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Autore: Agirldreamer    14/03/2014    1 recensioni
La mia storia parla di una ragazza che realizza il suo sogno ,che incontra l' amore e scrive la storia della sua vita e tutto questo incontrando la band del suo cuore : i One Direction :)
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA :
 
Ciaoooo ! :) Voglio solo dire che questa non è la prima FF che scrivo ma è la prima che pubblico in questo sito , spero che vi piaccia :)
Se la leggete fatemi il favore di dirmi cosa ne pensate e magari di spargere la voce , grazie ;-)
 
 
Cap. 1 LONDRA STO ARRIVANDO
 
Respirai lentamente , tentando invano di calmarmi .
Poi però iniziai a sorridere e realizzai di non riuscire a evitare di sentirmi felicissima.
Così riaprì gli occhi e mi sporsi verso il finestrino , invadendo lo spazio vitale del mio vicino di sedile.
-Ricominciamo ?-mi chiese questo ancora più esasperato di prima
-Io le ho detto che volevo il posto vicino al finestrino , ma lei si è seduto lo stesso !-lo rimproverai io arrabbiata –Quindi’ è colpa sua !-conclusi soddisfatta
-Ahhhh , non c’è la faccio più !- sbottò poi fuori di sé e richiamando l’ attenzione di tutti i passeggeri sull’ aereo
Un hostess accorse subito verso di noi .
-Signore , posso esserle d’ aiuto ?-gli chiese mentre mostrava un dolce sorriso imbarazzato
Io le lanciai uno sguardo di comprensione , mentre l’ uomo accanto a me si stava asciugando la zucca pelata sudata , con un fazzoletto estratto dalla tasca :
-E’…è…questa ragazza ! Prima ha fatto storie per il posto , poi ascoltava la musica a volume altissime con le cuffie , poi si  è messa a scherzare con la sua collega  mentre dormivo e ora mi sta assalendo per guardare fuori dal finestrino! Non c’è la faccio più! –
Così dicendo si alzò , ma sbatte la testa contro lo scomparto per i bagagli a mano , sopra i sedili.
Io e la hostess ridemmo un po’ e lui subito la guardò male .
-Oh beh , certo…ora la scorto ad un posto libero…-si riprese lei
Così l’ uomo si alzò sbuffando e si fece portare ad un altro posto.
Mentre se ne andavano ringraziai sotto voce la hostess che di tutta risposta mi fece un occhiolino.
Tutta contenta e felice , scavalcai e mi sedetti vicino al finestrino .
Mi misi a osservare fuori .
Le nuvole , il cielo ed ecco apparirmi le pianure e le valli .
Poi riconobbi un’ immensa città e mentre il mio cuore cominciava a palpitare a più non posso, realizzai di essere veramente lì , esattamente sopra al mio sogno : LONDRA.
Finalmente ero su quell’ aereo , finalmente stavo per realizzare il mio sogno.
Il piano era questo : sarei andata a stare in un mini appartamento in centro ,in una zona molto trafficata e carina , ma non era questa la cosa più importante.
Il mio sogno di diventare scrittrice si stava finalmente avviando !
Infatti pochi mesi prima avevo fatto una specie di colloquio e domanda di lavoro, via internet, per la rivista internazionale Girl Up ,rivista che ha sede proprio a Londra.
All’ inizio non gli avevo dato molta importanza , perché non credevo veramente di farcela e così non volevo montarmi la testa di illusioni inutili , ma proprio quando avevo messo da parte quell’ occasione , mi era arrivata un ‘ email molto importante.
La rivista aveva accettato la mia domanda , sostenendo che ero esattamente il tipo di giornalista che stavano cercando per modernizzare rinfrescare alcuni pezzi di questa .
Sapevo benissimo che il passaggio da giornalista a scrittrice era di distanza di un passo e non avevo la minima intenzione di perdere un’ occasione simile.
Dire che quel giorno fu uno dei migliori della mia vita , sarebbe un eufemismo .
Festeggiai alla grande con la mia migliore amica Melissa e con le mie due amiche Gloria e Ylenia.
Ancora non ci potevo credere , era tutto talmente bello e impossibile da sembrare surreale.
Soprattutto considerando il fatto che ero riuscita a convincere mio padre  a lasciar trasferire sua figlia diciannovenne in Inghilterra , da sola .
Lui mi ha sempre incoraggiato a cogliere al volo le opportunità , ma tutte le figlie sanno quanto sia dura per i padri vedere crescere le proprie figlie e lasciarle prendere il volo.
-Sara…- mi disse quando ne parlammo , davanti ad un gelato comprato in centro -…io non ti posso impedire di realizzare i tuoi progetti , ma voglio che tu sappia a cosa vai incontro…vivere da soli , in un altro paese , non è facile come sembra…-
Mi sarei ricordata quelle parole per tutta la vita , soprattutto perché era il suo modo originale per dirmi di “si”.
Esultai , tanto e tanto ancora.
A guardarmi indietro , ora , mi piangeva il cuore ma sentivo dentro di essere pronta per un passo così importante.
Ero pronta a scrivere la storia della mia vita , a iniziare la mia strada ed ero entusiasta all’ idea che tutto sarebbe iniziato in una città come Londra.
Così , mentre mi abbandonavo ai miei pensieri , guardai gli edifici diventare sempre più grandi , fino a riconoscere la pista d’ atterraggio.
“Londra, sto arrivando !” pensai
 
Poco dopo ero già dentro l’aeroporto di Stansted , intenta a cercare i miei bagagli.
Finalmente gli trovai .
La mia valigia rossa grande , quella un po’ più piccola grigia e infine il mio zaino.
Ci ero messa un sacco per scegliere con cura cosa portare , ma ero cosciente del fatto che , una volta ricevuta la busta paga e dopo aver pagato l’ affitto e le bollette , sarei riuscita a pagarmi le spese quotidiane.
Lo ammetto : per un attimo mi chiesi se stessi sognando .
Mi sentivo davvero indipendente mentre , trainando le mie valigie , scendevo e salivo per le scale mobili .
Mi guardavo attorno curiosa, cercando di cogliere ogni singolo particolare che potesse diventare un caro ricordo un giorno.
Era bellissimo vedere persone di molte nazionalità partire e ritornare , ognuna con i suoi bagagli e la sua storia.
Viaggiare per me , come d’ altronde lo era per mio padre , era sempre stata un’ esperienza piacevole .
 
Era forse qualcosa che amavo almeno quanto lo  scrivere.
Era conoscere persone nuove , visitare posti nuovi e costruirsi dei ricordi da portare per sempre nel cuore.
Amavo farlo .
Vedere le scritte in lingua inglese , sentire parlare gli agenti del controllo degli aeroporti in madre lingua e persino sentire le comunicazioni interne dell’ autoparlante nei lunghi corridoi dell’ edificio , mi faceva sentire realizzata.
Non era la prima volta che mi trovavo in Inghilterra , ma certo , mi era mancata .
Ora la sentivo , sentivo quell’ adrenalina di quando sai che tutto quello che hai sempre sognato c’è l’ hai intorno a te , mi trovavo finalmente nel paese che sarebbe diventato la mia nuova casa.
Salì l’ ultima scala mobile e mi ritrovai in un immenso atrio in cui fior di turisti si concedevano qualche sfizio al bar e le persone come me , appena arrivate , telefonavano ai parenti per farsi venire a prendere.
Ma io non l’ avrei fatto.
Io avrei dovuto prendere un taxy.
Così uscì dall’ edificio e mi ritrovai nel suo grande parcheggio ,dove arrivavano molte corriere e taxy da tutte le parti.
Mi fermai , per concedermi un attimo di tregua e capire la situazione .
Mi sedetti sulla mia valigia più grande e guardai l’orizzonte avanti a me , il sole stava calando lentamente mentre la mia avventura stava appena iniziando.
Respirai a fondo l’ aria frizzante e rabbrividì quando un vento leggero mi accarezzò la pelle .
Poi estrassi il mio cellulare , mi misi in posa e TAC : scattai il mio primo ricordo.
“Questa la mando alle ragazze !” pensai mentre inviavo la foto alle mie amiche , entusiasta come una bambina che mostra il suo nuovo gioco alle amichette.
Mi alzai e decisi a cercare un taxy .
Ne vidi uno parcheggiato infondo , solitario.
Incerta , ma distrutta mi avvicinai.
Mi misi accanto alla portiera posteriore e la aprì .
Misi la testa dentro il veicolo e chiesi gentilmente :
-Scusi è in servizio ?-
Non appena però , posai i miei occhi sullo specchietto davanti ed incontrai gli occhi riflessi dell’ autista , ebbi un tuffo al cuore .
Mi erano famigliari , tanto.
Non molto il colore , quanto il taglio dell’ occhio e persino le guance.
-Si, certo…-ruppe lui il silenzio uscendo dall’ auto
Non appena arrivò dietro pensai che la mia sensazione iniziale stesse peggiorando .
I suoi occhi ora , mi fissavano , mentre una di fronte all’ altro attendavamo che uno dei due dicesse qualcosa.
Poi lui prese per il manico la mia valigia e chiedendomi cortesemente il permesso , la mise nel bagagliaio dell’ autovettura.
Lo stesso fece degli altri bagagli.
In conflitto con i suoi occhi famigliari , il suo abbigliamento mi sembrava piuttosto particolare.
Indossava una tuta nera , con un paio di sneackers bianche a righe nere , una giacca anche quella nera e infine cuffia e berretto , ovviamente neri.
Mi sembrava un abbigliamento piuttosto sospetto , ma lasciai correre così mi decisi a salire dietro.
Lui mise in moto e io gli diedi il mio indirizzo , anche se un po’ diffidente :
-Per favore , mi può portare a  12522 Roses Street …-
-Certo…-
Forse sorrise , ma mi rispose con una tale gentilezza che i miei dubbi si tranquillizzarono.
Durante il tragitto regnava il silenzio .
Io guardavo incantata fuori dal finestrino , facendo ogni tanto qualche foto da mandare alle mie amiche , mentre lui si limitava a guidare .
Ad un tratto :
-Per quanto tempo ti fermerai qui ?- mi chiese indifferente
-In realtà…-dissi con una certa fierezza – Mi ci sono trasferita…-
-Oh wow…abbiamo una nuova concittadina…-mi fece ridere e rise a sua volta –E quindi’ non è la prima volta che vieni in Inghilterra ?-
-In realtà no , ma ora che mi ci trasferirò , mi sembra davvero tutta un’ altro luogo !-risposi continuando a guardare fuori
Mi ero dimenticata quanto gentili , cordiali e simpatici erano i tassisti in Inghilterra.
-Ah comunque…mi chiamo Sara..- presi la palla al balzo
-Io …ehm…-nonostante dovesse dire il suo nome , mi sembrava piuttosto incerto – Io sono…James !-
Mi sembrava piuttosto strana come reazione , ma la presi come una semplice distrazione per la guida e così sorvolai.
Quello che non mi tornava piuttosto , era il suo tono di voce , anche quello famigliare.
Persino il suo accento mi era particolare , ma pensando di non essermi ancora del tutto ambientata  t al clima della madrelingua , tralasciai anche quello.
Entrammo finalmente a Londra e io non ci potevo credere , guardavo tutto come se davvero lo stessi vedendo per la prima volta.
Il Big Bang , il Buckingam Palace , la London Eye .
Che città stupenda!
Di nuovo mi misi a fare foto , ma ad un tratto urlai.
L’ autista per poco non tirò sotto un’ anziana signora che stava attraversando , la quale agitò nervosamente il bastone verso di lui.
-Che c’è ?-chiese il ragazzo preoccupato
-Ti spiace se scendo a fare una foto ?- gli domandai a mia volta incurante del fatto che per colpa mia aveva preso un colpo
Lui annuì e mi vide scendere dall’ auto e attraversare la strada.
Raggiunsi in fretta la casa che mi trovai davanti.
Con una mano sfiorai il cancello nero .
Non avevo dubbi , quella casa grande , per metta decorata con mattoni rossi e per metà con semplice tinteggiatura bianca e un vasto giardino nel davanti non poteva altro che essere QUELLA casa : la casa dei One Direction , la mia band preferita.
Sorrisi e decisi di farmi una foto .
Poi riattraversai la strada e risalì in auto.
-Perché…-mi chiese il ragazzo con un tono sospettoso – Perché ti sei fatta una foto davanti a quella casa ?-
-Come , non lo sai ?-gli domandai esterrefatta
-Ehm…no…-
Gli spiegai , a mia sorpresa , che in quella casa ci abitava la famosa boyband dei One Direction , di cui ero  fan.
Lui riprese la marcia e stavolta ne ero certa : stava sorridendo e di gusto !
-E qual’ è il tuo preferito ?! Lian ? Zouis ? –mi domandò con un tono divertito
Io mi misi a ridere fragorosamente , chissà cosa gli avrebbero detto le mie amiche , anche loro Directioners.
-Intanto si chiamano Liam , Niall , Zayn , Louis ed Harry e in secondo luogo il mio preferito e Harry…-ammisi mordendomi il labbro
-Oh…-lui quasi sconfitto – E come mai ?-
-Non so , amo la sua voce , il suo sorriso e mi incuriosisce come persona, cioè mi piace il suo carattere , la sua dolcezza …-mi accorsi di parlare un po’ troppo , così cambiai argomento , chiedendogli cose a proposito della metropolitana e così via.
Dopo pochi minuti arrivammo , in Rose Street.
Lui parcheggiò e io scesi.
Guardai la mia palazzina.
Era carina , tinteggiata di bianco e , almeno fuori , ben tenuta.
Mi accorsi che una piccola rampa di scale , di marmo grigio ,conduceva alla porta d’ ingresso bordeux.
Mi guardai attorno , mentre osservavo il quartiere.
Era esattamente ciò che mi aspettavo , pieno di vita e affollato.
C’erano bar , ristoranti , negozi ed ero a pochi passi dal Tower Bridge .
Sorrisi .
Si , ero a casa.
James tirò fuori tutte le valigie dal bagagliaio e le mise a terra.
-Ti accompagno fin su –decise
-No , grazie , faccio da sola…-risposi sorridendo
Era vero che ormai era diventato una specie di “amico” , ma mio padre mi aveva raccomandato di essere  prudente e dopo aver fatto alcune ricerche su come operassero i malviventi nelle grandi città , io stessa mi ero convinta di dover prestare molta attenzione.
-Dai , pesano e tu devi portarle fino a su…-
Ma per quale assurda idea , mi era saltato in testa di dirgli che sarei andata a stare all’ ultimo piano ?
-Tranquillo…- provai a dissuaderlo
Niente .
Prese le mie valigie , chiuse il taxy e si avviò alla rampa di scale.
Sbuffai e gli andai dietro.
Lui mi fece passare e io aprì la porta d’ entrata .
L’ ingresso dell’ abitazione era davvero carino , anche se leggermente trascurato.
C’erano alcune piante , un po’ poco curate , i muri erano bianchi come fuori e la pavimentazione era di piastrelle grigie.
Sul muro alla mia sinistra c’erano le cassette della posta , i contattori e degli appositi spazi per sistemare le bici.
Di fronte a noi , le scale , anche quelle grigie.
Mi voltai , accesi la luce e :
-Beh grazie…-mi misi a sgarfare nello zaino per pagargli il tragitto – Ma posso farcela…-
Dal portafoglio tirai fuori venti sterline e gliele porsi .
Lui però fece scuotere la testa e riprese le maniglie delle valigie :
-No…-rispose –Ti accompagno…-
Cosa potevo fare ? Insistere ancora e fargli capire che avevo paura di lui.
Non potevo .
Ricordai infatti cosa aveva detto un poliziotto , in un sito sulle aggressioni , a proposito del mostrarsi sicuri di se e soprattutto per niente impauriti.
Presi un respiro profondo .
Annuì e salimmo.
Arrivammo alla porta d’ ingresso , di nuovo usai le chiavi per aprire .
Quando entrai rimasi estasiata .
L’ appartamento non era certo Buckingam Palace , ma sapere che era mio era fantastico.
L’ ingresso , il soggiorno e la cucina sembravano essere un’ unica stanza.
Infondo alla mia sinistra infatti , vi si trovava il pianale della cucina , con il frigo , un forno e alcuni arnesi per cucinare .
C’era un tavolo da pranzo , ne molto grande , ne molto piccolo , di legno e dietro ad esso una finestra.
Andai subito ad aprirla facendo entrare un po’ d’ aria e le luci della città.
A destra del tavolo , attaccato al muro , c’era un divano di color azzurro , mentre dalla parte opposta c’era una Tv , anche quella attaccata all’ altro muro.
Dietro al divano c’era un’ altra finestra , ma più grande.
Subito aprì anche quella.
Notai due porte alla fine della stanza , probabilmente la camera e il bagno.
-Ah…- respirai a fondo per poter assaporare il momento
Poi mi voltai e mi ricordai che c’era ancora James.
Era ancora sulla porta , a qualche metro da me.
Gli porsi nuovamente le venti sterline , facendo un sorriso cordiale :
-Grazie…-dissi
-E’ arrivato il momento che tu sappia perché sono qui…- affermò lui avvicinandosi e sorridendo
Io indietreggiai spaventata .
Ecco, avevo portato un serial killer in casa.
-La verità è che ho capito subito chi eri …-
Era pure uno stalker ?!
Indietreggiai ancora , fino a ritrovarmi spalle al muro ovvero alla finestra.
Presi il mio cellulare e lo tenni in mano , dietro di me.
-Non mi servono le venti sterline…-
Ero terrorizzata e facevo fatica a comporre il numero della polizia , con i cellulare dietro la schiena.
Le mani mi tremavano e proprio mentre cercavo di cliccare le cifre , mi cadde a terra.
Lui vide il cellulare.
Ora sapeva che avevo cercato aiuto.
Mi guardò perplesso e si avvicinò ancora.
Io spostai la mia mano sul pianale della cucina , cercando qualcosa da poter tirargli contro per difendermi.
Era ormai a un metro di distanza da me .
Alzò il suo braccio e io afferrai il manico di una padella.
Non appena pochi centimetri ci dividevano feci l’ impensabile : lo colpì sulla fronte.
Cadde a terra , all’ indietro , facendo un tonfo pesante.
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Non sapevo assolutamente cosa fare , se non camminare avanti e indietro accanto al corpo del tassista, mettendomi le mani nei capelli e piagnucolando come una bambina.
-Non ci credo-mugugnai – Primo giorno in Inghilterra e ho ucciso un uomo…nemmeno ho iniziato a lavorare che mi metteranno dentro….ahhhhhh!-
Ero disperata.
Mi accasciai a terra ,coprendomi il viso con le mani.
Poi , quando finalmente mi tolsi le dita da davanti agli occhi , notai un luccichio vicino alla sua testa.
Senza pensarci gattonai fino al luccichio.
Mi piegai e , con le dita , afferrai una piccola scaglia trasparente che sembrava proprio una…no, non poteva essere una….lente a contatto ?
La osservai attentamente : al centro c’era un cerchio marrone colorato e al centro di questo vi si trovava un altro trasparente .
Era una lente a contatto colorata.
La curiosità prevalse e così , voltai il corpo di James.
Aveva ancora la sciarpa e il cappello .
Pensai che tutto ciò fosse un camuffamento per non farsi riconoscere.
Lentamente , con le dita , aprì l’ occhio destro.
Era marrone.
Poi quello sinistro e il mio cuore smise di battere.
Ora tutto aveva un senso : gli occhi famigliari , lo strano accento , il camuffamento.
Prima di avere un altro attacco al cuore gli tolsi il cappello .
Da esso sbucarono dei disordinati capelli biondi , appiattiti dalla cuffia.
Con il cuore che mi batteva a mille gli tirai via anche la sciarpa.
Subito mi misi una mano sulla bocca e mi alzai di scatto .
No, non poteva essere vero , no !
Sbarrai gli occhi ed esclamai stupefatta :
-HO APPENA COLPITO NIALL HORAN CON UNA PADELLA !!-

TO BE CONTINUED :p
  
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