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Autore: __Martii__    10/03/2014    0 recensioni
Ciao a tutti! questa è la mia terza fanfiction su Hunger Games ma è la mia prima One shot...
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"-Mamma, mamma! Guarda qui!- Prim mi invita a guardarla con insistenza, cosicché non esito e mi rigiro sulla coperta nella quale mi sono rannicchiata per assorbirne il suo calore in questa fresca giornata di primavera. Guardo la mia piccola figliola e vedo che sul suo piccolo dito è adagiato un animale dai colori molto appariscenti."
Spero vivamente che vi piaccia e che recensiate in tanti, ci tengo alla vostra opinione! (anche se è brutta)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mamma, mamma! Guarda qui!- Prim mi invita a guardarla con insistenza, cosicché non esito e mi rigiro sulla coperta nella quale mi sono rannicchiata per assorbirne il suo calore in questa fresca giornata di primavera. Guardo la mia piccola figliola e vedo che sul suo piccolo dito è adagiato un animale dai colori molto appariscenti.
-Mamma, hai visto? Non è bellissima questa farfalla?- mi chiede stupefatta.
-Oh tesoro, è davvero molto molto bella - la rassicuro. Mi affiorano nella mente i ricordi dei miei primi Hunger Games, quando mi si posò una farfalla sul dito; una farfalla che in quel momento ha simboleggiato ‘SPERANZA’ e che è riuscita a darmi la forza di andare avanti. Cerco di tornare al presente, rifiutandomi di ricordare quei giorni, quelle settimane infernali in cui mi è stata portata via l’unica persona a cui ho voluto davvero bene, la piccola e dolce Rue. Solo il pensiero di ricordarla mi fa crescere i sensi di colpa per la sua morte, quei sensi di colpa che mai potrò cancellare e che per sempre mi tormenteranno. Voglio smettere di ricordare quei tempi perché è lì che ho quasi perso mio marito, Peeta. Allora lo odiavo perché credevo mi avesse tradita, imbrogliata: era alleatosi con i cosiddetti ‘Favoriti’ i quali volevano uccidermi. Credendo allora che fosse lo stesso obiettivo anche per Peeta decisi di farla finita e cercai di porre fine alla sua vita prima che lui ponesse fine alla mia ma … Se non fosse stato per lui probabilmente ora non sarei qui, non avrei una famiglia come questa e non sarei la donna felice che sono.
Torno al presente; mi siedo a gambe incrociate sul soffice prato di casa nostra a guardare il vuoto, non un soggetto preciso, semplicemente il vuoto, immaginando cosa ci sia oltre a questo. Forse solo vuoto? Un lieve rumore di passi mi riporta alla realtà e mi fa voltare il capo nella direzione di questo rumore; E’ Peeta. Si siede accanto a me con il piccolo Lenny che dorme tra le sue forti braccia, mi guarda e mi sorride: amo quel suo sorriso perché è quello che mi ha fatta innamorare di lui ed è l’unico sorriso della quale mi fido e che riesce a strapparne uno reciproco dalle mie labbra.
-Vuoi una tazza di the caldo, Kat?- Gli sorrido e annuisco così, molto delicatamente, mi adagia il piccino in braccio e si avvia verso la cucina, per prepararmi il the. Il mio preferito è quello alla menta (lui lo sa) perché mi ricorda i giorni in cui scavalcavo la recinzione del Distretto in cui vivevo per andare a caccia con il mio migliore amico Gale. Mi manca così tanto il mio distretto e anche Gale. Mi manca così tanto la mia famiglia: Mio padre, il mio eroe e maestro di canto oltre che di caccia; mia madre che tra l’altro è da un paio di settimane che non ricevo sue notizie e non ne mando di mie; la mia piccola sorellina Prim. Non aveva neanche compiuto quattordici anni che una bomba me l’ha portata via, per sempre. La mia piccola Prim, oh quanto mi manca! Quella paperella a cui ho salvato la vita nei 74esimi Hunger Games offrendomi volontaria (come tributo) al suo posto il giorno della mietitura, quella paperella che era così determinata nel suo lavoro da ‘aiutante’ infermiera che a quella giovane età stava già studiando per diventare medico. Un sogno che non si è mai potuto realizzare. Vorrei ricordarla come la mia sorellina che sapeva come farmi ridere, la sorellina che c'è sempre stata qualora ne avessi avuto bisogno. Non la voglio ricordare come la sorellina che è stata uccisa soltanto per ripicca, a cui è stata distrutta la vita e insieme a lei il suo sogno. Quando la Coin la uccise una parte di me morì con lei, un parte che non tornerà mai più da me, quella parte che mi rendeva felice più di ogni altra cosa, più di ogni altra volta.
Senza neanche accorgermene sto piangendo e Peeta è accanto a me deve essere arrivato nell’istante in cui ricordavo le mie dolorose perdite, perché non l’ho sentito avvicinarsi. Il the sistemato sul tavolo da pic-nic accanto alla nostra postazione. Delicatamente con la sua mano afferra il mio mento e lo volta in modo tale che il mio grigio e cupo sguardo incroci il suo, celeste e libero. Non posso fare a meno di voltarmi e mi costringo a restare in quella posizione. Ho bisogno di sfogarmi così non esito e mi faccio scendere quelle lacrime che ho sempre racchiuso nei miei occhi. Peeta si avvicina e mi stringe tra le sue braccia.
-Ehi Kat, non piangere- mi sussurra.
–So il dolore che provi ma devi essere forte come hai sempre fatto- continua. Credo che sappia il motivo per cui sto piangendo: ogni sera, prima di addormentarmi, mi volto a guardare la foto di Prim (sul comodino accanto alla mia parte di letto) versando qualche lacrima e singhiozzando, proprio come sto facendo ora e credo che quando accade, la notte, lui non dorma e mi senta. Poi mi rendo conto che forse sa davvero cosa provo, lui ha perso la sua famiglia il giorno in cui hanno bombardato il 12. Sa davvero il dolore che mi lacera ogni singola voltache la mia mente sfiora quei pensieri. 
–E’ difficile Peeta! E’ difficile!- singhiozzo.
–Lo so Katniss, lo so- mi dice cercando di rassicurarmi. Poi continua dicendomi di calmarmi sorseggiando il the che mi ha preparato, prima che si raffreddi. Prima di alzarmi prendo il piccolo e lo adagio sul braccio di Peeta poi mi dirigo verso il tavolo su cui la mia bevanda è stata appoggiata e la afferro attorcigliando le mani attorno alla tazza, quasi come per trattenerne il calore, per poi andare di nuovo ad accucciarmi sotto la coperta dove mio marito mi aspetta. Sorseggio un goccio di the e … e mi sento rilassare, mi sento più calma e la cosa mi piace così continuo a bere, e a bere, e a bere. Questo the mi piace perché mi calma moltissimo tanto che sento la necessità di distendermi, chiudere gli occhi e riposare, dimenticando ogni incubo vissuto, ogni perdita subita, aspettando un sogno che mi culli per poi essere risvegliata dalle delicate carezze di Peeta e dalla sua voce che intona la frase “Tu mi ami. Vero o falso?” per poi rispondergli con orgoglio e amore “Vero. E tu?” sapendo già che quella risposta è uguale alla mia e per sempre lo sarà.
  
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