Sixteenth
Come promesso la mattina
successiva Shirai si ritrovò al campo zero, puntale, e trovò Itachi in attesa:
come sempre i loro allenamenti verterono sull’aumento del chakra e della
resistenza fisica, senza tralasciare il taijutsu.
«Stai sbagliando di nuovo» la
sgridò lui, mentre facevano una routine.
L’Uchiha si mise quindi alle
spalle di Shirai per correggerle la posizione e fu obbligato ad abbracciarla da
dietro, poggiando il petto sulla schiena di lei, che era divenuta
improvvisamente consapevole che Itachi era un uomo.
Non aveva mai pensato a lui in
quei termini, anche perché l’interesse per l’altro sesso era sbocciato tardi
nei suoi pensieri e quando era successo si trovava a Kumogakure.
«Non essere così rigida,
altrimenti non riuscirai mai a tenere la posizione» le disse direttamente
all’orecchio, facendole sentire il bisogno di avere la forza di Sakura così da
rompere il terreno con un pugno e buttarsi direttamente nel fosso.
«Se non ti levi da lì come posso
rilassarmi, idiota?» gli rispose, piccata.
Itachi la lasciò andare
allontanandosi quel poco che gli bastava per vedere che, appena lui si era
tolto da quella posizione piuttosto ambigua, lei si era rilassata e riusciva a
mantenere la posizione.
Itachi la guardò meditabondo per
un attimo e poi ghignò.
«Deduco che la mia presenza troppo
prossima ti crea dei problemi, Shirai?».
«No, assolutamente, ma avere il
tuo peso addosso non aiutava di certo a rilassarmi» s’inventò lei, lasciando
Itachi con l’amaro in bocca: sperava di averla imbarazzata un minimo, ma a
quanto pare era più furba di quel che sembrava.
Itachi le si mise davanti,
guardandola intensamente, come se controllasse se la posizione fosse corretta e
in quel momento si accorse che Shirai era davvero una ragazza.
Lo sapeva da sempre che lo era, ma
in quel momento lo colpì particolarmente: era ferma immobile nella posa che lui
le aveva imposto, con lo sguardo concentrato per mantenere l’equilibrio.
Ciò che lo colpì maggiormente era
la quasi perfetta forma tonda e tonica che aveva il lato posteriore di Shirai
reso evidente dai calzoni stretti che indossava. Era poco sviluppata nelle
altre forme, almeno rispetto ad Ayane o Saori, ma non si poteva negare che
avesse un bel corpo. Un corpo che Itachi, per la prima volta da quando erano
amici, trovava desiderabile per un uomo.
«Taichō, per quanto devo rimanere
ferma così? La gamba destra si sta addormentando» la voce di Shirai lo tirò
fuori dai suoi pensieri non propriamente adatti né al luogo né al soggetto
coinvolto.
Era davvero sbagliato pensare
certe cose di colei si supponeva essere la sua migliore amica. Forse era giunto
il momento di trovarsi una fidanzata o almeno una con cui uscire per scaricare
la tensione.
«Puoi rilassarti» le disse,
finalmente, vedendo che la ragazza, sempre più spesso dimentica di esserlo, si
lasciava cadere a terra con gambe e braccia aperte completamente e respirando a
fondo.
«Neh, hai intenzione di uccidermi?
Pensavo mi volessi al villaggio per sempre da ciò che hai detto ieri».
«Non lamentarti in continuazione e
alzati: la tua posizione non è adatta ad una ragazza» le disse sorpassandola,
mentre lei si alzava, borbottando come un vecchio coi reumatismi.
« È quasi mezzo giorno. Fermiamoci
per il pranzo. Torneremo qui verso le due» aggiunse, prima di camminare lontano
da lei.
«Neh, dove vai?».
«Ho promesso a Saori che avrei
pranzato con lei» le disse, senza voltarsi.
Shirai gli fece una linguaccia e,
quando fu fuori portata di orecchio, disse: «Abbiamo anche dismesso l’uso
dell’onorifico, eh Itachi?».
*
Sakura e Naruto, mentre Sasuke e
Kakashi guardavano, si stavano allenando in uno scontro simulato: la kunoichi
dai capelli color fior di ciliegio era migliorata molto negli anni,
apprendendo, grazie anche a Sasuke, alcuni Jutsu che prima le erano
sconosciuti.
Naruto, grazie agli insegnamenti
di Jiraiya, era diventato più forte in tutto e il suo Rasengan era davvero
pericoloso.
Come sempre il match di concluse
con la vittoria del biondo Jinchūriki, che esultava allegro poiché aveva vinto
la scommessa con Kakashi, il quale ora si trovava costretto ad offrire il
pranzo a Naruto.
«Sakura è migliorata davvero
molto» disse Kakashi a Sasuke che aveva la solita aria crucciata.
«Non è ancora abbastanza. Non
riesce a battere il dobe» disse l’Uchiha, alzandosi lentamente.
«Kakashi-sensei! Ho vinto la
scommessa! Andiamo da Ichiraku, sto morendo di fame!» urlò Naruto, mentre
Sakura scuoteva la testa verso i comportamenti ancora piuttosto infantili del
suo compagno.
Poi la kunoichi vide Ino e Hinata
passeggiare nei pressi del campo di allenamento e le chiamò: avrebbero pranzato
tutti insieme e sarebbe stato divertente.
Così il gruppo si diresse da
Ichiraku, mentre Sasuke e Naruto battibeccavano: il primo non voleva andare da
Ichiraku, dicendo che il ramen non era un cibo poi così sano per uno shinobi,
mentre Naruto difendeva il suo piatto preferito strenuamente.
Fu mentre camminavano sulla via
principale che videro Itachi e Saori camminare molto vicini, tanto che sembrava
quasi che si tenessero la mano. Per poco l’infallibile e magnifico Sasuke non
inciampò nei suoi stessi piedi a quella vista: cosa diavolo ci faceva Itachi
con quella? Con colei che era la causa principale dell’allontanamento di
Shirai?
Il clan era davvero così
importante ed essenziale per Itachi che non avrebbe mandato al diavolo quella
vipera, nemmeno dopo quello che aveva fatto?
Si chiese anche dove fosse finita
Shirai e Sakura al suo fianco sembrava fare lo stesso.
«Chissà cosa sta succedendo»
chiese a bassa voce la kunoichi, attirando su di sé le attenzione di Sasuke.
«Non ne ho idea, ma lo scoprirò
stasera quando Nii-san tornerà a casa» le rispose.
«Shirai-chan è sparita. Non sento
il suo chakra» aggiunse la kunoichi « E senza Ayane nei paraggi non saprei dove
trovarla…».
«Nemmeno io, ma credo sia meglio
lasciarla dov’è. Andiamo prima che gli altri inizino a chiedersi dove siamo
finiti» le disse, afferrandola per un gomito e spingendola in avanti.
Sakura non poté fare meno di
assaporare uno dei pochi momenti in cui Sasuke la toccava fuori dai loro
combattimenti in allenamento: le sue mani erano sempre un po’ più fredde del
normale, ma era una caratteristica del ragazzo e quindi Sakura non se ne
lamentava, anche perché le maniche lunghe della maglia che indossava
attenuavano un po’ la sensazione di freddo.
Davanti a sé vide Naruto, mani
dietro la testa, che sorrideva a trentadue denti verso Hinata, rossa in viso
come sempre, mentre Ino si preoccupava di tediare un po’ Kakashi con il suo
chiacchiericcio.
Neji era fuori in missione con la
sua squadra e così non c’erano Lee e Gai in giro per il villaggio, pronti a
sfidare chiunque avesse il fegato di accettare, mentre Shikamaru e Chōji erano
uno a rapporto da Tsunade l’altro nascosto da qualche parte a mangiare di
tutto.
Sakura ebbe solo in quel momento il ricordo di
una domanda che le premeva fare a Naruto, così si liberò della presa di Sasuke,
che crucciò di nuovo il viso nel vederla andare via, e si avvicinò al biondo.
«Tch» emise, come al solito, Sasuke, infilandosi le
mani in tasca, ancora incredulo nel constatare che Sakura, la stessa che si era
sempre professata innamorata di lui, lo aveva piantato in asso per avvicinarsi
all’altro componente del Team Sette.
«Neh, Naruto-kun, quando partirai
per allenarti con i Rospi?» gli chiese, mentre anche il resto del gruppo
tendeva le orecchie.
«Tsunade baa-san ha detto che
potrò andare una volta che il Raikage se ne sarà andato. Ieri ho conosciuto
Killer Bee-san e ti posso assicurare che è completamente fuori di testa!
Continua a parlare in rima! Però è davvero incredibile come riesca a controllare
e collaborare con il Bijū dentro di sé! Io non riuscirò mai a calmare quel
dannato Kyūbi» confessò il biondo.
«Ce la farai, Naruto-kun. Ne sono
certa» gli disse Sakura con un sorriso di incoraggiamento, al quale l’altro
rispose con uno ampio.
Ayane e Shisui erano nel campo di
allenamento che si trovava all’interno del loro quartiere: la ragazza si
trovava di nuovo schiena a terra, dopo che Shisui ce l’aveva spedita per
l’ennesima volta.
«Non riuscirò mai a batterti»
disse al suo compagno, che le aveva allungato una mano per aiutarla.
«Questo perché sono il più forte,
affascinante e intelligente shinobi di tutta la Terra del Fuoco e dintorni»
disse l’altro, passandosi una mano tra i capelli mentre esibiva uno sguardo da
uomo vissuto.
Ayane lo guardò per un attimo,
prima di scoppiare a ridere come un’ossessa tanto che fu costretta a tenersi la
pancia.
«Oh Shisui, sei uno spasso! La
cosa davvero divertente è che credi a ciò che dici!» lo prese in giro.
«Neh, ti vorrei ricordare che ho
ricevuto ben tre richieste di appuntamenti questa settimana! Quindi sono
davvero affascinante» le disse, incrociando le braccia al petto e alzando il
naso al cielo facendo il sostenuto.
«Lo so, lo so. Lo avrai ripetuto
all’infinito! Perché non hai accettato nessun invito, allora?» gli chiese,
curiosa.
«Ovvio, non ho ricevuto l’invito
da chi volevo» le rispose, sincero come sempre, sorridendo.
Ayane sentì una brutta stretta al
petto, sapendo che Shisui aspettava qualcuno che gli chiedesse di uscire, ma
essendo masochista, o così diceva sempre Shirai, chiese chi fosse questa
ragazza.
«Questo è un segreto, Ayane-chan»
le disse lui con voce musicale, prima di voltarsi e andare a casa per pranzo.
Ayane rimase da sola, seduta nel
bel mezzo del campo di allenamento, ripensando a ciò che le aveva detto Shirai.
Forse la sua amica aveva ragione
ed era giunto il momento di confessare a Shisui i suoi sentimenti per lui: se
fosse andata male, almeno poteva iniziare a guardare avanti.
Si alzò, togliendo la polvere dai
calzoni e decise: gli avrebbe confessato ogni cosa durante il festival che si
sarebbe tenuto a Konoha alla fine del mese.
*
Kai Nakamura era un ragazzo
paziente, nonostante sua sorella affermasse il contrario, ma quella ragazzina
gli dava altamente sui nervi.
Hanabi Hyūga aveva cinque anni in
meno di lui, ma non poteva davvero sopportarla: era arrogante, saccente e
credeva di essere la più potente tra le kunoichi della sua età.
Era vero, ma non voleva di certo
farlo sapere a lei. Era già abbastanza altezzosa così. Non aveva preso
praticamente nulla della dolcezza di sua sorella maggiore Hinata, ma questo
sembrava essere un punto a suo favore all’interno del Clan Hyūga che, come gli
Uchiha, prediligevano uno spirito forte a uno gentile.
Stava camminando verso casa quando
quella piccola peste lo aveva fermato chiedendogli di combattere contro di lei:
era una richiesta che gli faceva ogni giorno da un anno, cioè da quando lui
l’aveva battuta facilmente.
Non riusciva a capire che era
ovvia la sua vincita? Era di cinque anni più grande e quindi più esperto e
meglio allenato, ma quella non demordeva.
L’aveva già battuta altre volte,
ma continuava a ripresentarsi da lui con scadenza mensile, senza perdere mai
quel cipiglio battagliero che la contraddistingueva.
«Hanabi, piantala di infastidirmi.
Domani ho un’altra missione di recupero e devo risparmiare le forze» le disse,
sorpassandola.
«Allora ci batteremo quando
tornerai! Non dimenticarlo Kai!» gli rispose lei, prima di scattare verso
l’accademia per le lezioni pomeridiane.
Kai sbuffò, scuotendo il capo
quando percepì la presenza di sua sorella: ed infatti eccola lì davanti a lui
con un sorriso divertito.
«Vedo che hai fatto conquiste
anche tra quelle più piccole, Kai!»
«Ma sta’ zitta, baka. Anzi,
Raibaka. Devo dire che questa volta Sasuke è stato geniale nel trovarti un
soprannome» le disse, divertito.
Lei mise il broncio gonfiando le
guance e lo guardò male: non le piaceva per niente quel soprannome e stava
proprio per dirlo al fratello, quando una presenza alle sua spalle la fece voltare.
Un Anbu con la maschera di corvo
le disse che Tsunade la stava aspettando per poterle fare il tatuaggio che
sanciva il suo appartenere alla squadra speciale di Konoha.
Shirai, sapendo che non avrebbe
avuto la possibilità di pranzare, salutò il fratello seguendo l’Anbu.
«È un piacere riaverti al
villaggio, Shirai-san».
«Grazie, Sai-san. È un piacere
essere tornata» rispose lei, avendo riconosciuto la traccia chakra del ragazzo.
Quando entrò nell’ufficio
dell’Hokage vi trovò anche Fugaku e Hiashi: i due la guardarono da capo a piedi
e poi rivolsero la loro attenzione alla Godaime che si era alzata per condurli
nel luogo dove avrebbero fatto il tatuaggio a Shirai.
Il processo non durò molto, ma fu
comunque doloroso e il bicipite destro bruciava come l’inferno una volta
uscita. Si diresse comunque al campo di allenamento numero zero e vi trovò
Itachi già pronto.
«Cos’è quella faccia dolorante?
Sei caduta?».
«No, mi hanno marchiata» gli
disse, alzando la manica per mostrare ad Itachi il tatuaggio.
L’Uchiha si avvicinò per vederlo
meglio e in quel momento pensò che forse era meglio se Shirai non fosse mai
divenuta un Anbu: ora rischiava la vita più che mai e il solo pensiero di
perderla in missione gli stringeva il petto in una morsa che lo lasciò senza fiato.
«D’ora in poi sarà pericoloso,
Shirai» le disse, sfiorando piano il tatuaggio e facendole emettere un sibilo
di dolore. Itachi poi trafficò con la sua sacca e ne estrasse un piccolo
barattolo: quando lo aprì, ne fuoriuscì un odore acre e pungente, che fece
storcere il naso a Shirai.
Le afferrò poi il polso, questa
volta delicatamente e diede la possibilità a Shirai di sentire che le dita di
Itachi erano calde e le mani callose, segni delle numerose battaglie e delle
armi impugnate. Non per questo il suo tocco le risultava sgradito, anzi: quando
prese a massaggiarle delicatamente l’unguento sul tatuaggio era sicura che
avrebbe fatto le fusa fosse stata un gatto.
Chiuse gli occhi godendosi il
momento, fino a quando Itachi non le chiese se il dolore fosse minore.
«Sì, grazie Itachi» .
«Questo unguento contiene un po’
di anestetico, quindi sentirai il braccio un po’ intorpidito. Forse sarebbe
meglio evitare di proseguire con gli allenamenti. Andiamo all’archivio, invece»
le disse.
«Va bene… Neh, vuoi andare
all’archivio perché c’è Saori?»gli chiese, guardandolo da sotto in su.
Itachi la guardò un attimo e poi
ghignò, rispondendo: «Se fosse? Saresti gelosa, Shirai?».
La ragazza lo guardò un attimo,
imbronciata prima di dire: «Esatto. Come tu non vuoi che io mi innamori di uno
shinobi straniero, io non credo che Saori sia adatta a te».
«E perché?».
«Perché è una viziata, egocentrica
e altezzosa. Perché è lei la causa del mio allontanamento. È la prima persona
che detesto così tanto in tutta la mia vita…».
Itachi rimase un attimo in
silenzio, prima di dirle che non erano affari suoi se lui e Saori avevano un
qualche tipo di rapporto e questo fece scattare Shirai.
«Allora, Taichō, piuttosto
che venire all’archivio e disturbarvi, me ne andrò a trovare i miei nakama di
Kumogakure» gli disse lei, facendogli di nuovo la linguaccia e sparendo in una
nuvola di fumo, facendo irritare particolarmente l’Uchiha.
«Quella piccola…» disse, capendo
solo in quel momento che tutta la scena probabilmente era volta a farlo
distrarre a sufficienza per poter scappare.
Per una volta Itachi, però, si
sbagliava. Shirai non voleva andarsene, anzi. Le sarebbe piaciuto passare un
pomeriggio tranquillo con lui, senza che uno dei due dovesse combattere
l’altro.
*
Ino stava camminando verso l’ufficio
dell’Hokage quando sentì il chakra di Shirai passarle sopra la testa e vide la
ragazza saltare su un tetto dopo l’altro.
«Non doveva allenarsi con
Itachi-san oggi?» si chiese, dubbiosa, ma il pensiero di Shirai venne
accantonato quando vide in lontananza Sakura in compagnia di Sasuke.
Era già un paio di volte che li
trovava per le vie di Konoha in giro da soli e sospettava che ci fosse sotto
qualcosa, ma la sua amica con la fronte spaziosa non le aveva ancora confessato
nulla, quindi i casi erano due: o Sasuke non aveva dato nessun segno che fosse
interessato a lei, oppure Sakura non li aveva colti.
Ed Ino era più propensa a credere
la seconda veritiera, anche perché gli Uchiha, nessuno escluso, avevano uno
strano modo di dimostrare affetto: bastava vedere Shisui e i suoi comportamenti
da idiota con Ayane.
E anche Itachi non veniva escluso
dalla lista: genio o no, quando si trattava di essere gentile con le ragazze,
lasciava molto a desiderare.
Dopo tutto Shirai le aveva
raccontato come l’aveva trattata quella sera in cui aveva detto che nessun
ragazzo di Konoha si sarebbe mai interessato a lei perché troppo mascolina.
«Ah gli Uchiha, quanto sono idioti…».
«Mi dispiace sentire che ci
giudichi così, Ino-san» le disse una voce profonda alle spalle.
Voltandosi, in un fluttuare di
capelli biondi, vide Itachi con sguardo serio e indecifrabile.
«Ohayō, Itachi-san…» gli disse,
imbarazzata fino all’inverosimile.
«Posso chiedere come mai reputi
tutti i componenti del mio Clan degli idioti?».
Ino abbassò il suo sguardo cielo a
terra, non riuscendo a sostenere quello intenso e duro di Itachi e rispose, con
voce flebile: «Perché siete degli idioti totali per quanto riguarda i
sentimenti. Potenti in battaglia, stupidi fuori».
«Come sempre dici ciò che pensi,
Ino-san. Questa è ammirevole, ma non mi pare di aver mai ferito i sentimenti di
nessuno» replicò l’altro, facendo scattare la testa bionda verso l’altro, gli
occhi azzurri in tempesta.
«Oh, davvero? Quindi dire ad una
ragazza che non è abbastanza per te non è un modo per ferire i sentimenti?
Preferire la compagnia di una vipera alla sua non è farla sentire
insignificante?» gli buttò addosso la kunoichi.
Come poteva professarsi così
innocente quando era proprio lui quello che si stava comportando nel peggiore dei
modi proprio verso la sua migliore amica?
«Come sai queste cose?».
«Mi pare ovvio! Shirai si confida
con noi, sai? Siamo sue amiche, proprio come lo sei tu. Anche se da quello che
racconta, il tuo volerla affianco è solo sintomo di possessività e non amicizia.
Non hai capito che ciò che dici la ferisce? Non ci arrivi da solo, genio?»
disse Ino, prima di lanciargli uno sguardo di odio ed andarsene con la testa
alta e le braccia rigide lungo i fianchi.
Itachi rimase fermo in mezzo alla
strada cercando di capire se ciò che Ino gli aveva praticamente urlato addosso
fosse vero.
Perché Shirai doveva prendersela
così tanto se per lui non era attraente?
«Ti ha sbattuto come un tappeto,
eh Itachi-san? Le donne sono davvero problematiche» gli disse una voce
strascicata e stanca.
Itachi si volse per trovarsi
davanti un altro shinobi della leva di suo fratello: il pigro Shikamaru, che
tutti consideravano un genio al suo stesso livello, se ne stava lì, pacifico,
con gli occhi a mezz’asta e le braccia dietro la nuca.
«Indubbiamente» disse
semplicemente l’Uchiha.
«Itachi-san, mi dispiace
ammetterlo, ma Ino aveva ragione. Su tutto» aggiunse Shikamaru, prima di
andarsene al seguito della sua compagna di team per calmarla un attimo, prima
che prendesse a pugni qualunque cosa le capitasse a tiro.
Nda: ed ecco Itachi il Baka! Non si era nemmeno accorto di
aver ferito Shirai… Meno male che Ino dice quello che pensa a tutti! Grande!
Alla prossima,
Lena