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Autore: _Lis    09/03/2014    2 recensioni
“Che poi la friendzone è un’enorme cazzata, non esiste. E sapete il perché? Perché quanto ti confessi alla tua migliore amica e lei ti respinge non restate amici, perché l’imbarazzo che si crea tra di voi è talmente grande che non lascia nessuno spazio per nient’altro. Niente più chiacchiere e risate. Niente più amicizia. Quindi perché rischiare?”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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CAPITOLO 6

 
La palestra del liceo sembrava un posto surreale quando io e Alex facemmo il nostro ingresso.
Non potevo credere che la mattina precedente avevo corso e sudato esattamente in quella stessa stanza.
I ragazzi del gruppo dei preparativi si erano dati da fare.
Tutte le attrezzature sportive erano state rimosse, le luci erano basse e colorate, per creare la giusta atmosfera immagino, c’erano palloncini gonfi d’elio sparsi in aria, tre lati della sala erano occupati da tavolini e sedie e l’ultimo da un grande tavolo pieno di cibo e bibite, ovviamente tutte analcoliche. La musica, terribilmente commerciale, mi rimbombava nelle orecchie e praticamente metà corpo studentesco ballava al centro della palestra avendo l’aria di qualcuno che si diverte.
Guardai Alex, in piedi accanto a me. Non sembrava molto convinta della situazione.
Si accorse di essere osservata e alzò gli occhi verso i miei.
“Ti sei già pentita?” Chiesi abbozzando un mezzo sorriso.
Per un momento temetti davvero che volesse tornare a casa, ma per fortuna scosse la testa sorridendo. “Solo, non costringermi a ballare sulla canzone di Katy Perry, ok?”
Scoppiai a ridere, sollevato. “Tranquilla, neanche io ci tenevo molto!”
“Meno male, non mi sarebbe piaciuto privarti di tale divertimento, Jackie. Mangiamo qualcosa?” Mi chiese guardandosi attorno.
“Scherzi? Sono venuto apposta per il buffet!” Dissi strofinando una mano sullo stomaco.
“Apposta per il buffet?” Chiese Alex tirandomi un’occhiataccia. “E la storia dell’ “è l’ultimo anno di scuola, sarebbe un peccato perdercelo…” dove l’hai lasciata?”
Alzai le spalle.
Lei scosse la testa. “Dai andiamo.”  Mi prese per mano e mi condusse dietro di lei verso il tavolo infondo alla palestra.
C’era l’imbarazzo della scelta, panini, pasticcini, quiche, salatini, torte… Ma mi si era chiuso lo stomaco all’idea che da li a poco avrei dovuto parlare ad Alex riguardo i miei sentimenti.
Alex prese un pasticcino al cioccolato e gli diede un morso.
“Se contiamo che arriva dalla mensa, non è male.” Mi disse. “Provalo!”
Così ne presi uno dal vassoio sul tavolo e lo assaggiai.
Il gusto al cioccolato c’era ma per il resto non era un gran che. Considerando la sua provenienza però, poteva andare peggio.
“Allora…” Iniziai, infilando le mani in tasca. “Cosa ti va di fare?” Chiesi in imbarazzo.
“Beh prima mi è sembrato di vedere Zack e Rian, se vuoi ci uniamo a loro…” Suggerì.
Scossi la testa. “No, non mi va molto…”
“Veramente?” Mi guardò spalancando gli occhi in credula. “Allora ti svelo un piccolo segreto…” Bisbigliò.
“Spara!” Mi avvicinai incuriosito.
“Prima dobbiamo uscire però…” Annunciò.
Raggiungemmo l’uscita della palestra passando davanti a Rian che mi guardò con approvazione, credendo che stesse succedendo chissà cosa.
Passammo attraverso l’atrio e il cortile, fino ad arrivare dietro gli spalti del campo da football senza dare nell’occhio.
Ci sedemmo per terra, sul prato umidiccio, con la schiena contro il cemento delle gradinate.
“Allora?” Chiesi impaziente.
Mi lanciò uno sguardo vispo. “Guarda qui.” Aprì la borsa che aveva con lei. “Alcol di contrabbando.” Mi sussurrò all’orecchio.
“Chi se lo aspettava dalla piccola Alex?” Chiesi divertito.
“Ho imparato dal migliore.” Mi fece l’occhiolino, tirando fuori il rum.
Vedendola in difficoltà con nell’aprirla, le sfilai la bottiglia dalle mani. “Mi sa che ho ancora molto da insegnarti allora.”
Svitai il tappo e gliela ripassai.  “A te l’onore.”
Poggiò il colla della  bottiglia alle labbra e prese un sorso. Scosse la testa storcendo il naso e si pulì la bocca col dorso della mano. “È forte questa roba…” Si lamentò.
“Si vede che sei una ragazzina…” Commentai prendendo anche io un lungo sorso.
“Ehi!” Fece offesa. “Non sono una ragazzina!”
Così mi rubò il rum dalle mani e ne bevve un altro po’.
“Ehi ehi ehi!” La fermai. “Vacci piano, mi hai convinto!”
Richiusi la bottiglia e la posai a terra.
“Sai, non pensavo che sarei mai riuscito a portarti qui a scuola sta sera…” Ammisi guardando verso il cielo.
“Ah si? E perché?” Chiese portando le ginocchia al petto e guardandomi incuriosita.
“Beh… Non credevo ti interessasse andare al ballo…”
“Infatti non mi interessa.” Disse.
“E allora perché sei qui?” Domandai.
Fece spallucce. “Mi hai chiesto di venire con te e o detto si.”
Annuii pensieroso, indeciso se fosse quello il momento adatto per parlare oppure no.
Ma poi esisteva davvero un momento giusto?
“Alex… In realtà…” Sospirai.
“Si?” Mi spinse a continuare.
“Io…” Strappai un filo d’erba. “No niente, lascia stare…”
Frustrato e arrabbiato con me stesso, presi un altro sorso di rum, così come se fosse una pacca sulla spalla da parte di un amico.
Non avrei mai concluso niente con lei. Ne ero più che certo.
Prese la bottiglia e la sollevò a mezz’aria, come in un brindisi. “A noi due. Perché non saprei che fare senza di te.” Bevve.
Imitai il suo gesto. “A noi due.” Ripetei prima di bere.
Alex lasciò cadere la sua testa sulla mia spalla e socchiuse gli occhi. Automaticamente le spostai dolcemente il ciuffo dalla fronte.
“Davvero Jack, senza di te non sarebbe lo stesso…” Sussurrò piano. “A volte credo che se non ci fossi tu, sarei una di quelle sfigate che pranzano da sole a scuola e che stanno tutto il pomeriggio a studiare.”
“Non è che così sia molto meglio…” Risi.
“Fai il serio per una volta.”  Mi interruppe, raddrizzandosi. “Quando siamo insieme è tutto più bello.” Disse guardandomi negli occhi. “Sono soltanto io senza di te.”
In quell’istante realizzai quanto tutto avesse senso.
Quella mattina a scuola quando le specificai che saremmo andati al ballo solo da amici e lei sembrò delusa.
I suoi piccoli gesti pieni d’affetto, il modo in cui a volte mi guardava.
Zack e il suo strano discorso poco prima di uscire per andare a prendere Alex, lui sapeva già tutto e non mi aveva voluto dire niente.
Posai una mano sulla sua guancia. Era così morbida e calda.
Arrossì e si morse nervosamente il labbro inferiore, senza che i suoi occhi si staccassero dai miei.
Mi avvicinai lentamente a lei, con la paura di potermi svegliare da un momento all’altro.
Quando le mie labbra toccarono le sue, lei non si ritrasse. Anzi portò le mani sulle mie spalle e poi le unì dietro il mio collo, stringendomi a lei.
Non sapevo che fare, sarei rimasto ore li per terra a baciarla, ma qualcosa mi disse che dovevo abbandonare la sua bocca. Almeno per il momento.
“Io…” Alex si coprì la bocca, nascondendo un sorriso. “Io non lo avevo capito.”
“Già… Beh, è più o meno da sempre che speravo tu lo scoprissi da sola.” Sorrisi imbarazzato, grattandomi la testa.
“Se fossimo stati entrambi più svegli, avremmo risparmiato un sacco di tempo, sai?” Rise.
“Credo si possa rimediare…” Mi sporsi verso di lei per baciarla ancora.
Si stacco per un momento. “Si, lo credo anche io.” Poi mi baciò di nuovo e sentii le sue labbra incurvarsi un altro sorriso.




 
   
 
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