Note dell’autrice: La canzone utilizzata è Iris dei
Goo Goo Dolls ©
* Il susseguirsi di “bella” e “bellezza” è voluto per dare
un senso incalzante e ridondante al brano.
~Iris~
Neji amava l’atmosfera notturna.
Per lui era diventato un silenzioso rituale:attendeva che
Hinata si addormentasse profondamente per sgusciare via dal futon caldo e
leggermente inumidito dal sudore che, fino a poco prima, velava la loro pelle,
e andava a sedersi sotto alla finestra.
Da lì si perdeva a guardare lo stralcio oltremare di cielo
nel quale campeggiava, sontuosa, la luna.
Quella era una notte limpida.
Neji osservava quell’astro, e più ci si soffermava, più gli
sembrava di vederci lei.
Bella come poche. Bella, ma in modo diverso rispetto a
tutte le altre.
La sua bellezza*
non era sfacciata, né risiedeva nel particolare che rende unici, né era
mediocre, né era tracotante.
Hinata era bella come la luna.
Perché la sua magnificenza era timida e schiva, non era abbagliante,
ma soffusa, piena di quella dignità che solo un fascino così riservato poteva
avere, era elegante.
Hinata era quel tipo di donna che rivelava il suo charme in
modo passivo.
Inizialmente, risultava solo graziosa e delicata.
Bisognava avvicinarcisi con cautela per non incuterle
timore, solo in questa maniera si poteva acquistare la sua fede, e da lì,
lentamente, lei avrebbe iniziato a farsi apprezzare, particolare per
particolare, mostrando ogni giorno una nuova sfaccettatura di sé.
Questo procedimento avveniva, contrariamente alla maggior
parte delle ragazze, in maniera completamente inconscia.
Lei non sapeva di possedere un tale ascendente. Ma chiunque
la conoscesse a fondo, ne era rimasto sconcertato.
Infatti, Hinata non se ne era mai resa conto.
Neji aveva, involontariamente, seguito questo sentiero.
Tutto aveva avuto inizio dai loro allenamenti.
Ogni volta, quando concordavano di interromperli, calava
tra loro un silenzio imbarazzante.
Ciò lo infastidiva: non sapeva assolutamente cosa dirle, ed il fatto che lei rifuggisse così palesemente ogni comunicazione non faceva che generare ostacoli apparentemente insormontabili.
Così si era intestardito, come suo solito, ed aveva, con
pazienza, cominciato a farsi strada nei loro rapporti.
Voleva abbattere quel muro di silenzio. Non per altro se
non per impuntatura. E con il presupposto di vincerla.
In principio, Neji era sempre piuttosto freddo e contenuto,
mentre Hinata se ne stava sulle sue, impaurita ed imbarazzata.
Poi, di colpo, tutto era cambiato.
Perché, come aveva avuto modo di capire, Hinata aveva
iniziato a rivelarsi a lui di volta in volta.
Fino a soggiogarlo.
And I’d give up forever to
touch you
Cause I know that you feel me somehow
You’re the closest to heaven that I’ll ever be
And I don’t want to go home right now.
E Neji non aveva potuto fare altro che ammettere di essersi
lasciato incantare da quella creatura delicata e sfuggente.
Ne aveva conquistata la fiducia. Ne conosceva ogni
dettaglio. Non aveva bisogno che di uno sguardo per comprenderla.
Gli bastava accennarle un sorriso per fare sì che anche lei
sorridesse, quasi sentendosi sfiorare da lui.
Anche se all’inizio gli sembrava impossibile, Neji si era
presto reso conto che non aveva bisogno di toccarla affinché lei percepisse la
sua vicinanza.
Perché, in un qualche modo meraviglioso, Hinata sapeva
che lui le era accanto per proteggerla.
Lo sapeva con la semplicità e la fermezza con cui si è
perfettamente consci di qualcosa di universale ed immutabile.
And all I can taste is
this moment
And all I can breathe is your life
And sooner or later it’s over
I just don’t want to miss you tonight
Perso nelle sue riflessioni, Neji se ne stava seduto compostamente in terra. Teneva le gambe incrociate ed aveva il viso rivolto verso la finestra, dalla quale penetrava un fascio argenteo di luce che giocava ad illuminare i lineamenti regolari e bellissimi della sua figura.
Si era voltato verso il futon e l’aveva vista.
Era quasi stupito da quel tenero spettacolo.
Hinata dormiva, raggomitolata, stringendo tra le dita
piccole ed affusolate un lembo della coperta.
I capelli neri e lisci le ricadevano sulla pelle chiara
come la decorazione astratta di un kimono di seta.
Neji si riempiva gli occhi di quell’incanto, della
perfezione di quel momento.
Quello che importava era non perdersi nulla di lei, dal suo
rossore alla sua grazia tanto castamente seducente.
Improvvisamente gli era balenata in mente l’idea che,
forse, avrebbe potuto vivere anche solo per potersi beare del loro amore.
Tanto carnale quanto spirituale.
Il loro legame era diventato una specie di elezione,
ristretta solo a loro due, concessa dal destino.
Quello stesso destino che lo aveva addolorato e contro il
quale si era scagliato più di una volta.
And I don’t want the world
to see me
Cause I don’t think that they’d understand
When everything’s meant to be broken
I just want you to know who I am.
Dopo un’ulteriore mezz’ora di tenera e silenziosa adorazione della sua dolce amata, era tornato a stendersi accanto a lei.
Poteva nuovamente udirne il respiro silenzioso, vedere
l’armonia dei suoi movimenti lenti, sentire la sua pelle impalpabilmente
liscia.
Le aveva passato un braccio intorno alla vita, stringendo
il suo corpo nudo contro il proprio, ed aveva sfiorato con le labbra il suo
collo.
Aveva inspirato quel profumo leggero, dai toni amari e
freschi: bois d’iris.
L’iris, il suo fiore preferito.
L’iris, che significa “buona notizia”.
Neji aveva sorriso.
Una volta ricordava di averle sussurrato nell’orecchio:
“Sei il mio splendido iris”.
Riflettendoci, non aveva mai detto nulla di più vero.
Perché, in fondo, cos’era mai Hinata se non la sua meravigliosa
notizia?
Una notizia di salvezza e redenzione.
Una notizia, principalmente, di puro amore.