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Autore: Niall in love    13/03/2014    3 recensioni
-Louis devo parlarti, fermati- ma Louis fece finta di non sentire il ragazzo che era rimasto li fermo.
Poi si decise a rincorrerlo, a appena lo raggiunse lo strattonò per portarlo a farlo combaciare con il suo corpo, sembrava un mosaico di persone in un silenzio urlato.
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis fissava quelle onde che si infrangevano sugli scogli, come facessero parte del suo essere trasandato, era lì solo con i suoi pensieri e le sue sigarette.
Sembrava tutto fermo, lento e silenzioso, il rumore del mare era persino più basso di quello dei pensieri, ed era un deserto freddo e solitario.
Era lui, lui e basta, solo come un cane abbandonato, persino lui si faceva paura, scappava. Scappava da tutti, persino dalla sua ombra, persino da se stesso.
Lui, lui non sopportava nulla.
Odiava tutto, riluttava all'idea di un amico, di tutto, scacciava anche l'amore.
Louis era distrutto, qualcosa che li penetrava dentro come l'umidità, corrodeva le ossa, quasi lasciandolo li, un corpo molliccio accasciato su se stesso, occhi chiusi, lasciati lì senza che nessuno potesse guardarli.
Ma dopotutto lui era così, l'unica cosa che riusciva a sentire era il suo eco, la sua voce che urlava aiuto, dentro di lui, ma che non avrebbe fatto ascoltare a nessuno.
Tutto ciò che li rimaneva era lì, una spiaggia immensa e deserta, si chiedeva se mai di li fosse passato qualcuno e magari si fosse fermato lì a salvarlo, ma poi si rispondeva che anche se qualcuno fosse passato, nessuno si sarebbe curato di un complessato come lui, perché lui era un solitario con la sua sigaretta.
Louis guardò l'orologio e vide che era tardi, ma tanto nessuno lo aspettava a casa, n'è un amico, n'è un ipotetico ragazzo, con cui accoccolarsi sul letto e sorridere, ma Louis sapeva che niente di tutto questo sarebbe accaduto, perché per lui non c'era nessuno.
Restò li, a fissare il vuoto, con la millesima sigaretta, e altri mille pensieri, a volte nemmeno lui capiva perché era così..complesso, a volte avrebbe solo voluto essere uno di quei ragazzi "normali" da una botta e via, uno da discoteche, da nottate in hotel accanto ad una ragazza di cui non sapeva neanche il nome..ma semplicemente lui era un tipo da bar prestigiosi, da biblioteche, e da serate più "intellettuali", uno studente complessato, proprio da liceo classico, proprio da studioso di filosofia, di letteratura, poeti e filosofi. 
Louis si sentiva proprio come loro, pessimista e amareggiato, leopardi potrebbe essere stato il suo avo, e neanche lo avrebbe saputo.
Voleva solo dare una degna scossa a quella monotonia non fatta per lui, a quella musica sempre uguale, stessi posti e stessa casa troppo grande per lui ed il suo gatto.
Sorrise pensando al suo gatto, unico suo amico, era come la sua ombra.
Orami era buio, ed il mare era agitato, e Louis si rivedeva in quella agitazione, proprio di un ragazzo che vede il mondo diversamente da ciò che realmente è , perché Louis era u ventiduenne sognatore, un sognatore pazzo e visibilmente pessimista, insofferente.
Il suo sguardo celeste si perse nella notte silenziosa, il rombo di una moto, ed ancora silenzio e solitudine, ed il fumo della sua sigaretta.
Tornò in casa, situata sulla collinetta di sopra al mare, una villetta di due piani, troppo grande per un gatto ed un ragazzo bisognoso d'affetto, una piscina e tanto silenzio, troppo.
Louis sapeva che se fosse stato un altro, a quell'ora in quella casa ci sarebbe stato una festa, piena di droga, alcool e ragazzi che si strusciano, e camere da letto invase da gemiti di chi non si conosce, ma Louis sapeva anche che quelli erano solo sogni da bambini viziati e volenterosi di fica, Louis voleva solo un amico, con cui parlare, con cui sorridere e scherzare, voleva capire cosa voleva dire "amare", e prendersi cura di quel qualcuno al momento non presente.
Louis sali le scale e si mise sul letto con il suo computer e il suo "word", la notte scriveva, era proprio come quei poeti sperduti in poemi che poi gli fanno diventare ricchi, e Louis avrebbe voluto vivere di quello, di scrittura.
Sapeva anche però che non poteva importare a nessuno ciò che scriveva, a chi importava della vita di un ragazzo perso e disperato? A nessuno, a nessuno importava di lui semplice ed efficace come uno schiaffo in pieno volto, ed era ciò che lo distruggeva di più, solitudine e pessimismo, depressione e decadimento.
Louis cantava e disegnava oltre a scrivere, un artista a tutto tondo, e soffriva le pene del mondo come fossero le sue, vedeva tutto con occhi inespressivi, eppure tutto ciò lo toccava internamente, come una freccia che lentamente penetra il cuore, lasciandoti li ad agonizzare a terra.
Louis si chiedeva se qualcuno sentisse suo richiamo, magari dall'altra parte del mondo che si chiedeva se qualcuno lo avesse aspettato, lui viaggiava purtroppo solo con la fantasia, mentalmente faceva viaggi anche nello spazio, quasi sempre si perdeva nel piumone e pensava.
Altre volte invece usciva su quel balcone che si affacciava sul mare, cosicché l'aria gelida della mattina potesse penetrarli dentro come altro gelo, guardava le stelle e pensava, sarebbe stato l'unico a toccarle un giorno, senza bruciarsi, sarebbe tornato illeso sulla terra, ma poi si rendeva conto che ance se fosse tornato a nessuno sarebbe importato, nemmeno al suo gatto che sarebbe morto prima, o magari per la frustrazione sarebbe scappato.
Era un ragazzo solo, e ciò non gli era mai pesato tanto, forse a san Valentino, ma poi lui era sempre rinchiuso in casa a studiare, leggere e scrivere, scartoffie varie, bozze di libri che forse sarebbero diventati best seller o più probabilmente sarebbero rimasti lì, opere meravigliose rimaste lì o bruciate in un camino.
Ora Louis era di nuovo fuori, pronto per un altra giornata di completa solitudine su quella spiaggia che era un po' come la sua seconda casa, pronto per la solita monotonia. 
E così scese con una sigaretta in bocca, l'aria autunnale che gli entrava dentro e gli raggelava il cuore più di quanto fosse già e, ed i pensieri che erano li portati via dal vento, ed indietro dall'aria.
Louis in pratica era un lupo solitario, che voleva diventare un lupo di strada, un ragazzo dei mille divertimenti, e voleva andare contro i suoi ideali, solo per capire cosa voleva dire vivere.
Ed era ancora li seduto su quello scoglio succube dei suoi stessi pensieri, sottomesso dalle sue stesse paure, la sua rovina era lui stesso, eppure ricordava tempi in cui "vivere" gli era riuscito davvero bene, si svegliava sorridente, sempre con il suo gatto sul viso, e tutto quello li piaceva, , ed aveva amici, usciva di solito, qualche serata divertente non aveva mai fatto male a nessuno si diceva, ma poi si era ritrovato così, solo e diverso, un diverso tra uguali, un sognatore tra realisti, ed uno strano tra normali.
Louis un tempo era stato "felice", non ricordava l'anno ed il mese, ma solo il freddo gelante ed il verde di occhi che lo scrutavano, ma era tutto passeggero e se lo avesse saputo prima non si sarebbe mai aggrappato a ciò che riteneva reale, ma che poi sarebbe divenuto un lontano e stupendo quanto doloroso ricordo.
Le labbra del ragazzo si incresparono in un doloroso sorriso, quel ricordo che gli aveva solleticato la mente era riuscito a farlo sorridere per un po' determinando nel suo animo un sorgere di nuove emozioni.
Louis aveva con se una penna e un diario inizio a scrivere di quel periodo in cui la pioggia non faceva parte del suo essere, ma era solo un fenomeno atmosferico, scrisse di quando il sole fosse solo suo, anche nei giorni più freddi c'era sempre, scrisse di quel cuore che ormai aveva perso dietro ad una vita fatta di delusioni...era ormai troppo tardi per rincorrere un treno partito da anni ormai, quel treno che si era portato via un cuore spezzato in mille e ormai impossibile da riunire pezzettini rossi come il sangue, il treno si era portato via il giorno, lasciando che un incommensurabile buio cadesse sulla sua vita, lasciando che  tutto prendesse una piega monotona e vuota, buia.
Louis rilesse il tutto per poi strappare la pagina con una tale violenza che si impressionò di tale impeto iroso, lo buttò via lasciando che il vento di portasse via un pezzo di lui, della sua storia, pensando che magari qualcuno lo prendesse e lo leggesse, cosicché un giorno lo sarebbe andato a salvare da quella che lui era abituato a chiamare vita .
Ma sapeva che anche se qualcuno l'avesse trovato, quel pezzo di carta, e l'avrebbe letto, avrebbe sicuramente pensato che a scriverlo fosse stato un ragazzino pazzo innamorato, non un ventiduenne solo, e non sapeva il perché ma sorrise.
Louis ricordava quel periodo come fosse stato impresso su di lui con un pennarello indelebile, ricordava la felicità, quelle maglie a righe e i capelli a caschetto, ma ciò diceva lui, era ormai passato ed era inutile rincorrere ciò che ormai era un bellissimo ricordo.
Louis si spinse più sotto, quasi fece bagnare i piedi, sentì uno schizzo, e pensò all'acqua così libera, ed si pesci che ci vivevano, sentì il freddo di quel l'acqua penetrarli dentro, come una fredda brezza invernale, non voleva pensare al passato, orami evaporato, partito verso un posto indeterminato, eppure pensava solo a quello. 
Si diede una spinta ed ora era in piedi sullo scoglio, come un vero comandate, non come qualcuno che ormai era più morto che vivo, pensò così tanto sul da farsi, se rimanere così fino a quando la notte non se lo fosse portato via, o iniziare a vivere da quella sera stessa magari, farlo con una festa.
La sera la casa pullulava di gente, Louis non aveva il tempo di aprire la porta che subito il campanello iniziava a suonare il campanello in modo insistente , tanto da far ricredere Louis, che in cinque minuti aveva già pensato di bloccare tutto e mettersi sul divano a leggere, o magari scrivere.. Lui non era un tipo da feste, e non sapeva perché quella sera aveva avuto quel bisogno insistente e insostenibile di alzare la musica del suo schermo al plasma, di  mettere qualche bottiglia di vodka lisce e alla fragola sul balcone a mo di bar, e di invitare mezza città in quella casa, almeno sapeva organizzare ciò che non li piaceva.
Louis sentiva quelle voci e quella musica strapparli l'udito, e immaginava che il giorno dopo avrebbe avuto molto da fare, non sarebbe riuscito a scendere in spiaggia a pensare come ogni mattina, ma non si poteva tornare indietro, Louis comunque era lì, pensando che avrebbe finalmente potuto ri-vivere ancora, ma non si divertiva per niente, come se il vero divertimento fosse stare sul divano a scrivere poesie che inevitabilmente parlavano di quanto fosse vuota la sua vita, eppure gli piaceva più di una festa, più di una discoteca, più di tutto, perché lui era diverso.
Uscì da quella casa che al momento era più di altri che sua, nonostante non ci fosse luce, e la luna fosse coperta da nubi scure, Louis scese in quella spiaggia, accese la sigaretta, e intervallava il suo sguardo dal mare alla casa illuminata e chiassosa.
Si allungò sullo scoglio mettendosi a contare le stelle, a individuare i due carri, e cercò una penna nella giacca ed un libricino tanto piccolo che portava sempre con lui, scrisse  tutto ciò che pensava, tutto ciò che sentiva, eppure non si sentiva bene, ma maledettamente vuoto, mancava qualcosa, che neanche lui conosceva.

- E così sei ancora quel ragazzo che non riesce a stare alle feste-

Louis trasalì, era la prima volta che qualcuno lo trovava li, sul suo suo scoglio, la prima volta che qualcuno lo trovasse in quel posto sperduto. Ma Louis non trasalì per quei motivi, che erano si importanti, ma non erano i principali, Louis quella voce la avrebbe sempre riconosciuta, anche in mezzo ad altri milioni di persone, "stai sognando"eppure girandosi per pura curiosità..incontrò i prati d'Irlanda concentrati in due occhi.

- che c'è non parli Louis..sei sorpreso di vedermi?- chiese il ragazzo con una freddezza che gelò Louis più del gelo invernale.

Louis era immobile come una statua e anche se avesse voluto dirgli qualcosa al ragazzo dagli occhi verdi, lui non disse nulla. Lo guardò come stesse guardando una proiezione, e gli occhi luccicavano come diamanti.


- Il gatto ti ha mangiato la lingua?- sorrise il ragazzo dagli occhi verdi.

E Louis non rispose, rimase in silenzio ad osservarlo, avrebbe potuto disegnarlo anche li, ricordava i suoi lineamenti da angelo delle tenebre da sempre. Dopo un lungo lasso di tempo gli uscì qualcosa di soffocato dalle labbra sottili.


- No- disse semplicemente in un respiro sforzato, e due occhi quasi in lacrime.


Il ragazzo sorrise a Louis, e lo osservò per un lungo lasso di tempo.

- o Louis, oltre ad essere un ragazzo che non è da feste, sei anche un tipo di poche parole, non sei cambiato per niente-


Louis sorrise amaramente, perché c'erano tante cose che voleva dirgli al ragazzo dagli occhi verdi, però tutto li sembrava incoerente con il dato momento.


-Cosa sei venuto a fare- Louis si pentì del tono che aveva usato, sembrava sia freddo che implorante, ma lui non voleva essere implorante, voleva risultare indistruttibile nonostante tutto.

Il ragazzo non rispose, ma avvicinandosi con una leggiadria propria di un ballerino e gli posò la mano sulla spalla.

-Ero venuto semplicemente a salutarti Louis, mi sei mancato sai- e per quanta freddezza e durezza c'erano in quelle parole, suonavano bene e sembravano sincere.

Louis si girò trovandoselo ad un dito di distanza dal suo viso, si soffermò a guardare le labbra del ragazzo più grande, ed aveva una voglia inaspettatamente grande di appoggiarvi le sue sopra è baciare il ragazzo, ma non lo fece. 
Abbassò lo sguardo guardandosi le mani.


- ti ringrazio del pensiero, ma credo sia meglio che tu vada via-


Louis si scrollò via il pensiero delle labbra del misterioso ragazzo, alzandosi ed iniziando ad andare verso casa, era quasi arrivata la mattina, dunque era giunto il momento di sbattere fuori la gente, dormire per tre ore e poi iniziare a pulire ciò che era rimasto di una serata che non aveva vissuto.


-Louis devo parlarti, fermati- ma Louis fece finta di non sentire il ragazzo che era rimasto li fermo.

Poi si decise a rincorrerlo, a appena lo raggiunse lo strattonò per portarlo a farlo combaciare con il suo corpo, sembrava un mosaico di persone in un silenzio urlato.

-Ti prego..lasciami stare, avevo finalmente trovato la felicità- sussurrò Louis piano sul petto del grande.

Louis sapeva di star mentendo, ma voleva chiudere con il suo passato, e il caso voleva che quel ragazzo fosse il suo passato, proprio quello da cui voleva scappare.


-Louis ti ho già lasciato andare una volta, perché tu eri così insicuro, così strano... Quattro anni, e pensavo e penso solo a te, Louis non posso andarmene senza parlarti- sussurrò con la sua voce roca il ragazzo angelico e misterioso.

Louis sorrise, un sorriso spento e amareggiato.

- Hai parlato ora... Lasciami andare, sarà più facile dimenticarti-

Louis era freddo e duro, una durezza che non gli apparteneva.

-Louis, ascoltami..sono venuto qui ad implorarti.-  era sincero ed anche amareggiato.

Louis iniziò a sentire che la presa ferrea del ragazzo si allentava lentamente, ma lui non si mosse, rimase in silenzio attaccato a quel petto.

- Perché? Perché dovrei farlo, dopo che mi hai lasciato e sei andato via. Io avevo bisogno di te- 


Il ragazzo lo fissò dall'alto, senza un espressione vera e propria, gli scostò il ciuffo e gli sorrise tristemente.

- Louis, io dovevo lasciarti libero, libero di pensare e di correre via, speravo che un giorno saresti tornato, ma invece ti ho potuto solo ricordare per questi lunghi anni, ricordandoti con un sorriso. Sognandoti e pensandoti.
Credevo di riuscire a dimenticarti, almeno la mente lo pensava, eppure il mio cuore non è mai stato sicuro. Credo di non aver mai smesso di amarti Louis. -

Louis guardò il ragazzo, e quasi piangeva, si staccò da lui e lo guardò, i suoi occhi blu erano un mare in tempesta,e poi debba dire niente scappò in un mare di lacrime, incapace di sostenere tutto.

L'altro ragazzo rimase immobile non ancora realizzando che il suo "amore" era scappato ancora, ma poi lo rincorse, fino alla cima della collina, lo raggiunse con estrema facilità.

-Louis- urlò 

Ma Louis corse ancora più forte dalla parte inversa della casa. L'alto lo rincorse e lo strattonò con una forza tale che entrambi scivolarono e caddero giù per la collina, rotolarono e Louis sì trovò sopra al ragazzo dagli occhi verdi.


- Louis, per favore perdonami-

Louis da sopra sorrise e il ragazzo percepì un cambiamento e subito dopo le loro labbra combaciarono e  diedero vita ad un bacio strabiliante.


- o Harry ma io già ti avevo perdonato - sussurrò sulle sue labbra.


-ti odio- sussurrò debolmente Harry spostando i capelli dal suo viso.

-pensavo mi amassi, cambi idea facilmente- sussurrò Louis sorridendo

Il verde dei prati irlandesi incontrò io blu dei mari incontaminati, entrambi avevano i battiti dei cuori adagiati, che poi facevano un salto ogni volta che un lembo di pelle si sfiorasse.

-mi mancavi come l'aria Louis- sorrise il ragazzo sulle labbra del piccolo.

-tu...mi mancavi e basta- sorrise lui da sopra.


E poi ci fu un altro bacio, ed ora mancavano solo i fuochi d'artificio, e sarebbe davvero stato tutto più reale.

Ma poi tutto d'un tratto Harry si dissolse piano, Louis gli gridò di tornare, di non andare via ancora, di non lasciarlo più, ma ormai Harry era andato via.

Louis si svegliò sul divano, tra i piatti e i bicchieri. 
Era sudato e non voleva credere a ciò che era successo, a ciò che la sua mente aveva immaginato.

Iniziò a maledirsi per tutto ciò, per pensare ancora al suo passato.
Andò nella cucina, che come tutte le altre stanze era in completo disordine, iniziò convulsamente a mettere a posto, mentre lo faceva iniziò a piangere, per quel ricordo doloroso, per quel passato che voleva dimenticare.
E poi qualcuno piano lo prese da dietro, e gli sorrise.

-perché stai piangendo?- sussurrò con voce roca.

-allora, allora sei davvero qui- sussurrò tra le lacrime il bruno

- non me ne vado più, amore- rispose Harry.

Louis si alzò e lo bació, sicuro di non star sognando.
  
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