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Autore: AmyDuDy    09/03/2014    0 recensioni
Ogni animale ha il suo habitat: i leoni nella savana, le scimmie nella giungla, le balene nell’oceano… Bene, il mio è la palestra. Sono una specie rara, che vive per lo sport e soprattutto per il mio sport, la pallavolo. Negli ultimi tempi però ho perso tutta la voglia che avevo di uscire di casa e andare in palestra a farmi il mazzo tanto. Per cosa poi? Essere criticata qualsiasi cosa io faccia. Ormai il gioco è fatto. Ho deciso di smettere l’anno prossimo e risparmiare un po’ di soldi per l’università. Ovviamente sarà dura, ma è la cosa più giusta. Sono stanca di stare male per qualcosa che posso evitare.
Ma le domande mi assalgono: è la scelta giusta? E se poi me ne pentissi? E se fosse qualcuno a farmi pentire della mia scelta?
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Spezzoni di vita di una normale adolescente'
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Ogni animale ha il suo habitat: i leoni nella savana, le scimmie nella giungla, le balene nell’oceano… Bene, il mio è la palestra. Sono una specie rara, che vive per lo sport e soprattutto per il mio sport, la pallavolo. Potessi mi trasferirei in un palazzetto e vivrei lì, senza uscirne mai. Sarebbe sicuramente meglio che vivere in quel buco che è la mia camera, con quel gorilla di mio fratello. In palestra mi sento me stessa, come fossi libera di fare tutto ciò che mi piace senza essere giudicata dagli altri. Io, il pallone, il pavimento e rete. Tutto ciò che mi serve.
Peccato che non sia ancora arrivato il mio tempo di fare la barbona, ma devo vivere la mia vita da normale diciassettenne annoiata dalla scuola, dai genitori, dagli amici… dal mondo intero insomma.
E mi ritrovo a pensare a tutto questo mentre torno a casa da un’altra giornata di scuola durata fin troppo per i miei gusti. Sempre la solita routine: alzarsi alle 6, correre per prendere il bus, aspettare 20 minuti al freddo prima di entrare in quel luogo tanto adorato dagli adulti ma meno dagli studenti, passare 6 ore all’orlo di tagliarsi le vene, tornare a casa e mangiare all’ora beata per poi arrivare alla parte migliore, che consiste in una sana siesta e in un pesante allenamento in palestra. Ovviamente si sa che quando ti diverti il tempo vola mentre quando ti annoi sembra non passare mai. Come in questo momento: in piedi su un autobus troppo pieno, in bilico a ogni frenata. Ma chi me l’ha fatto fare di iscrivermi a una scuola così lontana?! Anche se la mia scuola non mi dispiace: l’indirizzo che ho scelto mi va a genio e i miei voti sono alti senza un grande sforzo. Ho sempre avuto la grande fortuna di una memoria fotografica, quindi senza studiare molto riesco ad arrivare al massimo dei risultati. Ovviamente non conta il fatto che vorrei fondare un nuovo indirizzo come si deve, con materie che veramente alimentano i sogni. Musica, storia della musica, che ai giovani d’oggi farebbe parecchio bene, al posto che ascoltare perennemente musica tunz tunz (che non sto dicendo non piacermi, solo dovrebbe essere integrata con musica seria), storia della pallavolo, teoria di pallavolo, pratica di pallavolo, più ginnastica, lingue straniere. Queste sarebbero le materie per una scuola di successo. Ma ancora non ho esposto la mia idea a nessuno, quindi devo accettare ciò che c’è.
Una frenata brusca mi fa risvegliare dai miei pensieri e quasi dare una facciata al vetro anteriore del bus. Sono stufa di viaggiare in questo modo! Fortunatamente due fermate e scendo.
A casa dopo un pranzetto fatto dalla mia mamma, un pisolino di un’ora e mezza non me lo toglie nessuno. Se non dormo arrivo ad allenamento a mo’ di zombie e ciao ciao che faccio qualcosa di buono. Già questo non è un buon periodo per me: ho avuto diversi problemi con un allenatore e ho dovuto cambiare squadra a metà anno, ma quel deficiente mi ha buttato talmente giù che ormai non ho più fiducia in me stessa, e gli allenamenti delle ultime due settimane non hanno aiutato. Come palleggio sono peggiorata, come libero peggio ancora. E perché tutto questo? Perché negli ultimi mesi mi sono allenata da libero cambiando i miei modi di fare in peggio e ho perso la buona manualità che avevo da palleggiatrice. È stata una catastrofe insomma. Così ho perso tutta la voglia che avevo di uscire di casa e andare in palestra a farmi il mazzo tanto. Per cosa poi? Essere criticata qualsiasi cosa io faccia. Non fraintendetemi: non ho perso l’amore per la pallavolo, solo ho perso il mio sogno. Perché poi è di questo che si parla: se viene infranto un sogno, chi può ritirarti su? Nessuno, se non te stesso. Ma in questo momento non ho proprio la forza di tirarmi su. Mia madre è triste, perché vede che mi manca la voglia di fare ciò che ho sempre amato e che mi ha sempre spinto ad andare avanti negli ultimi anni, ma non posso farci molto. Ormai il gioco è fatto. Ho deciso di smettere l’anno prossimo e risparmiare un po’ di soldi per l’università. Ovviamente sarà dura, ma è la cosa più giusta. Sono stanca di stare male per qualcosa che posso evitare.
E ora sono in palestra, come al solito in anticipo, ad aspettare le mie compagne, mentre guardo l’allenamento prima del nostro dei ragazzi. Hanno un’allenatrice fantastica e sono uno squadrone. E poi è ovvio che guardare ragazzi della mia età alti di media un metro e ottantacinque con dei fisici fantastici non mi fa mica male. Con alcuni di loro ci conosciamo già di vista a forza di incrociarci in palestra, ma non ho mai parlato con nessuno di loro.
Quando i ragazzi hanno finito vado a vedere a che punto sono le mie compagne in spogliatoio, e come al solito le trovo a fumare. Non ho problemi con chi fuma, ma non si fa subito prima e subito dopo l’allenamento, si rovinano i polmoni il triplo! Poi io sono dell’idea che se fai uno sport a livello agonistico non bisognerebbe fumare; ma ormai lo fanno tutti, persino in nazionale.
Inizio a entrare in palestra da sola, mi siedo a terra in un angolo e fisso il campo. Non posso credere che tra qualche settimana tutto questo sarà finito… Mi salgono le lacrime agli occhi solo a pensarci. Le partite, gli allenamenti, le lunghe trasferte, la felicità di un ace, di una grande alzata, di una difesa impossibile. Tutto. Mi sale il magone.
Per evitare di pensare prendo una palla medica e mi metto a muro mentre allenatore e compagne iniziano ad arrivare. Inizia l’ennesimo allenamento…
  
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