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Autore: mychemicalfrnk    13/03/2014    2 recensioni
Ti capita mai di sentirti stanca/o di te stessa/o? Di voler cambiare radicalmente la tua vita? Di voler ricominciare? Ecco, Quinn si sente esattamente così, da molto tempo ormai. Finalmente però, ha la possibilità di cambiare le carte in gioco, di cambiare se stessa e di apparire in maniera differente, ed è assolutamente decisa a farlo. Ma questa nuova vita è esattamente come se la aspetta? E tutto perfetto come pensava? Oppure la sua nuova vita si rivelerà un totale disastro?
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Puck/Quinn, Quinn/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                        Image and video hosting by TinyPic                                              Sweet 16
             

                                          
                                                                                                                                         "Sweet sixteen and we had arrived
                                                                                                                  Walking down the streets as they whistle "hi, hi!" 



 
 
La sveglia suonò puntuale alle 7:30 di quel mercoledì mattina. Quello che aspettavo da 128 giorni, 17 ore e 20 minuti, minuto più, minuto meno. Rimasi qualche minuto in più a crogiolarmi in quel letto per l’ultima volta, guardando con le palpebre semi chiuse la mia cameretta. “Cameretta” era così che la chiamavo da bambina. Ma ormai ero cresciuta, e quella “Cameretta” mi andava stretta. Come quella casa del resto, come quella città. Cresciuta in una piccola (anche se piccola era più un eufemismo) città nel Tennesse, mi accingevo a spostarmi in un’altra, in Ohio, non esattamente più grande della precedente ma pur sempre nuova, con nuovi volti, nuove occasioni e soprattutto con persone che non mi conoscevano.



Non vedevo l’ora di farmi una reputazione nuova, diversa da quella precedente. Ero sempre stata etichettata come “Quinn la perdente” “Quinn la secchiona” “Quinn la noiosa” e altri nomignoli meno carini. E in effetti erano tutti veri. Ero quella ragazza con pochi amici, che preferiva rimanere a casa piuttosto che uscire ed andare a ubriacarsi, che preferiva un abbraccio al sesso, cosa anomala in quella città. Ero stanca di tutto ciò. Volevo una reputazione diversa, quella della “cattiva ragazza” quella della ragazza che se ne frega della scuola, va alle feste e si ubriaca, come tutti i 16enni.



Dunque, quel giorno di alcuni mesi prima, quando i miei genitori mi avevano chiamato in sala da pranzo per darmi la grande notizia, ero stata più che felice, ed ero stata altrettanto brava a coprire la mia felicità e ad ostentare tristezza e dispiacere. Non volevo che i miei pensassero che quella città non mi piaceva. In qualche modo, era come ferirli visto che erano chiaramente molto abbattuti. Mia madre in particolar modo: era nervosa seduta al tavolo mano nella mano con mio padre, che, invece, era più rilassato. Arrivata in sala da pranzo mia madre mi aveva fatto cenno di sedermi e aveva esordito con:
“So che probabilmente è un duro colpo per te Quinn, ma tuo padre ha avuto una splendida offerta in ohio che non possiamo certo rifiutare, aumenteranno il suo stipendio e… mi dispiace”


Aggrottai la fronte cercando di capire -Dunque, una splendida offerta, aumento dello stipendio e soprattutto una casa lontano da questo posto, fantastico giusto? Allora perché sembrava che i miei fossero ad un funerale?- Di colpo capii. Era per me che si sentivano così. Pensavano davvero che mi piacesse quella città, che mi sarei disperata dopo quella notizia. Abbassai gli occhi sulle mani che tenevo in grembo. Non potevo certo mostrarmi felice, li avrei feriti.


“Ci trasferiamo dunque?” chiesi alzando lo sguardo su mia madre. Lei mi prese le mani e annuì. Per il resto della serata ne avevamo discusso, e alla fine, se pur con molta riluttanza, avevo “acconsentito” a lasciare quel posto. Saremmo partiti in alcuni mesi.



“Oggi inizia una nuova vita” dissi a me stessa. Mi alzai dal letto e andai in bagno per vestirmi. Appena chiusi la porta mi girai verso lo specchio e sorrisi. Una ragazza con i capelli scompigliati, biondi, lunghi fino alla schiena, con due occhi marroni, non troppo scuri, ne troppo chiari ricambiò il sorriso. Scossi la testa, peggiorando lo stato pietoso dei miei capelli. Ero così abituata a quell’immagine di me che mi chiesi se sarei stata in grado di cambiarla in una completamente diversa. Feci una doccia, mi vestii e uscii dal bagno. Misi le ultime cose nelle valigie e richiusi tutto. Guardai un’ultima volta la mia stanza: le pareti rosa, verniciate quando avevo circa sei anni e mai riverniciate, l’armadio che aveva visto miriadi di vestiti da 3-4, 5-6, 7-8 anni fino ad arrivare ai 16, quel profumo caratteristico che non sarei riuscita a scordare… Scossi la testa un’altra volta, presi le mie valigie e scesi le scale.



“Sei pronta? Mangia qualcosa, partiamo tra poco” disse mia madre mentre metteva le ultime cose nelle svariate borse e valigie che occupavano la casa da giorni ormai. Presi una barretta ai cereali e la misi nella borsa. In pochi minuti era tutto pronto e per le otto e un quarto eravamo seduti in macchina. Mio padre mise in moto e io guardai la mia casa allontanarsi dal finestrino. Non mi sentivo per nulla infelice, ne malinconica, ne triste. Nulla. L’unica persona che mi dispiaceva lasciare era la mia migliore amica Rachel. Avevamo condiviso tutto in quegli anni. Proprio in quel momento il mio telefono vibrò:



Da: Rachel
Fa buon viaggio, mi mancherai!



Le avevo promesso che ci saremmo tenute in contatto, ma sapevo che non sarebbe successo. Le amicizie a distanza sono difficili quanto le relazioni. Mi sarebbe mancata tantissimo, ma sapevo che un giorno anche lei sarebbe riuscita ad andarsene da quel posto. Era troppo talentuosa, troppo brava, troppo intelligente.
Non potevo più guardarmi indietro ormai. Così mi misi comoda e guardai fuori dal finestrino, finchè il sonno non ebbe la meglio. Fu la vibrazione del mio telefono a svegliarmi. Lo sbloccai velocemente e controllai l’orario: 12:30. Sonnecchiai per il resto del viaggio finchè la macchina non si fermò del tutto. Guardai fuori dal finestrino: Una casa a due piani, con un giardino abbastanza grande che, per quanto potevo vedere dall’interno della macchina, girava intorno all’edificio. Era una casa piuttosto moderna e vista da fuori, era molto bella.



Scesi e chiusi la portiera. Dopo numerose (ad un certo punto avevo persino perso il conto) eravamo arrivati, e ormai erano le due. C’era un leggere vento che mi scompigliava i capelli. Diedi uno sguardo alla strada: case simili alla mia erano allineate su entrambi i lati della strada, ognuna con il proprio giardino. Quasi non mi accorsi che i miei stavano cominciando a tirare giù le valigie dalla macchina. Portai le valigie al piano superiore e aprii la porta della mia nuova stanza.
La tappezzeria mi colpì come un pugno in un occhio: Un’accozzaglia di colori sparsi, come se fossero su una tavolozza, e disegni non definiti qua e la. Finalmente compresi il rischio di comprare una casa già arredata. Non sai mai cosa potresti trovarci. Scossi la testa per la terza volta quel giorno, prendendo mentalmente nota delle cose da cambiare in quella stanza, assicurandomi che la tappezzeria fosse al primo posto. Tutto sommato, il resto della stanza non era male, il letto sembrava comodo, l’armadio spazioso e dalla finestra entrava molta luce. Cominciai a tirare fuori le cose dalle borse finchè degli schiamazzi provenienti dalla strada non mi richiamarono alla finestra.



Un gruppo di ragazzi si stringevano intorno a due ragazze che urlavano e si prendevano a spintoni. Una delle due era alta, con lunghi capelli scuri e occhi altrettanto scuri, e stava chiaramente avendo la meglio sull’altra. Non avevo mai visto nessuno aggredire in quel modo, cercai di capire cosa potesse essere successo tra le due ragazze per provocare una lite del genere. Nella mia vecchia città c'erano spesso liti, ma non avevo mai visto nessuno lottare come lei. La vittima era di spalle, quindi non riuscii a vedere il suo volto, ma anche dalla finestra, riuscii a capire che si trovava in difficoltà. La ragazza più alta la spinse e le fece perdere l’equilibrio, mandandola a terra. Proprio mentre un ragazzo alto con la cresta si metteva in mezzo alle due ragazze “più per salvare l’altra che per separarle” pensai, il campanello suonò



Arrivai alla fine delle scale mentre mia madre apriva la porta. Una donna con una gigantesca teglia fumante in mano stava in piedi davanti alla porta.
“Salve, sono la signora Abrams, la vostra vicina, e questo è mio figlio Artie” disse indicando il ragazzo sulla sedia a rotelle che al primo sguardo non avevo nemmeno notato.



 
 
Non so come iniziare e non sono per nulla brava con queste cose, dunque passiamo direttamente alla storia haha:
Prima di tutto: ti ringrazio se hai letto tutto il primo capitolo e sei arrivato qui.
La mia scorsa fanfiction è finita nel dimenticatoio dopo tre capitoli (mi vergogno da morire) e sono davvero decisa a non far fare la stessa triste fine anche a questa, sperando che la scuola mi lasci tempo per scrivere.
La fan ficition è basata su una canzone di Lana del Rey "This is what makes us girls" e come avete potuto già notare la protagonista è Quinn. Nella storia non ci saranno tutti i personaggi della serie, ma solo alcuni. 
Spero che la fan fiction piaccia a qualcuno e cercerò di postare ogni settimana, sperando sempre per il meglio lol.
Alla settimana prossima dunque

- Alice



 
  
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