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Autore: IrishBreeze    29/06/2008    1 recensioni
“Senti. Ascolta. Questo rumore... Il ciliegio vuole costringerci a restare qui. L'avevi mai sentito parlare così? Così...”
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Storia Da Raccontarti All'Alba


Un uomo che mangia il fuoco, e per scaldarti si fa bruciare.
Diventa cenere a poco a poco ma non la smette di amare.
F. De Gregori

L'aveva sentita alzarsi dal letto, allontanarsi piano, in punta di piedi e chiudersi la porta dietro le spalle.
Seguire i posti che aveva appena abbandonato, e trovarla.

“Vuoi un biscotto, Elias?”
Scosse la testa. “Nah. Sono le tre e mezza... Che fai qui sul balcone?”
“Non ce la faccio a dormire. Ho dormito troppo questa mattina.”
Eline sorrise e tornò a guardare gli alberi sgranocchiando biscotti.
“Non credi che tutte le cose siano più belle, quando le devi lasciare?”
Il ragazzo annuì stancamente. Lui sì, beh, lui sì che aveva sonno.
“Senti. Ascolta. Questo rumore... Il ciliegio vuole costringerci a restare qui. L'avevi mai sentito parlare così? Così...”
“C'è il vento...” Elias si avvicinò al parapetto del poggiolo. “Non l'hai mai sentito parlare così perchè non lo hai mai ascoltato di notte. E' sempre così.”
“Dio, se penso che stiamo per andarcene da qui. Anche il vento ci travolge.”
Non che fossero sempre stati così amici. Si erano scoperti voler frequentare entrambi la stessa facoltà ad Oslo e l'amicizia era solamente una stanca conseguenza. Ma non per questo meno importante. Conservavano nel cuore lo stesso incubo, di cui presto si sarebbero liberati. Insieme. Che il ciliegio lo volesse o no.
“Mangiati un biscotto, scemo”
Il biscotto che Eline gli aveva lanciato lo colpì sulla nuca. Lo raccolse e lo lanciò alla proprietaria, ridendo. Ah, voleva abbracciarla. Ma sarebbe stato così ridicolo...
“Eline a te... Servirebbe un uomo con le spalle larghe. Di quelli benigni e che ti conosca da quando eri piccola.”
Eline rise di cuore e si trovò contenta di andarsene insieme a lui. “L'unico che posso dire mi conosca fin da quando ero piccola è, vediamo... Quel ciliegio laggiù.” E rise “Ed ha capito molto più di quanto abbia capito io di me stessa.”
“Allora qualcuno che da piccola di immaginava già. Quell'albero fioriva e i frutti crescevano molto prima che tu nascessi, quindi...”
Quindi? Elias affidò il gravoso compito di terminare quella frase al suo tono di voce così convinto di quello che stava dicendo.
“Ma tu non hai paura, Elias?”
Scrollò le spalle. Perchè avere paura ora? Paura era qualcosa che si portava dietro da sempre ed ora no, ora non aveva paura. Prima ne aveva avuta. Ma adesso era notte e sulla strada nessuna macchina. Dietro alla montagna luci fatue e misteriose. Lampi o fuochi d'artificio? L'aria umida e pesante. Il loro essere in mutande contro la notte. Le briciole di biscotti sulla sedie e sulle gambe di Eline. Sembrava ancora tutto così tristemente casa. Sembrava che tutto potesse essere preso e portato via, per sempre. Volerlo o no era una scelta, volere o no.
“Lo sai anche tu che saremo più felici. Tu hai paura della tua felicità? Non credo”
“Non fare il saccente con me, Elias” Eline lanciò un'altro biscotto in sua direzione. Questa volta lui preferì non raccoglierlo. “Ma, voglio dire, hai ragione. Però...”
“Però?”
Eline osservò le briciole al cioccolato sulle sue gambe nude. “Però... Sembra così scontato che quello che avremo davanti per ora non sia che caos e buio. Non lo so cosa ci succederà. E' tutto così sconosciuto. Caos e buio...” Si leccò il polpastrello dell'indice e intrappolò tutte le briciole che le erano sfuggite. “Ma perchè caos e buio? Magari è luce e ordine. Ma porterà comunque a quello che il caos avrebbe portato e... Ah, non lo so.”
Elias afferrava vagamente ciò che lei voleva dire. Uno strano sconforto. Voleva un biscotto.
“Andremo a vivere insieme però. Come due fidanzati.” Aggiunse lei, sorridendo.
Sorrise anche lui. Voleva bene a quel sorriso ed a lei. A quelle sue paure e a quelle ossessioni che gli facevano dimenticare delle sue. Quei suoi fianchi che sfuggivano ad ogni descrizione.
“Davvero, ad Oslo ti troverò un uomo con le spalle larghe, come dico io. Vedrai.”
Suggellò quella promessa lanciando un biscotto. Lontano, in direzione dei campi che ancora bisbigliavano.
“Dai, andiamo a dormire che è tardi adesso. Che poi i miei si svegliano.”
Lasciarono le sedie in disordine, i biscotti sparsi disordinatamente sul tavolo, la natura alle sue tattiche diaboliche.
Le stelle risplendevano, ed Eline, sotto le lenzuola, timidamente aspettava il momento in cui le avrebbe fatte cadere, e soprattutto la venuta della mattina, quando le avrebbe raccolte con un uomo dalle spalle larghe.

 

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Riesco solo a scrivere orripilanti ed emo originali ;_; Sono un mostro uccidi-fandom, ecco cosa.
Però questa volta non potevo lasciarla solo in testa. Tanto più che i personaggi già c'erano. Amo riportare in vita i pargoletti, ci sono più affezionata di quanto sembri.
Erano nati per un progetto unico ma mi sono piaciuto tanto, quei tre.

Credit time, comunque.
Ancora una volta (sic) De Gregori mi ha sedotta. Perchè anche io voglio un uomo così, con le spalle larghe, ecco.
Qua e là è sparsa qualche citazione o reminiscenza dai Dolori del Giovane Werther, che davvero ha cambiato la mia estate.

Grazie ancora per l'ascolto
IrishBreeze

  
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