DIAMOND
PROLOGO: INTO THE NIGHT
Ho
deciso. Finalmente ho
deciso. È strano, non ho per niente paura, anzi, sono
rilassata. Forse perché ora
che la decisione è presa posso smettere di pensarci. Per la
prima volta dopo
tanto tempo sono tranquilla. Se non provare alcuna emozione possa
definirsi
“tranquillità”, ovviamente. Con un gesto
secco spalanco le tende, e alzo lo sguardo
verso il cielo. Sospiro. Purtroppo non è stallato. Mi
sarebbe piaciuto vedere
la luna... ma sono stanca di aspettare. Non posso rimandare oltre. E
poi
l’oscurità potrebbe rendere il tutto
più semplice.
Prendo
dalla tasca il
cellulare e seleziono un numero. Posso rinunciare alla luna, ma non
alla sua
voce. Sento gli squilli e prego che risponda, cercando di ignorare
l’ultima
esile vocina nella mia testa che spera disperatamente che nessuno
schiacci il
tasto verde.
«
Ciao, sorellina... tutto
bene? »
Sorrido,
un sorriso
smagliante e vero, di come non ne spuntavano da tempo sul mio viso.
«
Sì, scusa l’ora, ma...
avevo voglia di sentire la tua voce... »
«
Utau! Non cambi mai, eh? »
Mi
godo fino in fondo la sua
risata, nello stesso modo in cui da piccola scartavo l’ultimo
regalo di Natale.
È proprio vero quello che dicono, ti accorgi di essere
cresciuta quando al
posto di oggetti desideri persone.
«
Tra... tra quanto tornerai
a casa? »
Mi
pento subito di quella
domanda così insensata. A cosa mi serve saperlo?
«
Non lo so, spero presto.
Mi manchi, lo sai? »
Il
mio cuore salta un
battito. Il mio sorriso scompare in un attimo di panico. Cerco di
tornare calma.
Tra poco sarò con lui, per sempre. Sorrido di nuovo.
«
Anche tu, Ikuto. Ti voglio
bene. Sei un fratello fantastico. »
Dicono
che io sia una
bravissima cantante, e che i miei testi parlino ai cuori della gente.
È una
bugia. Perché se così fossi sarei in grado di
esprimere i miei sentimenti verso
Ikuto, tutto ciò che non gli ho mai detto, e che mai
saprà. No, è inutile. Non sono
mai stata mai stata brava a parlare con la gente.
«
Certo, certo. Anch’io ti
voglio tantissimo bene. Lo sai che ci sono e ci sarò sempre
per te, vero? »
No,
bugiardo. Non sei qui.
Non sei qui adesso che ho bisogno di rifugiarmi tra tue braccia calde.
Di
sentire il profumo dei tuoi vestiti e il tuo cuore battere.
Chissà, forse se
potessi ascoltare il tuo cuore battere riuscirei a far battere anche il
mio. Di
battiti nuovi, più forti. Chiudo gli occhi. Voglio
concentrarmi solo sulla sua
bellissima voce. Su quella splendida melodia.
«
Dai, adesso vado a
dormire. A presto, Iku. »
«
A presto Utau. »
Prima
di scoppiare a ridere
chiudo la chiamata. A preso, dice lui. Come fa a dire sempre la frase
giusta al
momento giusto, e senza averne idea tra l’altro. Non vedo
davvero l’ora di
essere lì con lui.
Poso
il cellulare sul
tavolino, indosso la giacca ed esco. Salgo sull’ascensore, e
dalla mia
residenza nella casa discografica mi dirigo verso il terrazzo. Mi
assicuro di
avere il lettore mp3 in tasca, con cuffie collegate.
Quando
esco all’aria fresca
della notte mi aspetto che le mie gambe tremino. Sorrido di nuovo. Che
ironia,
che proprio adesso io stia tornando a sorridere così tanto.
L’edificio si trova
in un quartiere tranquillo, abbastanza distante dalla caotica Tokyo.
L’unico
suono che si sente è il flebile soffia della brezza estiva
che mi culla come
una dolce ninna nanna. Sciolgo i miei lunghi capelli biondi e mi sporgo
dalla
ringhiera. Rifletto che per essere fuori dalla capitale il palazzo
è davvero
alto. Stona con il paesaggio circostante, ma non ho certo intenzione di
dispiacermi per questo. Afferro il lettore mp3, e mi blocco. La melodia
della
natura intorno a me è così bella che vince ogni
gara contro la musica umana.
Poi ci ripenso ancora. Posso assaporarmi entrambe, tanto non ho fretta.
Mi
allontano dal bordo del terrazzo e mi siedo. Infilo le cuffie e ascolto
ancora
una volta il brano Black Diamond, versione instrumental con solo il
violino.
Quando termina lascio tutto per terra e scavalco le barriere di
sicurezza.
Guardo ancora una volta sotto di me. No, Ikuto non è qua.
È un bugiardo. Ma non
importa, gli voglio troppo bene e lo perdono subito. Le altezze non mi
hanno
mai fatto paura, anzi, mi sono sempre piaciute. Mi è sempre
piaciuto volare. E
questa volta lo farò con le mie sole forze. Non ho bisogno
di nessuno Shugo
Chara per volare, io. La luna spunta da dietro le nuvole e io ricambio
il suo
sguardo. Penso a Eru e Iru. Ecco, questa mi spaventa. Anche loro non ci
sono
più, e mi mancano terribilmente. So che in teoria non mi
hanno mai lasciata, ma
di fatto non riesco più a sentirle.
Non
le rivedrò mai più insieme, ma sono abbastanza
confidente che tra poco troverò
una delle due ad accogliermi.
«
Allora... ci vediamo tra
poco. »
Mi chiedo a chi siano rivolte quelle parole. Forse al mondo in generale. Sono felice. Sorrido alla luna. Mi sento incredibilmente in pace con il mondo. Tra poco sarò tutt’uno con esso. Il vento mi scompiglia i capelli, come se mi stesse gentilmente invitando a volare con lui. Immagino di essere una farfalla, spalanco le braccia come fossero ali e accetto il suo invito.
NdA: Spero che questo prologo vi sia
piaciuto e non sia stato troppo "pesante". L'ultimo mio desiderio
è quello di ritrarre il sucidio come un atto romantico o
poetico. Nel voler porre fine alla propria vita non c'è
niente di eroico o passionale (se escludiamo martiri per giuste cause,
forse), c'è solo tanta disperazione. Non ho mai scritto
seriamente qualcosa per piacere, e visto che mi piace molto leggere,
perchè non buttare giù qualcosina? Sono
ovviamente ben accetti commenti e consigli!