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Autore: Rodashi95    09/03/2014    1 recensioni
[Cronache del Mondo Emerso]
Prima fanfiction della mia vita; a voi l' opinione :) ATTENZIONE SPOILER: LEGGETE TUTTI I LIBRI DELLA SAGA DE "LE CRONACHE DEL MONDO EMERSO E LA SAGA DI ERAGON SE NON VOLETE AVERE SORPRESE"
- Cosa è sarebbe accaduto se Aster avesse vinto? Questa è la domanda che mi ha tormentato per un' eternità, tanto da spingermi ad approfondire questo argomento... cosa sarebbe accaduto al Mondo Emerso? Sarebbero tornati gli elfi? I draghi? Oppure sarebbe tornato al suo stato di mondo-vergine?
e cosa sarebbe successo al Tiranno stesso? Ecco cosa viene esaminato, il luogo Oltre-Il-Mondo dove finiscono le coscienze, e il Mondo vero e proprio, dove l' incantesimo finale del Tiranno ha agito in modo.... inaspettato.
Oltre a questo il compagno di viaggio che il protagonista troverà sarà una vecchia conoscenza dei fan di Eragon... Preparate i popcorn, stanno arrivando...
Genere: Fantasy, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Risveglio

Si svegliò… e proprio qui cominciarono i suoi problemi. Perché? Perché era sveglio? Il suo intelletto superiore scartò a priori l’ idea di essere morto, come dovrebbe; nonostante non capisse dove fosse, il contatto con qualcosa di circostante, la coscienza di occupare uno spazio nell’ ambiente che lo circondava e in ultimo, con suo sommo orrore, la certezza di avere ancora un corpo materiale, gli fece comprendere che qualcosa era andato storto. Com’ era possibile? Aveva forse sbagliato qualche formula, qualche accento, qualche parola? Magari l’ errore risiedeva nella cadenza delle sillabe, o in un minuscolo lapsus verbale dovuto all’ emozione?

“No” si disse. Da quando, molti anni prima, si era lanciato in quella folle avventura, ogni mattina ed ogni sera ripeteva quella litania, era impossibile che avesse sbagliato. Ma allora cosa era successo?

“Con ogni probabilità, non sono morto. Che esista un aldilà è plausibile, ma che ci si porti dietro il proprio corpo, no, è del tutto impensabile”. La sua stessa voce, proiettata nella sua mente, lo fece lievemente sobbalzare.

Pian piano riacquisì la sua lucidità e la freddezza che lo avevano caratterizzato per tutti quegli anni. Per prima cosa analizzò la sua condizione. Era sdraiato da qualche parte (non aveva ancora avuto il coraggio di aprire gli occhi senza aver valutato con certezza cosa avrebbe comportato): riusciva a sentire il contatto con una superfice rigida, ma non fredda, sulla sua schiena. Pertanto non poteva essere ancora nella Rocca, il cristallo nero sarebbe stato quanto di più gelido avesse potuto immaginare. Comunque aveva ancora addosso quella casacca che portava da svariati anni e i piedi erano ancora protetti dai robusti stivali di cuoio. Quindi si decise e pian piano, come aveva fatto per la sua iniziazione, cominciò ad aprire la mente per capire cosa ci fosse nelle vicinanze. Non sentì, stranamente, nessun essere vivente, e neppure un briciolo di attività magica vicino a lui. Quindi, prendendo coraggio, decise di spalancare gli occhi.

Ciò che vide in un primo momento lo stupì più di quanto avrebbe potuto immaginare. Bianco. Latteo. Relegato per una vita in una fredda stanza buia, gelida e nera, ora quel colorito aveva qualcosa di etereo e di confortante. Soltanto bianco a perdita d’ occhio. Era come stare sdraiati su un pavimento, anch’ esso completamente bianco, a fissare un enorme lenzuolo bianco. Non capiva neppure se fosse un cielo, o se fosse davvero un qualche genere di telo steso a coprire quello vero.

-Bizzarro- disse, a mezza voce. Ora, anche se probabilmente era la mossa più imprudente da fare, provò ad usare la magia. “Una cosa stupida” pensò "evocare qualche fuocherello colorato". Il risultato lo stupì più che la vista del pallido panorama: non funzionò. Rimase lì, a contemplare la sua mano, normalissima, senza capire. Riprovò e fallì nuovamente. “Cosa può essere accaduto? Che sia in qualche modo collegato a questo posto?” Anzitutto doveva capire cosa lo circondava. La sua curiosità, dote che lo aveva trasformato nel più misericordioso e disprezzabile degli esseri viventi, lo spinse a cercare quantomeno di capire dove fosse, a raccogliere qualche informazione. Con una certa fatica il ragazzo si alzò.

-Bene- disse il ragazzo tra se e se – Cerchiamo di capire che cosa è successo-
Un poco titubante il ragazzo cominciò ad esaminare il suo aspetto, cosa che nella vita precedente lo aveva sempre messo estremamente a disagio. Con suo lieve disappunto, toccandosi le guance e i lineamenti del volto si rese conto di essere un ragazzino (QUEL RAGAZZINO); per lo meno i suoi capelli blu, ereditati dalla madre, erano sempre i soliti, raccolti nella
corta zazzera riccioluta. Il ragazzo si voltò un lato, avendo percepito una lieve presenza. I suoi occhi verdi esaminarono il
mondo candido che lo avvolgeva cercando la fonte di quel potere.

“Beh” pensò Aster, incamminandosi distrattamente verso la fonte di quella presenza “per lo meno non sono completamente solo in questo posto”
 
  
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