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Autore: _Sam    11/03/2014    0 recensioni
Dimmi, quale gesto, urlato da lontano, può salvare una vita? E quale gesto, urlato da lontano, può distruggerne un’altra? Come la tua che, soffiata da lontano, ora si riflette, insieme a te, nelle tue parole, che sei tu, che sono io, dipinte sul binario cinque, e la gente, passa, le calpesta, come fanno con te, e fidati, non le capiscono, non ti capiscono, che se volessero, salteresti per loro, perché per te, ormai, non c’è più nulla, più nessuno, che io, che sono te, che siamo qui, sul binario cinque, a gridare domande senza risposta.
Respira, che sei così bello, e respira, che hai le mani colorate di vita sprecata. Respira, che hai salvato una vita che non ti appartiene e respira che oggi il binario cinque è denso di buon odore.

Raccolta di One-Shot
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E' da tipo un secolo che non mi faccio risentire qui su efp, mi fa strano tornare a ripubblicare.
Sto lavorando a queste one shot da qualche tempo e ora ho deciso di inziare a pubblicarle, sono cinque, per ora, poi boh pensavo di aggiungerne una sesta ma non penso. 
Volevo solo dire che ci tengo particolarmente, penso di non aver mai scritto nulla di più vero e di più me di queste one shot. Altra piccola nota, tutti i personaggi qui sotto sono ispirati a persone viste e incontrate nel binario cinque. 
Spero che ci sia ancora qualcuno che si ricordi me e che si prenda la briga di leggere.

Se capitate qui vi prego di lasciare un parere, ne sarei grata.
Alla prossima
Sam.
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Binario Cinque




Cancelli

Non ho bisogno di protezioni, io. Mi proteggo da sola, io. 


 


Quando ero piccola così, mio padre mi diceva che parlavo troppo.
Parli troppo.
Il fatto è che io non parlavo per niente. Piccola così mi chiedevo se ci fosse qualcosa che facesse più male di un padre che non sente, che immagina altri significati quando tu vuoi solo farti leggere. Alta così mi chiedevo quanto facesse male, se piangevo per una cosa da niente o se fosse davvero importante. Un padre che non vuole capire. Parli troppo e tu non parli per niente. Non parlare per niente. Allora parli da sola. Perché sei sola. Piccola così avevo capito che sopra il mio corpo avevo dipinta una S.
Di Solitudine. E aspettavo. Aspettavo che diventasse Solidarietà.
Piccola così, sono piccola così. Sono la serratura di un cancello senza chiave. Tranquilli non c’è ne bisogno, di chiavi. Voi siete lì, circondati da questo cancello e lì c’è la serratura, rotta. Non l’aprite. Rotta così, la serratura che nessuno vuole aprire. E sono anche voi, sì buffo? Sono anche voi che non volete uscire da questo cancello, mi trovate, ridete, ma chi è questa? E preferite cambiare strada. Voi sono io. Io che preferisco non aprirmi, rido, ma chi è questa? Ma chi sono io? E pur di non toccarmi io, il cancello, lo scavalco, e mi faccio pure male.
Niente chiave, e mi faccio pure male.
Mi faccio ridere. Questa è bella, la piccola serratura difettosa.
Piccola così ero e piccola così sono. Parlo troppo ma non parlo per niente, in fondo è strano parlare troppo, ad un certo punto sei costretta a fermarti perché nessuno vuole ascoltarti.
E’ buffa la gente. Farebbe di tutto per sapere tutti. Proprio così, sapere gli altri. La gente morirebbe.
Si siedono, ti ascoltano ma non ti ascoltano. Farebbero di tutto per saperti, ce la stanno per fare, poi si fermano, troppo impegnativo. Se ne vanno. Codardia? E che ne so, so solo che la gente crede di conoscere gli altri. Morirebbero, ma non ne hanno il coraggio. Credono che bastino un po’ di ore insieme, inviare messaggi ogni tanto, ridere così perché ci sta bene. Credono che basti poco per conoscere una persona, si fermano. Io ti conosco. Mentono e forse un po’ lo intuiscono pure. Che tristezza, che tristezza.
Io sono piccola, giuro. Piccola così, papà aveva paura di conoscermi, di lasciarmi andare. Non voleva parlassi, perché aveva paura potessi sentirmi troppo libera. Se avessi ascoltato le mie parole ora non sarei qui. Piccola così in questo binario pieno di storie, di cancelli, di risate ipocrite e di caffè freddi. Cose inutili, le storie. Nessuno vedrà la mia storia come la vedo io, anche se la raccontassi le mie parole sarebbero trasparenti, finisce sempre così. Le storie, quelle belle, è meglio che ve le teniate per voi, io ve lo dico, poi fate come vi sentite di fare. Non come me, che di me non ho sentito nulla. Sono così piccola, così preziosa, così sola, così. La mia storia fa ridere, il mio sguardo fa piangere e questo binario è troppo pieno e io mi sento sola. Piango. Dov’è che ho sbagliato? Mi guardo intorno, ne ho viste così tante di storie. Quanti libri ho letto? A casa ne ho un paio, un paio come un centinaio. Ho vissuto le storie di mille personaggi, di mille parole e intanto mi sono dimenticata di aprire la serratura rotta. Mi sono vista da fuori, il che equivale a non vedersi.
Rido. Rido perché ripeto sempre le stesse cose, per carità! Cose sincere, cose intense, ma le solite. S di sola, S di stronza S di stupida S di sincerità S S S e aspetto, aspetto che diventi spavalderia.
Mi alzo. Mi risiedo, la panchina delle diciassette e zero zero ancorata al binario cinque è piena delle mie parole sole. E’ piena di me, che solo ora trovo il coraggio di aprirmi. La serratura rotta ora fa tric, ora ti mostra il mondo e ora ora sorride.
Sorrido. La mia storia è fatta di fogli di carta. Quanto fa male un padre che non vuole capirti? Quanto fa male un padre che ha avuto paura di te? Nulla.
Sono grande così, io, non lo potete nemmeno immaginare.
Non provateci. Voi siete, vuoto.
Vuoto
Vuoto
Vuoto
Vuoto
Chi è vuoto si ferma, non prova a conoscerti, finge di farlo. Arriva, si siede, ride perché ci sta e mente a se stesso, dice che ha trovato qualcosa con cui riempirsi, poi si alza, ti lascia sola, perché è invidioso, chi è vuoto ha paura della gente piena, è avida dei suoi interessi.
Sono sola perché questo binario è pieno di gente vuota. Gente fatta di numeri, di valutazioni perché d’interessi né ha pochi.
Gente apatica, che crede di vivere, ma non vive, e un po’ lo intuisce.
Io sono piccola e grande così. Una serratura difettosa, senza chiavi. Non ho bisogno di protezioni, io. Mi proteggo da sola, io.
Accanto a me, sulla panchina del binario cinque, le mie parole. Semplice, leggera, pesante, complicata, timorosa, vento che soffia, dolce, una voce. Ho paura delle parole.
Accanto a me, semplicemente, un bambino. Vento che soffia, treno che si ferma, vuoto intorno alla panchina del binario cinque,  piena di noi. 

 
 

 
   
 
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