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Autore: TanatosWyrda    15/03/2014    0 recensioni
"Non aveva capelli, dalla sua fronte si diramavano delle linee nere che intrecciandosi come rovi sul capo,si ricongiungevano alla base del collo, il resto del volto invece era straziato la profonde cicatrici : sembrava un eroe sbagliato, di un altro tempo e di un altro spazio.
Gli occhi erano azzurri, con una sfumatura verdastra, malsana, come delle volte, il letto de fiumi.
Il giovane le sorrideva , gli occhi freddi rischiarati dal sentimento che traboccava dalle sue pupille. "
Raccolta di flashfiction.
Racconti di addii.
Stessi personaggi. Diversi luoghi. Diversi tempi.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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   I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
\ Jacques Prévert \
 
 
Se la ricordava ancora quella giornata.
Il bosco, i pini, le foglie che scricchiolavano sotto i loro passi .
I sole filtrava fra gli aghi e le fronde degli aceri rossi ondeggiavano, danzanti, mosse dal vento autunnale.
La sua risata rimbalzava da un trono all’altro, tornando sempre a ravvivare il sorriso di lei.
Wyrda, nei suoi ultimi giorni, disse  di non essere più stata così felice.
Ogni volta che si voltava a cercare lo sguardo dell’altro lo ritrovava , a perdersi nel suo.
Wyrda aveva sempre pensato che in quegl’occhi  così verdi , con quello sguardo glauco, in cui il verde dell’erba si mescolava con l’azzurro del cielo, ardesse , nel cuore delle pupille , un fuoco.
Lui l’aveva presa per mano e – le sue mani , così piccole , scomparivano dentro le mali di lui – dopo averle sorriso, l’aveva condotta sulla cima della rupe.
Era disseminata da rocce di colori diversi, tutti cupi che parevano rotte.
Veniva chiamata la rupe delle uova infrante.
Infatti – così le avevano raccontato da piccola- un tempo si diceva che la rupe fosse stato  il luogo prediletto perle covate dei draghi. Poi , un giorno che si perde nella notte dei tempi, i draghi scapparono e , nella fuga disperata, le uova che le dragonesse non riuscirono  portare in salvo , andarono rotte , alcune calpestate , altre scivolando via dagli artigli delle madri in volo .
Wyrda aveva sempre pensato che quel posto avesse qualcosa di magico e allo stesso tempo di triste.
 
I due procedettero fino al punto in cui i fiori non fiorivano più e , insieme, guardarono il sole che declinava.
Wyrda si voltò  verso il suo compagno di mille avventure –illuminati dagli ultimi raggi rossastri del giorno che muore , i suoi occhi parevano veramente infuocati.
Wyrda sentì la mano dell’altro stringersi più forte attorno alla sua , come se avesse paura di vederla scivolarle via.
L’altro , girarosi , socchiuse la bocca, come se volesse dire qualcosa che , incastrato in gola , non voleva uscire.
Poi i suoi occhi si fecero lucidi.
E a Wyrda parve vedere le labbra tremare.
Poi lui si avvicinò, lentamente, posando le sue labbra sulla sua fronte , mentre le prendeva il viso , tremante, fra le mani. E sorrise.
Il sole era ormai scomparso dietro le cime degli aceri quando i due ridiscesero il pendio della rupe, abbracciati.
 
La mattina seguente Wyrda trovò il letto vuoto.
 
Alcuni giuravano che , fra le altre, fosse spuntata una nuova pietra.
Si diceva che un cavaliere avesse deciso di ricongiungersi al suo drago. 
   
 
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