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Autore: lety_beatle    12/03/2014    3 recensioni
“Perché hai scelto me? Perché tra tutte le persone su questo mondo hai scelto il disastro che sono io?” lo interruppe John, con una voce agitata, ricca di insicurezza e di dubbi.
“Perché tu sei John Lennon e nessuna persona è alla tua altezza. Il tuo essere un disastro ti rende perfetto, ma soprattutto ti caratterizza e ti differenzia dagli altri.” rispose prontamente Paul
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WHY HAVE YOU CHOSEN A DISASTER LIKE ME?
“Stupido! Sei solo uno stupido” si ripeteva Paul mentre era ‘evaso’ da una festa che si era rivelata un fiasco, dal suo punto di vista “Veramente ci credevi? Stupido!”.
Aveva invitato soltanto pochi amici ed era pensata come festeggiamento per l’imminente successo che stavano avendo. Erano passati soltanto tre anni da quando erano tornati carichi e speranzosi da quell’esperienza ad Amburgo ma il loro talento stava già sbocciando ed i risultati si vedevano chiaramente.
Paul aveva deciso di organizzare una festicciola per potere brindare con i suoi amici a quel traguardo così importante per quei quattro ragazzi di Liverpool, ma soprattutto per potere fare un passo avanti nel suo rapporto con John.
Diretto ad un muretto su cui sedere, Paul, con la sua giacca di pelle da ragazzo della working class della Liverpool degli anni sessanta, voleva concedersi del tempo per pensare, o semplicemente stare da solo.
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Era il lontano 1957 quando Paul venne presentato al teddy boy John Lennon, quel ragazzo che lo intimoriva così come lo affascinava sempre di più. Durante quel 6 luglio Paul aveva dato il meglio di sé per potere lasciare il segno su quel ragazzo, avrebbe fatto di tutto pur di farsi notare da John senza sapere neanche lui, con chiarezza, in un primo momento, il perché.
Ci aveva messo molto tempo per capire che quando stava con John si sentiva un ragazzo completamente diverso, migliore sotto certi punti di vista. Gli occhi marroni e furbi di John, il suo modo di creare scompigliati giochi di parole, la sua insicurezza e la sua comicità lo mettevano sempre ad agio come nessun’altra persona era mai riuscito a fare.
Nonostante avesse capito già da tempo i sentimenti che provava per John spesso li metteva in secondo piano, intimorito da quello che gli altri potevano dirgli. Paul, infatti, aveva paura che John poteva trattarlo come Brian, facendogli sorrisetti o battutine contro, e temeva che una confessione avesse avuto, in un modo o nell’altro, degli effetti negativi sulla loro amicizia che stava sbocciando.
Anche se gli sembrava difficile resistere al fascino di John cercava, anzi doveva, farlo. I sentimenti che spesso soccombeva gli davano l’ispirazione per la stesura di molte sue canzoni che avevano come secondo fine quello di comunicare a John i suoi veri sentimenti nei suoi confronti, ma come aveva avuto la sfortuna di notare, sembravano non avere molto successo. Non che John non le apprezzasse, ma sembrava non accorgersi per niente della fatica dell’amico nel dichiararsi verso una persona, perlopiù verso il suo migliore amico.
Gli scarsi successi ricevuti avevano più di una volta fatto perdere le speranze a Paul che si rifugiava nelle braccia di ragazze per coprire quel suo senso di vuoto interiore che provava ogni qual volta vedeva John con altre ragazze, felice e spensierato.
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La festa era stata pensata per poter, in un modo a Paul ancora sconosciuto, rivelare a John i sentimenti provati. Ma John, come era il suo solito fare, aveva voluto dare un po’ di brio alla festa ed aveva invitato qualche sua amica trascurando quasi completamente Paul.
Paul si era sentito escluso, evitato ed, in un certo senso, anche umiliato. Aveva organizzato una festa per potersi dichiarare una volta per tutte e John era riuscito a mandare all’aria quel suo piano ancor prima di essere messo del tutto in atto. I sentimenti di Paul per John erano sempre gli stessi, sia quando litigavano, sia quando si comportavano come fratelli e si divertivano a suonare la chitarra sul suo letto sorvolando anche il fatto che in due in quel misero spazio non ci stavano.
John era un po’ sognatore, ma non stupido, questo Paul lo sapeva, ma in quei momenti avrebbe voluto rivolgersi a lui utilizzando il maggior numero di offese da lui conosciute. Non era arrabbiato con John, solo stufo di dover continuare a fingere vedendo i suoi tentativi di dichiararsi fallire uno dopo l’altro.
Fuori dalla sua casa Paul si sentiva solo e vuoto, dentro di lui sentiva la sua coscienza che gli parlava dicendogli di dimenticare una volta definitiva John, mentre il cuore gli consigliava di continuare nella sua lotta per i suoi sentimenti. Paul, che, come gli piaceva dire, dava sempre retta al cuore, si ritrovò per una volta in bilico riguardo a chi dare ragione.
Piangere, soffrire ed arrabbiarsi con sé stesso sarebbero veramente dovute essere all’ordine del giorno nella sua futura carriera di musicista? No, non se ne parlava, Paul non doveva ridursi così solo per dei sogni, fin dal principio irrealizzabili.
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Nel frattempo anche John sembrava non essere presente alla festa, almeno non con la testa.  Era seduto su un divanetto mentre la sua mente viaggiava altrove, in luoghi e situazioni completamente diversi.
In pochi attimi si ritrovò anche lui nel 1957 a rivedere nella sua testa la dinamica del primo incontro con Paul, quel ragazzo dall’aspetto tanto innocente che si era impegnato per poter eccellere in qualcosa.
John aveva temuto fin dal primo istante quel possibile componente della band per la sua troppa bravura che lo avrebbe costretto a condividere il ruolo di leadership. Nonostante i suoi timori, però, John aveva scelto di accoglierlo per il bene del gruppo che aveva progettato nei suoi innumerevoli piani per il futuro.
Nel vedere delle diverse affinità che c’erano tra i due John si era accorto che Paul era molto più simile a lui di quanto avesse pensato all’inizio, infatti sembrava l’unico a capire il dolore provato da lui nel momento della perdita della madre. Inoltre quando suonava con lui si sentiva libero da ogni imbarazzo, per questo gli aveva persino concesso l’onore di vederlo con gli occhiali che tanto lo mettevano a disagio.
In meno che non si dica si ritrovava a ripensare ad Amburgo, a quelle innumerevoli volte che gli veniva urlato dietro “Mach Schau” e a tutte quelle cavolate che aveva fatto insieme ai suoi amici. Qualche mese prima gli avrebbe provocato un enorme tristezza pensare ad Amburgo, poiché lo associava automaticamente al ricordo della morte di Stuart, invece adesso riusciva a pensarci senza arrabbiarsi che uno dei suoi migliori amici lo avesse abbandonato.
Paul gli era stato sempre vicino in quei brutti momenti, lo aveva sempre aiutato, gli aveva sempre fatto cambiare ricordo quando usciva fuori quella questione. Paul lo aveva aiutato ad uscire da un periodo di crisi e riprendersi, svagarsi e godere della vita pensando a Stuart sempre come al suo migliore, ma questa volta che lo guardava dal cielo invece che esser lì fisicamente con lui.
Paul si era sempre occupato di pensare ai sentimenti dell’amico, aveva sempre posto davanti ai suoi i problemi dell’altro ascoltandolo e talvolta trovando delle soluzioni adeguate alle questioni tirate ‘in ballo’.
Paul, quel ragazzo che lo aveva migliorato. Paul. Ma perché un ragazzo dovrebbe mai interessarsi così tanto di una persona? Quali sono le motivazioni che hanno spinto Paul a dedicarsi quasi esclusivamente dei sentimenti di John tralasciando sempre i propri? Come mai Paul era sempre così disponibile all’ascolto?
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“Oh cazzo!” fu la frase che concluse definitivamente i pensieri di John, che urlò guardandosi intorno, quasi fosse disorientato, come se quella che considerava sua seconda casa non la conoscesse affatto.
Sembrava aver trovato la soluzione ad un enigma irrisolvibile nel vedere la sua espressione.
La ragazza vicino a lui, visibilmente spaventata, sobbalzò rivolgendo i suoi occhi verdi a John e spostandosi da davanti la vista una ciocca di lunghi capelli biondi che le ricadevano un po’ disordinati lungo la schiena.
“Qualcosa non va John?” chiese visibilmente turbata, con una vocina stridula, che a John aveva sempre dato spunto per prese in giro ma che quel giorno non gli aveva provocato nessuna reazione, e con un sorrisetto che gli si allargava pian piano sulla sua faccia.
“Dov’è Paul?” rispose John con un tono di voce agitato, impaziente, quasi fosse una questione di vita o di morte. In fondo, forse per lui era veramente su quei livelli la questione.
“Non lo so, probabilmente sarà con qualcuna da qualche parte.” la risposta data dalla ragazza non sembrava piacere a John che non ribatté acidamente come era suo solito fare quando qualcosa non gli quadrava, ma che si dissociò dal discorso non prestando più la minima attenzione a quello che la ragazza aveva da dirgli.
Aguzzò la vista cercando disperatamente Paul ma non ottenendo particolare risultati. Vedeva solo ragazzi ballare, o almeno agitarsi credendo di ballare. Ringo scuoteva come suo solito il capo facendo muovere la sua chioma liscia mentre George si faceva trascinare dalla sua compagna, ma di Paul nessuna traccia.
“Forse sarà fuori” si disse, affrettandosi a raggiungere la porta per poter vedere se la sua teoria era esatta. Quasi rischiando di inciampare, si diresse di corsa verso alla porta, afferrando la sua giacca di pelle nera, che tentò invano di al chiudere, anche se l’euforia del momento non gli permetteva di prestare particolare attenzione a quello che stava facendo, ed affrettandosi ad aprirla per potere ispezionare la situazione all’esterno della casa.
Come pensato, in lontananza vide il piccolo Paul, seduto su un muretto con il capo rivolto verso l’alto. Che fosse Paul, però, non lo sapeva con chiarezza; a casa c’erano ragazze, quindi era sinonimo del fatto che i suoi occhiali sarebbero stati riposti all’interno della custodia per tutta la serata.
Con una corsa che lo lasciò senza fiato, raggiunse il ragazzo che poi si rivelò essere Paul.
John tirò un sospiro di sollievo nel vedere che i suoi sforzi non erano stati invano e si accomodò vicino all’amico che sembrò abbastanza stupito nel vederelo accanto a lui mentre c’era una festa con delle possibili pretendenti da portarsi a letto.
“Le ragazze non erano di tuo gradimento, John?” chiese scherzano Paul, come sempre tralasciando i sentimenti che provava nello stare così vicino all’amico.
John esitò a rispondere, rimanendo per qualche attimo imbambolato a guardare, forse per la prima volta, Paul. Per la prima volta sembrava aver notato i suoi occhi castani chiaro, con qualche scheggia verde che li rendeva ancora più interessanti, il tutto contornato da lunghe ciglia che gli addolcivano ulteriormente lo sguardo.
Rendendosi conto che non poteva stare tutta la sera a guardare ogni particolare di Paul che sembrava non aver notato in quegli ultimi tempi, si ingegnò per trovare una risposta all’altezza della comicità del grande Lennon.
“No, non te la davano neanche se le pagavi” azzardò, facendo ridere l’amico solamente utilizzando la sua mimica facciale, ovvero facendo di no con la testa e con la faccia rassegnata.
“A me sembrava che quella bionda lì ci stava” rispose prontamente Paul, quasi volesse mettere alla prova l’amico che sembrò preso in contropiede.
“Si ma, insomma.. non era il massimo. Non era  adatta per il grande Lennon” disse altrettanto svelto John, anche se dalla sua voce si poteva percepire l’esitazione avuta all’inizio.
“Hai da accendere, John?” chiese Paul tirando fuori dalla tasca della sua giacca un pacchetto di sigarette dal quale ne estrasse soltanto una.
John rispose semplicemente annuendo, per poi frugare nella tasca interna della giacca in cerca dell’accendino. Una volta che le sue dita lo trovarono, lo porse all’amico che lo prese per poi portarlo alla bocca, dove le sue labbra sigillate reggevano la sigaretta. Con una mano si occupò di accendere la fiammella dell’accendino mentre l’altra la teneva davanti per non farla spegnere.
Dopo la domanda di Paul, seguirono attimi di silenzio. Paul, che per una volta aveva scelto di mettere da parte l’amore che provava per John, tornò a guardare verso l’alto, contemplando le stelle sopra di lui che gli illuminavano il volto pallido mentre fumava la sua sigaretta.
John rimase semplicemente fermo ad ammirarlo contento che l’attenzione dell’amico fosse rivolta altrove. Quella sua mascella definita la cui pelle era tirata a causa della posizione del capo di Paul attirò particolarmente la sua attenzione. La fissò intensamente prima di passare altrove, ammirando quel suo labbro la cui forma ricordava un cuore in miniatura, dal vivace color pesca. Ogni dettaglio gli sembrava affascinante ed attraente.
Persino quel movimento che ogni giorno vedeva, quel semplice fumare ora gli sembrava qualcosa di stranamente affascinante e seducente.
Ma che gli stava succedendo? Come mai John riservava tutte queste attenzioni a Paul? Non poteva essere veramente attratto da lui, non doveva esserlo. Come l’avrebbero presa i giornali, gli amici e, soprattutto, Brian, quello che aveva fatto di tutto per guadagnarsi l’amore di John, portandolo anche in Spagna?
Nel pensare ad una risposta che accumulasse tutte le domande non si accorse dello sguardo curioso di Paul che si era posato su di lui.
“Qualcosa ti turba, John?” chiese Paul, con un tono di voce dolce che John non aveva mai notato prima, almeno a cui non aveva mai dato particolare importanza prima di quel momento.
John, per una volta, era senza parole. Scioglilingua o particolari modi per confondere l’amico non gli affluivano alla mente.
Movimento automatico o no, lasciò che i gesti prendessero posto alle sue parole.
In un attimo si ritrovò in piedi, davanti a Paul, impedendo così alla Luna di illuminargli il volto. Portò in avanti le mani e le diresse verso quelle di Paul incitandolo ad alzarsi. Al contatto, i due palmi, produssero come una scintilla che percorse entrambi. Le dita del più piccolo si incrociarono in quelle del più grande che gli diede la spinta per solevarsi. Ora non c’era più quella distanza di cui entrambi si preoccupavano sempre, non c’erano più le paure dei pregiudizi altrui. C’erano solo Paul e John, John e Paul.
I loro volti erano vicini, i loro nasi quasi si sfioravano. Paul percepiva il respiro affannato di John su di lui, percepiva il coraggio con cui si era fatto strada nella sua testa per poter fare uscire quel John dolce e noncurante delle persone che lo circondano e che spesso danno dei giudizi affrettati. John sentiva, anche lui, il respiro di Paul e quasi riusciva a percepire i battiti del suo cuore, persino quelli che per un momento non aveva.
“Cosa significa questo, John?” chiese ad un certo punto Paul.
“Non lo so… non ne ho la più pallida idea” rispose John allontanandosi da Paul quei pochi centimetri per far temere al più piccolo che quell’intimità creata stava pian piano dissolvendosi.
“John..” tentò di dire Paul ma non gli fu permesso.
“Perché hai scelto me? Perché tra tutte le persone su questo mondo hai scelto il disastro che sono io?” lo interruppe John, con una voce agitata, ricca di insicurezza e di dubbi.
“Perché tu sei John Lennon e nessuna persona è alla tua altezza. Il tuo essere un disastro ti rende perfetto, ma soprattutto ti caratterizza e ti differenzia dagli altri.” rispose prontamente Paul, senza preoccuparsi che gli stava offrendo il suo cuore, senza paura di riceverlo indietro ferito ulteriormente o riparato dalle delusioni che lo avevano ferito precedentemente.
Quelle labbra sottili di John, che lo avevano sempre fatto impazzire, erano uscite dal suo campo visivo. Ora erano sulle proprie, che ne assaporavano ogni più piccolo angolo in un bacio ricco di disperazione, ma anche di interrogativi e dubbi, così come di sollievo e piacere mentre le loro lingue danzavano in un vortice continuo.
Non sapeva che cosa lo avesse spinto a fare una scelta del genere, baciare il suo migliore amico! Sembrava che in quella serata avesse capito tutto l’amore dimostratogli da Paul negli anni precedenti e che volesse recuperare tutto quello che lui non era riuscito a donargli. Le idee non riuscivano a schiarirsi completamente poiché era troppo impegnato ad assaporare quelle dolci labbra che, tutt’un tratto, gli erano sembrate così affascinanti ed attraenti
Paul si teneva aggrappato a John, quasi avesse paura che da un momento all’altro sarebbe scappato e tutti i suoi più remoti sogni si sarebbero infranti sotto i suoi stessi occhi.
John, ad un certo punto però, sentì la necessità di staccarsi da quelle labbra, ma non per molto tempo.
“Ora capisco perché sei quello che tutte vogliono, baci benissimo” disse incredulo John rallegrandosi dalle risate ricevute in risposta da Paul.
“E non è l’unica cosa di cui le ragazze non si lamentano” concluse Paul con un sorriso malizioso sulla faccia che non durò per molto poiché le labbra di John glielo impedirono.
 
Note dell’autrice: eccomi di nuovo qui con una storia sui Beatles XD
Oggi ho voluto farvi leggere una fluff, con protagonisti John e Paul. Ovviamente è una storia abbastanza banale e prevedibile, ma era venuta alla mia mente quest’idea e ho voluto realizzarla :3
Grazie a tutti quelli che l’hanno letta <3
Lety_Beatle 
   
 
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