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Autore: IlrespirodelleOnde    14/03/2014    2 recensioni
Ripensò al cerotto che non aveva e alla maglietta sporca e alla televisione che aveva venduto insieme al quadro e si disse che andava bene così.
“Mamma andiamo al cinema?”
Beatrice le prese la mano facendola ondeggiare avanti e indietro, seguita dal fratello che la imitava dalla parte opposta.
“Stasera ci sono i fuochi d'artificio in paese, tesoro, ti va?”
Andava bene così, si disse, forse Sparks non aveva tutti i torti.
ANGOLO AUTRICE:
prima storia originale in assoluto, recensioni ben accette c:
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUELLO CHE RESTA

(IlrespirodelleOnde, prima storia originale)

 


Eleonora lanciò uno sguardo preoccupato alla figlia, mantenendolo finché non la vide rialzarsi da terra e tirare un calcio a suo fratello, arrabbiata. Lo scivolo era troppo alto per una bambina così piccola, si ritrovò a pensare distrattamente.
Fissò il vuoto per alcuni secondi, torturando una viola appena sbocciata con l'indice, avvilita da tutto quel sole in una giornata così triste. Se avesse potuto dar voce alla frustrazione che la opprimeva avrebbe squarciato il cielo senza nuvole, perché non aveva più niente, lei, e il solo pensiero la sgretolava sotto il suo peso come foglie cadute d'autunno sotto i piedi della gente.
Ma cosa significa perdere tutto? Nessuno perde mai tutto, e, di fatti, non è questo a spaventarci, aveva riflettuto il giorno dopo che le era stata ipotecata la casa. La paura è segnata dalla fine dell'abitudine. I piccoli gesti che la definivano e differenziavano dal mondo la stavano abbandonando gradualmente e con loro se ne stava andando anche lei.
La mattina si alzava dal letto, la prima occhiata carica di sonno al quadro dipinto da suo padre. Non più, da quando aveva scoperto che la sola cornice valeva cinquecento euro.
Svegliava i suoi bambini con l'odore dolciastro delle brioches alla cannella fatte in casa, prima che la ricerca di un nuovo lavoro non le rubasse quei preziosi minuti di intimità familiare. Solo la consapevolezza di stare facendo il meglio per i propri figli le aveva permesso di non sprofondare e lei vi si aggrappava con tutte le forze che le restavano.
Portava i figli in bici a scuola, non aveva una macchina, come non possedeva più la televisione davanti alla quale coccolava Alessandro e Beatrice la sera o il forno per fare la pizza al sabato.
Le abitudini collezionate in una vita erano sparite come cenere al vento con il licenziamento sei mesi prima e non erano bastati i risparmi e gli aiuti della madre per tirare avanti dignitosamente.
Beatrice era caduta di nuovo. Si alzò dalla coperta che avevano steso sul prato e raggiunse la bambina. Si erano dimenticati i cerotti a casa, o forse non si premurava più di comprarne dopo aver saldato la retta scolastica di Alessandro.
La baciò sulla fronte raccogliendola da terra. Si era strappata i pantaloni e aveva sporcato la maglietta d'erba. Eleonora si disse che la lavatrice avrebbe eliminato la macchia, ma il buonsenso le ricordò di averla venduta e di non avere soldi a sufficienza per una t-shirt nuova.
Lasciò correre via la bambina dopo averle sciacquato il taglio ad una fontanella, ricevendo un sorriso veloce.
Era in momenti come questo che si sentiva triste e aveva voglia di piangere e non lo faceva solo perché non aveva più energie nemmeno per quello. In momenti come quello era arrivata a pensare l'impensabile per una madre. Aveva desiderato di non avere figli. Perché? Perché era stanca di combattere per una battaglia persa in partenza, perché a lei, delle statistiche piene di numeri sul miglioramento della questione disoccupazione, non gliene fregava niente. Perché le faceva male guardare sua figlia e dirle che la bambola non gliela comprava, così come le macchinine per Alessandro. Eleonora avrebbe desiderato non avere figli perché non aveva nulla da dargli. Lei li amava, ma questo non é un romanzo di Sparks, né una favola dove vivono tutti felici e contenti, e l'amore non bastava. Il bacio della buonanotte, le carezze e gli abbracci erano essenziali, ma non facevano apparire il cibo sulla loro tavola o nuovi pantaloni a Beatrice e lei era esausta. Perché? Perché la mensa scolastica aveva un costo e gli occhiali da vista un altro. Le medicine per la tosse e i cerotti costavano e lei amava i suoi bambini, ma non poteva comprarglieli.
Tornò a sedersi sul telo, rimanendo impassibile, eliminando le pieghe nel tessuto leggero. Faceva caldo per essere marzo, una coppia prendeva persino il sole sdraiata a qualche metro da lei, dove i ciclisti sfrecciavano sullo sterrato.
Si guardò attorno ancora una volta, stando attenta a niente in particolare, finché non scorse i suoi ragazzi da dietro il dondolo a forma di papera e riuscì sentirsi un po' più felice. Se il tempo si fosse fermato adesso, Eleonora l'avrebbe lasciato fare, ma non credete mica a quelli che vi dicono che con le disgrazie il mondo si blocca. Secondo lei, prendeva a girare ancora più velocemente e in effetti dev'essere proprio così. Se tutto si fermasse, come sarebbe comodo.
Alessandro aveva fatto amicizia con una bambina. Li osservò arrampicarsi sulle funi e andare in altalena fino a che il sole non si abbassò tanto da sfumare il cielo di rosa, allora li chiamò.
Ripensò al cerotto che non aveva e alla maglietta sporca e alla televisione che aveva venduto insieme al quadro e si disse che andava bene così.
“Mamma andiamo al cinema?”
Beatrice le prese la mano facendola ondeggiare avanti e indietro, seguita dal fratello che la imitava dalla parte opposta.
“Stasera ci sono i fuochi d'artificio in paese, tesoro, ti va?”
Andava bene così, si disse, forse Sparks non aveva tutti i torti.

 

 

  
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