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Autore: Delirious Rose    15/03/2014    3 recensioni
(...)Il karuta e Arata… la sua mente si riempì dell’immagine del ragazzo che giocava, i movimenti precisi, fluidi come l’acqua che scorre. Arata era come l’acqua che scorre, forte e impetuosa mentre scende lungo le pendici di un monte, placida mentre attraversa una pianura, e si rese conto che avrebbe voluto lasciarsi cullare da quell’acqua come se fosse una foglia d’autunno – che avrebbe voluto annegare in quell’acqua come un’Ofelia coi capelli intrecciati di fiori.
Chihaya ha finalmente fatto chiarezza su quello che prova per Arata: sa che deve parlargli e la cosa più giusta da fare e dirglielo di persona, ma sa che prima del torneo nazionale non potrà vederlo. O almeno così credeva.
{spoiler della seconda serie e del capitolo 119 del manga}
{Partecipante al concorso "Di anime e manga semi-sconosciuti" indetto da DoctorChi}
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Rifletto sul mio amore
E vorrei essere come
Una foglia d’autunno
Che si abbandona
All’acqua che scorre.

 

 

Come l’acqua che scorre

 

 

La mente di Chihaya tornava sempre più spesso alle semifinali e all’ultima volta che aveva visto – parlato – con Arata: le parole che le aveva detto, l’annuncio che sarebbe tornato a Tokyo per frequentare l’università, l’avevano scossa. Una parte di lei sapeva che avrebbe dovuto rispondere, tuttavia non sapeva che cosa rispondergli.

Io amerò sempre il Karuta… e Arata.

Quella considerazione le tornava in mente sempre più spesso, come se in essa ci fosse l’indizio-chiave per trovare una risposta. “Si riferiva al mio stile,” si era detta all’inizio, perché per lei ogni cosa riconduceva al Karuta. Era una risposta sincera ma incompleta.

Chihaya aspettò con ansia la finale perché sapeva che Arata non sarebbe mancato: quando lo aveva sentito per telefono, la voce resa nasale dal raffreddore e debole dalla febbre, aveva sentito torcersi lo stomaco di sollievo e delusione perché non avrebbe potuto vederlo, non avrebbe potuto parlargli. Sollievo perché aveva guadagnato tempo per far chiarezza nella sua mente, delusione perché non lo avrebbe incontrato prima del torneo studentesco in luglio.

Chihaya si guardava intorno alla ricerca di una risposta, chiedendosi a chi avrebbe potuto rivolgersi per avere una pista: Chitose probabilmente le avrebbe dato delle risposte inadatte e sentiva, senza sapere perché, che non poteva confidarsi con Taichi. Alla fine si confidò un po’ con Michiru, che si era stupita di scoprire che la compagna di classe non s’interessava solo di carte: anche Chihaya l’aveva guardata stupita, perché lei amava il Karuta e Arata. Il Karuta e Arata… la sua mente si riempì dell’immagine del ragazzo che giocava, i movimenti precisi, fluidi come l’acqua che scorre. Arata era come l’acqua che scorre, forte e impetuosa mentre scende lungo le pendici di un monte, placida mentre attraversa una pianura, e si rese conto che avrebbe voluto lasciarsi cullare da quell’acqua come se fosse una foglia d’autunno – che avrebbe voluto annegare in quell’acqua come un’Ofelia con i capelli intrecciati di fiori.

«Un amore d’infanzia che resiste alla lontananza, non è romantico?» Michiru sospirò alla fine con un’espressione sognante. «Hai il suo numero, allora che cosa aspetti a chiamarlo? Anche se, detto fra noi, una confessione al telefono non è il massimo del romanticismo.»

E così Chihaya si era ritrovata a riflettere su come far capire ad Arata quello che provava, scrivendo messaggi che poi cancellava oppure una lettera che poi stracciava, rossa in viso, per telefono, poi, non riusciva far altro che parlare di tutt’altro argomento. L’unica soluzione che le fosse venuta in mente, era di ascoltare il consiglio di Michiru e parlargli di persona, e questo non sarebbe stato possibile prima di luglio.

 

b « a

 

«… e immagino che tu preferirai quella sottospecie di gioco che assistere al momento di gloria di tua sorella.» La voce di Chitose aveva riportato Chihaya alla realtà.

«Eh? Come? Scusa onee-chan, ero soprappensiero.»

Chitose roteò gli occhi mentre sua madre rise, scuotendo la testa.

«Stavamo dicendo che tua sorella ha finalmente avuto un ruolo importante in una serie TV: durante le vacanze di primavera faranno delle riprese in esterno a Fukui, e che quindi dovremmo essere lì con lei per sostenerla.»

«Ah… ti costerà una fortuna,» rispose quasi meccanicamente.

«È vero, ma è da tanto che non mi concedo una vacanza e vostro padre in quel periodo sarà via per lavoro, inoltre il mio direttore chiuderà il negozio durante questo fine settimana, quindi non lavorerei comunque,» spiegò indicando una data sul calendario. «Se riesco a organizzarmi abbastanza in anticipo, potrei trovare un biglietto a un prezzo conveniente e poi c’è quel tuo amico che abita da quelle parti: la prossima volta che lo senti potresti chiedergli di consigliarci un hotel economico ma decoroso?»

Chihaya guardò sua madre senza vederla, mentre quelle parole assumevano un senso compiuto nella sua mente: Chitose in TV? Delle riprese a Fukui? Chiedere ad Arata in quale hotel soggiornare? Aveva sentito proprio bene?

«Vengo anch’io!» esclamò alzandosi in piedi di scatto, poi avvampò cogliendo nello sguardo di sua madre e di sua sorella una domanda che erano sul punto di farle. «A-Arata ha battuto Shinobu-chan al torneo individuale dello scorso anno, potrò chiedergli di aiutarmi ad attuare una strategia per sconfiggerla… e-e poi mi farà bene confrontarmi con un altro stile di Karuta se voglio diventare la Regina, no?»

Chitose sbuffò esasperata e gettò la testa indietro. «Lo sapevo che, gira e rigira, alla fine tutto quello che hai in testa sono quelle stupide carte!»

 

Alla fine, Chihaya aveva lasciato che fosse sua madre a chiedere consigli su dove alloggiare, e dopo un po’ Arata le aveva passato la propria, di madre, che conosceva meglio di lui gli hotel e i ryokan della zona. Mentre le due donne parlavano, Chihaya era lì senza ascoltare: con lo stomaco in subbuglio, la sua mente era stata costretta a riflettere su come far sapere ad Arata quello che provava per lui.

Sono innamorato di te, Chihaya.

Michiru le aveva detto che quella era la peggior confessione di cui aveva sentito parlare, i tempi e le circostanze non avevano niente di romantico o speciale, ma che allo stesso tempo, proprio per quegli stessi motivi, le suonava la più spontanea e sincera: era stata detta senza premeditazione, in un momento emotivamente forte per entrambi – la sconfitta dell’uno e la vittoria del maestro dell’altra – e questo poteva essere considerato come una garanzia dei sentimenti del ragazzo.

“M’inventerò anch’io qualcosa sul momento.”

 

b « a

 

Chihaya e sua madre arrivarono a Fukui nel primo pomeriggio, nonostante fossero partite nella mattinata per pranzare con Chitose: troppo tardi per raggiungerla sulla location delle riprese, troppo stanchi per fare un giro turistico della città, alla signora Ayase era sembrata anche buona educazione andare dai Wataya per ringraziarli dell’aiuto che gli avevano dato per organizzare quel viaggio. Quando Chihaya si trovò lì, affianco a sua madre che porgeva una scatola di dolci alla madre di Arata, si disse che forse non era stata la migliore delle idee e che probabilmente sarebbe stato meglio aspettare luglio. La cosa positiva era che in quel momento Arata non era in casa, e questo almeno le avrebbe fatto guadagnare un po’ di tempo.

“Tre giorni passano in fretta,” le sussurrò una vocina che assomigliava a quella di Michiru una mezz’ora dopo quando i suoi occhi incrociarono quelli di Arata, appena tornato dal suo lavoro part-time.

Sono innamorato di te, Chihaya.

Parlare del club di Karuta che Arata era riuscito a creare nel proprio liceo o del torneo studentesco di luglio era molto più semplice, così com’era molto più semplice parlare dell’università e degli studi che volevano intraprendere.

«So che non dovrei dirlo, ma se Arata riesce a diventare Meijin il prossimo anno, potrà accedere a una borsa di studi: la vita a Tokyo è cara, sarebbe molto più facile per noi se non dovessimo sostenere anche le spese universitarie.»

Sono innamorato di te, Chihaya.

Quella frase della signora Wataya aveva avuto un effetto inatteso sui due ragazzi, e se Chihaya riuscì a nascondere il proprio imbarazzo concentrandosi sulla tazza di tè fra le sue mani, quello di Arata fu facilmente scambiato per modestia.

«Anche la mia Chihaya vorrebbe vincere il titolo di… Regina, ma non sapevo che potesse dare accesso a una borsa di studi,» rise la signora Ayase.

Mentre le due donne continuavano a chiacchierare dei figli, delle soddisfazioni che davano loro e delle rispettive speranze per il loro futuro, Chihaya sentì il bisogno di essere lontana mille miglia: i suoi occhi incrociarono per un rapido istante quelli di Arata e vi lesse il suo stesso desiderio.

«Che ne dici di una partita? Hai battuto Shinobu-chan al torneo individuale dello scorso anno – Taichi mi ha detto che hai giocato contro Suou-meijin,» dissero all’unisono, attirandosi addosso delle occhiate di sconcerto e divertimento.

La signora Ayase roteò gli occhi, mentre la signora Wataya rise leggermente. «Tua sorella ha proprio ragione: hai solo il Karuta in testa!»

Il rimprovero, tuttavia, aveva un tono bonario.

 

Lo stile di Arata era come l’acqua che scorre, e Chihaya non poteva essere una diga come Harada-sensei, però poteva essere come un salmone che nuota controcorrente oppure un canale che portava l’acqua lì dove voleva, eppure… eppure desiderava abbandonarsi nel suo ritmo come se fosse una foglia d’autunno – eppure voleva annegare nel suo ritmo come un’Ofelia con i capelli intrecciati di fiori nonostante questo avrebbe significato perdere la partita. Le sue dita riuscirono a raggirare la difesa del ragazzo e la carta sbatté con forza contro la porta scorrevole nello stesso istante in cui si apriva, facendo venire un colpo alla signora Ayase.

«Chihaya, dobbiamo andare,» annunciò guardando con circospezione la stanza.

«Eeeh? Siamo appena al… ventinovesimo waka, mamma, e Arata ha già cinque carte di vantaggio!» si lamentò lei, raccogliendo la carta. «Se inizio a interrompere una partita di allenamento, come potrò diventare Regina?»

La signora Wataya pose una mano sulla spalla dell’altra donna, sorridendo. «Non si preoccupi, signora, appena finiscono accompagnerò sua figlia in albergo.»

La madre di Chihaya guardò la padrona di casa, poi sua figlia e poi di nuovo la padrona di casa, e con un sospiro acconsentì.

Chihaya tornò alla sua postazione e guardò le proprie carte, indecisa su quale passare ad Arata.

Penso che il colore rosso delle foglie d'autunno che galleggiano sull'acqua rappresenti il cuore innamorato che, anche separato dalla persona amata, non si può dichiarare.

Quante volte aveva sentito Kana-chan dire che, anche a distanza di secoli, i sentimenti espressi da quei poemi erano ancora vivi? Respirò lentamente, cercando di ricordare l’interpretazione di ogni poesia, cercando le carte che più di tutte potevano comunicare ad Arata quello che lei provava per lui.

“Anch’io sono innamorata di te, Arata,” pensò ogni volta che faceva scivolare una carta verso di lui.

All’inizio Arata non sembrava aver fatto troppo caso a quali carte riceveva, ma dopo un po’ aveva fissato Chihaya corrucciato, come se nella sua mente si fosse instillato un dubbio che lasciò il posto alla certezza man mano che la partita procedeva.

Le loro mani toccarono nello stesso istante la stessa carta, le punta delle dita che si sfioravano appena, i volti tanto vicini che l’uno poteva sentire il respiro dell’altra. Forse Chihaya si era sbilanciata un po’ troppo in avanti, o forse era stato Arata, fatto sta che quella carta fu dimenticata, che lo stereo continuò a recitare poesie d’amore scandendo le sillabe e, per la prima di tante volte, la partita non fu conclusa. Avevano l’incertezza e la goffaggine di un bambino che gioca a Karuta per la prima volta, che acquista sicurezza ed esperienza con ogni partita, il cui stile prende forma pian piano, e poi non restò loro altro da fare che abbandonarsi l’uno nel sentimento dell’altra, così come una foglia d’autunno si abbandona all’acqua che scorre.

 

b « a

 

Note d’autore

 

Ho scoperto questo meraviglioso manga un paio di settimane fa, tanto che ho divorato le scanlation disponibili e fare una maratona delle due stagioni: per cui sì, ci sono degli spoiler grossi come una casa se avete visto solo l’anime – per la cronaca, me lo son divorato con i sottotitoli in inglese, per cui non ho idea come alcuni termini siano stati tradotti.
L’ispirazione principale, mi è venuta quando Chihaya paragona lo stile di Arata all’acqua che scorre e da lì sono partite tutta una serie di immagini e il problema che lei si pone su come esprimere i propri sentimenti: trattandosi di Chihaya, non poteva non essere attraverso il Karuta. Ho esitato su chi avrebbe potuto rivolgersi per schiarirsi le idee, alla fine ho preferito una compagna di classe poiché personaggio esterno al club – Sumire è interessata e Kanade favorisce Taichi, per cui una loro opinione sarebbe stata troppo di parte.
Oh, e come nota finale, lo pseudo-waka iniziale me lo sono inventato di sana pianta XXDDD. 

Grazie non solo a chi leggerà queste righe, ma lascerà anche un commento.

  

Kindest regards, 

D. Rose

   
 
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