AMORE AMARO
Prologo.
Prologo.
Ci sono molte persone in questo schifoso pianeta meglio noto come Terra. Alcune di esse sono buone davvero, ma sono veramente pochi i superstiti di questa specie. Altre persone, sono in bilico. Altre ancora, come me, come lui, sono nel baratro.
Le persone come noi hanno urlato, ma nessuno ha udito. Nessuno è venuto in nostro soccorso, ci hanno lasciati in un angolo remoto, al buio, con migliaia di demoni intorno che alla fine ci hanno risucchiato l’anima facendoci sprofondare nell’oscurità.
Mi chiamo Alice, ho diciassette anni e no, non vivo nel Paese delle Meraviglie, bensì all’Inferno, meglio noto come Distretto 23.
Perché è questo che è successo a quella che una volta era conosciuta come Italia, dopo la Terza Guerra Mondiale. E’ stata distrutta, invasa dall’America, così come anche Svizzera, Francia, Spagna e più o meno tutta l’Europa.
L’Italia, essendo lo Stato con più debiti è stato completamente sovrastato, o almeno così mi ha raccontato mia nonna, ed è quindi lo Stato più povero, dove governano la fame e la voglia di scappare via.
Veniamo sfruttati in ogni modo possibile e immaginabile per cercare in qualche modo di diminuire i debiti venutisi a creare circa cent’anni fa da luridi politici che avevano sgretolato il Paese alzando eccessivamente le tasse. “Durante quegli anni ci furono tantissimi suicidi” mi aveva detto nonna Olga.
Non avevo potuto non pensare “Se si sono suicidati allora, chissà se fossero stati in questa situazione cosa avrebbero fatto”.
Alzo la testa sperando di vedere qualcosa di bello, qualche stella magari, invece tutto ciò che noto sono Hovercraft con lo stemma americano. Deve essere successo qualcosa, perché qui non ci calcola mai nessuno, se non a fine mese per riscuotere le tasse.
- Scappa Ice! – mi grida il panettiere.
Sono confusa, tutti scappano e non capisco il perché. Mi giro intorno e noto agenti americani che afferrano ragazze e donne per i capelli trascinandole negli hovercraft.
Cosa diavolo sta succedendo?
Inizio a scappare seppur la situazione non mi è chiara. Continuo a guardarmi alle spalle, timorosa che qualcuno possa inseguirmi. Nella calca di abitanti in fuga impauriti per alcuni colpi di fucile, vado a sbattere contro qualcuno.
Sono a terra, la persona contro cui sono andata a sbattere non mi aiuta, solo quando noto delle scarpe di un nero lucido, un nero fin troppo lucido per chi come me vive tra la cenere, la polvere e la terra, alzo lo sguardo.
Un ragazzo che può essere poco più grande di me, o addirittura della mia stessa età, è vestito in modo elegante, la carnagione pallida, i capelli e gli occhi di un marrone così intenso che non avevo mai visto prima d’ora.
No, non è di qui.
Mi sta guardando attentamente, non accenna a un saluto, un sorriso o una qualsiasi espressione facciale, cosa che non posso evitare quando guardandomi intorno, mi vedo circondata da soldati.
Sbarro gli occhi.
Ormai sono morta.
AUTRICE:
Ehilà, buonasera!
Questo è il prologo di una mia nuova storia.
Non so, per ora vi attira?
Cosa ne pensate?
Vale la pena continuarla?
Ehilà, buonasera!
Questo è il prologo di una mia nuova storia.
Non so, per ora vi attira?
Cosa ne pensate?
Vale la pena continuarla?