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Autore: LaMicheCoria    14/03/2014    2 recensioni
Tony vorrebbe quasi dirgli che non c’è niente da temere -C’è molto da temere, invece, perché per loro anche cinque minuti sono l’ignoto da cui la Fine può balzare fuori ed azzannarli all’improvviso alla gola-, vorrebbe dirgli di vivere per il semplice gusto di farlo e non per dovere o etica o ideale, di sorridere di quel calore che guizza e balena nell’iride azzurra, così umana, così lontana dai riflessi bianchi e rossi dello scudo che sembra di essere in compagnia di un semplice ragazzo di Brooklyn e non della sfolgorante Sentinella della Libertà.
Perché è questo che fanno gli amici, no?

[Steve/Tony]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cause Nobody Wants To Be The Last One There :.'
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Disclaimer:  I personaggi non mi appartengono
Ma sono di proprietà della Marvel ©
La storia è scritta senza scopo di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

I Still Pretend – Just Friends.

 

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Just friends, friends then, until the end
You know I still pretend, just friends.

 

 

 

 

 

 

Nel momento in cui sorride, Tony si accorge che Steve non ha mai sorriso davvero, prima.
È una consapevolezza che lo lascia stordito e non può nemmeno imputare la cosa all’alcool -Ha smesso di bere da un po’, i neuroni ringraziano. Se lo ha fatto, il merito è del ragazzone che gli sta davanti e che ride e scherza tranquillo dietro una confezione unticcia di Chicken Nuggets.
È strano come non abbia mai fatto caso ad un’ovvietà simile.
Fino a quell’istante, Steve non ha mai sorriso, mai davvero, perché è stato così cieco e stupido da non accorgersene? A confronto dell’espressione che ha adesso, del sollevarsi genuino della bocca, delle fossette incise agli angoli, della pennellata liquida, viva, che hanno assunto i suoi occhi all’ombra delle ciglia e delle palpebre socchiuse, a confronto ogni altra è una smorfia accondiscendente alla meschinità del mondo.
Ora che ci pensa, ora che lo ha di fronte, Tony si rende conto che fino a quel momento Steve è stato…Rude. Chiuso. Arrabbiato. Nei confronti di qualsiasi cosa o di qualunque persona gli fosse accanto e riempisse il mutismo dolce-amaro dei suoi ricordi, ingolfato lo spazio destinato al rimpianto, al rammarico e al lutto infinito.
Non è che il Capitano sia mai stato esplicitamente sgarbato, con nessuno di loro: persino con lui, che qualche volta si meriterebbe di finire appeso per i pollici in una segreta medioevale, non è mai stato oggettivamente sgradevole.
Certo, si becchettano e si pizzicano come una vecchia coppia di sposini sulle sedie a dondolo, ma in fondo sono…Bhè, amici, compagni di squadra o qualcosa del genere. Hanno affrontato tanto, hanno affrontato di tutto, nemici, battaglie, alieni, frullatori impazziti e Thor alle prese con Flappy Bird, sono i leader dei Vendicatori -Steve gli ha rivelato che Spiderman li considera i “Mamma e papà” dei Vendicatori e Tony un giorno gliela farà pagare per questo-, si spronano l’un l’altro, se necessario anche a male parole e a brutto muso. E a pugni, anche. Ha ancora una gragnola di lividi bluastri allo stomaco che dimostrano la validità dei loro “Scambi e scontri e influenze reciproche”, come li definisce ottimisticamente Capitan Diretto America.
Mai sgarbato, mai brusco, soltanto accomodante. Si adegua alla quieta convivenza sociale come ogni buon soldato fa per meglio calarsi nel terreno di scontro: raccoglie informazioni, chiede e conosce, un po’ vive e un po’ osserva, s’immedesima, ma non s’immerge. Un professionale distacco, il cipiglio vigile, l’atteggiamento guardingo.
Steve cammina a punta di piedi sul filo che divide il vecchio mondo dal nuovo, tra quella che era e ciò che potrebbe essere se solo avesse il coraggio di darsi una possibilità. Prendere fiato e buttarsi, guidare la propria corrente nel dilagante rovescio degli eventi, prenderne parte, prenderne parte completamente, interamente, totalmente.
Tony vorrebbe quasi dirgli che non c’è niente da temere -C’è molto da temere, invece, perché per loro anche cinque minuti sono l’ignoto da cui la Fine può balzare fuori ed azzannarli all’improvviso alla gola-, vorrebbe dirgli di vivere per il semplice gusto di farlo e non per dovere o etica o ideale, di sorridere di quel calore che guizza e balena nell’iride azzurra, così umana, così lontana dai riflessi bianchi e rossi dello scudo che sembra di essere in compagnia di un semplice ragazzo di Brooklyn e non della sfolgorante Sentinella della Libertà.
Perché è questo che fanno gli amici, no?
Guardare l’altro e domandarsi come ha fatto a respirare fino a quell’istante, a quell’esatto momento in cui Steve si è aperto, rivelato a lui, senza riserve o costrizioni, ordini, né doveri di sorta. Come ha fatto il cuore a battere senza accordarsi alla sua risata, il sangue scorrere senza armonizzarsi al respiro che gli gonfia il petto, o i giorni a proseguire, uno dopo l’altro, al rintocco della sua voce, delle sue abitudini così deliziosamente retrò, al caffè preparato alla mattina o alle dispute per il telecomando, alla perseverante presenza che è un po’ coinquilino ad ore alterne e un po’ balia e un po’ infermiera –Un po’ altro, un po’ bisogno, un po’ ossigeno.
Vorrebbe dirgli questo ed altro, di Billie Holliday e Fine And Mellow -Love will make you drink and gamble, canticchia il giradischi e quel che beve è un po’ d’acqua frizzante e l’azzardo è il preferire il gioco di sguardi ad una serata con la sempre, più amaramente consapevole Pepper. Bluff, vedo, rilancio e il banco sballa, Tony perde una doccia a due, guadagna una risata.
Vorrebbe dirgli che non gli spiace avere detto Carta, che quell’aggiunta al perfetto ventuno non gli lascia l’amaro in bocca, anzi, gli sfrigola sulla lingua e gli scuote il cervello come nessun liquore è mai stato capace di fare.
Vorrebbe dirgli e rivelargli che ha corrotto la croupier e truccato il mazzo, però tace, sta zitto, non risponde, ingoia ogni cosa con un sorso di ridacchianti bollicine, smozzica qualche verbo insensato, lo agghinda con un aggettivo alla buona e alla fine ci aggiunge pure un soggetto, per completare il tutto. Steve lo guarda, la bocca si storce appena, gli occhi ingrigiscono, la testa annuisce. È un soldato: annota e accondiscende.
Tony avrebbe quasi voglia di sotterrarsi o ammettere di essere uno schifoso baro, ma alla fine non dice nulla e lascia annegare la serata, la condanna alla deriva, allo scatafascio. Il pub è diventato un po’ come il Titanic e a lui spetta l’ingrato compito di impersonare l’iceberg.
Perché è questo che fanno gli amici, no?
Tacciono, stanno zitti e non rispondono se il loro parlare rischia, compromette, distrugge l’equilibrio già precario tra vecchio e nuovo, tra adesso e poi, tra semplici amici e ben altra complicità. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Was it love, I think it was but I'm far from sure
I'd never felt that way before, was it love?
Just friends, am I a fool to be asking for,
a fool to wish that we could be more than friends

{ Come Out Of The Shade – The Perishers }

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali

I “Mamma e papa” dei Vendicatori, la lotta per il telecomando e le sessioni di lotta in palestra sono un riferimento alla quotidianità dei fumetti -Così come il fatto che questi mangino insieme una volta sì e l'altra pure. Fine and Mellow un richiamo alla role fondamentale con la mia Tony di fiducia, così anche alcune frasi e rigiri mentali che lei saprà riconoscere al primo sguardo, perché cioètipo si deve sorbire questo e di peggio xD
Torno con una Stony.
Finalmente.
Dopo troppo tempo.
Vi lovvo.

E SIF E’ FIGA. COSI’. AD MINCHIAM.

   
 
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