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Autore: Bonhiver    11/03/2014    1 recensioni
«Ho voglia di urlare.»
James si girò verso di lui e rise dal profondo del cuore.
E all’inizio un po’ scoordinati si ritrovarono tutti a farlo, chi più liberamente chi meno.
Le voci prima tramanti e spezzate divennero via via più forti e nessuno alla fine avrebbe saputo riconoscere tra gli altri l’urlo di disperata resa di Sirius o quello di infinita tristezza di Lily, perché dopo poco anche tutta quella pesantezza scivolò via.
Il brindisi e i primi balli di cui non ho scritto in Witness in Trouble!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: Sirius/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Witness'
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Witness in Howl

 
 
 

 
«Dedico il mio brindisi a James, per l’eccezionale fibra morale! Perché una fatica tale, lo dico dal profondo del mio cuore, per ottenere un appuntamento ad Hogwarts non si era mai vista!»
 
Risolini fra i tavoli, sorrisi accondiscendenti di chi quella battuta l’aveva già sentita più e più volte. Lily ad esempio.
 
«Quindi a James Potter, il più testardo tra di noi!»
 
Gli invitati al ricevimento applaudirono quando James si alzò dal suo posto e con un sorriso imbarazzato portò in aria il suo bicchiere di vino.
Sirius, al fianco dello sposo, non poté far altro che sorridere di conseguenza alla reazione generale e bere. Bere e ancora bere.
Espirando aspettò che Frank Paciock si sedesse di nuovo al suo posto. Era purtroppo arrivato il suo turno.
Con scatti meccanici si appoggiò allo schienale dietro di lui, pose le mani sui braccioli e facendo pressione fece strisciare la propria stridente sedia lontano dal tavolo cui sedeva. Sentì i muscoli delle cosce infuocarsi quando si alzò lentamente, dopo un’intera cena seduto in totale e insopportabile tensione.
Aspettò che gli sguardi si posassero su di lui e piano cominciò a parlare senza avere la minima idea di cosa dire.
 
«Io in realtà non capisco dove stia l’utilità di questi discorsi, ma-»
Dal fondo della sala uno degli ex compagni di Quidditch di James lo sollecitò ad alzare la voce.
 
«Ok, ok. James,» Proclamò con finta allegria, quella che ogni persona lì dentro stava aspettando. Vide già i primi sorrisi. «tu non hai certo bisogno che io ti dica quanto ti voglio bene e quanto questo matrimonio sia un trauma per me!»
Sorrise un secondo, facendo intendere ai presenti che stava scherzando.
«Sì, ragazzi, è esattamente così. In fondo, chi ha conosciuto James per primo? Io, Remus e Peter ovviamente. Chi lo ha fatto diventare vagamente intelligente? Io e Remus, scusa Peter.» Sirius sentì le risate, sopraffatte però dal ronzio nelle sue orecchie.
«Quindi è logico che pensavo ci saremmo sposati io e te alla fine, no?»
 
James rise. Si stava comportando bene, bravo. L’unica cosa che stonava in quel quadretto di perfetta e giocosa amicizia era l’assenza di contatto visivo tra loro. Sirius se ne rese conto e subito si sforzò di guardarlo.
Lily era un’immagine sfocata affianco a lui.
 
«E invece non è andata così.» Continuò alzando le spalle e allargando le braccia, incontrando altri sorrisi.
«Certo, lei ha tette che io non ho, lo ammetto. E forse un’altra cosa abbastanza fondamentale…»
Senza neanche dargli il tempo di esprimersi in un altro dei sorrisi finti di quella sera, sentì James tirargli un calcio sotto il tavolo e lo vide arrossire.
«Oh, scusate signori Evans!»
Lo scoppio di risate non fu minimamente forzato questa volta, mentre il padre di Lily lo guardava bonariamente arrabbiato.

«Ma a parte gli scherzi,» Riprese con improvvisa serietà, guardando questa volta di sua spontanea volontà James, genuinamente. «spero James tu possa capire fino in fondo quello che stai attraversando e spero tu riesca ad apprezzarlo anche con il passare del tempo.»
 
Forse il suo discorso stonava con la sua figura, quella superficiale che permetteva di dire alle persone lì presenti di conoscerlo, si rese conto Sirius nell’esatto momento in qui gli invitati iniziavano a pensarlo. Ma non se ne curò più di tanto.
Voleva parlare al suo migliore amico, anche se il modo migliore probabilmente non era farlo davanti a tutte quelle persone. Voleva parlare con il suo migliore amico perché non lo faceva da tanto. Perché da quando era arrivata Lily, James si era ridotto a rivale, senza che nessuno se ne accorgesse.
E voleva continuare quel discorso per cercare di fargli capire quanto importante fosse la donna che era appena diventata sua moglie. Ma non ci riuscì.
 
«Immagino che queste parole dette proprio da me risultino il frutto di un discorso preimpostato, ma credetemi, credimi James, io prima di alzarmi da quella sedia non avevo idea di cosa dire. Non pensavo a nulla.» Chiuse gli occhi un attimo, così stava esagerando e stava diventando strano.
«Quindi… un punto qui non c’è. L’unica cosa importante da dire è che tu sei il mio migliore amico e io non farei mai nulla che possa ferirti. A parte dimenticare di scrivere il mio discorso, ma immagino te lo aspettassi.»
Sorrise cercando di smorzare un po' la tensione che lui stesso aveva creato.
«Basta, mi fermo da solo. Non voglio rubare altro tempo, avanti il prossimo!»

Tutti erano abbastanza silenziosi, il cambiamento così repentino sia di toni che di temi non era passato inosservato, e Sirius pensò di essere stato un vero idiota, pensò che probabilmente aveva fatto intendere tutto.
Fu nel momento in cui si stava per sedere e James lo abbracciò precedendolo che capì che la sua commozione era stata interpretata in chiave diversa. Il suo palese dolore era stato inteso come paura della perdita di un amico. Tutto era sembrato collegato a James, neanche una parola a Lily.

Un po’ si sentì morire, un po’ ne fu sollevato.
Ricambiò con vigore la stretta di James, al colmo dell’emozione. Non poteva, in una piccola parte di sè, non essere felice per lui. In piccola parte si faceva ancora sentire il sincero amico.
 
«Sono felice per te.» Sussurrò.
Non era riuscito a dire ad alta voce la cosa più importante, era rimasta bloccata in fondo alla gola.
Le chiacchiere seguenti furono semplici e marginali chiacchiere.
 
 
 
Balli. Sorrisi. Abbracci. Coppie, balli.
«Concederesti un ballo alla sposa?»
Sirius rabbrividì.
L'immagine ora non più sfocata di Lily si impose ai suoi occhi senza preavviso. Lo stava guardando con un'intensità che rare volte aveva mostrato in pubblico.
Nello stesso modo in cui l'aveva guardato poche ora prima nella sua stanza quando aveva quasi trovato il coraggio di baciarla.

Sirius si alzò dalla sedia senza pensarci e raggiunse in un attimo Lily. Il fatto che fosse ormai una donna, ragazza, sposata non la rendeva ancora inviolabile ai suoi occhi. Aveva sempre pensato il contrario prima di allora.
 
«A me non hai detto nulla. Nessun consiglio su come affrontare il matrimonio.» Disse Lily mentre iniziavano a ballare lenti.
Sirius si irrigidì. Non l’aveva ancora toccata, nonostante stessero ballando le mani erano distanti dalla sua pelle.
 
«Sei crudele così.» Rispose soffocato. Guardò James che parlava con Remus. Guardò Alice che ballava con Frank. Guardò i signori Potter mangiare i rimasugli della cena.
Poi guardò Lily davanti a sé e avvicinò le mani, toccò la sua schiena. La strinse, quasi non credesse fosse reale, lì con lui.
 
«Non sembra essere cambiato nulla.» Disse a quel punto.
Lily rispose al suo sguardo e rimase zitta, l’insensibilità di prima scomparsa dalla sua bocca. Non era cambiato davvero nulla, in fin dei conti.
Sarebbe cambiato nel momento in cui lei e James avrebbero cercato una casa, all'arrivo del primo figlio. Quando della passionale ma breve e bruciata storia tanto tenuta in segreto sarebbe rimasto solo lo sbiadito ricordo.
Sirius si avvicinò un po’ di più e Lily lo bloccò, un semplice riflesso incondizionato che lo riportò brutalmente al suo posto e che allo stesso tempo lo accese.
 
«Ci guardano, Sirius.»
«A nessuno importa, Lily.»
Di nuovo si avvicinò quanto lei non gli aveva permesso di fare. Il petto che la sfiorava di tanto in tanto.
 
«Ti voglio. Prima sembrava così giusto lasciarti andare, adesso è assurdo. Ti voglio ora, qui.»
Le parole sgorgavano da sole, paradossalmente prima dei veri e propri sentimenti. Era tutto vero, tutto reale. Perché accettare? Perché non poterle chiedere sul serio di scappare solo loro due?
«Stai con me.» La fronte era quasi appoggiata alla sua, stava rendendo pubblica troppa intimità. Ma non gli importava.
 
Nell’esatto momento in cui l’aveva toccata aveva capito di non essere eterno, che Lily non lo era e che non poteva rimandare per sempre. Non poteva rinunciare a lei, a loro insieme. Era tutto così reale ma allo stesso tempo sfuggevole. Doveva prendere ciò che desiderava, e ciò che desiderava si trovava di fronte a lui. Con gli occhi lucidi e le labbra socchiuse. Ciò che desiderava ansimava e si accendeva sotto i suoi occhi. Ciò che desiderava era Lily Evans e sapeva di non poterla perdere.
Ma sapeva anche di non poterla avere.
 
«Ora è tardi, Sirius.»
Sirius non la stava guardando, guardava oltre la sua spalla. Non vide la sua faccia mentre diceva quelle parole.
«Lo so.» Alitò appena.
 
Era un codardo. Non aveva avuto, e nemmeno in quel momento scopriva di avere, la reale forza di prenderla e strapparla via da quel mondo.
Non la stava guardando, ma dentro di lui nulla si stupì quando bruscamente Lily si allontanò e si diresse velocemente fuori dal grande tendone bianco nel quale si era svolto tutto il ricevimento.
Nonostante se lo aspettasse la guardò andare via smarrito. La sua Lily Evans non era più sua. Era Lily Potter ora e si stava allontanando così velocemente.
Sirius fece vagare lo sguardo lungo la pista da ballo e vide James in un angolo che parlava con persone che Sirius non conosceva.

Vedendolo così lontano si permise di seguire Lily, sotto lo sguardo accusatorio di Remus poco più in là che aveva seguito tutta la scena.
Ma non era quello il momento di pensarci, si disse. Avrebbe affrontato la cosa, se mai ce ne fosse stata occasione, solo più avanti.
Quella era la sua ultima sera con la Lily che ancora conosceva.
 
 
 
«Perché me lo dici adesso?» La sua voce rotta si infranse su Sirius, travolgendolo e soffocandolo.
Di nuovo gli occhi sgranati e pieni di lacrime mal trattenute, di nuovo come quel pomeriggio, quando l’aveva vista vestita da sposa per la prima volta.
Le strinse le mani sulle braccia, con improvvisa forza e passione.
 
«Perché se anche te lo avessi chiesto prima non sarebbe cambiato nulla!»
Tra le sue dita Lily si sciolse e nonostante l’animo fosse agguerrito, il corpo ne rimase molle e disponibile.
 
«Ma come fai a dirlo?» La voce si era alzata, coperta dalla musica di poco ottavata.
Fuori faceva freddo, era sera inoltrata e non c’era quasi più luce. Solo le candele fluttuanti sopra di loro permettevano a Sirius di guardarla per davvero.
 
«Perché nonostante tutto sei qui. Hai scelto lui anche se ci sono io.» Si stava arrabbiando, ma arrabbiandosi si calmava anche. Stava dicendo finalmente quello che aveva sempre pensato, ma mai avuto il coraggio di dire.
«Perché lui è James Potter e nessuno, nemmeno io, potrebbe farti rinunciare a lui.» Stranamente non soffriva ora. Aveva e avrebbe sofferto molto per quella verità, ma in quel momento non stava dando spazio alle emozioni.
«Quindi si, te lo dico solo ora perché sono un codardo, ma sappiamo entrambi che se anche te lo avessi chiesto prima di oggi mi avresti detto no.»
Quelle parole pesavano come macigni ma su di loro scivolarono via, come se non fossero state mai dette. Era una scomoda verità, che nessuno aveva la forza di affrontare in quel momento.
 
Sirius allentò la presa e lentamente la sciolse, posizionandosi di fianco a lei.
Guardò ciò che Lily aveva guardato senza sosta mentre lui si era finalmente permesso di dire ciò che pensava da tempo, non trovandoci nulla. Nulla avrebbe avuto abbastanza senso dopo quelle parole così insolitamente tranquille.
 
«Oggi hai detto che avresti voluto baciarmi.» Proruppe lei dopo infiniti minuti di silenzio. «E' ancora così?»
Sirius fremette.
«Secondo te?» Domandò per spezzare la tensione che si era appena creata.
Solo dopo alcuni istanti si rese realmente conto di quello che lei gli stava chiedendo e di quello che moriva dalla voglia di fare da quel pomeriggio in cui erano stati interrotti.
«Allora fallo, ti prego.» Lo scongiurò Lily.

Sirius si girò nuovamente a guardarla, ogni senso sotto pressione per captare qualsiasi cosa, pur rimanendo immobile, e il cervello completamente sgombro.
Non gli sembrò vero di poterle finalmente prendere il volto tra le mani con forza, fare quel così agognato passo in avanti e scontrare le sue labbra tremanti contro quelle di Lily.
La sentì distintamente sussultare prima di stringersi irrefrenabilmente a lui.
Sembravano anni quelle settimane passate lontani. E solo finalmente baciandola si rese conto di quanto gli fosse mancato il contatto con il suo corpo.
Le fece aprire le labbra con impeto, sentendola inspirare il suo fiato nella disperata ricerca di ossigeno, e spinse verso di lei tanto da farla arretrare incurante di qualche passo.
Quando sentì le sue mani fra i capelli ogni nervo teso ed elettrizzato si distese e lasciò spazio all’infinita, disarmante e familiare dolcezza.
Non importava nulla. Non era stato lasciato spazio ad altri che non fossero loro, nessuno sarebbe potuto uscire dal tendone in quel momento. Non glielo avrebbero permesso.
 
In un attimo di lucidità Lily gli parlò staccandosi appena, senza essere realmente ascoltata.
«Perché sei qui se davvero pensi quello che hai detto?»
La baciò di nuovo, lei baciò lui. La rincorse docile e tra un respiro rubato e l’altro riuscì a dirle che l’amava, rispondendo senza saperlo alla sua domanda.
 
Lily fece fatica a guardarlo, persa tra le lacrime.
«Ripetilo.» Ansimò, senza riuscire a dirgli che anche per lei era così.
«Ti amo.» Ripetè questa volta con più forza Sirius. «Ti amo.»
 
Stava per baciarla di nuovo quando entrambi sentirono in un lampo di coscienza delle voci avvicinarsi e dei passi farsi mano a mano più rumorosi.
Con un nodo alla gola, le gambe insolitamente molli e i respiri spezzati si separarono. Una separazione troppo brusca, che fecero fatica a recepire.
Non passò molto prima che la voce allegra di James si facesse sentire.
 
«Vi cercavo! Che ci fate qui? Fa caldo dentro vero?» Disse avvolgendo con un braccio le spalle Lily, prima di baciarla fra gli stessi capelli che Sirius aveva afferrato poco prima.
Li guardò. Remus e Peter stavano poco dietro di loro.
 
«Ci siamo trovati qui.» Rispose Lily, un po’ tremante. «Io stavo impazzendo dentro e Sirius mi ha raggiunta.»
 
«Da bravo testimone di nozze!» James gli sorrise, ringraziandolo con gli occhi.
«Sono felice che voi due finalmente andiate d’accordo, sapete? Per me è molto importante poter riunire in un’unica serata le persone più importanti della mia vita.»
Si girò verso Peter e Remus e ridacchiò.
«Anche voi due! Venite qui! Vi voglio tutti insieme.»
 
Schierati contro il buio della sera i cinque ragazzi rimasero immobili, fino a quando Sirius, sospirando prima, parlò per la prima volta.
«Ho voglia di urlare.»
 
James si girò velocemente verso di lui e rise dal profondo del cuore.
«Anche io ho una voglia matta di urlare!» E senza aspettare nessuno lo fece.
Lily sobbalzò e guardò Sirius. Appena si vide ricambiata fece un millesimale passo avanti.
Fu lei la seconda ad urlare e nel momento in cui lo fece le lacrime infransero ogni barriera. Pianse tutto ciò per cui non si era mai permessa di piangere. Senza pesare a come sarebbe potuto essere interpretato quel gesto.
Sirius non riuscendo a sostenere quella visione strinse gli occhi e la seguì a ruota.

E all’inizio un po’ scoordinati si ritrovarono tutti a farlo, chi più liberamente chi meno.
Le voci prima tramanti e spezzate divennero via via più forti e nessuno in fin dei conti avrebbe saputo riconoscere tra gli altri l’urlo di disperata resa di Sirius o quello di infinita tristezza di Lily, perché alla fine anche tutta quella pesantezza scivolò via.
Ciò che appariva chiaro era che non avevano alcuna importanza le persone che si stavano affacciando all'esterno per guardarli straniti o divertiti.
Ogni cosa aveva perso il suo spessore.
 
Tutto ciò che aveva importanza era quel momento di liberazione.
Aveva importanza il modo in cui si erano guardati Sirius e Lily un attimo prima di chiudere gli occhi. La stretta calda e familiare di James. Quell'intera giornata e il profondo cambiamento in corso.
Aveva importanza più di ogni altra cosa il fiato che usciva dalla gola liberandolo da ogni peso per quell’eterno attimo di spensieratezza rubata. Lo sfogo primordiale. Il suo amore inespresso e per questo così intenso e corrosivo.
Aveva importanza il modo spettacolare in cui si sentiva, potente nonostante tutto stesse scivolando via dalle sue mani.
 
E aveva importanza la sua vita da quel momento in poi.
 
  
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