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Autore: Setsu_Kizuna    10/03/2014    3 recensioni
[Benedict Cumberbatch/Tom Hiddleston ]
[Benedict Cumberbatch/Tom Hiddleston ]Londra. Università. Nina, detta Minus, è una studentessa italiana che frequenta l'università londinese, facoltà di Medicina e Chirurgia, con profitto (?) e si dimena tra studio, lavoro, lavoretti, vita sociale, in una Londra AU in cui Benedict Cumberbatch e Tom Hiddleston sono professori nel corso di laurea che frequenta. Senza scordare gli HIM ( gruppo musicale finlandese, per chi non li conoscesse) che sono fra i suoi migliori amici!
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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  1. Domande.
Primo giorno all’università. Mondo nuovo, vita nuova! Salteresti addosso ai tuoi ipotetici colleghi che affollano il campus! E faresti le capriole a mezz’aria! La tua vita comincia ora!

La tua prima lezione! La cosa più bella del mondo!

Il tuo primo panino ammuffito! La cosa più buona del mondo!

Il bagno incrostato! La cosa più affascinante del mondo!

Il tuo collega puzzolente! La cosa più profumata del mondo!

-lista infinita-

Quattro anni dopo.
 
NO. Questo era tutto sbagliato. Non avresti mai pensato di dirlo, ma tu stai odiando tutto questo. Sei da quattro anni in Inghilterra, e cerchi di farti una vita, ma sei troppo occupata a stare dietro a lezioni.studio.casa.coinquilinifuoriditesta.esami.ilparttime.latuapsicosi, per provarci. Perché Solveig non l’aveva fermata, perché non l’aveva rispedita a casa, dicendole che questa era una follia? Perché sua madre non aveva reagito come tutte le altre madri del cosmo e non l’aveva ancorata alla culla brandendo un ascia e vomitandole addosso insulti? Perché suo padre non le aveva detto che piuttosto che farla andare l’avrebbe data in pasto ai mangiamorte quale babbana che era, o che l’avrebbe gettata con l’anello del potere a Mordor, piuttosto che farla andare? Perché non aveva uno stupido fratello ameboide che le facesse un discorso strappalacrime su droga, sesso e rock and roll e la convincesse a tornare a casa a prendersi cura di lui? Perché il suo stupido professore le aveva fatto una lettera di raccomandazione? Perché esisteva una cosa chiamata “università all’estero”? Perché non era kriptoniana? Non avrebbe avuto bisogno dell’università e non si sarebbe imbarcata in questa stupidissima iniziativa. Perché sua madre non l’aveva iscritta a danza classica da bambina? In questo modo, forse, la passione per la danza avrebbe superato quella per le lesioni multiple e mai avrebbe pensato di iscriversi in medicina. Perché esistono le guerre? E la fame nel mondo? Il big bang!? DIO ESISTE? KALEL DOVE SEI QUANDO SERVI?!?


La sveglia continuò il suo mantra, puntellando i timpani di tutti gli abitanti della palazzina e probabilmente anche quelli di tutti gli abitanti della palazzina di fronte. E di quella affianco, verosimilmente. Minus si trattenne dal scaraventare l’aggeggio infernale fuori dalla finestra. “Merda”. Si trascinò fuori dal letto, incespicando negli indumenti lasciati scompostamente per terra. Prima o poi l’avrebbero trovata morta, avvolta nei suoi abiti smessi, con il collo girato di 180°. Spostò la scarpa solitaria, abbandonata di fronte alla porta, direzione toilette. Avrebbe dovuto gettarsi addosso l’intero Antartide disciolto per avere un qualche effetto ridestante. Ma doveva accontentarsi di uno spruzzo d’acqua gelata e un caffè all’italiana. Moka Santa Subito. O per lo meno si sarebbe accontentata se il bagno non fosse stato, ovviamente, occupato dalla francese caga-cazzo, e la moka non fosse stata usata da quello svitato di un chimico per distillare non.voglio.sapere.cosa per la sua tesina su non.voglio.sapere.cosa.due.la.vendetta. Indi per cui l’unica cosa che le rimaneva da fare, oltre che polverizzare l’intero quartiere, era farsi un tea doppio e sbaffarsi due fette di pane tostato e nutella, aspettando che sua altezza, Mon Chèrie, degnasse il mondo della sua apparizione celestiale e liberasse il povero bagno dall’agonia della sua presenza. Minus accese la tv e iniziò uno sterile zapping. Morte, morte, morte, qualcuno.di.importante.ma.che.non.conosco. si sposa, morte, morte, una capra delle nevi, morte, alieni, morte, Doctor who. Quasi cadendo dalla sedia, in preda a spasmi di giubilo represso, Minus posò reverenzialmente il telecomando sul tavolo e iniziò a seguire per l’ennesima volta la replica dell’addio di Rose. Sarebbe sprofondata in una valle di lacrime ma non poteva fare a meno di riguardarlo. Adorava il dottore e sperava che prima o poi venisse a prelevarla per mostrarle ciò che sarebbe successo mille anni nel futuro e ciò che era successo mille anni fa. Di scatto, si portò le mani alla bocca. “Temo che sia l’unica occasione per dirtelo… Io ti…” Fine. La supernova è bruciata, e tu hai troppi sentimenti per poterli tenere. L’ingresso di Sua Altezza Berenice la salvò dal trasformarsi in una sorta di Tamigi straripante. L’episodio era ormai terminato e lei era epicamente in ritardo. Balzò dalla sedia della cucina direttamente dentro la doccia. SI infilò in un unico gesto intimo, calze viola e vestito nero. Avesse potuto gettarsi addosso fondotinta, fard, eyeliner e mascara, l’avrebbe fatto, ma ahimè, questo richiedeva un minimo di cura. A meno che non volesse assomigliare a Brandon Lee ne “il corvo”. Afferrò giaccone, sciarpa e borsa e nel farlo era già sul pianerottolo.
“Byeeeeee”.
L’ascensore era occupato. Matematico. Prese le scale ad una velocità pari a quella della luce e, nel mentre, valutò la possibilità di trasformarsi in una pallina per diminuire l’attrito e aumentare così la velocità effettiva. La bilancia pendeva pericolosamente a favore dei contro e abbandonò l’idea. Era fuori, finalmente. Si concesse un attimo per osservare il cielo e la gente intorno a se. Ma a chi vogliamo darla a bere; a Londra il tempo fa sempre schifo e se ti fermassi a guardare la gente intorno a te verresti investita dalla folla impaziente, cadresti, batteresti la testa e moriresti schiacciata dallo scalpiccio della suddetta folla.

Si, se non si fosse capito Minus è a favore della teoria del complotto ed è terribilmente, irrimediabilmente catastrofica. Seguace della filosofia di Murphy, se qualcosa può andare male, lei sa che andrà peggio.

Minus si diresse verso la metrò, sciamando insieme alla popolazione londinese. Inutile sperare di trovare posto, la metro come sempre era gremita. Stivati come sardine, potevano solo udire la voce metallica che annunciava lo scandire delle fermate. Una, due, tre, quattro. University of London. Praticamente catapultata fuori dalla metro, Minus impiegò qualche secondo per riacquistare l’equilibrio. Perfetto. Il cortile era praticamente vuoto e ovviamente stava iniziando a piovere. Non aveva senso. Controllando che la borsa fosse chiusa bene, se la mise in testa e iniziò a correre.
Incredibile cosa può succedere in neanche quattrocento metri e in una manciata di secondi. Minus correva, data la stazza, piuttosto lentamente, ma lei odiava fare sport e già di per sé era grande e grossa. 165 cm di ragazza le erano valsi l’ironico soprannome di Minus. Bene 165 cm di ragazza non le impedirono di girare il piede in una pozzanghera e far capitolare una specie di lastra di marmo davanti all’ingresso.
Seriamente, l’utilità delle pozzanghere?





Autrice al punto:
Salve!
Spero che questo capitolo vi abbia almeno incuriosito. E' la mia prima pubblicazione in assoluto. *totalmente inconsapevole * Arrivo spinta da alcune amiche, già note al pubblico di EFP *saluta Ruka Odinson e Cocchi* Credo che pubblicherò un capitolo a settimana, salvo imprevisti/delirimomentanei. *nervosismo latente* Bis Bald! :3 Setsu
  
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