Capitolo II
- Una nuova speranza -
Si risvegliò il giorno seguente. Si trovava in un ampio
letto e vide due figure che la guardavano.
- Buongiorno! -
riconobbe la voce del ragazzino, infatti, distinse i suoi lineamenti
- Dove
sono?
- A Hogwarts – rispose Sirius.
- Che incantesimo hai
fatto a Voldemort?
Sirius lo guardò iracondo. – Ti ho detto un milione di volte
di non pronunciare il suo nome! – ma
il ragazzino fece finta di niente e continuò a fissare Miriam.
- Una maledizione.
- Ah… comunque
io sono Aliack.
Le dissero
che Silente la stava aspettando e scese lentamente dal letto.
Quando
entrò nello studio vide che tutti la guardavano con sguardi misti a odio e
compassione. Capiva perfettamente
il primo sentimento, probabilmente aveva torturato qualcuno dei
loro parenti o amici, ma la compassione?
- Accomodati. – Silente indicò una sedia al centro della
stanza e la ragazzina si avviò titubante, non l’era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione.
Tutti continuavano a fissarla con quello strano sguardo e ogni secondo che si
avvicinava alla poltrona sembrava sempre più compassione, un’altra cosa che
aveva sempre odiato…
- Miriam, spiegaci
perchè ti sei unita a Voldemort.
Rimase qualche secondo in
silenzio per ricordare il terrore che aveva provato in quel momento.
- Quattro anni fa i mangiamorte hanno ucciso la mia famiglia
ed io sono stata costretta a seguirli per non morire.
Si levarono dei brusii,
ma Silente fece un gesto e tutta la sala si acquietò. Le sembrava
una scena molto simile a quando
parlava Voldemort, l’unica differenza era che i mangiamorte si acquietavano per
terrore, mentre in quel momento si acquietavano per rispetto.
- Perchè Voldemort ha deciso di prenderti con sè?
In realtà quella domanda
se la faceva spesso anche lei... – Forse per il mio potere o
forse per la mia discendenza.
Altri brusii, ma
questa volta riuscì a capire qualcosa e capì che si chiedevano chi fossero i
suoi antenati.
Silente rispose ai dubbi di tutti. – Miriam Serpeverde, è
questo il tuo nome, giusto?
- Sì.
Tutti tacquero intimoriti da quel nome importante, ma dopo
qualche secondo iniziarono
a chiedersi se quella ragazzina dicesse il vero; Miriam prese il ciondolo fra
le mani e tutti videro l’inconfondibile S di Salazar Serpeverde.
- Perchè hai ripudiato Voldemort?
S’irrigidì, ma si vide costretta a rispondere. – Ho capito
che non volevo passare tutta la mia vita al comando di qualcuno.
Il brusio divenne più forte e Silente fu costretto per
l’ennesima volta a far tacere la platea. – Aliack, vieni qui.
Il ragazzino si avvicinò al vecchio preside e lo guardò con
la solita faccia incuriosita e spavalda. Albus Silente gli diede un foglio di
carta e, mentre Aliack lo leggeva, disse: - Miriam, va con Aliack.
Uscirono dalla stanza del preside e si diressero verso i
sotterranei del castello. Entrarono nell’aula dove solitamente Piton teneva
lezione e Aliack fece un incantesimo alla stanza perchè nessuno sentisse ciò
che stavano per dire.
- Silente vuole che tu riveli chi sono i mangiamorte.
- Lucius e Narcissa Malfoy, Bellatrix Lestrange…
- Quelli già li sapevamo,
devi dirmi quelli meno noti.
Disse alcuni nomi e Aliack sembrò soddisfatto.
- Silente ti vorrebbe ad Hogwarts. – disse quella frase con
noncuranza, ma l’effetto che ebbe su Miriam fu devastante. Sentì le catene che
la legavano a Voldemort rompersi e le sbarre della cella che si era costruita
da sola incrinarsi.
- Dalla tua faccia direi che sei sorpresa.
- Accetto.
Aliack sorrise contento e annunciò: - Allora saremo compagni
di corso, magari ci troveremo anche nella stessa casa.
Miriam sorrise, ma dubitava di potersi trovare nella stessa
casa di quel ragazzo. Lui sarebbe sicuramente finito a Grifondoro, mentre lei a
Serpeverde, era
scontato che il cappello annunciasse per loro le due case che più si odiavano.
Passarono molti giorni e Miriam era ancora ad Hogwarts. Non usciva
mai, aveva troppa paura di trovarsi faccia
a faccia con un mangiamorte, così passava le giornate in
compagnia di Aliack.
Una sera Silente la chiamò nel suo ufficio e lei ci andò titubante,
quell’uomo le incuteva timore, per certi versi le ricordava Voldemort e l’idea
di tornare da lui le incuteva sempre terrore.
Silente indicò una sedia davanti alla sua scrivania e giunse
subito al nocciolo della questione.
– Aliack mi ha riferito che hai lanciato una maledizione a
Voldemort. – assentì con capo – Qual era?
- Il Pain.
- Sai che cosa succederebbe se finissi la maledizione, vero?
- Sì.
- Sai anche che cosa significa averla iniziata, suppongo.
- Sì, ma so usare l’occlumanzia, Voldemort non può entrare
nella mia mente.
Silente sorrise compiaciuto, ma non la congedò come faceva
spesso, continuò il discorso. – Devi vedere dov’è Voldemort.
Si concentrò e lo percepì nitidamente, iniziò a vedere delle
immagini e riconobbe subito James e Lily Potter. – È dai Potter.
Silente si alzò di colpo e disse ad uno dei dipinti dietro
di lui di ordinare ai
membri dell’Ordine della Fenice di andare dai Potter. Si rigirò verso la
ragazzina che continuava a tenere un contatto mentale con il suo nemico e le
chiese: - Dimmi che
cosa vedi.
- Sta combattendo con James, però è molto avvantaggiato. –
ci fu qualche istante di silenzio –
L’ha ucciso. Sta per
attaccare Lily, le sta dicendo di dargli il bambino. La sta per
attaccare con l’Avada
Kedavra.
È morta anche lei.
Silente iniziò a sudare freddo.
- Sta fissando
il bambino, lo sta per uccidere… - si alzò e strinse le mani
attorno alla bacchetta puntandola davanti a sì. Aprì gli occhi e gridò: - Pain!
L’Avada Kedavra di
Voldemort venne
deviato e sul ragazzino rimase soltanto una cicatrice a saetta. Miriam cadde a
terra, morente. In quello stesso istante era entrato nella stanza anche Aliack
che rimase
pietrificato sull’uscio. Dopo alcuni istanti che gli parvero secoli riuscì a riprendere il controllo
del proprio corpo: si avvicinò al corpo esanime della ragazzina e iniziò a
piangere lacrime silenziose. Silente gli mise una mano sulla spalla, ma in quel
momento tutto gli sembrava distante e lontano…
Fanny si avvicinò al corpo della ragazza e intonò un canto
malinconico, poi delle lacrime iniziarono a solcarle il volto e caddero sulla
pelle di Miriam.
La ragazzina mosse debolmente un dito, poi un altro,
socchiuse gli occhi e li riaprì
di scatto mettendosi seduta, incredula per quel miracolo. La maledizione doveva
ucciderla insieme a Voldemort, invece non era successo, era ancora viva, poteva
ancora sentire e vedere, poteva
sentire il calore che la circondava, il bagnato sulla sua spalla e i singhiozzi
vicini a lei. Abbassò lo sguardo e vide Aliack abbracciato a lei piangere di
gioia. Una lacrima le solcò il volto…
Era la prima volta che piangeva da quattro anni, non aveva pianto neanche alla morte
dei genitori e ora piangeva per la felicità, finalmente anche le pareti della
sua prigione interiore si erano sbriciolate.
Era il giorno della cerimonia dei nuovi arrivati ad Hogwarts, nell’aria si
sentiva un’insolita allegria e il cappello parlante diede un’unica voce ai vari
brusii.
La minaccia ormai è scongiurata
Il pericolo è passato,
ma non scordate l’unione,
la verità e l’amicizia.
I veri valori ormai sono questi
Il male non esiste, una nuova vita potrà cominciare
Un nuovo anno potrà prosperare
Non dimenticate l’unione
E la vita potrà cominciar…
Aliack e Miriam avevano
fatto lo stesso tragitto degli altri nonostante fossero già nel castello e
avevano conosciuto altri due ragazzini che dovevano essere dei prodigi della
magia, visti i vari giochini
che facevano durante la camminata. Si chiamavano Nerix e Zecks, lei aveva
capelli biondi e occhi azzurri, la corporatura era simile a quella di Miriam:
minuta e slanciata, era saggia e molto intelligente; lui, invece, era castano
con gli occhi di un nitido verde, era alto e iniziavano a intravedersi i muscoli sulle braccia
scoperte (aveva tagliato le maniche della divisa perchè gli davano fastidio)
era un po’ ribelle, ma anche acuto e prudente.
Quando
arrivarono nella sala videro tutti gli sguardi puntati su di loro e
procedettero verso il cappello parlante. Aliack sorrise ai vari professori,
ormai li conosceva tutti, ma per Piton riservò uno sguardo spavaldo misto ad odio.
Si avvicinarono al cappello quando furono detti i loro nomi.
- Aliack Black.
Il ragazzo si sedette sullo sgabello, ma si rialzò subito
perchè il cappello aveva già deciso:
- Grifondoro!
Un’ovazione si lanciò dal tavolo rosso ed oro.
- Zecks Kyre.
- Tassorosso!
Ovazione per i Tassorosso.
- Nerix Myne.
Anche
per lei il cappello decise in fretta: - Corvonero!
I ragazzi applaudirono vigorosamente.
- Sixi Serpeverde.
Il cappello pensò per qualche istante, ma la risposta già si immaginava: -
Serpeverde!
Il tavolo verde e argento esplose in ovazioni, fischi e applausi.
Erano stati separati, ma erano destinati a rimanere uniti.
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