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Autore: MadCheshireCat    13/03/2014    1 recensioni
Camus era andato in Inghilterra per ricominciare, per respirare di nuovo, ma suo malgrado si trovò ancora soffocato da un segreto piuttosto pesante e piuttosto biondo, che proprio non può confessare. [AU provocata dalla lettura a sera tardi di un libro riguardante i grandi gialli della storia.]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Saaaalve a tutti. Questa oneshot era in realtà parte di una AU molto, ma molto più costruita che però, probabilmente (anzi, diciamo pure certamente!) non vedrà mai la luce su EFP. Dopo aver riletto questa parte, mi sono detta che potevo postarla, dato che non mi dispiace affatto come l'ho scritta- E Milo e Camus van sempre bene, no?

Camus dottore pensieroso e Milo scaricatore di porto (E non nel senso che tira giù parolacce a destra e a manca.) con un modo tutto particolare per arrotondare le entrate. Ho scelto il rating giallo dopo essere rimasta a fissare i colori arancione e giallo per 10 minuti buoni. Ho aggiunto 'fluff' solo perché c'é una parte alla fine che é effettivamente un poì fluffosa.

E wow, questa é la prima tra le mie 'fic a non essere rating verde. Se solo si sapesse che ho nei miei folder.

In ogni caso, spero che vi piaccia, come al solito avvisatemi di possibili typo, anche se non dovrebbero essercene. Buona lettura!
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Mi consideravo un uomo d’onore, dalle ferree convinzione e con grande rispetto per la legge. Ho impartito tali lezioni anche ai miei due figli adottivi, ho insegnato loro come essere educati, ma sono ragazzi possono permettersi qualche gaffe, di tanto in tanto.

Io no, non posso e non potevo, eppure, sono forse caduto nell’errore più madornale. Parte di me é mortalmente pentita e vorrebbe smettere, vorrebbe dire di no, ma un’altra mia parte, quella più preponderante, mi spinge a continuare, dicendo ‘Perché no? Se nessuno lo sa, che male c’è?’.
Qui c’é in gioco la mia dignità, il mio onore, il mio nome. Sono un rinomato medico francese, ch si é trasferito a Londra a causa di una grande opportunità lavorativa che davvero non potevo ignorare. Così, ho preso bagagli e figli e sono venuto qui- I ragazzi si trovano bene nell’Università e hanno conosciuto qualche coetaneo con cui parlare, stanno via la maggior parte della giornata e questo mi risulta utile, ma…Mi fa sentire anche davvero in colpa non dire loro niente.
Ho paura che non capirebbero o che, magari, iniziassero persino a disprezzarmi. Se non possono rispettare loro padre cosa ne sarà di loro? Non voglio che mi guardino con disgusto, anche se temo che Isaac sospetti qualcosa.
Hyoga lo segue a ruota, ma lui é molto più…Sereno, non ci pensa tanto e si fida ciecamente. E io la sto tradendo questa fiducia, non é così? E’ un’orribile sensazione, ma ho troppa paura.

Eppure, anche quest’oggi, non ho resistito. E mentre infilo le mani nei capelli di Milo, faccio fatica a pensare. Il mio corpo mi rammenta che il mio limite é assai vicino, ma la mia mente é da tutt’altra parte: sono perso nel piacere, questo lo ammetto, ma la preoccupazione non mi permette di goderne fino in fondo.
Non pensavo che sarei mai caduto tanto in basso da pagare qualcuno per venire a letto con me, ma non so bene cosa mi sia preso. Il biondo greco tra le mie gambe non é propriamente un gigolò, ma qualcosa di simile- Tuttavia non si é fatto troppi problemi a venire qui con me. Ha fatto qualche battutaccia che non ho capito, ma é riuscito a conquistarmi in davvero poco tempo.

Non so bene perché, ma mi lascio fare di tutto, é come se lui fosse in grado di leggermi il pensiero e capisce ogni volta cosa voglio. La mia parte più cinica mi ricorda che questo é effettivamente il suo lavoro, ma la mia parte più disperata spera che, magari lo fa solo per me. E’ possibile rendersi conto di essere patetici, ma di non pentirsene?
Per un secondo o poco più, tutto diventa bianco e sento i miei muscoli tendersi in maniera quasi dolorosa, mentre un gemito si libera dalla mia gola. E’ durato tutto così poco o sono io che mi sono distratto?
"Mi sembri distratto- Non ti vado più bene?" Una risatina mi desta dal mio stato confusionale e sento il peso di qualcun’altro sopra di me. Sollevando di poco la testa, riesco a vedere il viso sorridente di Milo, che si é sdraiato comodamente su di me, appoggiando il mento sopra il mio petto e disegnando piccoli cerchi sul materasso con l’indice. "Potrei offendermi, sai?"
"…Mi dispiace…" Mi sto davvero scusando con ‘una prostituta’? Sì, sì, lo sto facendo. "Non so cosa…Cosa pensare." Mi sto davvero ‘aprendo’ con ‘una prostituta’? Di nuovo sì. "Non fraintendere, la tua compagnia mi fa più che piacere, ma…" "Ma sono un uomo." il greco completò la frase per me e per poco mi parve di notare una nota di disappunto.

Lo sento sollevarsi e per un momento, sento il panico catturarmi: se ne sta andando? Non lo vedrò mai più? Dovrebbe interessarmi? E se lo dicesse a qualcuno per vendetta? Rimarrò di nuovo solo? Perché é quello il punto.
La prima volta che l’ho trascinato in casa, era solo per sfizio, davvero. Erano anni che nessuno mi toccava ed avevo l’impellente bisogno di essere toccato, voluto e forse amato. Ma poi non ne ho più potuto fare a meno. In Francia non era così, avevo avuto uomini prima di lui, ma erano tutti frivoli, superficiali.
Era incredibile vedere come un gigolò era in grado di dare tutto sé stesso a qualcuno, facendo stare bene sé stesso ed il proprio cliente. Milo ‘perdeva’ anche tempo per coccolarmi, non si faceva problemi di alcun tipo, spesso, dopo aver consumato, si attacca a me e mi copre di complimenti, mi accarezza e mi fa essenzialmente stare bene con me stesso. Mi chiedo ogni volta se é un trattamento che riserva a tutti, perché in fondo, voglio sentirmi speciale.
Spesso lui mi ricorda che non fa il gigolò a tempo pieno, lui lavora al porto come scaricatore e caricatore e solo quando la paga é scarsa si da a quel genere di attività. Fin lì tutto bene. Poi sorridendo mi dice che gli piace venire da me. E lì mi perdo.

Solo che ora é diverso, lo sento spostarsi e non so nemmeno che fare. Vorrei tirarmi su ed abbracciarlo, dirgli di non andarsene. Ma perché? Non sto cercando una relazione. Men che meno con un gigolò. Ho persino paura che mi scoprano!
"…Non andare…" E’ un richiamo piuttosto flebile, ma non riesco a dire di più. Tuttavia mi riesco a sollevare, allungando in fuori le braccia come farebbe un bambino e invece che trovarmi davanti lo faccia irritata che m’aspettavo, mi ritrovo davanti un sorriso a 32 denti. "Mica me ne sto andando, mi stavo solo spostando- Come potrei lasciarti così, specie se mi guardi con quegli occhioni-"
Mi sento il viso avvampare dalla vergogna, ma non faccio in tempo a nascondermi, sento le sue braccia intorno a me e sento che mi stringe. Perché lo sta facendo? Non lo pago perché mi consoli. “Non mi interessa se non vuoi dire niente a nessuno. Sarò il tuo segreto. Se vuoi, sarò anche il tuo amante-” Riesco a sentire le mie pupille dilatarsi nonostante l’oscurità, sento il fiato mancarmi e le dita chiudersi a pugno sulla sua schiena.
Mi rendo conto che non sono in grado di dirgli di no e che se lo facessi mi farei del male. Non rispondo, eppure lui sembra intuire. Si allontana di poco da me e per la prima volta dopo mesi d’incontri segreti mi bacia. Lo fa con tenerezza, senza spingere, senza esagerare. Vorrei mettermi a piangere, ma riesco solo a tremare. Sento che mi riappoggia sul materasso, senza smettere di baciarmi.

"Spero tu sappia che non mi devi pagare oggi. Non faremo sesso, se non ti dispiace, ma faremo l’amore." Di nuovo non rispondo e mi bacia il naso, rimettendosi in mezzo alle mie gambe. Non voglio più pensare alla paura di essere scoperto, voglio sperare che sei miei figli lo verranno a sapere, non la smetteranno di volermi bene.
Per la prima volta, mi chiama per nome. “Camus, posso farti una domanda?” E’ chino su di me ed é perso da qualche parte nei miei capelli. “Certo, chiedimi pure…”

"…Dì, non é che posso rimanere a mangiare? Ho una fame…"
"Vorrei avere il coraggio di mandarti a quel paese, Milo…"
  
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