frequentare Hidan, ed era fin troppo.
  • Ehi, Konnie!- esclamò lui con un sorriso, lei fece un ghigno non meglio definibile. Salì sul pullman guardandolo con circospezione.
  • Sì, stavo parlando con Sakura Haruno, so che non la sopporti, ma mi sa che per oggi dovrai fare un’eccezione…- cominciò lui non riuscendo a fare finta di niente, con lei era impossibile.
  • Che cosa? Manca pochissimo tempo all’esibizione! Non posso lavorare in questo modo!- non lo fece neanche finire.
  • Non sono stato io ad invitarla, ha detto che viene con Ino, penso che la colpa sia di Hidan…quella bionda non ci da un attimo di tregua. È la sua ragazza, non la nostra!- continuò a lamentarsi fin quando non varcarono la soglia di casa di Deidara, già invasa dal sound della band.
 
Hidan aveva già preso posizione sul divano del salotto con Ino in braccio che si strusciava sensualmente. La blu non ci vide più dalla rabbia, non salutò nessuno e sparì nel seminterrato. La visione che le si parò davanti fu agghiacciante e subito sentì la rabbia pulsarle nelle vene. Sakura evidentemente non aveva perso tempo, era lì, con Itachi, che stava trafficando con la chitarra e la rosa indicava stupidamente ogni amplificatore e ogni strumento cercando di saperne di più, ovviamente stava cercando di flirtare con lui.
  • Scusate se interrompo il quadretto… qui dovremmo provare… quindi, se non ti dispiace, Haruno…- disse lei fredda e con occhi di ghiaccio. Non capiva che cosa stesse succedendo ai suoi amici, era abituata ad essere l’unica ragazza in circolazione e in quel momento si sentiva messa da parte, abbandonata. Si dette della stupida, era perfettamente normale che i suoi amici si trovassero della ragazze ma a lei dava fastidio in continuazione e stava diventando morbosamente gelosa.
  • Scusa, Konnie, adesso ci mettiamo all’opera… Sakura, dovresti andare di sopra con Ino. La nostra performance è ancora inedita…- spiegò Itachi pazientemente. La rosa arrossì e fece per andare al piano di sopra insieme alla sua insopportabile amica.
  • C’è qualcosa che devi dirmi? Non stava con tuo fratello?- chiese lei curiosa. Lui scrollò le spalle e regolò la tracolla della chitarra.
  • Sì, dice che c’è crisi, non c’è da sorprendersi, Sasuke è un idiota, si farebbe qualunque cosa.- troncò la conversazione quando arrivano anche gli altri.
Purtroppo non riuscirono a tenere le ragazze al piano superiore, infatti dovettero sopportarle per tutto il pomeriggio. Alla fine tutti volevano picchiare selvaggiamente Hidan.
Di solito dopo le prove pomeridiane si cenava con quello che si trovava e poi, dopo un ripasso per le materie del giorno dopo, si andava a letto scherzando fino a ore assurde. Quella sera Hidan salutò i ragazzi presto, sarebbe andato a cena da Ino, voleva fargli conoscere i suoi genitori, Sakura si fece accompagnare da Itachi fino a casa. Rimasero solamente Sasori, Deidara, Konan e Pain, il letto quella sera era stranamente vuoto, la blu era abituata a dormire tra Itachi e Pain. Era stravaccata proprio al centro, con una camicia da notte che non lasciava molto spazio all’immaginazione, era più comoda del solito ma non riusciva a prendere sonno, l’arrivo di Ino e Sakura l’aveva turbata, sembrava che fare finta di essere la perfetta cognata con Itachi fosse solo un pretesto, a lei interessava Pain, si vedeva da come lo fissava quando suonava e come sorrideva quando si metteva a posto i ribelli capelli arancioni. Si voltò verso di lui, che aveva appena finito di fumarsi una sigaretta riempiendo di fumo tutta la stanza. Quegli occhi grigi così enigmatici e talvolta tristi, quei piercing che si ostinava a portare nonostante lo rendessero ancora più duro di quello che era. Poi scese su quel profilo dal naso perfetto e dal mento appena pronunciato, quelle guance ricoperte dalla poca barba che aveva per poi arrivare a… ma che cosa stava facendo? Come se fosse stata colpita da una forte scossa si alzò dal letto svegliando tutti gli altri.
 
Era sul piccolo balcone di Deidara, il panorama era da film horror, tutto buio senza alcuna luce a rischiarare la notte.
  • È tutto il giorno che sei nervosa, Konnie, che cosa ti prende?- sussultò quando sentì la voce di Pain accanto al suo orecchio. La blu si girò e lo vide lì, di fronte a lei, solamente con una maglietta sformata e un paio di boxer.
  • Ehi, è tutto a posto, non preoccuparti. Solo che mi mancano Itachi e Hidan. Sono così abituata ad averli insieme a me che non mi va che stiano con quelle due galline…- commentò la ragazza stringendo i pugni.
  • È perfettamente normale che si interessino a delle ragazze…un giorno tutti noi avremo una persona importante nella nostra vita. Questo non vuol dire che non ti vorremo più bene, Konnie.- sorrise lui affiancandola e appoggiandosi sulla ringhiera. La blu sentì quelle parole che volevano essere consolatorie come una terribile minaccia, tutti prima o poi avrebbero trovato un’altra ragazza con cui confidarsi, lei si sarebbe dovuta mettere da parte, in fondo aveva sempre saputo che sarebbe successo.
  • La band andrà a puttane per colpa di tutte le vostre fidanzate e robe simili…- sbottò lei non guardandolo in faccia. Sentiva la rabbia montarle nelle viscere. Lei non aveva mai avuto nessuno, si era sempre dedicata completamente a loro, nessuno si era mai mostrato interessato a lei, forse perché cercava sempre di nascondersi in mezzo a quella cascata di borchie che ornavano sempre il suo abbigliamento, quelle maglie larghe, talvolta appartenenti ad uno di loro, che nascondevano tutto il suo essere ormai donna e quei capelli sempre davanti al viso, anch’esso pesantemente mascherato da un pesante ombretto nero. Mentre pensava a tutto questo Pain la fissava, era strano che lei non avesse nulla da dire.
  • No, non andrà nulla a puttane, te lo prometto, Konan. Faremo funzionare tutto. A costo di castrare Hidan…- aggiunse l’arancione facendole uno dei suoi rari sorrisi.
  • Se sto a credere a te, Pain, siamo proprio messi bene, dai, entriamo altrimenti domani mattina siamo tutti malati!- esclamò lei tagliando corto e volendo stoppare quel continuo flusso di pensieri dolorosi in cui lei era sola e loro felicemente fidanzati con ragazze bellissime.
 
Nella stanza da letto sia Deidara che Sasori si erano già addormentati, dandosi la schiena l’uno con l’altro. La blu si posizionò al suo posto aspettando che Pain la raggiungesse.
  • Ehm, grazie, dico, per lo sfogo…- sussurrò lei nel buio sentendo che Pain si era appena sdraiato al suo fianco. Lui le appoggiò una mano sulla spalla, risalì piano fino alla guancia facendole trattenere il respiro, ringraziò di essere al buio perché altrimenti l’arancione avrebbe visto le sue guance che si imporporavano al suo tocco. Quando crebbe di stare per scoppiare per l’apnea sentì le labbra del ragazzo premersi contro la sua guancia e solleticarla con il suo respiro caldo.
  • Quando vuoi, anche se litighiamo sempre, io ci tengo a te.- sussurrò lui mettendosi poi sotto le coperte e dandole la schiena.
Konan aveva appena provato una sensazione nuova, mai provata prima, inedita. Non appena aveva sentito la vicinanza di Pain aveva percepito uno strano calore al bassoventre, una sorta di umidiccio tra le cosce. Rimase a fissare il soffitto per due ore, nel silenzio della stanza, interrotto solamente dal russare di Deidara. La blu pensò molto al suo rapporto con i ragazzi, non ne aveva mai avuto uno, nonostante i suoi diciassette anni, e le sue storielle inventate da donna vissuta quale non era. Invidiava quelle ragazze che vantavano una lunga serie di conquiste nella loro lista. Non aveva mai baciato nessuno, era sempre stata abituata a stare con gli amici, i quali però non si facevano problemi a parlare di ragazze o andare a letto con qualcuno. Konan non aveva mai fatto sesso, neanche lontanamente si era avvicinata a quel punto di non ritorno.
La blu non aveva mai pensato ai ragazzi, fino a che, a sei anni, mentre giocava nell’intervallo a pallone con Sasori, Deidara, Itachi e Hidan, un bambino arrogante e dai capelli carota si impossessò della palla mettendosi le mani sui fianchi con fare da duro. Quello era il piccolo Pain, si era appena trasferito a Tokyo, non conosceva ancora nessuno e quella fu l’occasione buona per farsi nuovi amici. E da lì divennero inseparabili.
Il suo rapporto con Pain era sempre stato conflittuale, erano in competizione per tutto, si picchiavano in continuazione fino ai quattordici anni, quando le prese in giro divennero solamente verbali poiché Konan da bambina stava diventando una donna.
Quella notte sognò molto, immagini che si confondevano con la realtà, in cui Pain stava con Sakura e le diceva di non volerla più vedere, che avrebbe dovuto lasciare la band di comune accordo con gli altri membri…
 
La sveglia non la smetteva di suonare e di spaccare i timpani, Sasori lanciò un urlo bestiale e con uno sforzo immane si alzò dal letto e spense quell’aggeggio infernale. Si rimise ancora tra le coperte, schiacciando Deidara dall’altro lato. Era sabato, non c’era bisogno di alcuna sveglia, dormirono ancora un bel po’ fino a quando Konan non si destò e notò con terrore che un braccio di Pain era serrato attorno al proprio bacino, scoperto dalla camicia da notte di cotone. Lentamente cercò di spostare quella grande mano, così diversa dalla sua, ma così simile per via di quello smalto nero, sbeccato, che ornava le unghie mangiucchiate. Proprio in quel momento l’arancione si svegliò, chiuse le nocche sulla sua pelle candida lasciandone una scia rossa. Lo vide schiudere gli occhi lentamente e in quel momento capì perché molte ragazze fossero ai suoi piedi: sicuramente per quei capelli arancioni costantemente spettinati, o per quella piccata ironia che aveva sempre nella voce. Non seppe darsi alcuna spiegazione, si ritrovò solamente a sorridere in modo ebete in sua direzione.
  • Mmh…’giorno, Konnie…- mugugnò lui coprendosi fino in testa con il lenzuolo. Lei sorrise e fece per alzarsi dando una gomitata a Sasori, che stava ancora dormendo beato, scatenando un putiferio assurdo fino a svegliare Deidara, ancora ignaro di tutto.
  • Dai, cazzo, non si può neanche dormire in pace con voi!- urlò Deidara grattandosi gli occhi ancora pieni di sonno. I lunghi capelli biondi erano spettinati più che mai e sembrava la bella copia di uno spaventapasseri, il che suscitò l’ilarità generale, era davvero ridicolo.
  • Zitti, voi. Non si prende in giro il padrone di casa! E poi, tu, Sasori, russi come un taglialegna e tu, Konnie, tu… hai delle orribili mutande con i gattini quindi dovresti vergognarti!- sibilò infuriato lui indicando le sue gambe scoperte proprio accanto a quelle di Pain. Con un balzo felino scese dal letto e si chiuse in bagno, paralizzata dall’imbarazzo, dannato Deidara, sempre così inopportuno con i suoi commenti! Pain l’avrà sicuramente presa per una bambinetta, insomma chi a diciassette anni si mette quelle mutande ridicole?
  • Sei una fottuta cretina, Konan, proprio così!- esclamò al proprio riflesso nello specchio del bagno. Colse l’occasione per dare una piega decente ai propri capelli e per struccarsi in maniera dignitosa, intanto per stare da Deidara non aveva bisogno di essere in tiro.
 
Quando finalmente uscì dal bagno, trovò i tre ragazzi impegnati a violentare delle bottiglie per cercare di svuotare le loro vesciche ma, non appena la videro di ritorno, presero a fare a botte per il suddetto. Con un sospiro di sollievo riuscirono tutti a svuotarsi appena in tempo, scesero a fare colazione, se si poteva chiamare tale un pezzo di pizza freddo della sera prima e mezza lattina di birra, sicuramente i dietologi sarebbero allibiti di fronte a un regime alimentare del genere!
  • Ragazzi, non c’è un cazzo nel frigo, a fare la spesa!- annunciò il biondo radunando gli amici.
  • Dei, secondo me è meglio che qualcuno rimanga a pulire questo porcile, altrimenti non sapremo neanche dove mettere i viveri, è tutto lurido qua!- esclamò Konan brandendo uno straccio impolverato.
  • È vero, facciamo che io e Sasori andiamo a fare provviste mentre voi due, che ormai andate tanto d’accordo, pulite la casa… divertitevi!- non finì neanche la frase che si defilò per non sentire ribattere.
La blu rimase immobile con uno straccio in mano, Pain era interdetto tra la porta del bagno e il corridoio, non gli era sfuggito l’ordine del padrone di casa.
  • Ci hanno incastrati, che due bastardi!- esclamò l’arancione chinandosi a terra a raccogliere le bottiglie vuote di birra. Alla blu vennero in mente i pensieri della sera prima e di colpo il viso di colorò di color porpora. Accorgendosene si buttò sotto il divano fingendo di cercare qualcosa di importantissimo.
  • Ah, complimenti, Konnie, devo dire che quelle mutandine con i gattini erano proprio tenere!- sentì un tonfo da sotto il divano seguito da un lamento doloroso. La blu aveva appena sbattuto la testa là sotto. L’arancione si chinò e la tirò fuori da là, dove stava anche soffocando per la troppa polvere.
 
Konan era stata portata di peso nel piccolo cucinino e si era seduta sul lavandino. Pain le stava tamponando la fronte su cui spuntava un bernoccolo viola che era impossibile non notare. La blu cercava di fare l’indifferente, quante volte si erano trovati così vicini in tutti quegli anni? Un’infinità.
  • Ma guardati, sembri una bambina, con quell’espressione imbronciata… ah meno male che ci sono io che ti tengo d’occhio.- sussurrò lui a pochi centimetri dalle sue labbra. Konan si chiese che sapore avessero, avrebbe tanto desiderato baciarle senza alcun indugio.
  • Scemo, solo perché tu sei sempre inopportuno! Se non te l’avesse detto Deidara non l’avresti mai saputo delle mie stupide mutande…- non aveva un senso quello che andava blaterando. Il suo cervello era in tilt, perché non era andata lei con Deidara a fare la spesa?
  • Tu credi? Stanotte ti ho potuta guardare bene… il rischio di dormire sempre insieme…- sussurrò lui in tono volutamente provocante facendo toccare le proprie labbra sul lobo di lei. Konan credette di svenire lì, sul lavandino.
  • Smettila, idiota! Odio quando mi prendi in giro, non sono mica una di quelle troie che ti scopi, io!- sbottò sdegnata lei balzando giù e rassettandosi la camicia da notte.
Dopo quell’interruzione ripresero le faccende di casa, Pain aveva borbottato qualcosa riguardo a spolverare la sala prove della band, mentre lei era rimasta sopra a fare pulizia in salotto e rifare il letto. Più stava lontano da Pain meglio era, tutte le volte cercava di provocarla, ormai erano anni che andava avanti quello stupido giochetto. Il rumore dei suoi passi per le scale del seminterrato la destarono dalle sue mille riflessioni.
  • Cazzo, là sotto era un porcile, oddio, mi ero anche dimenticato il colore del pavimento, ottimo lavoro, Konnie!- esclamò l’arancione buttandosi sfinito sul divano, spettinandosi volutamente i capelli e socchiudendo gli occhi.
  • Pain! Ho appena spolverato il divano, via i piedi da lì!- urlò lei prendendolo a pugni con lo straccio impolverato. Poco dopo si sorpresero a ridere insieme come due stupidi per poi finire fissandosi negli occhi a pochi centimetri l’uno dall’altra. Ancora pochi millimetri e avrebbe potuto contargli le minuscole lentiggini sul naso.
 
Con uno scatto la porta si aprì, un pandemonio infernale si scatenò. Deidara e Sasori erano appena tornati, carichi di buste della spesa fatta al discount a pochi isolati dall’appartamento. Konan si alzò veloce, come se si fosse appena scottata. Sorrideva come una povera mentecatta, cercando di non guardare in direzione di Pain, sparì in cucina per mettere a posto i viveri in modo da non mettere già tutto in disordine.
Verso l’ora di pranzo arrivarono Itachi e Hidan, affamati e piuttosto assonnati. L’argentato per ovvi motivi, aveva passato la notte con Ino, i dettagli furono poi spiegati mentre si mangiava sotto le occhiate disgustate di Konan e Sasori. Itachi non aveva dormito molto perché era stato tenuto sveglio dal fratello tutta la notte creandosi paranoie su Sakura e sul fatto che lo tradisse. Aveva proprio centrato il punto. La rosa mirava a Pain, sembrava che Konan fosse l’unica ad averlo capito.
  • Questa casa sembra trasformata! Bravi, avete pulito proprio bene!- esclamò Deidara servendo carne in scatola a tutti.
  • Quando non litigate siete proprio una bella squadra.- continuò Sasori ingozzandosi di tutto ciò che aveva nel piatto. Konan non guardò Pain, arrossì e sparì in cucina dicendo di dover controllare le verdure sul fuoco, peccato che fossero spente da un pezzo.
 
Ed anche il terzo capitolo è concluso, ovviamente spero nelle recensioni (che sono sempre pochissime e mi fanno venire lo sconforto L) ma ringrazio comunque anche chi legge solo ma non recensisce!
 
Grazie a chi recensisce e mi rende felice:
 
Malv 16: sono contenta di aver visto la tua recensione,  e sono anche felice del fatto che nonostante non la aggiorno mai (chiedo umilmente perdono) la segui comunque! Me felice! Ecco, qui le cose cominciano a farsi un po’ complicate tra Konnie e Pain, che cosa ne verrà fuori? Grazie per la recensione! Bacioni!

 
PoisonRain: oddio mi sono emozionata quando ho letto la tua recensione chilometrica! Grazie, sei troppo gentile, sono contenta che trovi la mia fanfiction realistica, era il mio intento eheheh! Un po’ diversa da quelle demenziali (che tra l’altro anche io adoro), ho cercato di aggiornare presto, spero che mi dirai che ne pensi di questo nuovo capitolo! Bacione!
 
Mando un grosso bacio a tutti e spero di poter postare il prossimo capitolo (già pronto tra l’altro) molto presto, salvo impegni che mi tolgono sempre il tempo di scrivere e di pubblicare storie. Un bacio, alla prossima!
 
ketyblack.


 
  
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