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Autore: Inspired_girl    13/03/2014    6 recensioni
Cosa puoi fare quando l'insicurezza ti blocca? Cosa puoi dire quando la timidezza ti opprime la gola? Come puoi vivere quando attualmente vivi solo di malinconia e depressione?
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«Non abbiamo bisogno di psicopatici appena usciti da istituti per depressi, tornatene a casa Howen»
(N.d.A: tematiche delicate trattate con estrema cura e cautela, realismo)
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.' 







               Summer has gone, welcome autumn



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                                                                                                                      ”We're smiling, but we're close to tears”
                                                                                                                       -Cassie, Skins.







12th september.
Siamo già a settembre. Certo che il tempo passa in fretta, non posso credere che siano passati ormai 3 mesi dalla mia uscita dall'istituto adolescenziale di S.Bernard. 
Sono stati mesi molto frenetici, ho sbrigato parecchie faccende con l'iscrizione alla scuola, ho sistemato e rinnovato dei documenti ed infine ho frequentemente fatto delle sedute con la psicologa della città. Mia madre mi ha obbligata, è convinta che io possa subire ricadute depressive, dopotutto non la biasimo... Ogni madre si accerterebbe della salute della propria figlia.
Ormai posso dire di essermi riabituata a casa mia e al quartiere in cui vivo, mia madre ha colto l'occasione per presentarmi a parecchie sue amiche a cui ha fatto credere di esser stata per due anni ad un college in Inghilterra. Sono rimasta inizialmente delusa, ma lo ha nuovamente fatto per il mio bene, voleva e doveva mantenere la mia privacy. 
Mio padre invece è stato spesso occupato a causa del suo lavoro, ma non mi ha trascurata. Ho passato del bellissimo tempo assieme a lui, mi ha mostrato il suo nuovo studio e abbiamo chiacchierato molto, si è dimostrato disponibile e premuroso, cosa che non aveva mai fatto. 
Purtroppo non ho ancora conosciuto nessun coetaneo, non ne ho avuto la possibilità date le numerose faccende da sbrigare, ed essendo uscita da poco da un istituto molto chiuso non avrei nemmeno saputo come comportarmi. Sono una frana, spero di poter recuperare il mio carattere allegro, mettendo al buio l'altra parte di me... 
Dopodomani inizia la scuola, mi sono iscritta alla Global Enterprise High School. Alcuni dicono sia molto prestigiosa mentre altri ne parlano male. 
Ho imparato a fregarmene dei giudizi della gente. Ero un mio problema, se subivo una critica da una o più persona mi buttavo giù ed il fattore contribuiva al peggioramento  del mio umore, facendomi sentire ulteriormente triste per settimane... All'istituto  ho superato questa 'paura'; tutto grazie alle tecniche di desensibilizzazione sistematica (tecnica terapeutica tramite la quale si libera un soggetto da paure senza base fondata). 
Beh, sono tanto felice quanto spaventata. Insomma, da un lato so che potrò rifarmi una vita, conoscere amici ed essere una normale adolescente come tutti gli altri, ma dall'altro lato ho paura. Ho paura di non riuscire a farmi amici ed ho timore delle responsabilità studentesche che mi dovranno spettare. 
Proverò a svuotare la mente liberandomi di pensieri negativi, devo focalizzare su me stessa e sul nuovo inizio che mi aspetta tra meno di due giorni. 




14th september, 07:00 a.m.
Spalancai gli occhi ancor prima che la sveglia fissata per le 07:15 suonasse. Alzai nuovamente lo sguardo verso l'orologio appeso alla parete sinistra, le sette in punto. Avevo il tempo di farmi una doccia con calma.
Entrai in bagno, mi lavai i denti e con estrema cura ed iniziai a sfilarmi i vestiti facendo attenzione che la tapparella del bagno fosse chiusa.
Entrai nella doccia, sospirai e lasciai che l'acqua estremamente calda lavasse i pensieri mattutini e la mia voglia di non uscire. 
Iniziai a pensare alla scuola e per poco non sentii un attacco di panico infestarmi il corpo, respirai a fatica e iniziai a piangere silenziosamente. Questa volta le lacrime erano di soddisfazione, si apriva un nuovo capitolo della mia vita, e la protagonista ero io. Scacciai la tensione e dopo aver fermato le lacrime feci un lungo sospiro susseguito da un piccolo sorriso, sentivo adrenalina positiva scorrermi nelle vene.
Uscii dalla doccia e dopo essermi avvolta in un asciugamano, asciugai i capelli e indossai la biancheria intima. Era il momento dei vestiti, optai per un abbigliamento semplice... Dei jeans chiari, una maglietta bordeaux con borchie color oro nelle spalle, e converse dello stesso colore della maglia. Decisi di truccarmi, così andai allo specchio e iniziai il make up. Applicai il mascara, la matita per gli occhi e per le sopracciglia, e per ultimo il mio rossetto magenta. Che Dio benedica il trucco, senza sembravo uscita da un incubo. Ieri sera ero andata a dormire tardissimo dall'agitazione, così la conseguenza sono state queste due occhiaie che non m'impegnai più di tanto a coprire. 
Erano già le sette e quarantacinque; riordinai la camera in fretta e furia, presi i documenti da consegnare alla segreteria scolastica e scesi giù in soggiorno. I miei genitori erano a lavoro, si alzavano entrambi presto, mio padre doveva farsi un'ora di strada per arrivare allo studio dentistico, mentre mia madre faceva la bidella in un asilo non troppo distante e quindi doveva trovarsi lì sempre in anticipo. 
Non avevo fame, ma per evitare possibili cali di zucchero addentai un mini dolce di gianduia, i miei preferiti. Amavo molto il cibo e le buone pietanze, ma quando ero tesa non mi sentivo in grado di mangiare nulla. Pensai che fosse abbastanza normale, purtroppo quando si trattava di me tendevo sempre a complicare le cose, come se capitassero solo a me. 
Era tardi, presi la cartella nera, il cellulare e uscii di casa.
 Respirai l'aria pulita e facendomi coraggio iniziai a camminare. Era una bella giornata, il tempo migliorava il mio umore o viceversa poteva anche peggiorarlo, e qui si poteva notare quanto io dipendessi da fattori esterni.
Arrivai all'entrata della scuola e avvertii una strana sensazione nel petto, mi soffermai al cancello a contemplare gli studenti. 
C'erano molte ragazze dall'aspetto intelligente e serio, alcune erano vestite in modo inappropriato mentre altre indossavano semplici outfit, come me.
 C'erano anche molti bei ragazzi, erano riuniti in diversi gruppi e parlavano animatamente; mi soffermai a contemplare la loro corporatura, si vedeva che facevano sport. 
Notai una minoranza di ragazzi e ragazze isolati o lasciati in disparte, mi dispiacque molto per loro, non sembravano allegri del rientro scolastico.
Sembrava una scuola come tutte, i soliti e noiosi gruppi.
Varcai il cancello, attraversai il cortile notando molti sguardi su di me ed entrai a scuola. Mi fermai all'entrata e respirai, non mi era affatto piaciuto  avere tutti quegli sguardi addosso, mi sentivo in soggezione, cosa che mi mandava come sempre in tilt. 
Decisi di smetterla con le solite riflessioni e mi avviai verso la segreteria, dimenticai subito dove si trovava e fui costretta a chiedere indicazioni ad un gruppo di ragazzi stanziati al centro del corridoio principale. Mi avvicinai a loro, riuniti in un cerchio a chiacchierare, non sapevo se arrangiarmi o chiedere indicazioni, non costava nulla... Tanto tempo fa non mi sarei fatta tutti questi problemi, ma ora invece sì. Decisi di cavarmela da sola, ma ancor prima di girarmi un ragazzo mi chiamò.

«Ehi, ho visto che ci stavi fissando come un ebete. Vuoi qualcosa?» molte gentile ed educato, sperai solo che non tutti i ragazzi qui fossero così.
«In realtà sì» ammisi un po' agitata, ormai avevo attirato la loro attenzione, quindi inutile tirarmi indietro.
«Avanti sono tutto orecchie» disse il ragazzo biondo dagli occhi azzurri, mi soffermai a guardarlo, era davvero carino. 
«Uhm...ho bisogno di...» non riuscivo a parlare, che frana patentata. Mi bloccai e non dissi nulla.
«Di? Di fare cosa? Ah sì ho capito» commentò un'altro ragazzo con un tono di malizia. Capì subito cosa intendeva e rossa come un peperone spalancai la bocca. «No! Non quello!» quasi urlai.
«Quello cosa?» parlò lo stesso ragazzo con lo stesso tono malizioso. Dopo una manciata di secondi si mise a ridere, seguito a ruota da tutti gli altri. 
«Avanti nanetta stavamo scherzando, chiedici ciò che vuoi» mi disse il ragazzo che soprannominai 'quello malizioso'. 
Un attimo, nanetta? Tralasciando il fatto che ero alta uno e settanta, da dove aveva preso tutta questa confidenza? Accigliata ma nello stesso tempo un po' compiaciuta mi ricomposi.
 «Non so dov'è la segreteria, potreste indicarmela?» ammisi con cordialità.
«Non ti costava nulla chiedercelo, non ti mangiavamo mica. Comunque al secondo piano, appena sali le scale la trovi sulla tua destra» mi rispose il biondo che inizialmente mi rivolse la parola. Biascicai un flebile «grazie» e levai le tende. 

Ripensai all'accaduto e giunsi alla conclusione che mi fece piacere aver avuto quel dialogo con quegli studenti, nonostante fosse stato imbarazzante. 
Raggiunsi la segreteria, consegnai i documenti e la segretaria mi diede le chiavi dell'armadietto, dei libri e l'orario settimanale. Senza dire nulla, la ringraziai con un sorriso e tornai giù alla ricerca dell'armadietto numero ventisette. Passai per il corridoio principale, dove avevo avuto il dialogo con quei ragazzi, che erano spariti del tutto. Arrivai all'armadietto, lo aprii e vi posai i libri e l'orario. Oggi non avremmo avuto lezioni, dovevamo semplicemente recarci in auditorium, dove il preside e la direttrice ci avrebbero fatto un discorso che sarebbe terminato alle undici e quaranta.
 Suonò la campanella e seguii la massa di studenti che di sicuro si stavano recando in auditorium. Arrivai nell'immensa aula magna e presi posto nei primi gradini, vicino al muro, non volevo dare nell'occhio, poi era sola e mi sentivo un po' a disagio.
Ci vollero venti minuti affinché tutti gli studenti fossero presenti e con severità il preside iniziò a lamentarsi e fare discorsi sulla puntualità. Regnava il silenzio assoluto.

Sentivo le palpebre farsi pesanti, perfetto, ecco la seconda conseguenza del dormire tardi. Cercai di focalizzare lo sguardo sulla direttrice che stava animatamente gesticolando, strinsi le ginocchia al petto e mi misi d'impegno a cercare di seguire il discorso. 
Purtroppo cedetti e ancor prima di accorgermene ero già sdraiata sul gradino a russare come un camionista durante il riposo. 


                                                                                 ***

«Howen, Howen!» sentii una voce fastidiosa giungermi all'orecchio. Mi stiracchiai e mi girai dalla parte opposta, non curante di cosa mi circondava.
«Signorina Caren Eve Howen, si svegli immediatamente» urlò qualcuno calcando rumorosamente l'ultima parola. 
Sbuffai, non si poteva neanche chiudere un occhio che doveva essere svegliati da qualcuno.
Con uno scatto animalesco mi levai una felpa dal viso e mi alzai in modo repentino, tanto che rischiai di cadere dal gradino, alzai il viso e ciò che mi trovai davanti non mi piacque affatto. Intrattenni il respiro e mi misi una mano davanti alla bocca. 

Avevo davanti la direttrice con le braccia incrociate e lo sguardo di tutti i presenti in auditorium, divertiti dalla situazione. Non sapevo cosa fare.
«Mi dica, signorina direttrice» esclamai istintivamente, provocai la risata di tutti gli studenti e stranamente sorrisi anch'io. 
«Mi dica? Mi sta forse prendendo in giro? È nuova qui, e come tale non dovrebbe comportarsi in questa maniera, questa è una scuola disciplinata e non tolleriamo azioni del genere» esclamò la direttrice adirata. Da come gesticolava notai che la parrucca che chiaramente portava si era smossa di un millimetro, così per farle un piacere e compiacerla lo dissi.
«Direttrice, il parrucchino le si sta spostando!» esclamai con cordialità ed educazione, purtroppo tutti si misero a ridere e la direttrice mi guardò adirata.
«Fuori da qui, e domani vieni tu e i tuoi genitori in presidenza. Ore nove e trenta!» sputò velenosa.
Imbarazzata abbassai lo sguardo, presi la cartella e uscii dall'auditorium. 
Forse non avrei dovuto dirglielo esplicitamente, ero una stupida. Ora penserà male di me...
Mentre lasciavo l'aula notai alcune persone che vidi la mattina a scuola fissarmi, tra di loro c'erano anche quel gruppo di ragazzi della segreteria. Mi sorrisero compiaciuti, e bastò quello per tirarmi sù di morale.
Avevo sbagliato, ma a giudicare dagli sguardi degli studenti risultai simpatica a molti. I sorrisi di tutti provocarono in me una bella sensazione, forse stava tornando a galla il mio carattere impacciato e allegro. 
Sorrisi e mi recai a casa, dimenticandomi del colloquio con la preside...





SPAZIO AUTRICE
Hey there,
Ho aggiornato subito perché avevo voglia di scrivere.
Nello scorso capitolo non ho ricevuto recensioni, perciò ve lo chiedo per favoreRECENSITE. Ho bisogno di sapere i vostri punti di vista, e di interagire coi miei lettori.
Anyway, aggiornerò non appena avrò tempo libero e quando qualcuno recensirà.
Vi metto una foto di Justin (che è il ragazzo 'malizioso', anche se non lo sarà per davvero) e una di Caren. Il ragazzo biondo che le rivolge la parola ce l'ho a mente, ma non trovo una sua foto lol.
Comunque recensite, è importante uffa D:
Bacioni,
Sarah

Caren:

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