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Autore: cincinnatasgame    14/03/2014    1 recensioni
Buio.
La mia storia inizia nel buio, in una cantina... o meglio, nella cella di una cantina.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio.
La mia storia inizia nel buio, in una cantina... o meglio, nella cella di una cantina.
 
Era passato da poco il 1919: gli anni del proibizionismo e del jazz.
Oh il jazz, musica celestiale…
Ricordo con precisione la sensazione che avevo quando quella musica sfiorava le mie orecchie, come una carezza invisibile.
Non mi sarei mai aspettata che dopo quel giorno non l’avrei mai più ascoltata.
 
Era un giorno freddo, come tutti gli altri giorni di dicembre, e ,come mio solito, mi avviavo verso il bar dove avrei passato una serata a bere cocktail proibiti e ascoltare il mio amato jazz.
Mentre camminavo vedevo le signore che, appena uscite dal teatro, si ritiravano a casa insieme ai loro mariti stringendosi nei loro cappottoni scosse dai brividi. Le invidiavo.
Essendo un vampiro non potevo percepire né il calore né il freddo sulla pelle, e per questo ne sentivo la mancanza; erano ormai anni che non percepivo più quelle sensazioni.
 
In quel periodo continuava a girare la voce che un certo gruppo di vampiri, due uomini e una ragazza, scampati ad un grosso incendio che aveva quasi bruciato l’intero quartiere francese di New Orleans .
Si diceva che erano vampiri abbastanza pericolosi, indistruttibili.
E, comunque ,non mi sentivo preoccupata perché ero sicura che non si sarebbero mai interessati alla piccola cittadina dove abitavo: Mystic Falls.
 
Passeggiare mi faceva schiarire le idee, e ogni tanto mi perdevo nei miei pensieri senza rendermi conto di quello che succedeva intorno a me.
Per fortuna riconobbi in tempo l’entrata del bar prima di sorpassarla.
Il locale era pieno e c’era un viavai di persone con grossi bicchieri in mano che sorseggiavano i loro alcolici con gusto; io mi sedetti in uno dei tanti separè e ordinai un Martini.
Passò una buona mezz’ora prima di accorgermi che un uomo, sulla trentina, mi fissava dall’altro lato della stanza; portava un elegante completo provvisto di giacca e cravatta ed in una mano reggeva un bicchiere( dal colore della bevanda dedussi che era Whiskey) . Sembrava stare lì apposta per me.
Non passò molto tempo che l’uomo, dopo aver posato delicatamente il bicchiere sul bancone e dopo aver lasciato una mancia al barista, si avvicinò al mio tavolo.
 
< Piacere, io sono John, John Whitmore, lei è la signorina…? >
< Lana, Lana Holtper > mi affrettai a rispondere.
< piacere di fare la sua conoscenza, signorina Holtper >
Quando mi baciò la mano in segno di galanteria sentii un forte pizzicore, come se avessi appena messo la mano su una fiamma.
Vedendomi sussultare, con un sorriso lasciò andare la mia mano.
< come mai una donna così bella ed elegante si trova qui tutta sola? >
< aspettavo un’amica, che non si è voluta presentare > mentii.
< ma guardi che coincidenza, anche il mio amico non si è degnato di onorarmi della sua presenza. Si vede che siamo pessime persone da compagnia >
Risi, e anche lui lo fece. La sua risata era dolce ma allo stesso tempo incerta, come se stesse seguendo un copione e avesse paura di sbagliare le battute.
Dopo un tempo indeterminato di risatine e sorsi di cocktail John disse: < Lana, mi permette di invitarla, stasera, ad una delle prime del nuovo spettacolo che fanno nel teatro in città? Visto che il mio amico non si è presentato e ho due biglietti, il posto è rimasto libero e ci terrei che fosse lei ad accompagnarmi >
Ogni singolo nervo del mio corpo mi diceva che sarebbe stata una pessima idea accettare e, comunque, avrei preferito rimanere lì a gustare il mio Martini e ascoltare la mia musica.
< volentieri > dissi < ho sentito recensioni positive su questo spettacolo > . Con un sorriso, dopo aver pagato il mio Martini, mi accompagnò all’uscita.
 
Passeggiammo a lungo prima che mi potessi accorgere che la direzione che avevamo preso era quella opposta al teatro.
Non c’era anima viva.
Successe tutto così in fretta, non ebbi il tempo di accorgermi di nulla.
< Dottor. Whitmore… > iniziai a dire
< chiamami John > mi interruppe, con un sorriso.
< John, credo che abbiamo sbagliato strada, il teatro è dalla parte opposta della città >
< Le assicuro, mia cara, che non è per niente la direzione sbagliata >
Il suo sorriso era scomparso.
Mi sentii afferrate e conficcare qualcosa di duro nella schiena. Il dolore era allucinante.
In pochi secondi mi ritrovai in ginocchio a terra priva di forze, la vista mi si era appannata e un forte odore di erbe mi penetrava le narici e mi faceva bruciare gli occhi. Verbena.
Tentai di combattere ma le mani di John erano salde e assicuravano al mio corpo di non poter fare neanche un passo.
Prima di perdere completamente i sensi sentii John dire: < Sai, è stato più facile del previsto. Pensavo che ti saresti accorta che avevo della Verbena sulle labbra quando ti ho baciato la mano, ma penso di averti sopravvalutata troppo >. Rise. Non era più una risata dolce e insicura, ma una risata piena di malvagità e disgusto.
Tentai di cacciare i denti e scattare in avanti per morderlo sulla base del collo, ma fece in tempo a scansarsi e di nuovo sentii un’ondata di dolore salirmi attraverso la schiena che mi paralizzò completamente, facendomi cadere per terra, facendomi cadere nel buio, un buio dove il Jazz, i cocktail e la libertà erano andati per sempre perduti.
 
 
Angolo dell’autrice:
well well well, questa è la mia prima ff .
Avevo in mente di dare ad Enzo e Damon una sorta di predecessore, una povera anima Pia che ne avesse passate di cotte e di crude prima del loro arrivo, così ho buttato giù questo.
E niente… spero vi possa piacere. Ovviamente recensioni sia positive , negative o neutre sono sempre ben accette.
A presto,
Cincinnata :D
  
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