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Autore: rosie__posie    12/03/2014    2 recensioni
Per un attimo, la mano indugia lì, sul cotone blu dell’accappatoio, stringendo forte la giovane pelle al di sotto, e Mike riesce a sentirlo ancora, riempiendosi le narici il più possibile.
Spoiler 2x06, Mike x Ryan (accenni Mike x Max)
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Ryan Hardy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mike osserva la superficie ambrata del whisky come se fosse un'amorevole complice. Un'amante fedele che si presenta sempre puntuale a ogni appuntamento, ogni volta che stacca dal lavoro. Quel lavoro che sta dentro alla sua testa e non ha intenzione di lasciarlo…
 
Sente lo sguardo pungente del barista colpirgli la nuca: ormai non ne potrà più di vederlo miseramente arrancare sul suo bancone.
 
E oggi, con il viso e gli abiti ancora sporchi di sangue, è decisamente peggio delle altre sere.
 
Ci ha pure provato, l'uomo, a cacciarlo via, ma lo sguardo pregno di ostilità che Mike gli ha rivolto è stato più eloquente di un pugno.
 
O di due, tre, dieci...
"Max, se solo non mi avessi fermato..." sussurra al vento, salutando finalmente il fondo del suo bicchiere.
 
"Un altro" ordina subito dopo al barista, alzando una mano. Ma poi qualcosa blocca il suo polso in aria, annullando così l'ordine appena dato.
 
"Il ragazzo si ferma qui, stasera."
La voce di Ryan è calda e profonda. Soprattutto, non ammette repliche. È quella di un fratello maggiore troppo affezionato o quella di un padre che si preoccupa eccessivamente. Tutte cose di cui sfortunatamente lui ignora il sapore.
 
"Vattene via, Hardy. Non hai nulla di meglio da fare, stasera? Come inseguire Joe o venire arrestato da Mendez?" sibila Mike a denti stretti.
 
"Lo farò solo quando tu ti deciderai a darti una calmata!" continua Ryan con fare intransigente, mentre prende il bicchiere e lo allunga verso il barista.
 
"Smettila di fare il paparino presuntuoso! Non ti si addice!" continua lo sproloquio del ragazzo.
 
Hardy sorride, d'un sorriso sincero ma stanco. "Ti riporto a casa" bisbiglia dolcemente, allungando una mano sul braccio del collega.
 
È una scossa, quella mano sul suo braccio; un serpente d'emozioni che parte da quel punto e si irradia al resto del corpo. Basta, non può sopportarlo: ne ha già provate fin troppe da non essere più in grado di contenerne altre nell'anima.
 
E allora Mike colpisce, di nuovo, mentre le parole "Non toccarmi!" sono gridate dalla sua bocca. Ma nonostante tutto, tutte le ferite visibili e non, Ryan è più rapido di lui e lo blocca di nuovo all’altezza del polso, curvandogli il braccio dietro alla schiena. Un mugolio di dolore sguscia fuori dalle sue labbra.
 
“Ti riporto a casa” ripete Hardy contro il suo orecchio.
 
Il ragazzo sbuffa, ma poi annuisce piano. Appoggia il capo al petto di Ryan: è stanco e ha solo voglia di lasciarsi andare e smettere di lottare.
 
§§§
 
E’ Ryan a guidare, con un occhio alla strada e uno a lui, il capo reclinato contro l’appoggiatesta.
 
E’ Ryan a offrirgli una spalla e a condurlo su per le scale.
 
E’ sempre Ryan a frugargli nelle tasche del giubbotto nero, ad aprire la porta del suo appartamento e ad accompagnarlo nel piccolo bagno.
 
“Fatti una doccia, ti sentirai meglio dopo” gli dice, mentre lo fa sedere sul bordo della vasca.
 
Mike annuisce con poca convinzione. I suoi occhi sono smarriti, guardano ovunque nella stanza senza fissare un punto specifico. Quando Hardy chiude la porta dietro di sé, il giovane si prende la testa tra le mani. Solo in quel momento si rende conto che il sangue non solo ha un colore, ma anche un profumo. Ed è un profumo invitante, che, una volta che lo senti, genera dipendenza e ti incita a colpire. Colpire, colpire…
 
Si spoglia piano, neanche fosse un automa, e poi getta gli abiti sporchi alla rinfusa sul pavimento.
 
Il getto della doccia è un’altra amante seducente, che lo stringe tra le braccia senza volerlo lasciare più andare.
 
Chiude gli occhi e appoggia la fronte al muro freddo.
 
Ha fatto esplodere tutta la sua rabbia, in quei pugni. Una rabbia risalente a dodici mesi prima e più oltre. Ne aveva bisogno e forse avrebbe bisogno anche di molto altro. Adesso, con la piacevole acqua tiepida che gli accarezza il corpo nudo, sembra quasi che tutto sia più sopportabile, meno alieno.
Ryan aveva ragione, dopotutto.
 
Ryan… Non l’ha nemmeno ringraziato, stasera. Lo farà domani, così come ringrazierà Max.
 
Non è solo il sangue ad avere un profumo invitante: anche Max ce l’ha. Il sol pensiero lo costringe a leccarsi le labbra. Vorrebbe essere più intelligente per riuscire a dargli un nome e una marca, al profumo di Max. Vorrebbe anche avere avuto una madre che lo avesse abbracciato più spesso, così si sarebbe allenato meglio.
 
Chiude il rubinetto dell’acqua e un brivido lo scuote. Esce dalla vasca, indossa l’accappatoio e se lo allaccia in vita.
 
Anche Hardy ha un buon odore, lo ha pensato non appena si è abbandonato contro il suo petto, poco prima. Non era un odore sensuale e nemmeno provocante come potrebbe essere quello di una donna: era piuttosto un odore rassicurante, fidato. L’odore di casa.
 
E Dio solo sa perché ci stia pensando adesso…
 
Si guarda allo specchio: ha un aspetto orribile, si dice, mentre si scompiglia i capelli umidi con una mano.
 
In un attimo, apre la porta della stanza da bagno e ciò che lo attende al di là lo sorprende. Ryan è seduto al piccolo tavolo della cucina, lo sguardo assorto in un mondo in cui Mike ha imparato a muoversi fin troppo bene. Si è tolto il cappotto, s’è arrotolato le maniche della maglietta sin sopra i gomiti e... ha preparato il the per entrambi.
 
Mike lo guarda come se non lo riconoscesse. O, meglio, come se riconoscesse Hardy ma non il contorno in cui vi è immerso. Sembra tutto così rassicurante, così “casa”.
 
Ryan nota infine la sua presenza e gli regala un sorriso: anche lui è stanco, è evidente in ogni ruga del suo viso.
 
“Ti senti meglio?” domanda.
 
Mike annuisce e si stringe di più l’accappatoio al petto, in un gesto istintivo che non sa bene come spiegare.
 
“Che ne dici di una buona infusione contro i radicali liberi?” continua Ryan, alzando una tazza in un gesto d’invito.
 
Il ragazzo si sforza di sorridere e prende posto su una sedia libera.
 
“Ti sei orientato bene. Nella mia cucina, intendo…” mormora, portando la tazza alle labbra. La bevanda scotta e Mike inizia a soffiare, lo sguardo fisso sulla superficie increspata.
 
“Ho imparato a orientarmi, quando si tratta di te.”
 
Le parole di Ryan lo sorprendono: sono una ventata di calore addirittura superiore a quello del the e che lo costringono ad arrossire.
 
“E’ un complimento, questo? Perché non sono sicuro di niente, quando riguarda te” ribatte. Non cerca ancora gli occhi di Hardy, poiché ne ha inspiegabilmente timore.
 
“Tu che ne dici?”
 
Non lo sta guardando, eppure Mike è sicuro che Ryan stia sogghignando. E allora anche le sue labbra si addolciscono finalmente in un sorriso. Si sente quasi un po’ meno stanco, adesso.
 
“Sono felice che c’eri anche tu, oggi” riprende Hardy.
 
“Già, lo sono anche io.”
 
L’uomo finisce il suo the in un lungo sorso, quindi si alza e si butta il cappotto su una spalla.
 
“Dormi bene, Mikey. A domani” bisbiglia Ryan, donandogli un affettuoso colpetto sulla spalla, prima d’andarsene. Per un attimo, la mano indugia lì, sul cotone blu dell’accappatoio, stringendo forte la giovane pelle al di sotto, e Mike riesce a sentirlo ancora, riempiendosi le narici il più possibile.
 
Sì, Ryan Hardy ha proprio un buon odore.


 
   
 
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