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Autore: _Naira    14/03/2014    1 recensioni
Dal testo:
Sono passati quasi 3 anni dall'ultima volta che ho incontrato i suoi occhi e ne sono passati 2 dall'ultima volta che l'ho sognato. Non ho avuto altra scelta se non quella di andare avanti senza di lui, senza quel ragazzo che ho amato come nessun altro, sono andata avanti disegnando su pezzi di carta i miei ricordi di lui e riponendoli in una scatola infilata in fondo all'armadio, sono andata avanti creandomi una famiglia formata dalle persone che mi hanno vista crescere e dagli amici migliori che abbia mai conosciuto.
Piccola one shot nata da un sogno, spero vi piaccia :) isy_94.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio di sopprassalto, il sogno che ho appena fatto mi ha turbata. Sono passati quasi 3 anni dall'ultima volta che ho incontrato i suoi occhi e ne sono passati 2 dall'ultima volta che l'ho sognato. Non ho avuto altra scelta se non quella di andare avanti senza di lui, senza quel ragazzo che ho amato come nessun altro, sono andata avanti disegnando su pezzi di carta i miei ricordi di lui e riponendoli in una scatola infilata in fondo all'armadio, sono andata avanti creandomi una famiglia formata dalle persone che mi hanno vista crescere e dagli amici migliori che abbia mai conosciuto. E ora ritorna fra i miei pensieri, quel ragazzo che mi ha abbandonato senza una spiegazione, quel ragazzo che mi ha illuso, usato e poi buttato nella lista di: 'una botta e via.' Tuttavia mi decido a scavare un'ultima volta nei ricordi più dolorosi e recupero quella scatola, segretamente custodita in fondo all'armadio, come se fosse una sorta di metafora per poterli racchiudere anche in fondo a me stessa, la apro e sfoglio quei disegni, quelle milioni di parole scritte su fogli svolazzanti, quel dolore a cui non pensavo da tanto, sfioro lo schizzo di quel tatuaggio che non ho mai avuto il coraggio di fare, due colpi sulla mia porta mi fanno sobbalzare, chiudere tutto e rimettere apposto. 
"Principessa sei sveglia?" Una voce maschile interrompe i miei pensieri. 
"Si tesoro arrivo." Rispondo. 
Vi ho mai parlato di Marco?! Beh lui è il mio migliore amico, lo è perché ha preferito stare ad asciugare le mie lacrime invece di sentire le ultime conquiste di quel ragazzo, ha preferito sentire milioni di volte i miei patemi mentali anziché andarsi ad ubriacare con colui che mi ha spezzato il cuore, ha preferito una ragazza problematica al suo migliore amico. 
Mi vesto ed esco per andare a far colazione con lui e Marta, la mia migliore amica, colei che nonostante ci separassero 1500 km mi era più vicina di chiunque altro abitasse nei dintorni, colei che non appena ha avuto l'occasione ha preso un biglietto di sola andata e si è trasferita qui con noi, in questa gabbia di matti che solo legati da troppo dolore nel loro passato, lenito solo dalle persone che sono qui oggi, siamo diventati una famiglia grazie a questo, grazie al fatto che ognuno di noi è stato vicino all'altro nei momenti più bui del passato e in quelli più felici. 
"Naira, vai a vedere i cavalli al campo e poi quelli dalla croce?!" Mi chiede dolcemente Nevio. 
"Certo! Gara fino al campo tesoro?!" Chiedo a Marco. 
"Ovvio!" Conclude alzandosi per cambiarsi.
Nel frattempo che aspetto il moro sello i cavalli, quando arriva saltiamo in groppa e li lanciamo al galoppo verso la meta, abbiamo quasi superato il campo quando la voce di Angelo ci chiama.
"Siiiiiiiiiii?!" Rispondiamo all'unisono. 
"Questi due ragazzi vorrebbero una stanza e figlio potresti andare a fare lezione ai bambini?" L'uomo indica due ragazzi che sono seduti sul fieno, poco distante da noi. Ho l'impressione di conoscerli, ma non riesco a collegarli in un ambiente o momento preciso. Uno ha i capelli neri, la barba abbastanza lunga, gli occhi scuri e un peircing sul naso, l'altro ha i capelli biondo scuro, barba corta, occhi nocciola. Scendo da cavallo per avvicinarmi ai due che si sono alzati, il primo mi tende una mano.
"Sono Ale." Si presenta con un sorriso benevolo.
"Naira." Rispondo al suo sorriso stringendogli la mano. L'altro lo imita allungando la mano, non mi piace per niente, mi sa di stronzo.
"Enrico, piacere." Si presenta a sua volta.
"Di sicuro." Gli rispondo acida fissando la sua mano a mezz'aria, non gliela stringo, capendolo la ritrae stizzito. 
Salto di nuovo a cavallo e li invito a seguirmi, torno nel nostro agriturismo seguita dai due, saluto Carletto e gli chiedo se c'è una stanza libera, lui scuote la testa dicendo che o gli diamo una delle nostre o non ce ne sono altre, i due accettano e mi impegno a sgomberare la mia, accontentandomi di dormire sul divano.
Torno ai miei compiti e poi ci riuniamo per mangiare, i due ragazzi si presentano e vedo il viso di Marta mutare quando sente il nome Enrico, la capisco, il ragazzo di cui parlavo prima si chiama così, Enrico, ma tuttavia non mi fermo a pensare, è un episodio relegato nel passato e li deve restare. 
Finito di lavorare, stremata, mi sdraiato sul divano e chiudo gli occhi, gli altri dormono già... almeno così credevo... sento dei passi avvicinarsi, il materasso si piega sotto il peso di qualcuno, una mano mi sfiora la guancia e poi la sua voce mi arriva alle orecchie. 
"Credi che si ricordi di me?!" Chiede.
"Penso che non ti abbia dimenticato, tu non l'hai fatto, è passato tanto tempo. Magari non ti ha riconosciuto." Un'altra voce risponde, sono i due ragazzi, ma fatico ad attribuire i rispettivi volti alle voci.
"Da una parte lo spero, sai?! Non potrò mai dimenticare come mi sorrideva, in quel modo che riservava solo a me, il suo sguardo mi tormenta. Avresti dovuto vederlo, quello sguardo, quando ha dato voce ai suoi pensieri più brutti, quando mi ha detto che sapeva benissimo che era stata l'avventura di una volta, vedere quegl'occhi azzurri diventare scuri come l'oceano più profondo, diventare tristi e agitati, quando ho visto quello sguardo mi è mancato il coraggio di ammettere che aveva ragione, le ho mentito, ho deciso di farlo per il bene di tutti e due. Avevo paura crollasse a pezzi davanti ai miei occhi, si è fidata di me e per una cazzata, che capisco solo ora, ho mandato a puttane quella fiducia. Spero che non si ricordi di me e del male che le ho fatto." Sentendo quelle parole qualche lacrima sfugge al mio controllo e mi riga il viso, vorrei aprire gli occhi e vedere che tutto questo non è un frutto della mia mente, ma non lo faccio, non lo faccio perché i ricordi di quel ragazzo che dopo 3 anni è tornato nello stesso posto in cui mi ha trovato ed abbandonato sono troppo forti, come le emozioni che vengono causate dalle sue carezze spontanee, naturali, delicate, carezze che mi sfiorano il cuore ed iniziano a ricucirlo. Non sono andata avanti, ora lo capisco, ora che rivedo quel ragazzo dolce di 3 anni fa, quel ragazzo che era così quando eravamo soli, quel ragazzo che amo più della mia stessa vita e che no! Non ho dimenticato perché mi è bastato un nome per ricordarlo, mi è bastato un tocco per immaginarlo e mi sono bastate quelle parole per ammetterlo, ammettere che tornerei tra quelle braccia in un secondo, cancellando tutto il dolore. 
"Quanto vorrei poter riniziare tutto da zero con lei." Lo sento dire, quella voce, calda, sensuale, dolce, più roca e maschile di 3 anni fa, eppure sempre la sua, sempre più bella.
"Fallo! Ne hai l'occasione, non perderla." Lo incita Ale. 
"Ma da dove inizio?!" Chiede.
"Hai avuto milioni di ragazze e non sai come attaccare bottone?!" Gli domanda ironico il moro.
"Lei è diversa." Conclude lanciandomi un'ultima carezza e dandomi un bacio sulla fronte. Potrei morire da un momento all'altro, seriamente, sto per esplodere, iniziare a piangere, tremare, ridere, urlare. Una scarica di adrenalina mi perquote, il mio cuore batte talmente veloce che mi da l'impressione di essere fermo, le vene pulsano e bruciano, ho la pelle d'oca, i miei occhi faticano a restare chiusi, la mia mente impazzisce, iniziando a formulare pensieri su pensieri. 
"Io vado a dormire, sono stanco morto." La voce di Ale mi riporta alla realtà. 
"Io sto ancora un po qui." Risponde Enrico sistemandosi meglio sul letto matrimoniale. Il mio primo pensiero è: 'addio mondo!' Il secondo è: 'Naira, stai calma, il tuo battito cardiaco è così forte che rimbomba in tutta la casa.' Mi obbligo a darmi una regolata e mi perdo sotto le sue carezze.


*****
Mi sveglio a notte fonda e data l'ora so che dormono tutti, mi alzo per andare a bere qualcosa di fresco, attraverso la sala senza badare al fatto che ci siano due persone anziché una sul divano, raggiungo la cucina, apro il frigo, prendo il succo e poi in un secondo collego che sul divano ci dovrebbe essere solo Naira, mollo tutto e corro in sala, mi fermo appoggiandomi all'arco che separa le due stanze e osservo la scena. 
Naira dorme sorridendo raggomitolata da un lato del letto ed Enrico, no, un attimo! Quello è proprio Enrico? A quanto pare... Lui dorme con la testa appoggiata su quella di Naira e con la mano immobile sulla guancia della ragazza, è disteso sopra le coperte e dalla posizione deduco che sia crollato, mi avvicino silenziosa, prendo il telefono della mia migliore amica e gli scatto una foto, la luce del lampione che penetra dalla finestra mi permette di non usare il flash. Non so se svegliarlo oppure se lasciarlo dormire e prepararmi alle grida di Naira quando si sveglierà domani mattina. Opto per la seconda, l'ho vista soffrire tanto per lui e sono convinta che pur dormendo sappia che è lì accanto a lei e questo la faccia stare bene, torno a dormire tra le braccia del mio ragazzo, anch'io ho sofferto tanto per lui, Gabriele, ma alla fine sono riuscita ad averlo e non chiedevo di meglio. 


*****
Mi sveglio sentendo la sveglia e prima che possa aprire gli occhi sento il materasso vicino a me sollevarsi, segno che qualcuno si è appena alzato, mi volto allarmata ma non trovo nessuno, convinta che sia frutto della mia mente ancora addormentata mi alzo e sbloccato il telefono vedo la fotocamera aperta, non mi ricordo di averla lasciata tale, guardo l'ultima foto scattata e mi si ferma il cuore, io e lui, realizzo che anche lui ha sentito la sveglia e si è alzato prima che potessi capire che non ho dormito sola stanotte. 
"Buongiorno principessa, hey! Che faccia da funerale! Chi è morto?!" Chiede Marco preoccupato.
"Gli ultimi 3 anni della mia vita." Rispondo girando il telefono in modo da fargli vedere la foto, la sua faccia si rabbuia e una traccia di compassione si disegna nel suo sguardo di ghiaccio. 
"Oh, mi dispiace! Lo vado ad uccidere se vuoi!" Continua sdrammatizzando.
"No! Poi se vai in galera come faccio?!" Decido di cogliere al volo l'occasione di cambiare discorso. 
Oggi è l'ultimo giorno di una festa di paese a cui partecipiamo tutti gli anni da, beh, da sempre, come da programma non scritto, la domenica, cioè oggi, passiamo la giornata a prendere il sole sdraiati sul fieno, Marco si è tolto la maglia e si è sdraiato in cima, io che ho arrotolato la mia al reggiseno mi sono sdraiata usando la sua fine del bacino come cuscino, Marta ha fatto lo stesso con me, Gabriele è seduto sotto di noi con la testa sul braccio di Marta e i pastori, coloro che mi hanno visto crescere, sono seduti intorno a noi.
"Cosa fate li?" Chiede Angelo rimproverandoci. 
"È domenica, domenica uguale sole, sole uguale fieno, fieno uguale letto." Gli rispondo sorridendo.
"Mhh, questi due ragazzi vorrebbero andare in passeggiata." Continua l'uomo. Alzo la testa per vedere a chi si stia riferendo e rimango paralizzata trovandomi ad incrociare quello stesso sguardo di 3 anni fa. 
"Ma non fa niente! Andiamo più tardi, adesso fa caldo." Si affretta a dire Enrico. "Avete avuto una grande idea, posso prendere il sole con voi?!" Continua. 
"Se trovi posto." Gabriele risponde al mio posto. 
Lui studia un attimo le nostre posizioni e decide di mettersi vicino a me, di fronte a Marta, si arrampica e mi guarda sorridendo per poi sfilarsi la maglia e sdraiarsi usando le sue mani da cuscino. Mi sento morire. 
"Possiamo andare solo io e te in passeggiata, vorrei parlarti un attimo." La sua voce mi arriva e mi scuote facendomi portare il mio sguardo nel suo, mimo un si incapace di formulare una frase di senso compiuto. 
Ci avviamo in passeggiata quando il sole sta tramontando, abbiamo ancora qualche ora di luce e decido di portarlo in un posto da cui si vede il tramonto, il respiro affannoso dei cavalli e il rumore dei loro zoccoli sulle pietre sono le uniche cose che rompono il silenzio imbarazzante che regna sovrano da quando siamo partiti. 
Ad un certo punto decide di parlare.
"Tu ti ricordi di me?" Chiede timido.
"Dipende." Rispondo fredda.
"Da cosa?" Chiede di nuovo. 
"Da se vuoi sapere la verità o se vuoi sentirti dire quello che vuoi sentire." Spiego cercando di mantenere una certa distanza. 
"Voglio la verità." 
"Si, mi ricordo di te."
"Mi ami ancora?" 
"Non ti voglio rispondere."
"Perché?" 
"Perché prima voglio sapere cos'hai da dirmi." 
"Ok." Sospira in modo pesante e riprende a parlare. "Ho fatto una colossale cazzata, ok? Avevo paura di affezionarmi e poi farti del male, non sono fatto per l'amore, non sono fatto per il per sempre felici e contenti, ma all'epoca non lo capivo, non capivo che prima di dirlo avrei dovuto provarci e provarci con te, perché in questi 3 anni ogni persona che mi accarezzava mi faceva sentire la differenza tra le tue e le sue mani, ogni persona che mi baciava mi dimostrava la differenza tra il tuo e il suo sapore e ogni sguardo che mi perlustrava mi ricordava i tuoi occhi, il tuo sguardo, non hai idea di quanto li abbia cercati tra quelli degli altri, di quanto abbia sperato di incontrarli, ma lo negavo, lo ignoravo e facevo finta che non fosse così. Ti sto solo chiedendo di fidarti ancora una volta e iniziare una nuova storia con me, con questo povero coglione che si è svegliato tardi." Le sue parole mi fanno rinascere e piangere. 
Avvicino il mio cavallo al suo e gli lascio un bacio a stampo, lui sorride, il sorriso più bello che mi abbia regalato e mi da un bacio, poi un altro e un altro ancora. 
Non sarà facile ma lo amo e non lo perderò di nuovo. 
  
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