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Autore: Emily27    10/03/2014    4 recensioni
Una speranza in cui credere.
Il destino che può dare e togliere.
Un luogo speciale in cui ritrovarsi.
(Storia partecipante al concorso "Slash Vs Het" di Lady.EFP )
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terzo capitolo

Presente e passato





Jenny stava bene. Era ancora debole, un po' intorpidita dai medicinali, ma dentro si sentiva viva e piena di energia: adesso capiva cosa significava riavere la vita.
Aveva chiesto ad Anne, l'infermiera, di tirare su tutta la tapparella, perchè la luce del mattino potesse entrare attraverso le tende leggere a rischiarare la stanza. Voleva vedere il sole.
Poco prima era passato il dottor Legrand a visitarla, constatando che il decorso post operatorio si stava svolgendo nel migliore dei modi. Avrebbe dovuto restare in clinica ancora per più di una settimana, per completare le cure e rimettersi, ma le aveva assicurato che entro qualche mese, sue testuali parole, sarebbe ritornata come nuova.
L'operazione era andata bene, stava guarendo e l'ombra della malattia era diventata ormai solo un ricordo, ma aveva avuto paura. Da quando aveva scoperto di essere malata, aveva sempre provato una maledetta paura di ciò che l'aspettava e, nel momento in cui era stata informata della possibilità dell'intervento, che quest'ultimo potesse non riuscire, facendo crollare tutte le sue speranze. Piuttosto avrebbe preferito morire sotto i ferri.
Ogni giorno aveva cercato di soffocarla quella paura, per non mostrarsi debole con se stessa, e non aveva confidato a nessuno il suo stato, perchè non voleva la compassione degli altri. Solo Jethro aveva visto il suo timore, solo a Jethro aveva permesso di starle accanto. Un permesso che le aveva strappato, ma in fondo ne era stata felice, perché, doveva ammetterlo, aveva bisogno di lui.
Niente mi avrebbe fermato...
Era vero, quando Gibbs si metteva in testa una cosa, non c'era verso di fargli cambiare idea.
Jenny sorrise e si sistemò meglio sul letto, che era stato rialzato in modo da consentirle di stare comodamente in posizione seduta. Sul comodino c'era il telecomando del televisore fissato sulla parete di fronte a lei, ma adesso non le andava di accenderlo, preferiva restare nel silenzio ad immaginare come sarebbero stati i giorni a venire.
Chissà se Jethro aveva già letto la lettera.
Forse avrebbe avuto risposta al suo interrogativo perchè, proprio in quel momento, la porta si aprì e comparve lui.
«Buongiorno» la salutò entrando.
«Ciao» disse lei, contenta di vederlo.
Jethro si avvicinò al letto e le domandò: «Come stai?»
«Un po' debole, ma mi sento bene. Ho fatto una colazione da re, con una tazza di tè e quattro biscotti, e il dottor Legrand mi ha promesso che oggi potrò alzarmi dal letto.»
Gibbs sorrise e si rallegrò. «Bene.»
«Guarirò, quasi non ci credo.»
«Talvolta succedono anche le cose belle» affermò lui sedendosi sul bordo del letto. «Ieri sera sono tornato, ma stavi dormendo e non ho voluto svegliarti.»
«Anne me l'ha detto.» L'infermiera le aveva anche riferito, con un sorriso dolce, che Jethro era rimasto con lei a lungo, benchè fosse addormentata. «Sono felice che tu ci sia.»
«Poteva essere altrimenti?»
I suoi occhi la trafissero, una volta di più.
«Ti ho sempre tenuta nel cuore.»
… so di averti deluso non restando con te e di averti ferito più di una volta da quando ci siamo ritrovati. Di questo, perdonami. E tienimi nel cuore.
Aveva letto la lettera. Oltre a quello, le sue parole dimostravano anche ciò che lei aveva continuamente sperato, e in fondo sempre saputo.
«Nonostante tutto?»
«Nonostante tutto» rispose lui con convinzione. «È vero, mi hai deluso e ferito, non lo voglio nascondere, ma non hai mai smesso di sorprendermi, di piacermi, di essere come ti ricordavo.»
Jenny sentì la mano calda di Gibbs chiudersi intorno alla sua, mentre restava incatenata al suo sguardo, intenso e sincero. Non ebbe bisogno di pensarci, nel pronunciare una richiesta che era l'equivalente di mille parole.
«Baciami.»
Chiuse gli occhi quando le labbra di Jethro, senza esitazione, catturarono le sue. Le erano mancate, le aveva desiderate ogni volta che se lo era trovato vicino. Il loro sapore era quello che non aveva mai dimenticato, che le fece battere più forte il cuore mentre le loro bocche, dapprima gentili, diventavano sempre più avide l'una dell'altra. Con le mani di Jethro fra i suoi capelli e a sfiorarle il collo, gli passò le braccia sulle spalle attirandolo maggiormente a sé, spinta dal desiderio, lo stesso che sentiva nei suoi gesti.
Poi si fermarono, guardandosi, mentre sulle loro labbra nasceva un sorriso: si trovavano pur sempre in una stanza d'ospedale.

Dieci giorni dopo, nel pomeriggio, Jenny venne dimessa. L'aspettava un periodo di convalescenza, durante il quale sarebbe stata seguita dal dottor Brooks, il suo medico di Washington. Nicolas Legrand le aveva prescritto riposo, cibo sano, una risata al giorno e ogni altra cosa che la rendesse felice. Sull'ultimo punto dell'elenco aveva lanciato a Gibbs un'occhiata significativa, ma oltre ad essere una persona perspicace e di spirito, il medico era anche colui grazie al quale Jenny aveva ancora una vita davanti, e di questo gli sarebbe per sempre stata grata.
Quando uscì con Jethro dalla clinica, un taxi li stava aspettando. Sarebbero partiti per fare ritorno a Washington la sera del giorno successivo, nel frattempo avrebbero soggiornato in albergo. Il tassista caricò nel bagagliaio la borsa da viaggio di Jenny, contenente ciò che le era servito durante la permanenza alla clinica. Gibbs gli consegnò un foglietto, l'uomo gli diede un'occhiata e annuì, e quando i suoi passeggeri furono saliti sul taxi si mise alla guida e partì.
Lasciarono la clinica attraverso un viale alberato, che li condusse su una delle strade poco trafficate di quella zona verdeggiante lontana dal caotico centro di Parigi.
Oltrepassando l'albergo in cui si era sistemato Gibbs mentre lei si trovava in clinica, Jenny si chiese dove fossero diretti. Esternò la domanda a Jethro, ma lui glissò facendo il misterioso.
Il taxi lasciò quella zona tranquilla per addentrarsi nella città. Mentre, nel traffico lento, percorrevano le vie di Parigi, Jenny fu travolta da un'ondata di ricordi: gli Champs Elysées, la Tour Eiffel e il lungo Senna, ogni luogo le riportava alla mente attimi vissuti con l'uomo che le sedeva accanto. Jethro le circondò le spalle con un braccio, attirandosela vicino, e lei si sentì felice, come allora.
Salirono verso il quartiere di Montmartre con il sole che stava calando. Quando imboccarono Rue de la Chapelle, Jenny iniziò a capire, con un misto di stupore ed ebbrezza. Si voltò verso Gibbs, il quale assunse un'espressione che bastò a confermare il suo pensiero. Il taxi percorse quasi tutta la via, tra palazzi antichi, pittori all'opera sulle tele e caratteristici bistrot, fino a che si fermò davanti ad un albergo di modeste dimensioni, con i muri dipinti di azzurro e vasi di edera appesi ai balconi dei suoi quattro piani. Il portone di legno chiaro era sormontato da un'insegna che recava la scritta Hotel des Arts.
Scesero dall'auto, mentre l'autista andava a prendere la borsa da viaggio dal baule e la consegnava a Jethro. Quest'ultimo pagò la corsa, dopodiché il taxi ripartì e loro restarono fermi sul marciapiede a contemplare l'albergo.
Jenny si lasciò nuovamente trasportare dai ricordi. I muri erano stati ritinteggiati e l'insegna era nuova, ma si trattava dello stesso hotel in cui avevano alloggiato durante la loro missione a Parigi, in un tempo lontano ma mai così vicino come in quel momento.
«Mi sono permesso di prenotare qui, direttore Shepard.»
Jethro l'aveva detto in maniera talmente seria che le venne da sorridere. «Ottima scelta agente Gibbs.»
Entrarono, ritrovandosi nella piccola hall che era stata ristrutturata mantenendo però la graziosità di un tempo. Jenny si registrò alla reception, lui lo aveva già fatto nella mattina quando era passato a prenotare la stanza, dopodiché l'affabile ragazza dietro al bancone consegnò loro la chiave, augurando una buona permanenza.
L'ascensore li portò al quarto e ultimo piano, poi Jethro fece strada verso la seconda porta del corridoio: la medesima camera che lei aveva occupato allora e che li aveva visti amanti. Per Jenny fu disarmante.
«Jethro...» disse prendendogli una mano fra le sue.
«Il destino ha fatto la sua parte, al resto ho pensato io» affermò lui sfiorandole le labbra con un bacio. Aprì poi la porta e lei avanzò nella stanza, mentre Gibbs posava la borsa sopra un tavolino accanto alle sue cose, che aveva portato la mattina.
Anche lì le pareti erano state dipinte d'azzurro, ma i mobili erano rimasti gli stessi: il letto con la testiera in ferro battuto, due poltrone dalla stoffa blu e l'armadio e lo scrittoio in arte povera. Nell'aria c'era un profumo di lavanda.
Jenny si avvicinò alla finestra e scostò le tende. La vista era come se la ricordava: tetti e palazzi da cui sorgeva svettando la Tour Eiffel, in una Parigi che si stava colorando della luce del tramonto. Dall'ultima volta che aveva ammirato quel panorama erano successe tante cose, ma adesso che si trovava nuovamente in quella stanza con Jethro le sembrava che tutto quel tempo non fosse trascorso.
Come se le avesse letto nel pensiero, Gibbs dietro di lei la circondò in un abbraccio e disse: «Siamo di nuovo qui, Jenny.»
«Mi sembra un buon modo per iniziare, non credi?»
«Lo è» rispose lui baciandola sui capelli.
Jethro era solito mostrarsi severo, ombroso e razionale, e a pochi era consesso penetrare la sua corazza, ma Jenny sapeva quanto potesse essere dolce, divertente e anche romantico. Pensò che lì, fra le sue braccia, fosse il posto più bello in cui stare.
Senza staccarsi da lui, si girò e gli mise le mani sulle spalle. «Sei davvero tu l'irreprensibile e austero capo di una squadra dell'NCIS?»
Gibbs sorrise in quel modo che le piaceva da impazzire. «Sì, sono io» confermò, per poi avvicinare le labbra al suo orecchio e sussurrarle: «Ma non raccontarlo a DiNozzo.»
Jenny rise, poi il suo sguardo spaziò dagli occhi alla bocca di Jethro, a cui non seppe resistere oltre. Gli prese il volto fra le mani e il bacio che gli diede si accese subito di passione. Lo desiderava, lo voleva.
Si volevano.
La giacca di Gibbs finì a terra e la sua fece la stessa fine. Presto si liberarono anche dei restanti indumenti, mentre il letto li accoglieva e i loro corpi si ritrovavano.
Jenny si perse in un brivido dopo l'altro e la sua pelle s'incendiò sotto alle mani e alle labbra di Jethro, baci e carezze sempre più intimi a cui si abbandonò completamente e che ricambiò col medesimo trasporto.
Avvolti dal piacere, si possederono come se non avessero atteso altro, con tenerezza, ardore e l'intesa di un tempo, mentre presente e passato si fondevano nei movimenti, nei sospiri e nei loro nomi sussurrati.

«Che ne è della tua regola, Leroy Jethro Gibbs?» domandò Jenny con voce languida, infilando le mani sotto al cuscino.
«Quale regola?» domandò lui corrugando la fronte.
Nella luce soffusa proveniente da una lampada a muro, erano a letto distesi su un fianco, vicini e rivolti l'uno verso l'altra. Avevano cenato in camera e dopo avevano fatto ancora l'amore.
«Allora non avrai nulla in contrario se prolungheremo di qualche giorno la nostra permanenza a Parigi...»
«Il dottore ha detto che hai bisogno di riposo, ricordi?» le rammentò Gibbs.
«Oh, ma la nostra breve vacanza includerà anche quello.» Jenny gli diede un bacio fugace. «E ogni altra cosa che mi renda felice» aggiunse maliziosamente citando le parole del medico.
«Ti stai approfittando della tua condizione, Jennifer Shepard» sostenne lui. «Ma se la metti così, vorrà dire che mi sacrificherò a prendermi cura di te.» Così dicendo tirò su le coltri a coprire entrambi e l'attirò a sé, tenendola stretta. «In tutti i modi.»
Jenny appoggiò la testa sul suo petto, appagata e felice: le cose belle succedevano davvero.
«Ti amo, Jen.»
Cullata dal respiro di Jethro e dall'eco delle sue parole, chiuse gli occhi e, come non le accadeva da un tempo infinito, si addormentò con il sorriso sulle labbra.



 
FINE




Siamo arrivati alla conclusione,
e un po' spiace anche a me :)
Ringrazio chi ha recensito
e chi ha semplicemente letto.
E... W le Jibbs! ;)


  
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