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Autore: Inu_Ran    11/03/2014    5 recensioni
L’organizzazione è stata finalmente sconfitta ma Shinichi non può tornare grande, inoltre Ran sta male e nasconde un segreto che cambierà la vita di tutti.
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“Ran sono io, da quanto tempo?”
“Un mese.” Rispose fredda.
I libri,i romanzi, le penne e tutto quello che era sopra la scrivania cadde rovinosamente a terra producendo un enorme tonfo. Ma Ran non si fermò, ormai piena di rabbia, prese il portafoto che ritraeva due giovani sorridenti, lei e Shinichi, e la scaraventò a terra frantumando il vetro. I cocci del vetro volarono per tutta la stanza mentre la foto non aveva subito nessun danno. La osservò e voleva che quel sorriso che mostravano entrambi scomparisse, soprattutto quello di lui. Voleva sapere che per una volta lei non era l’unica a soffrire.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3°: Tears.
La giornata era iniziata nel peggiore dei modi. Non solo aveva la testa che gli scoppiava, gli occhi che si chiudevano da soli per il sonno ma era costretto ad andare fino all’ospedale a piedi perché i suoi genitori erano usciti prima. Avrebbe anche potuto prendere un taxi ma il portafoglio con i soldi li aveva lasciati a casa Mori quando era ancora Conan e le carte di credito, una volta ritornati in Giappone, le avevano prese i suoi genitori. Se fosse rimasto all’ospedale non avrebbe avuto nessun problema. Ricordò quello che era successo il giorno prima e sbuffò risentito.

“Kudo, devi smettere di prendere quelle pillole. Ne va della tua salute.” Disse Hattori sempre più sconvolto.
“Non posso e tu lo sai bene.”
“Ascolta, potresti tornare a casa la notte in modo che il tuo corpo, anche se per poche ore, possa riposare da questa lotta tra Apotoxina e antidoto. Il giorno dopo verrai qui e sarai il solito Shinichi Kudo. Ma ti avverto che non so per quanto ancora il tuo corpo reggerà.”Shinichi non era d’accordo e stava per controbattere quando fu interrotto da Heiji.
“Se non fai come ha detto lei, giuro che ti porto a casa con la forza e ti prendo tutte le pillole
che hai.”


Heiji era stato chiaro e lui stanco di discutere aveva dato retta a loro. Ma con quale risultato? Non solo era a piedi ma c’era freddo ed anche se coperto dalla testa fino ai piedi continuava a tremare. Una goccia cadde sul suo naso e successivamente ne seguirono molte altre. Repentinamente si mise sotto la tettoia di un bar per ripararsi.
-Perfetto, ci mancava solo la pioggia.- pensò Shinichi. Se fosse stato un po’ meglio magari l’avrebbe fatta tutta di corsa fino l’ospedale ma le sue gambe quella mattina non avevano voglia di muoversi quindi chiamò i suoi genitori per farsi venire a prendere.
 
“Kudo finalmente sei arrivato. E da un po’ che ci chiedevamo dove fossi  finito.” Disse Heiji sprizzante di allegria irritando il ragazzo che era di pessimo umore.” Non è che sei andato a divertirti?”
“Stavo venendo a piedi ,perché i miei genitori non c’erano, fuori c’è un freddo da gelare il sangue, ha iniziato a piovere, ho dovuto aspettare i miei mezz’ora sotto una tettoia e come se non bastasse ho un terribile mal di testa. Quindi no Hattori, non ero andato a divertirmi.” Rispose seccato ma il suo tono si addolcì quando si rivolse a Ran per sapere come stesse.
“Shinichi, prima noi tre siamo usciti fuori per prendere un po’ d’aria e non c’era così tanto freddo anzi mi sempre esagerato tutto quello che ti sei messo. Ti sei ammalato?” Gli disse Ran.
“No, tranquilla.” La rassicurò il detective dell’est per poi togliersi; i guanti, la sciarpa, il cappello ed il giubbotto per accomodarsi in una poltrona vicino al termosifone.
“E questa poltrona?” Chiese non ricordandosela.
“Ieri sera l’ha portata un’infermiera per mia madre che ha dormito qui. Benché il merito è di tua madre che ha fatto di tutto per averla.” Gli chiarì i dubbi la ragazza dai lunghi capelli castani.
“Quando andiamo a fare la chemioterapia?”
“Ran l’ha già fatta.” Rispose Kazuha che fino a pochi minuti fa era rimasta in silenzio. Kudo sbuffò: la giornata andava sempre a peggiorare. Gli dispiaceva non esserci stato proprio lui che l’aveva promesso ma la  karateka non glielo fece pesare perché anche il semplice fatto che lui fosse ritornato la rendeva allegra. I ragazzi continuarono a parlare del più e del meno e allorché Heiji pose una domanda a Shinichi senza ottenere risposta si resero conto che stava dormendo.
“Kudo. Ohi Kudo.” Provò a chiamarlo ma non ricevette nessuna risposta. Ran osservò meglio il suo amico d’infanzia e notò come il colore della sua pelle, solitamente di una bel rosa, era pallida. Si alzò con un po’ di fatica, a causa della chemioterapia, e si diresse da lui.
“Shinichi, svegliati.” Lo chiamò dolcemente per poi poggiare la sua fronte su quella di Shinichi. Il ragazzo a quel contatto aprì gli occhi ma gli fu difficile riconoscere la figura davanti a se. Solo dopo un po’ di minuti si accorse della vicinanza di Ran e si scostò come se si fosse scottato.
“Tu hai la febbre.” Asserì sicura.” E anche alta.” Alla sentenza della sua amica si alzò velocemente per dirigersi verso la porta.
“Come mai hai così tanta fretta?” Gli chiese Heiji.
“Non posso rimanere qui e rischioso per Ran. Ora che sta facendo la chemio, un semplice raffreddore la può fare stare malissimo figurati la febbre.” Ran si commosse dalle sue continue attenzioni perché erano quei suoi piccoli gesti che le riempivano il cuore di gioia. Per lui era normale farli ed era questo uno dei tanti motivi che lo rendeva unico.
“Io sono qua fuori, se serve qualcosa chiamatemi.” Però era anche la persona più testarda del mondo. Non voleva che lui si ammalasse per lei, una malata bastava e avanzava.
“No, tu ora torni a casa e…” si girò verso l’altro detective” Heiji potresti accompagnarlo a casa? Ho paura che strada facendo si senta male e svenga.” Lui non se lo fece ripetere due volte e obbedì.
“Rimettiti e solo quando sarai guarito ritorna. Io ti aspetto come ho sempre fatto.” Furono le ultime parole che Shinichi udì e il suo viso fu l’ultima cosa che vide quando cadde in un profondo sonno. I ragazzi vedendo il loro amico svenire si preoccuparono e benché lo stessero chiamando, lo scrollavano da una spalla lui non apriva gli occhi. Ai, che era venuta a far visita a Ran, sentendo delle urla si precipitò nella stanza. Il corpo del detective era steso a terra mentre Ran piangeva spaventata.
“Si può sapere cosa succede?” chiese sperando nella risposta di uno di loro.
“Ha la febbre ed è svenuto.” L’unico a risponderle fu Heiji che era il solo che riusciva a mantenere la mente lucida. La bambina si avvicinò e poggiò una mano sulla sua fronte.
“State tranquille. L’ha detto anche Heiji,no? E’ svenuto per la febbre troppo alta. Basterà portarlo a casa e con un po’ di riposo tornerà sicuramente come nuovo.” Cercò di rassicurarli e poi si avvicinò all’orecchio del detective di Osaka.” Sarà sicuramente colpa dell’aptx4869, dobbiamo portarlo subito a casa perché potrebbe tornare Conan davanti a loro. Non credo che comunque sia qualcosa di grave solamente che il suo corpo è stanco e debilitato da questa lotta interna.” Bisbigliò in modo da non essere sentita dalle altre. Ran e Kazuha adagiarono Shinichi sulla schiena di Heiji e quest’ultimo ,seguito  da Haibara, si diresse fuori dall’ospedale.
“L’avevo detto io che sarebbe successo una cosa del genere se non smetteva ma lui doveva per forza fare l’idiota e…” Ran ascoltò la bambina parlare e poi quando girarono l’angolo la voce scomparve del tutto e con lei anche il suo Shinichi.
 
“Si può sapere per quale motivo Ran non vuole vedermi? Le ho fatto qualcosa di male?” chiese seriamente preoccupato il detective liceale.
“Shinichi non posso farti entrare, mi dispiace.” Disse Kazuha sbattendogli la porta in faccia. Intenzionato a rimanere ,perché non se ne sarebbe andato non prima di aver visto il bel viso, gli occhi blu tendenti al lilla, il perfetto corpo e la dolce voce della ragazza,lasciò che il suo corpo scivolasse lungo il muro e poggiò la testa schiacciando i suoi capelli corvini. Era stato malissimo gli ultimi 4 giorni tanto che la sua temperatura corporea era salita a 39°. Tutta colpa delle pillole che prendeva ma troppo essenziali per rinunciarvi. Ran si era preoccupata in quei giorni e lui, quando la temperatura era scesa e il mal di testa non era troppo forte, la chiamava per rassicurarla utilizzando il farfallino cambia voce poiché in quei giorni era ritornato ad essere Conan.
“Io ti aspetto, rimettiti.” Le aveva detto dolcemente ma adesso  sembrava che il suo ritorno non fosse ben apprezzato da lei e questo lo faceva sentire male.
“Sono un cervello,Watson. Il resto di me è una mera appendice.”
Diceva Holmes, il suo idolo. Ma per quanto si sforzasse di assomigliargli gli risultava difficile perché alcune delle sue azioni erano dettate da qualcosa che ,secondo Sherlock Holmes, erano deboli: i sentimenti e in particolare l’amore. Ran era il suo punto debole ma contemporaneamente quello forte. Si sentiva in grado di superare mille ostacoli se lei era vicino a lui ma il suo cervello smetteva di ragionare, per alcuni minuti, se sapeva che lei era in pericolo o in qualche guaio.
“Kudo che ci fai a terra? Come mai non entri?” Lo distolse dai suoi pensieri Heiji.
“Sapendolo.” Sbuffò.” Kazuha non mi fa entrare dice che Ran non mi vuole parlare.”
“Ci pensa il tuo migliore amico a risolvere la situazione.” Disse spavaldamente bussando alla porta però l’unica cosa che ottenne fu quest’ultima aperta e poi sbattuta in faccia, come era capitato al suo amico tempo addietro.
“Dicevi? Ci pensa il tuo migliore amico a risolvere la situazione. ComplimentiLo schernì Shinichi.
“ehm… cose che capitano. Comunque pensa: cos’hai fatto ultimamente che può averla urtata?” Kudo ci pensò per un po’ e poi scrollò le spalle ignaro della situazione. Heiji si sedette accanto a lui ed aspettarono per un’ora. Il detective dell’est ormai stanco di attendere se n’infischiò ed entrò nella stanza.
“Senti Ran se hai qualcosa contro di me dimmelo in faccia. Sono stanco di aspettare qua fuori, ti ho forse ferita in qualche modo? E poi perché…” Ma le parole gli morirono in gola non appena vide i suoi occhi arrossati e pieni di lacrime. Kazuha a quel punto decise di andar via per lasciarli soli. Kudo si precipitò al suo capezzale visibilmente angustiato da quella visione.
“Cosa c’è?”Chiese affettuosamente.
“Non fingere. Lo sai cosa c’è che non va, lo vedi con i tuoi occhi.” Shinichi negò ammettendo che la prima cosa che aveva notato erano i suoi occhi ma quando la fissò si accorse che nella parte destra della testa vi era una chiazza lasciata dall’assenza dei capelli.
“Li sto perdendo...” Disse portando la mano sul capo.”… i capelli.” E gli mostrò come, passando una mano, un ciocca si era staccata.
“Ascolta, non è una cosa terribile risolveremo tutto.” Cercò di rassicurarla ma con scarsi risultati.
“Tu non capisci nulla.” Lo rimbeccò lei alzandosi dal letto. “Ma guardami.” Gli ordinò, posizionandosi di fronte a lui. Notò che era dimagrita, sciupata in viso e pallida eppure meravigliosa lo stesso.
“Sono un mostro ed adesso mi cadono pure i capelli. Non piacerò mai a nessuno così.”
“Perché c’è qualcuno a cui devi piacere?Lo conosco?” Chiese fingendosi geloso.
“Sì, è un detective stacanovista, stupido e fissato con i gialli. Lo conosci?” Chiese con il suo stesso tono ironico. Lui si avvicinò a lei e le cinse la schiena.
“Ma a lui piaci così come sei e gli piacerai anche quando avrai le rughe e sarai vecchia.” Non le diede il tempo di parlare, perché in quel momento erano superflue le parole, perché per farle tornare il sorriso c’era un unico modo, e quindi la baciò. Lei non si allontanò ma approfondì quel contatto. Avvicinò il corpo facendolo aderire con quello del ragazzo. Il bacio da casto divenne sempre più passionale, le loro lingue si cercavano, si volevano, si rincorrevano. Si staccarono per riprendere fiato ma il desiderio era così grande che ricercarono di nuovo il contatto. Shinichi, per sentire ancora di più il corpo di Ran incollato al suo, la prese in braccio e lei legò le sue gambe dietro la sua schiena. Il suo profumo era così forte da inebriarlo, da mandargli in tilt il cervello. Entrambi avevano compreso in questi giorni, soprattutto la ragazza, che il tempo era crudele, si prendeva beffa dei due. Non potevano aspettare per sempre perché forse un loro ‘per sempre’ non sarebbe mai arrivato. I ragazzi si distesero sul letto. Lui, sopra di lei, iniziò una lunga discesa di baci lungo il collo. La sua pelle aveva un buon sapore: vaniglia. Si accostò al suo orecchio e le sussurrò: “Ti a…” ,ma non riuscì a continuare che una forte fitta al cuore lo costrinse a ritirarsi. Si allontanò da lei per fuggire da quella stanza ma ogni singola fibra del suo corpo non rispondeva e cadde rovinosamente a terra. Portò una mano in direzione del cuore come se quel gesto alleviasse tutto. Il dolore aveva epicentro nel cuore e si espandeva ovunque. Gli girava la testa e sentiva un tremendo caldo. La ragazza si chinò, in modo tale da essere alla sua altezza, e lo chiamò preoccupata. Lui voleva rassicurarla, voleva dirle che tutto sarebbe passato e sarebbero stati meglio: ma come poteva farlo se ogni volta che provava a parlare una nuova fitta lo colpiva costringendolo al silenzio?
“Shinichi che succede?” Domandò allarmata. E lui sapeva a cosa doveva quel dolore. Stava tornando. Conan Edogawa. E non voleva che lo scoprisse, non in questo modo. Ma come poteva scappare? E se ci fosse riuscito cosa le avrebbe detto? Bugie, bugie e nient’altro che bugie. Voleva smettere ma con Ran malata una notizia del genere l’avrebbe distrutta. Lei che era più preziosa della sua  stessa vita. Lei che illuminava le sue giornate con il suo sorriso. Lei che l’avrebbe odiato. Cercò di strisciare ma il tentativo fu vano. Un’altra fitta gli attraversò il cuore, più forte delle altre, che gli tolse il respiro ma gli permise solo di urlare. Il suo corpo iniziò a rimpicciolirsi mentre il dolore alle ossa gli corrodeva l’anima. Quando tutto ebbe fine si ritrovo nascosto dai suoi stessi abiti troppo grandi. Ran ,da prima allarmata e preoccupata, rimase senza parole alla vista di Conan. Lo stesso piccolo Conan che lei considerava come un fratello. Chiuse gli occhi, fece un profondo respiro e li riaprì nella speranza che fosse un sogno. E pensò a tutte le volte che le aveva mentito, a tutte le volte che lui inventava scuse per giustificare la sua assenza, a tutte quelle maledette volte che lei era rimasta a piangere credendo che fosse finito in qualche guaio, che non sarebbe mai più tornato. E lui era sempre stato lì.
“Tu non sei mai scomparso. Tu sei sempre rimasto vicino a me.” Ruppe il silenzio fissandolo negli occhi blu.
“Sì, c’è un motivo a tutto questo. Io…” ma non riuscì a completare che lei continuò a parlare.
“Tu eri qui. E sapevi tutto di me perché mi confidavo con te, sapevi che piangevo per te ogni volta, senza dimenticare che hai persino fatto il bagno con me. Quante volte ti ho dato la possibilità di rivelarmi tutto? Quante volte, invece, tu hai cercato di portami lontano dalla verità? Io avevo bisogno di te e tu…”
“Ma io c’ero. Ero accanto a te, non ti ho mai abbandonata.” Provò a giustificarsi.
“Non è vero. Io avevo bisogno di un amico quando ho scoperto della malattia.”
“Ma io sono qui per te, se l’avessi saputo prima sarei corso subito da te, Ran.”
“Io avevo bisogno del mio amico d’infanzia, quello che non mi mentiva mai. Shinichi, io non ti ho cercato perché pensavo che fossi all’estero, a lavorare ovunque ma non a casa mia. E tu mi hai ripetutamente mentito. Io avevo fiducia in te. Non posso crederci , i-o, io… ” Le lacrime incominciarono a scendere dai suoi splendidi occhi. Portò le mani sulla testa per poi graffiarsi il viso. Cercava di tranquillizzarsi ma non ci riusciva. Era così fragile che lui avrebbe voluto stringerla forte. Alle sue lacrime si unirono anche i lamenti e le grida. Eri ,che stava parlando con un dottore, al suono della voce della figlia si precipitò nella sua stanza. Si accovacciò e l’abbracciò.
“Perché mamma? Perché mi sta succedendo tutto questo? Perché non posso essere felice?” urlò disperata. Lei cercò di calmarla, accarezzandola ma appena passò una mano tra i capelli di Ran vide alcune ciocche staccarsi. La malattia la stava distruggendo sia fisicamente che mentalmente.
“Ran…” sussurrò Shinichi incantato da quella scena.
“Vattene. Vattene dalla mia vita per sempre.” Gridò fuori di se la ragazza continuando a piangere.
“Ma cosa succede qui?”Chiese Heiji che era appena arrivato insieme all’amica Kazuha. Quest’ultima alla vista della sua migliore amica in lacrime corse al suo capezzale mentre il detective si concentrò su Shinichi.
“Vattene.” Urlò di nuovo ma lui non riusciva a fare un passo.
“Heiji, non so cos’è successo ma porta via Conan.” Disse Eri trovando una soluzione al dolore di Ran, più avanti avrebbe capito il motivo e sicuramente sua figlia sarebbe tornata quella di prima, quella che voleva bene a Conan.
“Kudo.” Gli sussurrò all’orecchio.”Dobbiamo andare.” Ma le sue parole furono inutili. Shinichi si era estraniato, il suo mondo girava attorno a lei e il dolore che gli procurava vederla in quelle condizioni.
“Vattene e smetti di rovinarmi la vita.”Urlò tra i singhiozzi.
“Heiji, portalo via. Ora.” Lo spronò la ragazza di Osaka. Lui ,vedendo che il suo amico non ascoltava né aveva l’intenzione di andarsene, malvolentieri, lo prese in braccio ed indietreggiò verso l’uscita. 
Shinichi non si oppose, non parlò, non reagì. In testa lo tormentava un’unica frase, una sola certezza: aveva perso Ran e forse per sempre.
 
 
Ciao belle e belli =) Come va? Al nostro Shinichi non molto bene e neanche a me. Ho mal di testa e mi sta scoppiando la testa, io ho controllato il capitolo e non dovrebbero esserci errori però, data la stanchezza e il mal di testa, potrei aver sbagliato e per questo mi scuso in anticipo. Vorrei soffermarmi su Ran e la sua reazione. Ho dovuto pensare ad un comportamento in questa situazione e credo che se fosse stata una situazione normale; gli avrebbe urlato contro e magari gli avrebbe dato pure uno schiaffo ma dovete considerarla in un contesto differente e tener conto di molti fattori. Scopre di avere la leucemia, inizia a stare male a causa di quest’ultima, perde i capelli-componente importante per una donna, o nella maggior parte di queste- e scopre che Conan e Shinichi sono la stessa persona quindi ho pensato che piangere e intimargli di uscire fosse il minimo. In fin dei conti nel giro di 1 mese e mezzo ha visto la sua vita crollare. Ma fatemi sapere se, secondo voi, ho esagerato. Shinichi ha esagerato e si è fatto scoprire da Ran, questo perché non ascolta mai Haibara. Mentre scrivevo è sorto un altro problema: gli occhi di Ran. Per me sono viola e qualche volta si vedono delle sfumature blu però se secondo voi sono daltonica fatemelo sapere XD. Vi ringrazio tutti perché siete veramente gentili, vi abbraccio e un bacione enorme. Buona serata ^.^               
  
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