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Autore: amu hinamori    15/03/2014    3 recensioni
http://www.youtube.com/watch?v=Ot8YliH-Lfc&feature=youtu.be
Dal capitolo 1:
-Certo che se non fosse stato per te, non saprei come sarebbe andata a finire questa volta- constatò lui con voce incolore mentre si puliva il vestito dalla terra e l’erba. Amu stracciò i contratti e li fece volare via attraverso il vento che aveva iniziato a soffiare.
-Tieni- disse poi, consegnando al ragazzo un fazzoletto di seta bianca.
-Per cosa?- chiese lui non capendo il gesto.
-Sei ancora carico di adrenalina che non vedi le ferite che ti ritrovi- affermò lei. Lui prese il fazzoletto dalla delicata mano della ragazza e se lo portò sopra una ferita.
-Beh allora ci si vede- disse lei iniziando a camminare verso la strada che portava al palazzo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Atto IV: Non c’è bisogno che mi ringrazi

Amu si svegliò tardi quella mattina, con quello che le era successo la sera prima non si poteva dire che non era stanca. Tutte quelle emozioni le avevano rovinato il sonno. Scese giù in cucina e vide che tutti stavano facendo colazione e parlavano.
-Buongiorno Amu- la salutò Utau.
-Ciao- rispose lei in uno stato catatonico sedendosi sulla sedia e mettendo i gomiti sul tavolo.
-Amu vuoi che ti preparo qualcosa? Ehy, Amu?- disse Utau chiamandola anche la ragazza non rispondeva.
-Ehy c’è qualcosa che non va?- chiese Sulfus. La ragazza si voltò verso di lui guardandolo con lo sguardo perso nel vuoto.
-Gatto…Nero…ieri…sera- disse lei a intermittenza.
-EHH???- urlarono tutti per quello che aveva detto Amu. La principessa raccontò per filo e per segno quello che le era successo ai ragazzi. Ikuto intanto stava scendendo dalle scale, entrò in cucina e vide quello che stava succedendo.
-Ehy, signorina, ti sembra l’ora di svegliarsi?- esclamò lui rivolgendosi ad Amu, lei si voltò a scatti e poi disse: -Dove sei andato ieri sera? Ti ho visto uscire.
-Sono andato a fare una passeggiata per smaltire la cena, era lievemente pesante- rispose lui.
-Ah, ora hai smaltito la cena?- chiese di nuovo Amu.
-Sì, perché?- domandò Ikuto chiedendosi cosa sarebbe successo dopo. Amu si alzò di scatto e poi rispose:     -Bene, oggi mi accompagni in città- disse lei, -va bene? Certo che va bene, vado a prepararmi, e sbrigati a prepararti anche tu- concluse lei correndo in camera sua.

-Ma cosa le è preso?- chiese Ikuto guardando gli altri. Utau si voltò e lo guardò in cagnesco.
-Cosa ti sembra che le sia preso, Ikuto?- chiese lei, -Perché ti sei travestito da Gatto Nero e sei andato da lei? Già è abbastanza difficile nasconderlo ma tu che vai da lei vestito in quel modo proprio non me lo aspettavo. Ora ci manca solo che viene a scoprire che sei proprio tu il Gatto Nero e poi scoppia il finimondo. Per quale maledettissimo motivo le hai detto quelle parole? Tu proprio non hai la minima idea della confusione che c’è nella testa di quella ragazza- disse lei riprendendo fiato.
-Non le ho detto niente di male, era solo per tirarle su il morale- rispose Ikuto cercando delle scuse.
-Tirarle su il morale? Tirarle su il morale?? Tirarle su il morale??? TIRARLE SU IL MORALE???? Tu in questo modo hai combinato il casino più grande nella storia dei casini! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Se riuscito a mettere nella confusione più totale una ragazza! Quando lei scoprirà chi è veramente il Gatto Nero cosa penserà?- chiese Utau a Ikuto.
-Di certo non sarà la persona più felice del mondo- affermò Sulfus canzonandolo.
-Non ti ci mettere anche tu, basta già mia sorella- esclamò Ikuto.
-Ikuto andiamo- urlò Amu scendendo le scale di corsa fermandosi davanti alla porta. Ikuto mise il naso fuori dalla cucina e vide la principessa che lo aspettava impaziente, poi si voltò verso gli altri e vide la sorella che con il dito indice gli indicava di andare da lei. Lui, quatto quatto, raggiunse Amu davanti alla porta.
-Prima di andare, mettiti su questo, così evitiamo problemi per la tua identità- disse lui dandole un mantello lungo. Lei se lo mise tentennante e poi seguì il ragazzo fuori dalla villa, si addentrarono nella foresta che era illuminata dal sole estivo.

Chissà cosa ne pensa Ikuto del Gatto Nero? Quasi quasi glielo chiedo…

-Senti Ikuto…- iniziò Amu.
-Che c’è?- chiese lui con il modo di fare da scaricatore di porto.

Mamma mia, che modi!!! Mantieni la calma!

-Senti, tu cosa ne pensi del Gatto Nero?- chiese poi la ragazza mettendosi davanti a lui camminando all’indietro.
-Cosa intendi dire?- chiese lui fissandola.
-Voglio sapere cosa ne pensi…- disse lei voltandosi e tornando a camminare come le persone normali.
-Secondo me è uno che si da tante arie perché riesce sempre a passarla liscia con le guardie reali. È solo un ragazzo che passa il suo tempo a farsi elogiare da chi lo vede come il salvatore della povera gente- rispose Ikuto voltandosi verso destra con il capo.

Credo che lui non sopporti il Gatto Nero, anche se compie delle buone azioni nei confronti dei più deboli, a Ikuto non piace per niente.

-Da quello che dici sembra che tu non lo vedi come appare, allora smetterò di parlare di lui in tua presenza- affermò Amu voltandosi a guardarlo. Lui si fermò e la guardò bene, benché fosse di media statura, fragile dal punto di vista corporeo e avesse dei capelli tremendamente lunghi e di un colore strano, quella ragazza era riuscita ad imparare il dominio dell’acqua in pochissimo tempo.
-Senti, parlando di cose più importanti: davvero tu non eri a conoscenza dell’ Ice?- chiese lui cambiando discorso.
-No, mi sono sempre tirata fuori da ogni questione che riguardava i miei genitori- rispose Amu.
-Capisco- disse Ikuto sorpassandola e oltrepassando il fiume che scorreva li vicino con un salto, -dai vieni che siamo vicini al paese.-
Amu arrivò al bordo del fiume stava per saltare quando vide brillare qualcosa nell’acqua si fermò.
-Amu ti vuoi muovere- la chiamò Ikuto voltandosi, vide la ragazza che fissava l’acqua. Lui ritornò vicino a lei e le chiese: -Cosa stai guardando?
-C’è qualcosa che brilla nell’acqua- rispose lei.
-Sarà il sole che rispecchia la luce nell’acqua- affermò Ikuto.
-Il sole è per caso blu?- chiese Amu retorica inchinandosi davanti all’acqua mettendo la mano dentro al fiume.
-Come “blu”?- esclamò Ikuto abbassandosi per guardare meglio. La mano di Amu uscì dall’acqua e ora la ragazza teneva in mano un ciondolo a forma di mezza luna con incastonato un cristallo blu.
-Un semplice ciondolo a forma di mezza luna- affermò Amu delusa della scoperta. Si alzarono e continuarono a camminare arrivarono in una radura molto grande, la ragazza si fermò e si distese sull’erba e iniziò a contemplare il cielo azzurro, si sentiva rilassata e calma.
-Scusa Amu, ma se vuoi arrivare in paese dovresti continuare a camminare- esordì Ikuto fermandosi accanto alla ragazza distesa.
-Preferisco rimanere qui- affermò la ragazza incrociando le mani dietro la testa, -il Gatto Nero ha detto che il paese è caduto in miseria, andare lì mi metterebbe angoscia, non ti dispiace se rimaniamo qui?- gli domandò poi voltando lo sguardo verso di lui.
-Se va bene a te- rispose il ragazzo stendendosi anche lui sull’erba accanto alla ragazza, -sai, se qualcuno ti guardasse dal alto ti scambierebbe per un fiore da come sono messi i tuoi capelli- constatò poi Ikuto ridendo.
-Un fiore…-sospirò la ragazza tirando fuori il ciondolo a forma di luna. Lo contemplava per quanto fosse semplice e bello allo stesso tempo.
-Sai quel ciondolo mi ricorda la leggenda della luna blu e della luna rossa- affermò Ikuto fissando il ciondolo fra le mani della ragazza.
-Leggenda della luna blu e della luna rossa…non la conosco- disse Amu, -me la racconti?- gli chiese poi.
-Devo proprio? Cosa ho in cambio?- domandò lui svogliato.
-Tutta la mia gratitudine- lui la guardò un pochino male per la risposta scarna che gli aveva dato, lei lo guardò: il viso del ragazzo diceva “solo?”, -e magari anche una torta al cioccolato- affermò lei cercando di persuaderlo a raccontargli la leggenda.
-Va bene- disse Ikuto.
-Evviva- esclamò Amu felice.


“C’erano una volta, due dee di uguale bellezza, erano uguali come due gocce d’acqua, l’unica cosa che le faceva sembrare diverse erano gli occhi: una aveva gli occhi color dell’oceano e l’altra del sangue. Per quanto fossero belle nessuna delle due aveva uno stuolo di pretendenti al proprio seguito. Erano intelligenti e brave in ogni tipo di arte. Un giorno, la dea dagli occhi blu scese sulla terra per visitarla, tutto era stato reso possibile dalla madre delle due dee, la dea della luna, che le fece per dono una collana a forma di mezza luna blu. La dea conobbe un ragazzo della terra e se ne innamorò perdutamente e per il ragazzo fu lo stesso. Dalle nuvole, la dea dagli occhi rossi guardava la sorella con invidia e cattiveria, non sopportava l’idea che la sorella fosse riuscita a farsi amare da qualcuno prima di lei. Nacque la rivalità fra le due dee, forse una rivalità voluta dalla dea dagli occhi rossi nei confronti della gemella. Le sfide si protrassero per tanto tempo, ma la dea dagli occhi color dell’oceano riusciva a vincere sulla gemella ogni volta. Con perfidia la dea invidiosa lanciò una maledizione sulla sorella: “Se qualcun’altra guarderà, nei suoi occhi ti riconoscerà e proferirà il tuo nome, tu in un sonno eterno cadrai. Nessuno ti salverà finché il tuo amor non ti bacerà, che questo sia l’unico dei tuoi sogni che non si avveri e che la speranza ti abbandoni”.
Con la rabbia nel cuore, la dea dagli occhi scarlatti andò dalla madre chiedendo di poter scendere sulla terra, la madre acconsentì e le fece come dono una collana a forma di mezza luna rossa. La dea con l’odio che si portava dietro riuscì a trovare l’uomo tanto amato dalla sorella, quando egli la vide, la guardò profondamente e pronunciò il nome della sorella dagli occhi blu. In quello stesso istante la dea con gli occhi color del oceano cadde vittima del maleficio della sorella, ne la Luna, ne le stelle e neanche i pianeti riuscirono a far farla svegliare dal suo sonno profondo e la collana a forma di mezza luna blu cadde nelle acque del oceano depositandosi sui fondali di esso.
Avendo dei dubbi sulla ragazza che aveva di fronte, l’umano la osservò bene… i movimenti, la postura, il carattere erano indubbiamente uguali alla dea dagli occhi blu, ma c’era qualcosa che non gli tornava, quasi come un pezzo mancante di un puzzle. Dopo qualche mese i due si sposarono, di tanto in tanto la dea dagli occhi rossi andava a far visita alla madre, uno di questi momenti la dea disse: “Lui non mi ama come amava lei”. La madre le rispose con saggezza: “Chi ha mai detto che ti avrebbe amata come lei?”
“Io voglio quell’amore, voglio quel sentimento tutto per me” esclamò la dea con rabbia.
“L’amore non si può ne comprar ne scambiar, lui amava lei come lei amava lui, e tu lo ami come lei amava lui?” gli domandò la madre. “E chi conosce l’amore che lei provava per lui. Per quanto fossimo uguali, lui non mi ama allo stesso modo” esclamò lei di nuovo. “Non hai mai pensato che lui amasse ciò che c’era nel cuore di tua sorella e non la sua bellezza. Ciò che si ha nel cuore, lo può vedere solo chi ti ama” rispose la madre. Da quelle parole la dea vagò nell’oscurità più buia che si potesse immaginare. Anche il giovane vagò nell’oscurità sapendo di aver perso la persona che amava più di ogni altra cosa. Ma non tutto fu perduto infatti la dea della luna inventò un codice, il codice della luna che afferma come si possa riconoscere la persona giusta se ne si trovano due identiche, sapendo quello che era successo alla povera figlia poteva accadere a chiunque.”



-E questa è la fine- concluse Ikuto terminando il racconto.
-Che storia triste- affermò la ragazza.
-Sai si dice che esista il codice della luna- affermò Ikuto alzandosi dal terreno.
-Ma è solo una leggenda- esclamò Amu alzandosi.
-Le leggende hanno sempre un fondo di verità- ribatté Ikuto.
-Il fondo di verità di questa è pensa prima di agire punto e basta- concluse Amu. Ikuto disse qualcosa sottovoce così che Amu non lo potesse sentire.
Iniziarono a tornare verso la villa nel pomeriggio inoltrato, c’era fin troppa calma nella foresta. Nessuno dei due si poteva definire il ritratto della calma, quel silenzio metteva fin troppo in dubbio l’idea che fossero gli unici nella foresta. Si sentirono degli strani fruscii di foglie visto che non c’era un alito di vento entrambi si girano e non videro nessuno.
-L’hai sentito anche tu?- chiese Amu impaurita dalla situazione.
-Fin troppo bene- rispose Ikuto. Pensando che fosse stato solo un animale Amu iniziò a voltarsi lentamente. Si ritrovò davanti un gruppo di uomini tutti vestiti di nero con le spade sguainate.
-Ehm Ikuto, credo che abbiamo un problemino della massima urgenza- disse Amu facendo un passo indietro.
-Del tipo?- chiese lui iniziando a girarsi, poi quando vide quel gruppo di uomini affermò: -Ah…cazzo-
In un istante vennero subito accerchiati da quei malviventi pronti a combattere. Ikuto sguainò anche lui la spada.
-Che vogliamo fare? Sono troppi- gli sussurrò Amu.
-Tu ti vai a nascondere nella grotta che c’è dopo il tedicesimo pino a sinistra e io li faccio fuori. Al mio tre io gli distraggo e tu scappi- le rispose Ikuto.
-Che cosa? Non li vorrai mica uccidere?- gli domandò lei.
-TRE- urlò lui iniziando a duellare. Amu voleva aiutarlo ma non sapeva come fare, così seguì gli ordini di Ikuto e scappò via senza farsi notare. Si nascose dentro alla grotta che le aveva indicato Ikuto, si mise seduta vicino a un ruscello e iniziò ad aspettare.

Passarono circa trenta minuti da quando si era nascosta, Amu sperava con tutto il cuore che Ikuto arrivasse da un momento al altro. Sentì dei  al di fuori della grotta, lei si alzò lentamente e prese con il suo dominio un po’ di acqua per rimanere sicura che se non fosse stato Ikuto avrebbe usato l’acqua nell’unico modo che conosceva. Vide un’ombra, si preparò ad attaccare, quando vide un individuo che stava per affacciarsi nella grotta istintivamente fece muovere l’acqua ad una velocità strabiliante. Amu vide che l’acqua si era trasformata in un blocco di ghiaccio affilato, quando vide Ikuto tirò un sospiro di sollievo.
-Ti giuro che non ho la più pallida idea di come sia potuto accadere- affermò lei.
-Bene, allora siamo in due- esclamò lui che aveva la punta di ghiaccio contro la gola. Lei fece un pugno con la mano e il ghiaccio si frantumò.
Lei lo guardò e vide che aveva diverse ferite e lividi in varie parti del corpo.
-Ikuto ma come sei conciato?- però prima che le potesse rispondere lui cadde a terra.
-O mio dio- esclamò Amu, poi si accorse che era solo svenuto per l’eccessiva quantità di sangue che aveva perso. La ragazza lo medicò in modo che il sangue si fermasse e gli mise un fazzoletto inumidito sulla fronte.
Ikuto sentì qualcosa di bagnato in testa e lentamente iniziò ad aprire gli occhi. Vide il volto di Amu che lo fissava.
-Finalmente ti sei svegliato- affermò lei sorridente.
-Sono svenuto?- domandò lui.
-Sì, da quattro ore- rispose lei calma. Lui cercò di alzarsi ma non ci riuscì per il dolore, -credo che tu non andrai da nessuna parte conciato come sei- affermò lei.
-Sono stato peggio- rispose lui riuscendo ad alzarsi. Era quasi arrivato all’uscita della grotta vide un acquazzone che lo fece subito indietreggiare.
-Credo che il tempo non sia dalla tua parte- constatò Amu avvicinandosi a lui.
-E tu cosa consigli di fare?- chiese lui.
-Credo che questa grotta sia il posto migliore al momento, quindi vai a sederti vicino al fuoco e mangia qualcosa- gli ordinò lei indicando il fuoco acceso e un paio di mele rosse messe sul mantello. Lui sedette a fatica contro il muro e iniziò a mangiare una mela.
Lei si sedette di fronte a lui e iniziò a fissare il fuoco.
-Se vuoi evitarti un raffreddore mettiti su il mantello- gli disse lei. Lui si avvolse nel mantello scuro e si riscaldò.
Dopo qualche ora la temperatura si abbassò drasticamente e Amu iniziò a tremare dal freddo.
-Amu vieni qui- affermò Ikuto.
-E perché?- chiese lei.
-Così non prendi freddo, e ora fai quello che ho detto- le ordinò lui. Lei non osò ribattere e si sedette accanto a lui.
Lui le tirò il braccio destro e la fece scivolare sulle sue gambe e la coprì un po’ con il mantello.
-Ehi ma cosa fai?- urlò lei rossa.
-Evito di farti prendere freddo- rispose lui.
-In questo modo?- chiese lei sarcastica.
-Così almeno stai…comoda- disse lui guardando da un’altra parte, -è un modo per…ringraziarti per avermi curato le ferite- concluse lui.
Lei sorrise alla vista di tanta gentilezza da parte di Ikuto.
-Non c’è bisogno che mi ringrazi- rispose lei.
 
  
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