REMORSE AND REGRET
1929.
Il
crollo dei mercati.
Con loro era crollato anche il suo mondo.
Nathan
Hockley aveva speso la propria esistenza per fondare un regno
sull'acciaio; in
pochi anni, Caledon Hockley aveva visto questo regno affondare. Proprio
come
l'acciaio del Titanic.
Il
sopravvissuto alla tragedia era seduto su una poltrona, morbida, in
velluto
rosso, barocca come l'ufficio in cui si era chiuso dentro. Un pallido
fuoco agonizzava
nel caminetto, il tocco di legno vicino al diventare semplici braci
fumose: non
era un inverno freddo, ma nemmeno un incendio avrebbe potuto scaldare
l'animo
raggelato di Caledon, eccezion fatta forse per le fiamme dell'inferno.
Guardava di
sbieco quelle tristi fiammelle, accarezzando con una mano la rivoltella
adagiata sulla scrivania. Fissava il rosso di quel bagliore e pensava
ai capelli
di Rose, della sua
Rose.
Non era mai
stato capace di amare, non quanto quel... Dawson. Quel miserabile di
terza
classe. Nella sua estrema povertà era riuscito dove tutte le
sue
ricchezze
avevano fallito; si augurò che fosse finito dal fondo degli
abissi direttamente
nel Tartaro.
Caledon aveva
tentato, in tutti i modi da lui conosciuti, di conquistare l'amore
della sua
fidanzata: l'aveva coperta d'oro, gioielli, dell'arte che
così poco riusciva a
capire. Eppure l'aveva persa, in tutti i modi in cui era possibile
perdere una
persona.
Distolse per
un secondo la mente da quel ricordo, sollevando lentamente la pistola,
soppesandola, osservandola con malinconia. Con un'arma simile, quella
notte, era quasi diventato un
assassino. Il suo
orgoglio era stato
ferito troppo in profondità, era stata toccata una sua
proprietà, era stata rubata la sua fidanzata.
Da un maledetto topo di fogna.
Un sorriso
amaro gli affiorò sul viso: quelle parole gli erano costate
uno sputo
nell'occhio, quella
notte.
Aveva perso
l'anima. Si sentiva vuoto, nero, abbandonato da Dio. Con la sua
arroganza aveva
ucciso la sua fidanzata,
spingendola
a rimanere sulla nave. Aveva usato
una bambina, abbandonandola nel momento di maggiore pericolo. Aveva
allontanato
con i remi delle persone disperate, per evitare che salissero sulla sua scialuppa.
Aveva salvato la
sua vita, privando altri della
propria.
Dopo la
tragedia, si era stabilito definitivamente in America. Era
convolato a nozze con
una dama di alto rango, un'ereditiera: una sciocca donna con la mente
ottenebrata da merletti e pettegolezzi. Non gli aveva mai causato
fastidi, a
differenza di Rose. Ma, dentro di sé, Caledon rimpiangeva di
non aver mai
imparato veramente ad amare: forse sarebbe riuscito a salvare la sua Rose.
Aveva
pensato che sarebbero bastati i soldi e il potere per dimenticarla, che
la sua
vita sarebbe tornata normale, se non meglio senza una moglie ribelle.
Il
tracollo in borsa gli aveva strappato anche quel vano simulacro di
salvezza.
Avvicinò la
pistola al volto. Profumava di acciaio.
I suoi figli
si sarebbero spartiti la carogna, una volta finito in mezzo ai vermi,
la sua
anima all'inferno. Avrebbero pensato tutti che non avesse retto la
nuova
situazione economica. Nessuno avrebbe mai sospettato che erano rimorso e
rimpianto,
gli assassini.
Finalmente conosceva anche il sapore, dell'acciaio
*****************************************************************************************************
Una storia su Cal, in un momento particolare della sua vita. Penso abbiate capito quale senza che lo debba sottolineare. Premessa, io adoro questo personaggio, ma lo considero un grandissimo bastardo e spero di essere rimasta oggettiva e IC: ho sottolineato più volte la parola sua e il disprezzo per Jack per sottolineare come il suo carattere sia pregno di egoismo e egocentrismo, anche nei momenti "espiatori" che guidano il suo atto finale. La mia idea è che Caledon amasse veramente Rose, ma nel suo personale modo, quello di un rampollo di prima classe abituato a non essere mai contraddetto. Ho tentato di lasciar trasparire questo sentimento, immaginando più o meno come avrebbe potuto esprimerlo interiormente, in un misto di affetto e possessione morbosa
The last breath : un soffio, un respiro, una preghiera. Una speranza. Vivi... (Jack POV)
Everywhere : il gelo nell'aria, nell'acqua, nel cuore... (Rose POV)
- Full - : la partita a poker. Il momento della vittoria. La gioia di vivere. (Jack POV)
Aggiungo il link a una storia non mia, scritta 2 anni fa (e che avevo pure commentato, ma andarselo a ricordare), che ricorda molto la mia storia in quanto a tematiche e background. Per questo ritengo sia giusto che, chi ha apprezzato questa storia, possa leggere anche il suo involontario racconto predecessore
L'illusione di Aurore